[Intervento presentato in occasione della Conferenza nazionale Il Piano di azione per lo sviluppo della società dell'informazione: un progetto per l'Italia, svoltasi a Roma il 30 giugno-1 luglio 1999]
"Non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato il problema" Albert Einstein
L'Associazione italiana biblioteche è la più importante associazione del settore in Italia. Fondata a Roma nel 1930 aderisce alla International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA), è un'organizzazione non governativa e senza fini di lucro che ha lo scopo di sostenere lo sviluppo delle biblioteche e dei servizi di informazione e documentazione sulla base dei princìpi deontologici della professione ed in linea con le indicazioni e le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali, quali l'ONU, l'UNESCO, il Consiglio d'Europa, l'Unione europea, in materia di diritti umani con particolare riguardo ai diritti di accesso all'informazione e di libertà di espressione.
Il nostro possibile contributo all'attuazione di un Piano d'Azione per la Società dell'Informazione non si limita agli appunti che seguono nei quali si riassumono le proposte che l'AIB da anni suggerisce al Governo ed al Parlamento per un rapido raggiungimento dell'obiettivo. Il nostro sito WEB <https://www.aib.it> testimonia la nostra lunga militanza attiva nella diffusione di servizi innovativi basati sull'applicazione delle tecnologie dell'informazione che di tempo in tempo si sono rese disponibili facendo attenzione alla salvaguardia della priorità della difesa della persona umana e delle sue prerogative di libero accesso al sapere sotto ogni forma, tradizionale o innovativa, rispetto ad ingenue infatuazioni per gli strumenti. A tale sito si rimanda per la ulteriore documentazione sulle proposte che abbiamo sintetizzato.
Abbiamo sostenuto con grande investimento di mezzi e competenze il precedente tentativo di Piano d'Azione denominato MEDIATECA 2000 che riteniamo possa essere recuperato nell'ambito della strategia globale che si presume ispirerà il Piano lanciato dal Forum.
Il cuore della nostra proposta si discosta dalle visioni più diffuse perché punta diritto sulla messa a valore dell'investimento dei singoli cittadini nella direzione che il Governo dovrebbe rendere fortemente visibile con adeguati investimenti nella promozione di confacenti comportamenti collettivi, a partire dalle istituzioni educative, per comprendere le strutture e le organizzazioni che determinano la possibilità di apprendimento lungo tutto l'arco della vita tra le quali non possiamo non annoverare le biblioteche.
Noi riteniamo che i due binari sui quali si potrà muovere questa ambiziosa operazione saranno la capacità di legiferare in funzione dell'obiettivo (oltre che di delegificare vigorosamente) e la capacità di far emergere il nuovo settore produttivo in tutta la sua ampiezza, a partire dall'emersione delle professioni che concorrono in maniera diretta o indiretta a determinare quello che sempre più può essere individuato come il nuovo modo di produzione.
Le nostre proposte si collocano nell'alveo delle politiche che la maggior parte dei Paesi europei ma anche molti paesi emergenti stanno attuando in direzione dello sviluppo della Società dell'Informazione. Si rimanda tra gli altri documenti alla risoluzione del Parlamento europeo intitolata La biblioteca pubblica nella società moderna anche in versione italiana.
Restiamo a disposizione per ogni informazione e collaborazione per lo sviluppo della Società dell'Informazione nell'area dell'industria e delle istituzioni culturali oltre che del sistema educativo e formativo.
Il nostro contributo si rivolge a tutti i gruppi di lavoro per la natura trasversale della nostra professione.
La prospettiva complessiva nella quale si iscrive l'azione dell'AIB per lo sviluppo del Paese è quella dell'allargamento delle prerogative e delle libertà dell'individuo, della sua capacità di essere padrone delle proprie scelte e di essere nel contempo una risorsa per la comunità della quale fa parte.
Quella società civile che da più parti si individua quale forma di contrappeso ai poteri istituzionali ha bisogno di infrastrutture come le biblioteche, le scuole, le reti per coltivare la capacità di assunzione di responsabilità in ogni individuo, capacità che è condizione indispensabile di ogni sistema basato sulla partecipazione diffusa e sulla nozione autentica di libertà che non si definisce mai una volta per tutte.
Stato e società civile non sono alternativi ma certamente si deve ricomporre la distribuzione del peso e dei poteri con la consapevolezza che è interesse vitale per lo sviluppo della società civile uno Stato forte ed affidabile rispetto alle responsabilità che si assume e viceversa.
Noi continuiamo a constatare che tardano le iniziative che potrebbero liberare le immense energie di intelligenza, volontà e spirito di iniziativa di due intere generazioni alle quali non si riesce a prospettare un futuro verso il quale esse possano dirigere il loro sforzo. Si continua pensare che il compito dello Stato sia quello di gestire i processi, di dirigere la vita dei singoli, salvo poi dichiarare la propria impotenza a rispondere nelle misure necessarie rispetto a quel modello, peraltro ormai giudicato dalla Storia.
