Perché mi candido all'Esecutivo Nazionale
Lavoro in biblioteca dal 1976. In questi 28 anni non avevo mai provato la preoccupazione che mi ha assalita in questi giorni. Talvolta mi sembra che ciò per cui ci siamo battuti: biblioteche più belle, più accessibili, più amichevoli per tutti, compresi i bambini, gli adolescenti, le casalinghe, gli immigrati, stia per essere travolto dagli adoratori delle privatizzazioni, dai profeti del taglio della spesa pubblica.
Per lo Stato, la biblioteca non è mai stata una priorità, è sempre stata piuttosto la figliastra della grande famiglia dei beni culturali. Regioni, province e comuni hanno scoperto solo negli ultimi trent'anni che si trattava di un servizio necessario e, in molte zone, non è avvenuto neppure questo. Le biblioteche non sono mai state pensate come un servizio del territorio, al pari della scuola o dell'ospedale. Le scuole avevano il loro ministero, i loro provveditorati, i loro standard di alunni per classe (oggi travolti dalle riduzioni del bilancio). Gli ospedali avevano un ministero, venti regioni e le ASL: per le biblioteche non si erano neppure messi a punto degli standard nazionali di operatività.
Non è, quindi, tutta colpa del governo attuale se mancano i soldi per la catalogazione, per assumere nuovo personale, per pagare decentemente i bibliotecari, spesso per riparare i tetti da cui entra la pioggia sugli scaffali. Ma non possiamo nasconderci che lo slogan di queste settimane "meno tasse per tutti" nasconde una realtà ben più drammatica: "meno servizi per tutti". Meno ospedali, meno scuole, meno trasporti e meno biblioteche. Siamo in dicembre e i comuni letteralmente non sanno se, nel 2005, potranno pagare gli stipendi o sostituire chi va in pensione, men che meno investire in nuovi servizi o nella qualità della vita dei cittadini.
Questa incertezza si riflette sul nostro lavoro. Mi chiedo se accedere alla professione per guadagnare 900 euro al mese (tanto sono pagati molti nostri bravissimi colleghi) possa motivare i giovani a lavorare con noi. Mi chiedo se la prospettiva di passare anni tra cooperative, sostituzioni e contratti a termine possa formare bibliotecari appassionati, capaci di fornire ai cittadini il servizio di qualità al quale hanno diritto. Mi chiedo se sindaci, parlamentari, dirigenti politici si rendano conto che un paese senza biblioteche efficienti e frequentate diventerà inevitabilmente un paese di camerieri, venditori di cartoline e partecipanti al "Grande Fratello".
Cari amici e colleghi, c'è urgenza. Urgenza di stringere alleanze, di portare dalla nostra parte gli amministratori locali, gli editori, i librai, gli autori e soprattutto gli utenti. Se vogliamo sopravvivere come categoria, oltre che salvare tutto ciò che amiamo, dobbiamo fare in fretta e convincere il resto del Paese che le biblioteche sono un servizio di base del territorio, come i pompieri. Nessuno penserebbe di amministrare una città senza acquedotti, ambulatori, scuole, linee di autobus, vigili del fuoco: deve entrare nel senso comune che la biblioteca pubblica fa parte dei servizi indispensabili, non degli orpelli da sacrificare all'austerità dei bilanci.
Tutti sapete che negli ultimi anni sono state molte le realizzazioni positive, le biblioteche belle, affollate e aperte per molte ore la settimana. Chi di noi non si commuove guardando mamme, papà, nonni che accompagnano i piccoli in sezioni ragazzi belle e affollate? Questi successi devono diventare la regola, non l'eccezione. La priorità dell'AIB deve essere la qualità del servizio, che può diventare il grimaldello per uscire dalla condizione di isolamento e marginalità in cui siamo stati per troppo tempo. Non si salveranno i bibliotecari senza salvare le biblioteche e l'AIB può avere un ruolo determinante in questo sforzo. È perché credo nell'associazione che oggi mi candido.
Da 28 anni "milito" nelle biblioteche, sono stata iscritta all'AIB fin dal primo giorno, sono stata nel CEN per due "legislature" a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, e ho avuto vari incarichi, anche nell'IFLA. Ho visitato biblioteche dalla Finlandia fino al Nuovo Messico. Mi sono occupata di biblioteca per ragazzi, di spazi bibliotecari e sono responsabile del progetto della nuova biblioteca di Pesaro, il San Giovanni. Tutti voi sapete da che parte sto.
Oggi c'è bisogno di affrontare i problemi elencati nei contributi alla discussione proposti da molti colleghi, in particolare i vari temi sollevati nell'appello l'AIB che vogliamo, come la democrazia, la trasparenza e il rinnovamento interni. Occorre però anche uno slancio nuovo, uno sforzo eccezionale. Il tetto fa acqua ma la casa è ancora in piedi: tutti insieme possiamo salvarla. Prima di tutto, il ticket sui prestiti librari (che penalizzerebbe proprio le biblioteche di maggiore qualità e maggior successo) deve certamente vederci protagonisti della campagna internazionale "Nopago" per la sua abolizione.
Fino a questo momento, due sole donne si sono candidate per l'Esecutivo Nazionale malgrado la grande maggioranza dei bibliotecari siano delle bibliotecarie. Non credo che la questione vada troppo enfatizzata, ma desidero dirvi che mi candido con lo spirito con cui le donne hanno sempre cercato di entrare nelle cose del mondo: con concretezza e generosità. Lo faccio con la speranza, con la certezza, che tutti insieme (tutte insieme) possiamo riuscire.
Antonella Agnoli
Antonella Agnoli consulente del Comune di Pesaro per la Biblioteca San Giovanni Tel. cell. 328.7443309 e-mail antonella.agnoli@iol.it indirizzo Pesaro: via Bovio 3, int. 7 - 61100 Pesaro indirizzo Bologna: piazza S.Giovanni in Monte 6 - 40124 Bologna
--- Date: Thu, 9 Dec 2004 09:39:37 +0100 From: Antonella Agnoli <a.agnoli@comune.pesaro.ps.it> To: elezioni@aib.it Subject: C0411 [AWm]:candidatura al Comitato Esecutivo Nazionale di Antonella Agnoli Part 2, Application/MSWORD 40KB. [Testo corrispondente a quello del messaggio, diffuso anche in AIB-CUR, 2004-12-09.]