Il recente dibattito provocato da vicende quale quella dei precari dell'ICCU, induce a riflettere ulteriormente su quale debba essere la posizione dell'AIB rispetto ai temi della tutela della professione.
Posizione, va detto subito, non semplice, in qualche caso persino "scomoda"; specialmente quando in ballo, al di là delle questioni teoriche o di principio, vi sono i destini lavorativi di molti colleghi.
In seno all'Associazione ormai convivono, rispetto alla figura, un tempo unica, del dipendente pubblico, profili professionali eterogenei, con una quota sempre più numerosa di piccoli imprenditori, consulenti, dipendenti privati, impiegati temporanei, collaboratori e lavoratori autonomi di vario tipo, spesso precari, portatori di interessi a volte contrastanti. Figure il cui comune denominatore consiste nell'operare in un mercato debole, caratterizzato da una domanda prevalentemente pubblica e per giunta in fase recessiva.
Questa diversità e questa debolezza assegnano all'Associazione un compito nuovo, e cioè quello di rappresentare il dibattito interno esprimendo una sintesi politica che appaia credibile e degna di confronto per gli interlocutori istituzionali e sociali.
I processi di stabilizzazione sono stabiliti da leggi precise, quali le due finanziarie 2007 e 2008. In merito, va ribadito che la stabilizzazione del personale non ha natura vincolante, non costituisce cioè un obbligo per l'amministrazione, ma un'opportunità da cogliere con il coinvolgimento dei sindacati.
L'AIB può e deve svolgere una funzione informativa e di vigilanza per favorire interventi di tutela dell'occupazione professionale, ma non può mettere in campo azioni di natura rivendicativa, che spettano istituzionalmente al sindacato, anche se spesso (non ultimo a causa delle difficoltà e ritardi che questo sconta sul fronte del precariato) i due ambiti finiscono per intrecciarsi e sovrapporsi.
Missione dell'AIB è la difesa dei valori della professione, indipendentemente dalla specifica tipologia di impiego nella quale essa si estrinseca, anche all'interno del multiforme contesto del lavoro privato, atipico o discontinuo. È questo, un aspetto centrale e inderogabile.
Le norme sulla stabilizzazione nascono dall'intenzione di porre un freno ad un utilizzo eticamente scorretto, quando non illegittimo, del lavoro flessibile per esigenze legate al fabbisogno ordinario. In quest'ottica gli ultimi provvedimenti legislativi vanno visti in chiave positiva, come una tappa di un percorso che, ben lo sappiamo, è tutt'altro che in discesa.
Esse tuttavia presentano varie anomalie, frutto come sono di complicate mediazioni politiche, e danno vita a sostanziali discriminazioni, privilegiando alcune fasce di lavoratori rispetto ad altre. A questo proposito l'AIB ritiene che tutti i precari siano uguali, sia chi svolge il co.co.co. direttamente presso l'ente pubblico, sia chi lo svolge presso aziende private. L'esercizio della professione di bibliotecario ha lo stesso valore e pari dignità, sia svolto presso privati che direttamente per conto di enti. Molto spesso la scelta di affidare alcuni servizi agli operatori di una ditta è dettata da motivi di semplificazione amministrativa e in alcuni istituti le due tipologie coabitano, e sono sostanzialmente equivalenti. L'AIB ritiene quindi che non si possa, nel determinare i criteri di selezione per le procedure concorsuali, discriminare in alcun modo fra co.co.co. e contrattisti o dipendenti di aziende private.
Per le assunzioni da parte dello Stato la strada maestra (ma anche la forma più idonea a scongiurare "guerre tra poveri") resta quella dei concorsi pubblici, laddove siano contrassegnati dalla trasparenza delle procedure e adottino parametri di valutazione pertinenti unicamente alle esperienze e competenze professionali, comunque conseguite.
Secondo l'AIB, accettabili sono solo quelle forme di contratto che, senza mirare al puro abbattimento dei costi, offrano tutte le dovute garanzie in termini di stabilità, compenso, qualifica, formazione, unici capisaldi concreti della professionalità e della qualità. Dovrebbe essere interesse di tutti i bibliotecari favorire meccanismi e relazioni che contribuiscano ad accrescere il prestigio e la reputazione sociale del nostro lavoro, anche se esercitato nel settore privato. L'adeguata considerazione e la valorizzazione di queste attività deve quindi essere in testa agli interessi degli associati AIB. Questa posizione costituisce fra l'altro una garanzia nei confronti degli enti e dei cittadini, che potranno usufruire di servizi adeguati e degni di un paese civile.
In questo senso l'AIB si impegna a vigilare sulle esperienze in corso e su quelle future, per denunciare le cattive pratiche e riconoscere quelle buone, ricorrendo quando necessario anche agli strumenti disciplinari previsti dallo Statuto.
Su queste linee programmatiche l'AIB attiverà un confronto serrato e costante con i sindacati e con tutte le rappresentanze delle amministrazioni pubbliche, cercando anche il sostegno di organismi a cui aderisce, come il CoLAP.
Associazione italiana biblioteche
Il Comitato esecutivo nazionale
Roma, 6 giugno 2008
Prot. n. 135/08