«Una biblioteca di quartiere ? Costa molto meno, in un anno, di una sola gazzella della polizia, non parliamo poi del costo degli eserciti: ma non è con gli eserciti che si formano i popoli liberi, anche se nella lotta al degrado delle città sta dilagando una crescente tendenza al rafforzamento del presidio militare del territorio senza intervenire, se non in misura modesta, sulla rimozione delle vere cause del disagio sociale».
Ha le idee molto chiare Igino Poggiali, Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l'organismo non governativo - impegnato da 67 anni nella valorizzazione e tutela di luoghi e professionisti troppo spesso misconosciuti in Italia - che questa mattina, alla Mostra d' Oltremare, dà il via al suo XLIII Congresso nazionale. Battagliero, Poggiali anticipa alcuni spunti che costituiranno le linee-guida dei lavori: «Questo Congresso - dice - è più che mai strategico, in un momento storico e politico in cui si delinea la nostra natura di professionisti che rendono attuale un diritto umano inalienabile nella società dell'ìinformazione globale, quello della conoscenza».
Ma cosa si propone di ottenere , in concreto, l'iniziativa napoletana dell'AIB? «Dal nostro incontro - aggiunge Poggiali - deve partire un appello che solleciti il Parlamento e il governo a stabilire traguardi precisi in questa direzione, e individui gli investimenti, gli incentivi, i fondi da destinare a questo scopo, per costruire biblioteche laddove non ne esistono o per ammodernarle, finanziaria '98 permettendo: entro il Duemila in ogni città, in ogni quartiere, in ogni famiglia si dovranno investire tempo e risorse per dare a tutti i bambini e cittadini d'Italia pari opportunità rispetto al diritto di accesso all'informazione e alla conoscenza. La nostra idea è infatti dare cittadinanza a questo servizio come infrastruttura fondamentale, di base, di una comunità».
Non a caso tema del Congresso, che si concluderà venerdì, è «La biblioteca fra legislazione e diritti del cittadino». Quasi a sancire, sin dal titolo, i due poli di una dinamica che coinvolge Stato, enti locali, università, istituti di ricerca ma anche gente comune, che non legge nemmeno un libro all'anno... «È proprio il dilagante analfabetismo di ritorno - replica Poggiali - a costituire una seria minaccia per le possibilità di sviluppo di intere aree, per questo il servizio culturale è diventato importante quanto gli acquedotti, i marciapiedi, la posta». Ma a Napoli il concetto di biblioteca pubblica - il paradosso è di Tullio De Mauro - è meno familiare che a Baghdad ... «Per questo - dice Poggiali - interpelliamo il sindaco su cosa intende fare: Napoli è una città che ha dimostrato grandi capacità nella valorizzazione dei beni culturali, ora è il caso di rendere accessibile a tutti i suoi cittadini, bambini compresi, il patrimonio che ha: anche le biblioteche».
Resta però, tra tanti problemi, lo scandalo della biblioteca musicale del Conservatorio S. Pietro a Majella, sulla carta «biblioteca scolastica», di fatto tesoro culturale pressoché inutilizzato... «Ancora una volta - osserva Poggiali - il disastro non è tanto nell'appartenenza governativa a questo o quel ministero, quanto nella gestione, la cura, l'attenzione che si ha verso questo patrimonio. Purtroppo, non esiste in Italia un serio riconoscimento della professione di bibliotecario: un lavoro specialistico e qualificato, che va riscoperto».