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AIB. Vita dell'Associazione


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Riunione 2006-03-09 (Milano)

Presenti: Anna Della Fornace, Rosa d'Elia, Sandra Di Majo, Rosa Maiello, Antonella Passone
Assenti giustificati: Alberto Petrucciani, Anna Maria Tammaro (che hanno successivamente presentato delle proposte di integrazione)

Il gruppo ha discusso come impostare il lavoro per "acquisire e promuovere una visione sistemica del fabbisogno formativo dei bibliotecari italiani ai diversi livelli e nei diversi contesti operativi" (Linee programmatiche 2005-2008, par. 3.9.2).

1.   Il fabbisogno

Per individuare il fabbisogno formativo attuale o prossimo venturo, dovremmo partire dall'esame della domanda, con particolare (ma non esclusiva) attenzione ai profili richiesti nei bandi di concorso pubblici; ma se il reclutamento del personale bibliotecario avviene tendenzialmente "al ribasso" (contratti parasubordinati o a termine), oppure i bandi chiedono la conoscenza di software specifici, come si fa a enucleare l'effettivo fabbisogno? La domanda "formalizzata" di personale bibliotecario non corrisponde alla domanda "effettiva", né a quella potenziale. Forse qualcosa sta cambiando a seguito della risoluzione del Comitato ANCI-UPI-Regioni, che ha fatto proprio l'orientamento della Regione Lombardia sui profili professionali dei bibliotecari. Molto importante anche il dialogo (promosso dall'AIB al congresso di ottobre 2005 e che pare stia cominciando a dare, se non frutti, qualche timido germoglio) avviato tra il Comitato e la CRUI per la creazione di un sistema bibliotecario integrato: di quali competenze necessiterà il futuro sistema bibliotecario? È verosimile che esso possa fondarsi sull'esternalizzazione sistematica delle attività, e in ogni caso quali saranno le professionalità richieste? Un indicatore spesso sottovalutato è quello del fabbisogno "percepito" dai bibliotecari: ci sono competenze non riconosciute o non definite dai datori di lavoro, eppure cruciali per la realizzazione degli obiettivi delle biblioteche e per il loro sviluppo. Chi opera nelle biblioteche è in grado di riconoscere questo fabbisogno più dell'ente di riferimento / datore di lavoro.

Su questo punto, il gruppo individua

2.   La rilevazione dell'offerta formativa

Il Rapporto sulle biblioteche italiane può offrire una fondamentale visione d'insieme. Utile fonte è poi il Repertorio della formazione disponibile su AIB-WEB. Per il resto, molti sono gli studi e gli osservatori pubblici preposti a queste rilevazioni, ma colgono segmenti parziali (formazione di base, o avviamento professionale, o aggiornamento) e secondo metodologie non omogenee. Nel caso dell'avviamento e dell'aggiornamento, non sono attualmente disponibili (anche se forse enucleabili dalle rilevazioni generali, previa pressione politica sulle istituzioni preposte) dati sull'attività formativa in discipline biblioteconomiche. C'è inoltre un problema di distribuzione territoriale dell'offerta, che in futuro potrebbe apparire superato dalle proposte (nazionali e internazionali) di formazione a distanza, e anche questo universo andrebbe approfondito.

C'è poi un'esigenza di valutazione qualitativa dell'offerta, sia sul piano dei contenuti che su quello delle metodologie di somministrazione. Quali sono i meccanismi di accreditamento delle agenzie di formazione (p.e., quelli dell'ISFOL per i corsi finanziati dal fondo sociale europeo)? Sono adeguati / sufficienti / adottabili dal nostro punto di vista?

Su questo punto, il gruppo si impegna

3.   Il ruolo delle biblioteche nella formazione dei bibliotecari

Sempre più spesso (e coerentemente con compiti loro affidati dall'Ue e dalle normative nazionali) le università si convenzionano con enti dove gli studenti possano effettuare stage e tirocinii. Nel nostro campo, le biblioteche sono sedi privilegiate. Non tutte le biblioteche si rivelano all'altezza dei compiti loro affidati. Non sempre i sistemi di controllo e verifica sono adeguati o funzionanti. La nostra è tuttavia una professione che non può prescindere dall'esperienza sul campo: le biblioteche sono sedi fondamentali per la formazione dei bibliotecari.

L'AIB potrebbe individuare criteri di accreditamento delle biblioteche dove effettuare stage.

