«Bibliotime», anno IV, numero 3 (novembre 2001)


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Federica Rossi

Un nuovo acronimo per la biblioteca: FRBR



Il linguaggio dei bibliotecari, come qualunque altro linguaggio tecnico, si avvale spesso di short words, che diventano parlanti anche per gli 'addetti ai lavori', una volta metabolizzati. Così è stato per acronimi ormai noti come ISBD, OCLC e per tutti quelle sigle mutuate dall'informatica come Z39.50 e UNIMARC; così è accaduto, nell'ultimo decennio, anche con FRBR o meglio, per esteso, con i Functional Requirements for Bibliographic Records, d'importazione recente in Italia, ma oggi maggiormente familiari nell'ambiente bibliotecario nostrano grazie all'azione esplicativa avuta dal Seminario, tenutosi a Firenze nel gennaio 2000, i cui atti sono disponibili in linea, sul server AIB, a partire dall'indirizzo <https://www.aib.it/aib/sezioni/toscana/conf/cfrbr.htm> o, a stampa, pubblicati quest'anno a cura di Mauro Guerrini, principale organizzatore dell'evento.

Lo studio di FRBR nacque, in realtà, nel 1990 con scopi eminentemente pratici: fu, cioè, una delle risoluzioni proposte dai membri di una commissione IFLA per il controllo bibliografico al fine di abbattere i costi di quest'ultimo e potenziare ulteriormente la condivisione di dati a livello internazionale. Studiare i requisiti funzionali minimi delle registrazioni bibliografiche appariva infatti uno strumento indispensabile per ottenere entrambi i fini prefissati.

I dieci anni di lavoro del Gruppo IFLA hanno prodotto un modello concettuale di registrazione bibliografica, i cui pregi vanno ben al di là di quelli definiti a priori, soprattutto per il tipo di "approccio globale, che tiene cioè conto di esigenze di descrizione, d'indicizzazione, sia semiotica che semantica [anche se quest'ultima è decisamente meno curata], e di gestione; che prevede la ricerca e l'utilizzazione delle registrazioni in ambiti e contesti diversi: cataloghi, bibliografie, liste, in biblioteche e basi di dati, nella documentazione e nel commercio" come affermato dal Gruppo AIB di studio sulla catalogazione nell'articolo Osservazioni su FRBR. Final report (consultabile all'indirizzo: <https://www.aib.it/aib/commiss/catal/frbrit.htm>).

Già nelle indicazioni programmatiche del rapporto finale FRBR, infatti, è posta in evidenza l'importanza della cooperazione a più livelli, che non coinvolga solo entità omogenee come le biblioteche, ma che si estenda oltre i limitati confini dei cataloghi, dal momento che "the users of bibliographic records are seen to encompass a broad spectrum, including not only library clients and staff, but also publishers, distributors, retailers, and the providers and users of information services outside traditional library settings" (IFLA Study Group on the FRBR, Functional Requirements for Bibliographic Records. Final Report, Munchen, Saur, 1998, p. 4, consultabile all'indirizzo: <http://www.ifla.org/VII/s13/frbr/frbr.pdf> ).

Proprio da quest'indicazione è partita Antonia Ida Fontana, direttrice della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, nel suo contributo al Seminario già ricordato, per fare il punto sulla situazione italiana della bibliografia nazionale e per sottolineare come la collaborazione tra i poli del Sistema bibliotecario nazionale e la Biblioteca nazionale di Firenze per la redazione dei record da inserire nella BNI sia già in fase di sperimentazione, in piena armonia con lo spirito, non solo delle FRBR, ma anche delle raccomandazioni IFLA di cooperazione ed economicità nelle operazioni catalografiche, per ottenere una copertura descrittiva massima.

Quest'aspetto ha come estensione, implicita nel rapporto finale FRBR, la necessità giungere in fretta ad una omogeneizzare degli standard e delle norme di catalogazione che regolano la produzione e la condivisione dei record anche a livello sovranazionale.

In ambito europeo, già si sono avviate le prime sperimentazioni. Secondo quanto esposto da Elena Balzardi, della Biblioteca nazionale svizzera, in una presentazione dal titolo Requisiti funzionale per le registrazioni bibliografiche. Il loro influsso sulle regole di catalogazione attuali (consultabile all'indirizzo: <http://www.lu.unisi.ch/biblioteca/Infogen/frbr.pdf>), in Danimarca, alla Royal School for Library, è già stato introdotto lo studio del modello FRBR come materia per i corsi di teoria della catalogazione, mentre la Svizzera, pur rimettendo al futuro una riflessione su questo modello teorico, a livello pratico ha sostituito le proprie regole nazionali di catalogazione con le AACR2, che, a loro volta, sono profondamente coinvolte nel processo di svecchiamento e adattamento a FRBR in corso anche per i codici di catalogazione descrittiva adottate in Germania (RAK) e in Italia (RICA).

