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Le città della cultura
Il Bibliotecario: un professionista impegnato nella Società della Conoscenza
Il Prof. Giovanni Solimine interviene alla III Conferenza Nazionale degli Assessori alla Cultura e al Turismo

Comunicato stampa

I bibliotecari sono un gruppo di professionisti numeroso che si situa nel più ampio panorama delle professioni dedicate alla diffusione della cultura, alla documentazione e all'organizzazione delle informazioni. Accanto ai bibliotecari lavorano anche i documentalisti, gli archivisti, gli esperti di knowledge management, i museologi, i conservatori di beni culturali, manager ed economisti della cultura, degli organizzatori e promotori di eventi e manifestazioni in ambito culturale. Un arcipelago di professioni con connotazioni, formazione, esperienze e competenze profondamente diversificate tra loro ma accomunate dal fatto di interagire nel vastissimo (e per l'Italia particolarmente importante, originale e peculiare) mondo dei beni, dei servizi e delle attività culturali.

Questi professionisti non sono solo i conservatori del patrimonio culturale ma, sempre più spesso e sempre più con rilevanza anche economica ed imprenditoriale, sono impegnati a valorizzare, promuovere, divulgare quotidianamente ai cittadini una mole eccezionale di servizi (migliaia di biblioteche pubbliche, grandi e piccoli musei, le mostre e via dicendo). In virtù delle loro specifiche competenze, interagiscono anche con il mercato e le imprese per tutto ciò che riguarda l'utilizzo dei beni culturali da parte delle imprese che fanno cultura.

Tali professioni, antiche e consolidate, sono accomunate in Italia dalla mancanza di qualsiasi forma di regolamentazione mentre in quasi tutto il mondo hanno trovato riconoscimento legislativo e sociale. Occorre quindi che i contenuti delle professioni della cultura e della documentazione siano conosciuti, definiti, certificati e si traducano da un lato in percorsi formativi aggiornati e validi, e dall'altro in garanzie certe di alta qualità dei servizi offerti ai cittadini.

In tutte queste situazioni è ancora più evidente la necessità, per chi lavora, di tutela e riconoscimento della propria professionalità; per chi offre lavoro, di garanzia metodologica e deontologica; per i clienti-utenti del servizio, di qualità e convenienza delle prestazioni offerte. Le conoscenze specifiche di tutte queste professioni vengono tenute in vita, aggiornate e tramandate dalle molte libere associazioni che si sono costituite senza aiuti e finanziamenti pubblici. Alcune di queste hanno una lunga tradizione storica, come l'Associazione Italiana Biblioteche, nata nel 1930, con un numero di soci di assoluto rilievo e precisi codici deontologici che garantiscono esperienza professionale pluriennale del bibliotecario e sono in grado di certificarne le competenze specifiche.

Anche per il bibliotecario diventa definitiva e irreversibile l’evoluzione verso le forme di "rapporto di lavoro flessibile": sia per ragioni di riduzione di risorse finanziarie da parte della Pubblica Amministrazione, sia per il progressivo abbandono del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, si ricorre spesso al cosiddetto "contratto a progetto", che permette l’utilizzo improprio di prestazioni di lavoro in "sostituzione" del personale a tempo indeterminato, al costo minimo possibile per l’ente.
La conseguenza? Un abbassamento del livello professionale e della qualità dei servizi resi all’interno ed erogati verso l’esterno, aspetto questo in forte contraddizione con tutta la normativa dell’ultimo decennio, che ha posto la qualità del servizio e la professionalità al centro delle attività degli enti pubblici.

Altro fenomeno che ha subito una forte accelerazione negli ultimi anni è il ricorso all’outsourcing, l’affidamento a terzi" di singole attività e di parte dei servizi sia a rilevanza interna che a rilevanza esterna. è evidente che questa crescente tendenza all’esternalizzazione delle attività e alla precarizzazione del personale, aggravata dal blocco delle nuove assunzioni, seppure al momento si traduce in un’offerta abbastanza vivace di occupazione temporanea, rappresenta di per sé un fattore molto preoccupante, non solo per gli evidenti risvolti sociali, ma ancor più per l’invecchiamento e il mancato ricambio del personale, per la scarsità di personale fisso e preparato, per le ricadute su motivazione e aggiornamento professionale. E’ altresì evidente che la qualità dei servizi e il loro sviluppo dipendono in maniera determinante dalla politica di valorizzazione delle risorse umane.

Ed è proprio la valorizzare della principale risorsa umana del sistema, i bibliotecari, una delle proposte presenti nel documento "Linee di politica bibliotecaria per le autonomie", approvato alla fine del 2003 dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, dall’ANCI e dall’UPI. Ma questa situazione di precarietà non riguarda soltanto la categoria dei bibliotecari, investe tutto l’ampio panorama delle professioni dedicate alla cultura, alla documentazione e all'organizzazione delle informazioni.

Questi alcuni degli argomenti trattati nell’intervento del Professor Giovanni Solimine, docente di Biblioteconomia alla Facoltà dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo ed ex-Presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, nonché curatore scientifico del Rapporto sulle biblioteche italiane, che l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) pubblica ogni anno e da cui sono tratti alcuni dei dati sopra riportati.

Roma, 11 febbraio 2005


Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa AIB <stampa@aib.it>


Copyright AIB 2005-04, ultimo aggiornamento 2005-05-30 a cura di Andrea Marchitelli
URL: http://www.aib.it/aib/cen/stampa/c050430.htm


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