«Bibliotime», anno II, numero 1 (marzo 1999)
Opac in Italia: una panoramica delle tipologie e delle modalità di consultazione
Che cos'è un opac?
OPAC è la sigla di online public access catalogue, ossia catalogo in linea accessibile pubblicamente. La sigla è ormai entrata nel linguaggio comune delle biblioteche, ed essendo una sequenza di lettere pronunciabile possiamo anche considerarla come un nome comune e scriverla in lettere minuscole, come avviene ormai da tempo, ad esempio, per "laser" e "led".
I repertori in rete curati dall'AIB [1-2] distinguono gli opac dalle semplici liste di documenti posseduti: gli opac sono infatti veri e propri cataloghi dotati di descrizioni bibliografiche complete, piuttosto che meri elenchi alfabetici di titoli; e inoltre si assume che essi, sfruttando le potenzialità della loro natura informatica, siano interrogabili automaticamente, digitando direttamente i termini cercati invece di limitarsi a scorrere le voci.
Tecnicamente, un opac consiste di una base di dati strutturata interrogabile attraverso un apposito linguaggio. Il sistema tradizionale di collegamento a un opac consiste nell'emulazione di terminale via telnet, ossia nel "diventare" un terminale del server su cui si trova l'opac, e quindi interrogarlo direttamente con il suo linguaggio. Oggi si vanno progressivamente diffondendo interfacce web, le quali traducono il linguaggio proprio di un opac in pagine web interattive, che risultano molto più chiare ed amichevoli; tuttavia, come avviene in tutte le traduzioni, in questo modo va persa una parte della raffinatezza del linguaggio originario: l'interfaccia web consente infatti solo le ricerche più semplici e comuni, mentre toglie all'esperto la libertà di costruire stringhe di ricerca sofisticate. Un notevole vantaggio dell'interfaccia web, d'altra parte, è la possibilità di "navigare" da un documento trovato ad altri aventi lo stesso autore, o lo stesso soggetto, e così via.
Cercare in un opac
La ricerca di documenti in un opac avviene tipicamente secondo alcune fasi successive. [3]
Dapprima occorre scegliere la modalità di ricerca: quasi sempre si possono distinguere una ricerca per campi e una ricerca per liste. Come è noto, ogni record bibliografico è strutturato in un insieme di campi, contenenti le diverse parti delle informazioni che identificano un'opera: autori, titolo, edizione, pubblicazione, soggetti, ecc. Nella ricerca per campi si richiede che determinati termini siano presenti all'interno di determinati campi, e si ottiene in risposta direttamente l'insieme dei documenti che soddisfano le condizioni specificate. Nella ricerca per liste, invece, si richiede che il contenuto di un determinato campo inizi con dei termini specificati, e si ottiene in risposta una lista alfabetica di voci, comprendente quella che risponde meglio ai requisiti; a partire da tale lista si potranno poi visualizzare le descrizioni dei documenti corrispondenti.
I termini desiderati vengono inseriti in una maschera di immissione, che di solito presenta i diversi campi sui quali è possibile effettuare l'interrogazione. Se, invece che via web, si accede all'opac attraverso la vecchia modalità telnet, di solito non ci si trova davanti a una vera e propria maschera con dei campi da riempire, ma occorre digitare i termini cercati nella forma di semplici comandi a carattere, secondo la sintassi indicata. In questa fase di interrogazione è importante digitare i termini nella forma giusta, secondo la sintassi e la punteggiatura richieste da quel particolare opac; spesso è possibile utilizzare operatori logici come "and", "or" e "not".
La fase successiva consiste nella visualizzazione dei risultati, che può avvenire in forme diverse a seconda degli opac: ad esempio, da una descrizione sintetica di ciascun documento si può passare alla descrizione completa, e quindi alla collocazione e alle informazioni sulla disponibilità del documento, attraverso passaggi successivi; oppure tutte le informazioni possono essere presentate immediatamente, in modo sintetico e più semplice dal punto di vista dell'utente. Altra caratteristica importante è l'ordinamento dei risultati, che se razionale e chiaro può permettere di trovare quanto si cerca in modo più veloce e sicuro.