A questo proposito basterà portare alcuni esempi del fermento esistente attorno alla revisione delle regole nazionali, i cui passi più significativi possono essere seguiti agevolmente tramite i documenti che, ormai tempestivamente, vengono pubblicati on-line.

Per le regole anglo–americane il rapporto del Committee on Cataloging: Description and Access dell'ALA che, proprio nel settembre di quest'anno, ha offerto un resoconto del lavoro per la creazione di una appendice alle AACR2 in cui definire i cambiamenti significativi che comportano nuove descrizioni bibliografiche (consultabile all'indirizzo: <http://www.ala.org/alcts/organization/ccs/ccda/tf–appx7.pdf>).

In esso si fa esplicito riferimento al rapporto finale FRBR e in particolare all'importanza di utilizzare le entità del primo gruppo per distinguere i diversi livelli di descrizione possibile, e di aggiungere al glossario della nuova edizione AACR2 la terminologia FRBR, primo passo per implementare le regole con la nuova impostazione teorica.

Per la Germania, il recente intervento di Christine Bossmeyer, della Kooperativer Bibliotheksverbund Berlin–Brandenburg (consultabile all'indirizzo: <http://www.kobv.de/events/00jun/bossmeyer/sld001.htm>), On the Future of Cataloguing Rules, auspica il dialogo e un futuro comune sviluppo dei due grandi poli, fino ad ora non comunicanti, AACR/MARC da una parte e RAK/MAB dall'altro. Infatti, fin'ora, non solo le regole nazionali rispettivamente anglo–americane e tedesche, erano state differenti, ma anche i relativi formati elettronici d'esportazione dei record bibligrafici. Anche dalla Die Deutsche Bibliothek arrivano segnali positivi, grazie ad un nuovo progetto di catalogazione di risorse elettroniche sul web, Meta–Lib (consultabile all'indirizzo: <http://www.ddb.de/professionell/metalib_e.htm>), che coniuga FRBR, Dublin Core e codice di regole catalografiche tradizioni, e che già è in sperimentazione per il materiale accademico in linea (Dissertation On-line).

Per il caso italiano, invece, giunge dalla Commissione di revisione delle RICA, istituita nel 1996, qualche informazione sull'avvenuta presa di coscienza dell'impatto del nuovo modello teorico e della necessità di tenerne conto nel lavoro di revisione operato dalla Commissione (ICCU. Laboratorio per le metodologie della catalogazione e per la didattica, Ricerche e studi relativi agli standard catalografici. Commissione RICA, consultabile all'indirizzo: <http://www.iccu.sbn.it/ricacom.html>). Anche in questo contributo, come in quello della Direttrice della Biblioteca di Firenze, viene messa in campo l'esperienza SBN "nella quale la struttura dei dati è progettata secondo una logica di entità e relazioni molto avanzata e quindi particolarmente vicina al modello teorico esposto in FRBR".

Pare, a questo punto, doveroso, dare uno sguardo al modello FRBR che così massicciamente sembra essere intervenuto nelle discussioni nazionali e internazionali sulla catalogazione, soprattutto offrendo notizia di commenti e osservazioni mosse da studiosi e specialisti, che ne hanno analizzato la struttura e i componenti.

Per fare ciò, ci avvarremo, come base di riferimento, dell'esaustiva introduzione a cura di Carlo Ghilli e Mauro Guerrini (Introduzione a FRBR. Functional Requirements for Bibliographic Records. Requisiti funzionali per record bibliografici), edita dalla Bibliografica proprio all'inizio dell'anno. In essa vengono riprese puntualmente tutti le parti del rapporto finale FRBR, integrate con utili esempi e grafici esplicativi per aiutare il lettore a familiarizzare con i concetti chiave, alcuni dei quali appaiono ostici e non solo ad una prima lettura.

Il modello concettuale è di tipo entità/relazione, in cui, cioè, le entità sono identificate come gli "oggetti di interesse primario per gli utenti di record bibliografici", mentre le relazioni sono i legami che s'instaurano tra le entità e che costituiscono il reticolo bibliografico entro cui l'utente si muove per identificare il record di proprio interesse.

