AIB Vita dell'Associazione
L'AIB e la guerra in Kossovo:
comunicato del Presidente
[Nota: questo comunicato è stato inviato dal presidente dell'AIB
alla lista di discussione aib-cur, a seguito di un dibattito emerso in lista intorno
alla guerra in corso in Yugoslavia e alle connessioni tra questo evento e
la professione bibliotecaria].
Care colleghe cari colleghi,
queste note si propongono come contributo ad un dibattito importante che si è aperto nell'Associazione e nella professione e non vogliono perciò essere una posizione ultimativa su alcuna questione di quelle che andremo a trattare.
Anche se può risultare pleonastico è opportuno sottolineare che le biblioteche sono da iscrivere tra le strutture che per missione operano per la pace e contro la guerra in quanto promuovono la libera espressione ed il confronto delle idee e delle culture come alternativa alla violenza ed alla censura, sostengono i percorsi di acquisizione di capacità critica, unico antidoto contro l'oppressione ed i genocidi culturali, male diffuso più di quanto si pensi anche nei paesi "democratici" così come contro tutte le dittature, sia quelle conclamate che quelle occulte.
E' per questo che l'AIB si batte da sempre, ad ogni livello affinché questo servizio sia disponibile in tutto il territorio del Paese e non sia negato come di fatto avviene, agli abitanti di intere regioni!
Era inevitabile che un fatto sconvolgente come una guerra che insanguina la parte orientale del nostro continente da molti anni sarebbe, prima o poi, entrato nel nostro quotidiano assumendo quelle forme mostruose e distruttive che questi eventi hanno anche sulle popolazioni che non ne sono immediatamente coinvolte.
Le reazioni sono immediate, istintive o al massimo indotte dalle forme della comunicazione che diventa all'improvviso inaffidabile, parziale, deformata o assente.
Si dice infatti che la prima vittima di ogni guerra sia la verità.
Di fronte al naturale smarrimento indotto dalla difficoltà di comprendere come sia stato possibile imboccare quello che sembra un incubo privo di vie d'uscita è comprensibile che si cerchi un supporto nelle comunità di appartenenza e certamente i bibliotecari cercano tra i propri riferimenti anche l'associazione professionale.
Questo evento infrange quella illusione di sicurezza che mai era stata turbata dalle infinite guerre che senza sosta hanno devastato interi continenti dopo la cosiddetta "fine" della seconda guerra mondiale.
Probabilmente molti di noi sono stati in vacanza a poca distanza da aree di crisi senza sentirsi in particolare imbarazzo.
E' certamente drammatico prendere atto del fatto che il nostro paese è direttamente e formalmente coinvolto in una guerra ma sarebbe ipocrita, per chi fa il nostro lavoro, considerare questo fatto come diverso nella sostanza dai coinvolgimenti economici, industriali, politici in molte di quelle guerre che per essere state accuratamente oscurate dai media non suscitavano le nostre reazioni.
Milioni di mine italiane (siamo stati uno dei più forti produttori di questi arnesi per tutto il dopoguerra) devasteranno per decenni ancora i corpi di bambini ed adulti in diversi continenti ma ciò non turba più di tanto il sonno di molti.
Ognuno di noi ha un giudizio storico personale, frutto di una vicenda esistenziale, di esperienze, di educazione che lo riconducono a posizioni politiche, culturali, religiose nelle quali si sente identificato e attraverso le quali esercita le proprie prerogative di cittadinanza. Sono quelle le sedi nelle quali gestire il peso della propria volontà dei propri desideri delle proprie richieste anche perché solo l'esercizio di quelle funzioni può raggiungere effetti, far cambiare decisioni, modificare la realtà.
Esercitare la propria cittadinanza nelle sue varie accezioni -globale, europea, nazionale, locale- è ormai diventata la vera via per il superamento di queste contraddizioni.
E' in questa dimensione che ciascuno può e deve trovare lo spazio per il pieno dispiegamento del suo diritto- dovere di partecipare alla determinazione delle scelte che ai vari livelli devono essere adottate.
Una Associazione professionale è per sua natura trasversale e tale è anche l'AIB in quanto associazione di professionisti nella quale convivono persone di ogni orientamento politico ed i cui statuti etici riguardano la deontologia professionale in primis e insieme ad essa la collocazione nell'ambito degli obiettivi sociali e culturali dei servizi da noi gestiti.
Noi siamo professionisti che lavorano in "istituzioni della pace" ma non possiamo avere opinioni su questa guerra "in quanto bibliotecari" perchè ciò significherebbe che l'AIB avrebbe su molte questioni politiche( e la guerra è la continuazione della politica) delle opinioni specfiche che sarebbero poi quelle del suo CEN. Tali opinioni spettano ad ogni persona in quanto membro della comunità umana e possono essere diverse a seconda del contesto in cui si trova.
Questo non significa certamente che noi dobbiamo essere astrattamente neutrali perché come associazione professionale abbiamo valori da presidiare che non sono affatto neutrali in questa come in nessuna circostanza storica nella quale ci troviamo ad operare. Tali valori sono proclamati dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo e da tutti i manifesti che via via le organizzazioni internazionali hanno stilato, ivi comprese le più vicine al nostro ambito professionale come l'UNESCO e l'IFLA.