Il problema dell'istruzione degli utenti
È dunque necessario, prima di utilizzare un opac, conoscere il suo comportamento. Questo fatto rappresenta in effetti uno degli scogli maggiori per gli utenti meno avvezzi agli strumenti informatici: anche piccole imprecisioni nella digitazione dei termini o un uso poco avveduto dei link possono infatti condurre l'utente a ottenere risultati inesatti e fuorvianti senza rendersene conto, o comunque impedirgli di arrivare a risultati soddisfacenti, finendo per fargli perdere la fiducia nel mezzo informatico.
Una classica sfida per il bibliotecario intento ad informatizzare i cataloghi della sua biblioteca è perciò quella di fornire ai suoi utenti un'istruzione e un'assistenza adeguate nell'uso degli strumenti elettronici: limitarsi a fornire la tecnologia senza il know-how, infatti, significa sprecare una parte degli investimenti prima che essi abbiano dato veramente frutto, cioè prima che l'utente abbia ottenuto le informazioni di cui aveva bisogno.
Il comportamento di un particolare opac dovrebbe essere sempre descritto in apposite finestre di guida ("help"); tuttavia non sempre queste sono chiare per l'utente, in quanto spesso risultano troppo tecniche, utilizzando termini del gergo informatico che non sarebbero realmente necessari, o dando per scontati concetti in realtà chiari solo agli addetti ai lavori. D'altra parte, non può toccare al bibliotecario, che non ne avrebbe il tempo, istruire gli utenti sui fondamenti dell'informatica; né è opportuno che li sommerga con montagne di informazioni, che in ultima analisi costituiscono solo un mezzo per arrivare ai documenti cercati (per la quarta legge di Ranganathan: non far perdere tempo al lettore!). Conviene più che altro, magari a partire da un caso particolare, avvertire l'utente affinché si renda conto dell'esistenza di certi problemi, lasciandogli poi il compito di apprenderne da solo i dettagli.
Opac collettivi
Accanto agli opac di singole biblioteche, esistono gli opac collettivi, ossia i cataloghi in linea che raccolgono il patrimonio di un insieme più o meno grande di biblioteche. Il caso più familiare è quello di SBN, che contiene la descrizione del posseduto di un grande numero di biblioteche italiane. Oltre alla possibilità di ricercare in molte biblioteche con una sola interrogazione, gli opac collettivi offrono un secondo, considerevole vantaggio: un documento posseduto da più biblioteche può essere catalogato una volta sola, dalla prima biblioteca che lo descrive, mentre le altre biblioteche si limiteranno poi a specificare che anch'esse possiedono quel documento, collegandosi alla descrizione già esistente. In tal modo, cercando un determinato documento se ne troverà una sola descrizione, accompagnata dall'indicazione delle diverse biblioteche che lo possiedono.
Questa situazione ideale dovrebbe essere caratteristica degli opac collettivi integrati, nei quali appunto il posseduto delle diverse biblioteche partecipanti è unificato; tali opac si contrappongono agli opac collettivi cumulati, formati dalla semplice somma di una serie di opac singoli i cui record non sono confrontati e "schiacciati" in modo da eliminare le duplicazioni. [4] Purtroppo anche gli opac collettivi integrati presentano spesso molte duplicazioni, causate da vari problemi sia di uniformità fra gli archivi di origine che di manutenzione del catalogo. Se è vero che la presenza di duplicazioni e incoerenze è praticamente inevitabile, tanto più quanto maggiori sono le dimensioni del catalogo, d'altra parte si tratta di un fenomeno che confonde l'utente - e talvolta anche lo stesso bibliotecario - e produce non solo disordine ma anche inesattezze documentarie.