Come hanno già sottolineato, in queste medesime pagine virtuali, Cinzia Bucchioni e Serafina Spinelli (Qualche riflessione su FRBR, "Bibliotime", a. III, n. 1, marzo 2000, consultabile all'indirizzo: <http://www.spbo.unibo.it/bibliotime/num-iii-1/buccspin.htm>), questo tipo di modello non costituisce una novità assoluta, in quanto è mutuato dalla progettazione di basi dati e largamente utilizzato dai software più diffusi di gestione dei cataloghi elettronici. In ambito italiano, ad esempio, l'adattamento delle ISBD alla catalogazione informatizzata, tramite SBN ad esempio, è avvenuta essenzialmente in due modi: trasformando alcune aree di descrizione in legami (collana, numero standard) oppure duplicando parte di esse sotto forma di chiavi d'accesso, come le responsabilità intellettuali, o in futuro, i dati relativi alla pubblicazione.

Si sta quindi già ragionando in termini di entità/relazione, anche se esiste un aspetto del modello FRBR ancora poco sviluppato nella pratica attuale e, forse per questo, più ostico da assimilare: l'identificazione e l'utilizzo delle entità relative ai prodotti dell'attività artistica o intellettuale, e cioè opera, espressione, manifestazione e item.

Non tanto sulla identificazione astratta di questi 'contenitori', quanto, invece, sui legami che s'instaurano tra essi, si è manifestata perplessità e diffidenza, perché se da un lato risolvono il problema causato dai nuovi supporti e dalla caduta del libro dal trono di unico mezzo di informazione e diffusione del sapere, introducendo un reticolo di descrizioni correlate per le diverse espressioni in cui un'opera si manifesta, dall'altro non sembrano sufficientemente esplicati per poter disambiguare i molti casi dubbi o con informazioni incomplete, ai quali i catalogatori si trovano costantemente di fronte, durante le operazioni di descrizione bibliografica.

Sono, in particolare, le Osservazioni del Gruppo AIB sulla catalogazione a evidenziare alcune 'debolezze' del modello: pare in special modo carente il livello dell'espressione, che pur meritoriamente introdotto come l'interpolazione tra opera e manifestazione (prima entità concreta corrispondente all'oggettivazione fisica dell'espressione), non è sufficientemente chiarita in tutte le sue possibili forme.

Già Pino Buizza, durante il Seminario FRBR, aveva centrato il problema introducendo il concetto d'espressione come classe e non come singola entità. Le espressioni, infatti, pur essendo tutte "risultato di un'attività intellettuale o artistica che realizza l'opera dandole una forma riconoscibile", debbono essere distinte tra loro in base al rapporto che intercorre con l'opera medesima.

Esistono così espressioni che realizzano l'opera esprimendola in forme intellettuali diverse (corrispondenti a successive o contemporanee edizioni, esecuzioni, rappresentazioni); attraverso un diverso codice di riferimento attraverso trasposizione (traduzioni, trascrizioni); infine, quelle che utilizzano un diverso mezzo espressivo (recitazione di un testo scritto, audiolibri).

Anche per l'ELAG (European Library Automation Group), intervenuto anch'esso con una sua portavoce, Susanna Peruginelli, al Seminario di Firenze, questo punto risulta il più problematico, anche alla luce delle precisazioni di Buizza. Infatti, la 'selva' di legami tra le espressioni, anche così differenziate e raggruppate, pur rendendo l'universo del record bibliografico multidimensionale e molto sfaccettato, rischia di complicarlo eccessivamente, creando una lunga catena di legami verticali (tra espressione originaria ed espressioni derivate) o orizzontali (tra espressioni dello stesso tipo o, parallele, di diverso tipo).

Quest'ulteriore infittirsi degli elementi descrittivi di un record bibliografico contraddice anche i criteri di semplicità ed economicità, che sono stati messi alla base dello sviluppo del nuovo modello concettuale FRBR, tanto che si parla, addirittura, di un lavoro supplementare che i catalogatori dovranno compiere per definire attributi e relazioni tra le entità del primo gruppo, e in particolare tra opera ed espressione.

In realtà solo in fase di pratica sperimentazione del modello teorico è stato e sarà, negli sviluppi futuri, possibile rendersi conto dei reali problemi generati da questa nuova impostazione teorica che, comunque, era, da lungo tempo, auspicata nel mondo bibliotecario come sistemazione concettuale di un mondo di norme e codici meramente pragmatici.

Alcune prove hanno già prodotto i primi risultati.

