Associazione italiana biblioteche. XLVIII Congresso
XLVIII Congresso nazionale AIB
AIB2001
Roma, Giovedì 4 ottobre 2001
ore 10-13
EUR, Palazzo dei congressi
Sala Campidoglio
Seminario AIB-WEB-4
OPAC punto e a CAPO
Quali cataloghi per il recupero delle informazioni bibliografiche in linea
Resoconto della tavola rotonda a cura di Rossana Morriello
La tavola rotonda ha preso avvio dalla definizione del concetto di portale, a partire dagli spunti offerti dalle relazioni precedenti. Il coordinatore ha ricordato le tre diverse qualificazioni che ruotano attorno a questo strumento informativo, e che gli attribuiscono di volta in volta
funzioni più generali o specializzate. In un primo caso, infatti, il portale è un contenitore di informazioni di varia natura che si rivolge ad un pubblico generico e indifferenziato. Tuttavia, esistono anche portali o mini-portali di tipo specialistico, ideati per una precisa tipologia di utenza, del tutto analogamente a quanto avviene per le biblioteche, che pensano le loro risorse, selezionate e catalogate negli OPAC, per un universo ben definito di utenti, specifici, locali o potenzialmente locali. Infine, all'interno di quest'ultima tipologia troviamo il portale personalizzabile, che offre al singolo utente la possibilità di intraprendere determinati percorsi, di crearsi, pur entro certi limiti, un personale accesso e un certo tipo di contatto con le risorse offerte dal web o dalla biblioteca.
La definizione ultima di portale, apparentemente chiara ed univoca nella teoria, non lo è affatto, invece, nella pratica, dove risulta difficile capire l'effettivo uso del termine. Non è infrequente una certa confusione linguistica nella terminologia della Rete, e la prevalenza di alcune espressioni decisamente basata sulla moda del momento. "Portale" è proprio una di queste parole "di moda" di cui si è fatto e si fa un certo abuso. Una precisa caratterizzazione del termine giunge da parte bibliotecaria e, riprendendo una definizione già fornita da esperti presenti alla tavola rotonda del seminario AIB-WEB 3, nell'ambito del XLVII Congresso AIB del 2000, ci riconduce alla compresenza delle tre funzioni "find, connect and buy". Di queste, la prima è senza dubbio l'elemento che determina la nascita del portale. L'esigenza alla quale i primi servizi di questo genere tentavano di far fronte era proprio di fornire un orientamento nell'enorme
quantità di informazione che la Rete riversa sugli utenti, e quindi di porsi come accesso privilegiato a contenuti selezionati, prima di tipo generale, poi di tipo specializzato, con la nascita dei portali verticali. È il caso, testimoniato direttamente in sede di discussione, di Alice.it, portale che si rivolge agli operatori del mondo librario, inizialmente con intento informativo e successivamente affiancando alla semplice selezione di
risorse una serie di operazioni di carattere commerciale, come Internet Bookshop Italia. La seconda funzione "connect" rappresenta innanzitutto, la possibilità di mettere in comunicazione gli utenti all'interno di comunità virtuali ma, soprattutto, di creare delle relazioni tra i diversi operatori (chi fornisce informazioni, chi ne fruisce, chi sponsorizza) al fine ultimo di raggiungere un determinato obiettivo. In molti casi, questo obiettivo si identifica con la terza funzione "buy", ovvero la vendita all'utente di un
prodotto.
È solo laddove tutte e tre le funzionalità indicate siano presenti che si può parlare di portale.
Tenendo ferma questa definizione, appare ovvia la difficoltà di estenderla agli OPAC, per i quali la funzione "buy" è difficilmente
applicabile. E, in effetti, l'evoluzione dei cataloghi online, spesso definita
"portalizzazione", deve più correttamente essere ricondotta alla sua vera natura di "integrazione". Gli OPAC possono e devono modernizzarsi ed interagire con altri servizi, ma senza necessariamente tendere verso un modello, quello del portale, che di fatto rischia di snaturare lo strumento bibliotecario. Si parlerà, dunque, di "integrazione" e non di
"portalizzazione", tenendo ben separati i due concetti.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che la biblioteca è per definizione luogo di libertà, innanzitutto libertà di scelta, e in quanto tale si pone in antitesi con la natura del portale che, invece, impone all'utente una scelta condotta a priori. L'interesse del pubblico verso i portali, che vengono ricercati ed usati (ma soprattutto per la loro funzione di "find", ovvero di ricerca, alla quale vengono successivamente aggiunti gli aspetti commerciali, come testimoniato dai diversi motori di ricerca che si sono trasformati in portali), non deve ingannare sulla vera caratteristica di Internet che è, al contrario, di spingere alla scelta, a ritagliarsi una propria navigazione, un proprio spazio di interesse.
