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Concorsi interni al Comune di Roma:
per un'occasione attesa da anni
tante le perplessità per i contenuti del bando

Al Sindaco di Roma On. Francesco Rutelli
All'Assessore alle Politiche culturali Dr. Gianni Borgna
Direttore generale del Comune di Roma Prof. Pietro Barrera
Direttore del Dipartimento I Dr. Roberto Cetta
p.c. Al Ministro della Funzione pubblica,
Al Ministro dell'università e della ricerca scientifica,
Al Ministro per i Beni culturali e ambientali,
Al Presidente dell'ANCI, Al Presidente dell'ARAN,
All'Assessore alla Cultura della Regione Lazio,
Alle Organizzazioni Sindacali
ll.ss.

Oggetto: Concorsi interni del Comune di Roma per 41 posti nella figura professionale di funzionario direttivo di biblioteca (VIII q.f.) e 55 posti nella figura di bibliotecario (VII q.f.)


L'Associazione italiana biblioteche rappresenta i bibliotecari italiani, ne tutela la dignità professionale e promuove l'organizzazione e lo sviluppo delle biblioteche e dei servizi bibliotecari sulla base degli indirizzi e degli standard elaborati in seno alle istanze internazionali alle quali a vario titolo fa riferimento (IFLA, UNESCO, Consiglio d'Europa, Unione europea).

Abbiamo appreso che il Comune di Roma ha bandito i concorsi interni di cui all'oggetto e riteniamo di dover esprimere tutta la nostra preoccupazione per le scelte che stanno dietro ai termini del bando. Esse risultano essere in palese contrasto con le scelte strategiche della Regione Lazio, competente a legiferare in materia, con gli indirizzi della legislazione e della dottrina in materia di gestione di beni e servizi culturali e di esercizio delle funzioni di tutela. Sono in contrasto, infine, anche con gli obiettivi perseguiti dalla nostra Associazione ai quali giungono continui e crescenti consensi dall'opinione pubblica, dal mondo politico ed imprenditoriale, dal mondo della cultura e della ricerca.

Siamo certi quindi di poter contare sull'intervento delle massime autorità dell'Amministrazione capitolina affinché venga posto rimedio a questo situazione con la revoca dei bandi e la loro rapida riproposta. Ciò testimonierà un riguardo non solo e non tanto, verso le disposizioni di legge o le giuste istanze del personale ma anche e soprattutto la volontà di una strategia di ampio respiro per lo sviluppo dei servizi bibliotecari nella città capitale del paese.

Riassumiamo per punti le nostre osservazioni.
a) La funzione direttiva di biblioteca è da considerarsi di alto profilo e pertanto il titolo di laurea (con il quale peraltro i bibliotecari, secondo la normativa regionale allora vigente, sono stati inquadrati nei ruoli del Comune di Roma) dovrebbe essere considerato requisito minimo di accesso alla concorsualità. La funzione di responsabile di biblioteca e di particolari unità e servizi ci risulta, peraltro, essere stata esercitata per tutti questi anni sulla base di questo inquadramento.
È quanto prevede anche l'attuale normativa regionale - L.R. 42 del 24 novembre 1997 della Regione Lazio, Norme in materia di beni e servizi culturali del Lazio, art. 24, comma 2 punto a): "per l'assolvimento dei compiti specifici dei servizi culturali il personale tecnico di ruolo è costituito: a) per le biblioteche di enti locali, secondo le esigenze funzionali, da bibliotecari in possesso del diploma di laurea e da assistenti di biblioteca, in possesso del diploma di scuola media superiore".

b) Ignorare l'attività svolta è in contrasto con le norme che il Governo sta emanando in materia di esercizio delle professioni.
L'AIB, membro della Consulta del CNEL per il riconoscimento delle professioni non regolamentate, approverà entro il 30 aprile p.v. l'Albo professionale dei bibliotecari italiani che si attiene già allo spirito e agli obiettivi di quelle norme. In quel contesto si pone alla base del riconoscimento della professione non solo un titolo di studio, ma anche l'esperienza professionale di una certa durata. Vale a dire l'applicazione effettiva in situazioni specifiche e attraverso una pertinente capacità di giudizio propria del professionista, delle conoscenze nel campo della biblioteconomia, della bibliografia, della documentazione, della scienza dell'informazione, delle scienze della comunicazione e delle altre discipline applicabili ai servizi bibliotecari e documentari. La professionalità del bibliotecario rimanda dunque non ad una attività generica che si può improvvisare, o a conoscenze solo teoriche, ma all'applicazione effettiva di conoscenze di carattere specialistico in un servizio concreto.