In occasione del Seminario ELAG (European Library Automation Group, Integrating Heterogeneous Resources, consultabile all'indirizzo: <http://www.stk.cz/elag2001/elag2001.html>) tenutosi a Praga quest'anno, è stato presentato da Patrick Le Boef, della Bibliothèque nationale de France, all'interno della presentazione dal titolo FRBR: toward some practical experimentation in ELAG?, un esempio pratico sia di come può diventare complesso e 'multimediale' l'intreccio di relazioni tra opere correlate, sia di un potenziale OPAC sviluppato secondo il modello FRBR.

Molto significativo lo schema che si ricava dall'esplicitazione dei legami esistenti con l'opera originaria, presa ad esempio, Il globo terrestre di Coronelli. Di essa vengono prese in considerazioni un esemplare cartografico a tre dimensioni, uno a due, fotografie di questo materiale, risorse elettroniche ad esse correlate, in particolare un sito web e un cd-rom, oltre alle tradizionali fonti manoscritte e a stampa sull'argomento. Si ha così una sorta di albero genealogico molto ramificato che vede almeno cinque opere correlate, con rapporti di derivazione dall'originaria) e circa quindici, tra espressioni e manifestazioni derivate, fino a scendere ai singoli item (uno per manifestazione), di cui viene fornito un numero standard univoco e, trattandosi di un catalogo, la localizzazione nella biblioteca d'appartenenza.

Almeno duplice può essere la lettura di un tale esempio. Infatti se dal lato dei catalogatori risulta 'preoccupante' la prospettiva di dover verificare ed esplicitare ogni legame per le entità rintracciate nel documento, che si deve descrivere, con un lavoro investigativo e bibliografico, che va ben al di là dei già noti 'titoli uniformi', dall'altro sono indubbie le potenzialità di ricerca offerte all'utente finale, soprattutto nel caso di grossi archivi che raccolgano notizie catalografiche di supporti e tipologie di documenti diversi tra loro. Vedremo in seguito come sia già stata avanzata, ad esempio, la proposta per una integrazione tra dati bibliografici e dati archivistici.

La seconda parte dell'intervento di Le Boef, invece, è stata dedicata alla presentazione di un OPAC che tenga conto dei nuovi elementi FRBR. Modificando, infatti, la struttura dell'archivio sotteso, sarà inevitabilmente trasformata anche la sua interfaccia di interrogazione grafica, come è stato mostrato nella presentazione di un prototipo di maschera di interrogazione.

La grande potenzialità dei nuovi cataloghi si avverte proprio nella simulazione di una ricerca, in cui l'utente, oltre a poter scegliere l'entità a livello della quale condurre la propria ricerca, ha la possibilità di impostare una interrogazione generica che offra, per un attributo conosciuto, l'intera rete di relazioni che si instaurano tra le entità ad essa collegata.

L'OPAC presentato tiene conto dei diversi tipi di entità ricercabili in tutti e tre i gruppi individuati. Pare però, a prima vista, necessario un ulteriore passo in avanti che renda più intuitiva la ricerca da parte dell'utente finale che, con grande probabilità, sarà ignaro anche dei rudimenti del modello FRBR. Risultano poco parlanti, infatti, scelte nei menu a tendina, non solo tra termini relativi al primo gruppo di entità (Work, Expression, Performance o Manifestation), ma anche quelli relativi all'oggetto (Object, Music intrument, Scientific intrument, Item) e ai concetti (Concept, Place, Event, Form/Genre).

Al di là delle sperimentazioni in corso comunque, è manifesta come già accennato la tendenza a un'integrazione dei dati relativi ad archivi tradizionalmente distinti. Un esempio significativo è stato l'intervento dal titolo Could this be the beginning of a beautiful friendship: comparison of the description and access to the object of interest between the libraries and archives di Eeva Murtomaa, dell'Helsinki University Library, alla 66° Conferenza generale dell'IFLA, tenutosi a Gerusalemme, l'agosto scorso (consultabile all'indirizzo: <http://www.ifla.org/IV/ifla66/papers/125-164e.htm>).

L'autrice analizza nei dettagli i due standard per la descrizione bibliografica e documentaria, ISBD(G) e ISAD(G) alla luce del modello FRBR e giunge alla conclusione di una possibile, e anzi, auspicabile convergenza di essi in modo da poter garantire agli utenti un simultaneo accesso a tutti i tipi di materiale, grazie alla definizione di un comune livello base di descrizione che permettano di "trovare, identificare, scegliere e ottenere" i relativi documenti. Raggiunto tale traguardo della cooperazione trasversale, che potrebbe poi essere esteso anche ai musei, porterebbe ogni studioso a trovare, mediante un'unica ricerca, il panorama completo delle fonti documentarie, audiovisive, grafiche o musicale e degli studi esistenti sull'argomento di proprio interesse con le relative localizzazioni!