Perlomeno per gli utenti più esperti, di prima generazione, che di norma si differenziano dal pubblico dei portali, in genere meno abile nella navigazione.
Né si deve trascurare il rischio di impoverimento della qualità dell'informazione, fenomeno a cui si è già assistito nel caso della televisione e dei giornali.
Un efficace parallelo viene teso, in sede di discussione, tra la televisione e il portale. Entrambi sono riconducibili al tipo generalista o specializzato, e comuni ad entrambi possono rivelarsi le conseguenze di certe tendenze in atto. Mentre un tempo, infatti, i produttori vendevano merci agli acquirenti, oggi la televisione e i giornali vendono gli acquirenti, quanti più possibile e indiscriminatamente, ai produttori: l'aspetto commerciale
è divenuto preponderante rispetto a quello informativo. Il portale potrebbe andare incontro a questo tipo di sviluppo, non auspicabile di certo in nessuna biblioteca.
Nondimeno il ruolo degli operatori commerciali non può essere ignorato. È vero che l'avvicinamento del pubblico di massa ad attività tipicamente bibliotecarie come la ricerca bibliografica, e a strumenti altrettanto tipici del lavoro in biblioteca come la classificazione, è stato in molti casi determinato da siti come i motori di ricerca o le grandi librerie online, che sovente costituiscono uno stimolo trainante anche
per le biblioteche. Molti di questi siti, in diversa misura, utilizzano classificazioni biblioteconomiche, ad iniziare dalla Dewey che è, per esempio, alla base della classificazione in Alice.it e IBS, sebbene adattata e sviluppata in una terminologia più immediata e facilmente comprensibile al pubblico. Mentre, al contrario, queste stesse classificazioni sono scarsamente utilizzate nella ricerca bibliografica dagli utenti delle biblioteche (ma anche dagli stessi bibliotecari) e, conseguentemente, negli OPAC. D'altro canto, la nascita del web pare aver determinato un abbandono degli studi relativi all'information retrieval, né i moderni sistemi gestionali in uso nella biblioteche sfruttano in maniera adeguata le sue potenzialità.
Si tratta, dunque, in primo luogo, per i bibliotecari, di riappropriarsi di strumenti e abilità che sono loro propri e che non emergono in ambito bibliotecario per svariate ragioni, non ultima la scarsa capacità di "marketing" delle biblioteche, di promuovere, cioè, la propria attività e gli "utensili" del mestiere. Quindi, occorre definire gli spazi di contatto e comunicazione tra gli ambiti bibliotecario e commerciale,
e le modalità di collaborazione che indubbiamente gioverebbero ad entrambe le parti. Non è un compito facile e si scontra con le esigenze fortemente differenziate dei diversi operatori, ma non è certo impossibile, come dimostrato dalle esperienze straniere citate nelle relazioni precedenti di questo seminario. Essenziale, in questo senso, diventa l'utilizzo di standard che permettano, innanzitutto, di comunicare e di integrare le risorse in maniera efficace e, inoltre, di tenere separati i dati e chi li gestisce dagli strumenti per il trattamento dei dati e chi li produce. In altre parole, la standardizzazione dei formati di conservazione e trasmissione dei dati è condizione necessaria affinché chi li gestisce (ad iniziare dalle biblioteche) non si ritrovi a dipendere dai proprietari degli strumenti (di un certo specifico software, per esempio), e possa disporne indipendentemente dalle vicissitudini e dalle scelte dei produttori e garantirne, in tal modo, la disponibilità e fruibilità nel tempo. Condizione essenziale, questa, per uno sviluppo efficace dell'OPAC verso il modello integrato.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-01-24
a cura di Gabriele Mazzitelli
URL: https://www.aib.it/aib/congr/c48/morriello.htm