c) L'esperienza maturata negli anni non andava ignorata. L'accesso ai concorsi interni avrebbe dovuto essere riservato a quanti, oltre i titoli di studio, hanno un'esperienza professionale specifica ossia alla figura professionale di aiuto-bibliotecario e bibliotecario. Non considerare il lavoro svolto ci sembra in contrasto anche con la legge 127/1997, laddove recita, all'art. 6 comma 12, "Gli enti locali ... possono prevedere concorsi interamente riservati al personale dipendente in relazioni a particolari profili o FIGURE professionali caratterizzati da una professionalità acquisita".

E ancora, ignorare tutto ciò è in palese contrasto inoltre con quanto concordato tra le OO.SS. e l'Amministrazione comunale nel Patto d'Intesa del maggio 1997: il punto 2 del patto sottoscritto recita che "non servono più le macchine pletoriche fatte di migliaia di "soldati semplici", ma amministrazioni qualificate, con professionalità specializzate ...", perseguendo una strategia di rinnovamento e qualificazione delle risorse professionali a partire proprio dallo "sviluppo delle potenzialità interne all'Amministrazione" attraverso l'indizione dei concorsi riservati al personale in servizio.

I bibliotecari non sono "soldati semplici"!

d) Le massime autorità responsabili a livello locale, devono adoperarsi perché anche a Roma cominci ad essere tenuto nel debito conto il Manifesto dell'UNESCO sulle biblioteche pubbliche, che rammenta a tutti noi come la biblioteca pubblica "via d'accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l'apprendimento permanente, l'indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell'individuo e dei gruppi sociali". È lo stesso Manifesto a sottolineare in maniera inequivoca che i bibliotecari sono gli intermediari indispensabili e non casuali per garantire servizi adeguati a questi scopi.

Risulta, alla luce di tutto ciò, incomprensibile, ad esempio, la possibilità, prevista nel bando, di accedere alla qualifica di funzionario direttivo di biblioteca con il solo diploma di scuola media superiore e con il possesso di tre anni di anzianità nel profilo professionale alla qualifica immediatamente inferiore, senza che vengano tenuti adeguatamente in considerazione l'itinerario professionale e le esperienze di lavoro effettivamente svolte dai candidati. Ancora più preoccupante il fatto, come dal bando emerge, che venga sostanzialmente eliminata ogni differenziazione fra le figure professionali (bibliotecari, archeologi, archivisti, storici dell'arte, operatori culturali e turistici e perfino animatori sportivi) che pure insistono nello stesso profilo professionale dell'area "cultura e sport", ma che hanno storicamente e giuridicamente in ogni parte del mondo percorsi formativi ed esiti professionali affatto diversi e per nulla intercambiabili.

L'Associazione italiana biblioteche è consapevole che il riconoscimento della professione è un problema anche per altre amministrazioni pubbliche, a cominciare dalle università e dallo Stato. Ciò nonostante appare vieppiù sconcertante se si considera lo specifico metropolitano di una città come Roma che intende dimostrare di essere capitale a tutti gli effetti e quindi anche, e soprattutto, nella gestione dei servizi culturali di cui le biblioteche sono insostituibile elemento.

Il personale bibliotecario di varia qualifica che presta servizio nelle biblioteche del Comune di Roma (Istituzione, Musei, Archivio Storico Capitolino), non ha avuto in circa 20 anni una sola occasione di concorsualità interna (né tanto meno esterna) attinente il ruolo svolto per l'Ente.
Questo è già sintomo di una sordità palese alle giuste istanze ed ambizioni di chi svolge una professione pubblica da parte di chi è preposto alla gestione di personale qualificato. Ma è addirittura singolare che proprio nel momento in cui si bandiscono dei concorsi interni per queste figure non solo non venga preservata l'unicità di accesso, ma nella valutazione dei titoli non venga neanche riservata all'attività professionale svolta un peso percentuale rilevante, tutto rimandando alle prove scritte e orali, determinando un'evidente tendenza ad abbassare il valore della professionalità stessa.

per il Comitato esecutivo nazionale
Il Presidente

Roma, li 9 marzo 1998


Copyright AIB 1998-03-10, ultimo aggiornamento 1998-12-10 a cura di Ilaria Brancatisano
URL: http://www.aib.it/aib/cen/concorsi.htm

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