4.   Il ruolo dell'AIB e in generale delle associazioni professionali

Per quanto riguarda l'attività formativa diretta, l'AIB dovrebbe avere una propria visione dell'evoluzione della professione e, quindi, della formazione del bibliotecario; tenuto conto dell'offerta (crescente) di agenzie formative pubbliche e private, intervenire soprattutto con proposte che in qualche modo prefigurino il fabbisogno del prossimo futuro e che, sia nei contenuti che nell'impostazione possano costituire un modello di riferimento. Ma -- a parte la formazione diretta -- qual è il ruolo dell'AIB nei processi formativi? In parte si è già detto a proposito dei punti precedenti. In linea di principio è definire i contenuti della professione e anche uno standard minimo di qualità dei formatori. Definire contenuti e standard non equivale tuttavia a divenire automaticamente soggetti idonei all'accreditamento dei soggetti preposti alla formazione: questo può essere un'orizzonte a cui tendere, probabilmente proprio attraverso l'autorevolezza che si potrà acquisire attraverso l'azione e i risultati conseguiti. Forse sarà necessaria una parziale ridefinizione della struttura e dell'organizzazione.

Su questo punto il gruppo

5.   Il ruolo delle sezioni regionali

Per tutti i precedenti punti il gruppo individua nel collegamento sistematico con le sezioni, che sarà assicurato dalla presenza nel gruppo di due presidenti e una vicepresidente regionale rappresentative del Nord, del Centro e del Sud Italia, un punto di forza delle proprie attività.

6.   Il ruolo delle commissioni e dei gruppi

Il gruppo farà costante riferimento a commissioni e gruppi, "avanguardia scientifica dell'Associazione" e quindi riferimento imprescindibile per la definizione dei contenuti e delle politiche per la professione.


Proposte di integrazione alle attività indicate nel resoconto del 9 marzo 2006

Proposte di Alberto Petrucciani (Aprile 2006) - Sintesi

La riforma del sistema della formazione universitaria in Italia ha introdotto cambiamenti significativi, sul piano sociale, dei comportamenti e dei numeri. A cinque anni dalla sua approvazione, ci sarebbe materiale per riflettere e valutare.
Il quadro generale fornito nel capitolo Formazione, occupazione, professione del Rapporto sulle biblioteche italiane di prossima uscita (rilevazione basata su dati dell’anno 2003) potrebbe essere integrato con i dati AlmaLaurea, che riportano un anno in più di dati MIUR.
Il problema non riguarda solo le discipline biblioteconomiche, ma la formazione universitaria in generale e le sue ricadute sulle biblioteche (tutte le biblioteche, perché gli studenti sono una quota rilevante del pubblico delle biblioteche di varie tipologie).
Sarebbe utile un intervento volto a informare in modo approfondito in proposito.
I dati sull’occupazione e sul reclutamento sono frammentari, ma occorrerebbe un intervento forte, oltre che sul precariato, sulle forme di reclutamento e di selezione. Naturalmente, in collaborazione con Osservatorio lavoro.

Proposte di Anna Maria Tammaro (Aprile 2006) - Sintesi

Dovrebbero essere aggiunti due ulteriori lavori, preliminari rispetto agli altri:
- una rassegna della letteratura;
- il quadro europeo che si è venuto a creare dopo Bologna (riforma universitaria) e Copenhagen (formazione continua).

Tali analisi potrebbero dare il contesto di riferimento per analizzare le azioni pratiche da intraprendere per il miglioramento della professione e per concentrare il focus dell'indagine del fabbisogno e dell'offerta su problematiche particolari, come ad esempio il nuovo concetto di formazione continua o il reclutamento o il riconoscimento. È infatti difficile un'analisi non superficiale (e quindi tutto sommato inutile) di tutti i profili in tutti i comparti.

Di particolare rilevanza per l'Associazione alcui strumenti essenziali predisposti dall'Unione Europea, come:
- l'approvazione nel 2005 dell'European Qualifications Framework, da cui si dovrebbe prendere le mosse per i livelli;
- l'approccio alla qualità dei corsi focalizzato sugli obiettivi formativi e le competenze (uno strumento sono i Descrittori di Dublino);
- la necessità della certificazione e del riconoscimento delle competenze per cui le Associazioni di settore sono chiamate in causa.


Copyright AIB 2007-02, ultimo aggiornamento 2007-02-21 a cura di Gabriele Mazzitelli
URL: http://www.aib.it/aib/cen/rform060309.htm

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