Multiopac e metaopac
Un approccio alternativo a quello degli opac collettivi è quello dei multi- e meta-opac, i quali si avvalgono di tecnologie telematiche per interrogare "dall'esterno" più cataloghi in linea, già esistenti in forma indipendente. Vengono distinti a questo proposito [5] i multiopac, che si limitano a presentare una serie di opac interrogabili solamente uno per volta, anche se attraverso un'interfaccia uniforme; e i metaopac, che (analogamente ai metamotori di ricerca in Internet) sono in grado di interrogare più opac dotati di interfaccia web attraverso una sola richiesta, e di restituire uno dopo l'altro i risultati della stessa ricerca nei diversi opac coperti. Un metaopac può interrogare anche opac basati su sistemi diversi (per esempio Aleph, EasyWeb, ecc.), a patto che le ricerche siano relativamente semplici (autore, titolo, soggetto): infatti la sintassi da usare per ricerche più complesse varia a seconda dei diversi sistemi, e ciò renderebbe inesatti i risultati di una metaricerca più articolata.
Uno degli esempi italiani più interessanti di metaopac è certamente Azalai [6], un software sviluppato dal CILEA e attualmente impiegato per il Catalogo Bibliografico Virtuale delle Università Lombarde. La maschera iniziale di questo metaopac <http://azalai.cilea.it/java/html/cbvul/form.htm> propone l'alternativa fra la ricerca in tutti gli opac coperti oppure solo in alcuni di essi opportunamente specificati. Successivamente possono essere immesse le richieste nei campi autore, titolo e soggetto. Vengono quindi restituiti, uno in coda all'altro, i risultati della ricerca nei diversi opac: a partire da questi è possibile poi navigare all'interno di ciascun opac - uscendo quindi da Azalai - per conoscere le eventuali descrizioni più complete o le localizzazioni dei documenti.
I metaopac sono una prima realizzazione del sogno di poter interrogare qualsiasi opac attraverso una stessa interfaccia. Questa funzione sarebbe realizzabile con maggiore raffinatezza attraverso i client Z39.50: si tratta di applicazioni che permettono di interrogare opac distanti riconoscendone di volta in volta le peculiari modalità di funzionamento, a condizione che questi aderiscano allo standard Z39.50 per trasmissione dei dati bibliografici. [7] Purtroppo, sono attualmente pochi gli opac italiani che soddisfano tale condizione, ed è per questo che la via dei metaopac risulta per il momento la più semplice.
Claudio Gnoli, AIB - Redazione di OPAC italiani
Note
[1] OPAC italiani. Repertorio dei cataloghi (OPAC) di biblioteche italiane disponibili via Internet, a cura di Riccardo Ridi. <https://www.aib.it/aib/lis/opac1.htm>, 1997, agg. 1999.
[2] Liste italiane di periodici. Repertorio delle liste alfabetiche disponibili via Internet di periodici posseduti da biblioteche italiane, a cura di Antonella De Robbio. <https://www.aib.it/aib/lis/opac2.htm>, 1997, agg. 1999.
[3] Claudio Gnoli. Gli opac. Una guida per il pubblico all'utilizzo dei cataloghi in linea. <https://www.aib.it/aib/lis/faq/faq04.htm>, 1998.
[4] Fabio Metitieri, Riccardo Ridi. Ricerche bibliografiche in Internet. Milano, Apogeo, 1998.
[5] Antonella De Robbio. L'identità di OPAC1. Lo strumento, l'attività del gruppo, gli OPAC, prospettive future. <https://www.aib.it/aib/commiss/cnur/awderob.htm>, 1998.
[6] Azalai. Il MetaOPAC del CILEA. <http://opus.cilea.it/java/index.htm>.
[7] Antonio Scolari. World Wide Web e Z39.50. Standard per la ricerca a confronto. "Bollettino AIB", 36 (1996), n. 4, p. 397-407. [Anche a: <https://www.aib.it/aib/boll/96-4-397.htm>.]
«Bibliotime», anno II, numero 1 (marzo 1999)