Se buona, quindi, è la risposta da settori tradizionali della catalogazione, altrettanto positivo è il confronto sul versante 'virtuale'. Si sta, infatti, studiando anche il possibile coordinamento con gli strumenti d'indicizzazione già esistenti per le risorse elettroniche - in particolare per quelle remote - per le quali molto si dibatte sull'opportunità di un impegno catalografico, vista l'instabilità e la mutevole 'sostanza' di queste risorse.

Giovanni Bergamin, nel suo intervento al Seminario FRBR, si era dichiarato ottimista prospettando la possibilità di integrare FRBR con linguaggi come XML o set di metadata, come Dublin Core, ma uno studio più approfondito sull'argomento lo ha fornito Caterina Fasella (Caterina Fasella, IFLA Functional requirements for bibliographic records: problemi di applicazione e metadata, in "Bollettino AIB", vol. 40, n. 4, dic. 2000, pp. 471–487), la quale li giudica perfettamente compatibili e lo dimostra comparando, in maniera puntuale, i requisiti minimi considerati per la creazione di un record di base nel rapporto FRBR e i campi previsti in Dublin Core, per fornire le informazioni necessarie all'indicizzazione delle pagine web. Problema, questo, molto avvertito nella comunità di Internet, per l'eccessivo "rumore" che spesso si ricava dalle interrogazioni svolte con i tradizionali, e inadeguati, motori di ricerca.

In conclusione, pur cercando di riassumere i punti oscuri che studiosi ed esperti hanno già individuato nel modello FRBR, e non cedendo all'entusiastico elogio del nuovo come panacea di tutte le difficoltà fino ad ora riscontrate nel secolare cammino della teoria dei cataloghi, è certo che un grande fermento ha accompagnato la presentazione di FRBR alla comunità bibliotecaria internazionale e i primi frutti cominciano a maturare.

Il punto aggiornato sulla situazione internazionale è stato offerto, alla recentissima 67° Conferenza IFLA, tenutasi in agosto a Boston, sempre da Patrick Le Boeuf che, come abbiamo già accennato, è in prima persona coinvolto nel progetto FRBR. Egli, introducendo le recenti novità in fatto di revisione degli standard ISBD(S) ha tracciato anche un resoconto sommario dell'impatto FRBR nei vari paesi del mondo, che, in parte, ripercorre le tappe descritte in questo contributo.

Il primo processo di revisione del modello FRBR è già in corso, grazie alle sollecite e acute osservazioni pervenute da ELAG e dall'AIB (rispettivamente sull'opera e sull'espressione), mentre le difficoltà evidenziate da una studiosa russa nella traduzione dei concetti FRBR nella sua lingua, ha stimolato una riflessione sulla necessità di "internazionalizzare" maggiormente il rapporto finale mediante la traduzione nelle principali lingue, oltre al francese: si prevedono, quindi, versioni in russo, cinese, giapponese e arabo.

Incoraggianti sono i risultati sul piano della sperimentazione: esistono già archivi informatizzati di prova in Norvegia, Finlandia e Danimarca; progetti di realizzazione in Australia e scaturiti, in ambito europeo, dal laboratorio ELAG per l'integrazione con XML. Si parla già di nuovi modelli concettuali, derivati da FRBR, che ovvino ai suoi limiti, e molte sono i seminari e i corsi tenuti nei principali paesi europei per il costante aggiornamento dei bibliotecari sui nuovi sviluppi in materia. In Italia, paese considerato all'avanguardia nel recepimento del modello FRBR e nella sua analisi applicativa, si aspettano due appuntamenti, per saperne di più: la Electronic Resources International Conference che si terrà a Roma, presso l'Università La Sapienza dal 26 al 28 novembre prossimo, e un Seminario di studi promosso dall'AIB-Emilia Romagna e dal Centro San Carlo di Modena, che si svolgerà in quella città il 14 dicembre 2001.

Insomma, FRBR è già una realtà.


Federica Rossi, Biblioteca dell'Istituto Giuridico "A. Cicu" -
Università di Bologna, e-mail: fedrossi@mail.cib.unibo.it



«Bibliotime», anno IV, numero 3 (novembre 2001)


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