Spiace profondamente che debba essere la visione di una guerra in televisione ad aprire un dibattito ed una mobilitazione su questioni come queste e ci angoscia l'idea che la mobilitazione sui valori possa cessare al primo scoccare di una tregua.
Ringraziamo comunque tutti coloro che hanno aperto il dibattito su AIB CUR in merito alla guerra, (qualunque posizione abbiano assunto), perché ci costringono a riconsiderare la nostra professione oltre i suoi aspetti tecnicistici.
Di questa necessità abbiamo parlato ampiamente nei nostri ultimo Congressi -come si suol dire "in tempi non sospetti"- e ribadiamo qui che l'impegno in questa direzione deve essere costante e vigile proprio per non farci trovare disarmati quando gli eventi ci toccano più da vicino.
La nostra azione in favore dei diritti umani per essere credibile deve farsi sentire ogni volta che essi siano violati, a partire dal nostro posto di lavoro fino alla nostra vita quotidiana, rispetto alle varie forme di esclusione e prima di tutto rispetto a quella dal diritto alla conoscenza, rispetto ai disoccupati ed ai diseredati che ci stanno attorno, ai bambini che lavorano sotto i nostri occhi e certamente a quelli che sono straziati dalle guerre.
Guerre che sono spesso, se non sempre, il risultato di ingiustizie tremende: non esiste possibilità di pace né all'interno delle nazioni né sul piano internazionale se i diritti sono negati.
Il Comitato esecutivo dell'AIB aveva messo nel suo programma l'impegno a portare l'Associazione a misurarsi con queste problematiche ed è ben lieto di mettere a disposizione le sue strutture per agevolare rispetto a questi temi una presa di coscienza che è sostanziale anche per la crescita dello spessore professionale dei nostri aderenti.
Non a caso il nostro progetto di Legge quadro sulle biblioteche e sui servizi di accesso alla conoscenza, al pensiero, alla cultura ed all'informazione
si qualificava come strumento per l'affermazione dei diritti di cittadinanza e di accesso alla conoscenza invece che come impianto al servizio delle ragioni della burocrazia. Di essa si sta occupando finalmente in questi giorni l'Ufficio Legislativo del Ministro Melandri.
Siamo infatti in notevole ritardo rispetto al livello di sensibilità che questa lettura della professione incontra anche in paesi di democrazia giovane come quelli dell'Europa centro-orientale.
I nostri punti di riferimento devono essere le organizzazioni internazionali (ONU, UNESCO, IFLA, Consiglio d'Europa EBLIDA etc.) con le quali siamo in rapporto a vario titolo e nelle quali convivono colleghi serbi ed americani, curdi e iracheni, indiani e pakistani e che di fatto sono comunque in prospettiva i soggetti più credibili per la creazione di situazioni di pace duratura. Troveremo i nostri alleati preferenziali per le azioni concrete nelle Organizzazioni Non Governative con le quali condividiamo la natura istituzionale e la vocazione all'affermazione di valori e diritti universali. In queste circostanze il contributo più originale e vitale non è tanto quello della legittima protesta quanto quello di conservare ed alimentare i rapporti con le energie che già da ora ricercano le forme più efficaci per realizzare la ricostruzione.
Chiarito questo crediamo si comprenda perché non riteniamo di schierarci IN QUANTO ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE pro o contro questa o altre guerre.
Ogni socio avrà tutto lo spazio per individuare nella società civile i soggetti attraverso i quali portare il suo personale aiuto concreto ai profughi di questa come - si spera - di tutte le guerre, in forme certamente più efficaci di quelle che l'AIB potrebbe mai organizzare.
Come bibliotecari e gestori di sevizi di informazione abbiamo invece il dovere di applicare il nostro codice deontologico per dare visibilità a tutte le posizioni in merito a questa guerra ma anche in merito a mille altri temi che spesso trattiamo sulla scia dei media invece che sulla base di una valutazione fatta alla luce dei princìpi deontologici.
Molte delle proposte che sono circolate su AIB CUR sono interessanti e condivisibili e l'AIB si mette a disposizione per offrire tutto il sostegno per l'accreditamento presso autorità, Enti ed organizzazioni anche e soprattutto attraverso le proprie Sezioni regionali.
Non abbiamo invece le forze né le risorse per gestire operazioni in proprio perché- forse è bene ribadirlo- anche i membri degli organi dell'AIB sono volontari che oltre al proprio lavoro devono gestire le funzioni organizzative dell'Associazione e le attività istituzionali che invece non possiamo delegare o condividere con nessun altro.
Ringrazio fin d'ora tutti coloro che esprimeranno commenti e critiche a queste posizioni e sono a disposizione per ogni chiarimento.
Igino Poggiali
26 aprile 1999
Copyright AIB 1999-04-25, ultimo aggiornamento 1999-06-13 a cura di Ilaria Brancatisano
URL: http://www.aib.it/aib/cen/politica7.htm