Non si tratta qui di entrare nella dialettica tra liberismo e statalismo ma molto più semplicemente di cominciare a porre le basi di un nuovo tipo di intervento
che si concentra sulla creazione di poderose infrastrutture sulle quali la molteplicità degli approcci e dei progetti possa trovare l'humus per crescere liberamente: gli interventi possono trovare posto nel riorientamento delle disponibilità già destinate a tale tipo di investimenti, sia in materia di sedi che di reti telematiche; noi riteniamo che si debba ragionare su un ordine di grandezza di mille miliardi all'anno per 10 anni, senza aggiunta di spesa,
sulla definizione di un numero ridotto e chiaro di regole,
sulla garanzia di condizioni minime di pari opportunità per ogni cittadino a fronte di un impegno costante ad investire sulla propria intelligenza.
Se apprezziamo dunque il lavoro del Governo rispetto al risanamento della finanza pubblica critichiamo invece vigorosamente l'incapacità di valorizzare l'intelligenza di un'intera generazione lasciata al margine del sistema produttivo dissipando spesso l'investimento formativo comunque fatto su di essa.
Noi crediamo che un giovane che studia o che cerca un lavoro sia già al servizio della nazione e che debba sentirsi sempre e comunque parte della sua comunità, debba condividerne le responsabilità, abbia diritto comunque a giocare un ruolo più o meno importante ma comunque si debba sentire in cammino con gli altri.
Non c'è poi condizione più orribile della disoccupazione unita al senso di esclusione, già grave per chi ha investito su di sé per dare il proprio contributo alla ricchezza del paese, ancora più grave per chi non possiede strumenti e opportunità culturali.
Il concetto di piena occupazione si raggiunge considerando remunerabile in qualche forma anche l'attività destinata al proprio sviluppo intellettuale, alla propria formazione professionale.
Ogni individuo diventa così, come dice Gunter Pauli, un anticorpo contro il degrado della piccola parte di Paese che egli abita. Il costo della sua remunerazione farà risparmiare costi immensamente più alti in termini di repressione e di recupero della devianza. Tali prospettive enunciava già Ernesto Rossi nel suo ancor attualissimo saggio del 1942 che portava l'efficace titolo Abolire la miseria.
Nel campo dello sviluppo della competitività del "sistema paese" noi continuiamo a pensare che una rete di servizi di biblioteca, informazione e documentazione costituisca la piattaforma sulla quale possa dispiegarsi l'iniziativa individuale nella prospettiva della libera coltivazione delle proprie risorse e capacità intellettuali.
Tale attività moltiplicata per i milioni di persone che potrebbero mettere in atto queste pratiche se esistessero i luoghi adeguati a realizzarla porterebbe ad un radicale miglioramento del paesaggio culturale e civile delle nostre città.
Del resto anche il Premio Nobel per l'economia, Franco Modigliani è tornato a criticare severamente la gestione della politica europea per la sua subalternità alla politica monetaria che è causa diretta della crescita della disoccupazione. Per combatterla egli sostiene che occorre far perno su un complesso di leve il cui funzionamento dipende anche dallo sviluppo intellettuale delle popolazioni. Sulle stesse posizioni troviamo Amartya Sen.
Poiché siamo in una stagione nella quale si pongono le basi per la Finanziaria credo che il Piano d'Azione debba avere all'interno uno spazio rilevante e non uno strapuntino, altrimenti saremo autorizzati a pensare che ancora una volta si perdono occasioni preziose: ci suggeriamo di suggerire le linee di una campagna promozionale che coniuga l'intervento diretto delle Amministrazioni con l'iniziativa dei cittadini.
Entro il duemila in ogni città, in ogni quartiere, in ogni famiglia si dovranno investire tempo e risorse per dare a tutti i bambini d'Italia ed insieme a loro a tutti i cittadini pari opportunità rispetto al diritto di accesso all'informazione ed alla conoscenza. Il Parlamento, il Governo, le Regioni e le autonomie locali devono stabilire traguardi precisi in questa direzione ed individuare le risorse da destinare a questo scopo.
Noi pensiamo che un obiettivo del genere sia raggiungibile utilizzando anche strumenti di intervento di facile gestione che mettano la società e le istituzioni in grado di assumere rapidamente i comportamenti desiderati come è accaduto con gli incentivi sperimentati per la rottamazione.
Per essere più chiari diffidiamo di ogni iniziativa basata su finanziamenti gestiti a livello centrale poiché hanno dimostrato di essere inefficaci e fonte di sprechi colossali; vanno fatti salvi ovviamente quelli diretti alle strutture ed alle azioni gestite dallo Stato.
Lo stesso criterio vale per gli altri livelli di amministrazione cioè le Regioni e le Province che spesso tendono a riprodurre i comportamenti dello Stato nella gestione dei finanziamenti diretti ai Comuni. Vale anche per l'Unione europea a proposito della quale non può non suscitare allarme la proliferazione di iniziative e programmi certo animati dalle migliori intenzioni ma la cui efficacia ed i cui risultati, anche se apprezzabili in sé restano spesso lontani da ciò che ci serve.
Proponiamo pertanto una serie di azioni convergenti che agiscano su vari aspetti della vita del Paese (le proposte sono evidentemente esemplificative del metodo e del modello di rapporto tra cittadini ed istituzioni che noi prediligiamo):
a) nell'affermazione dei diritti individuali e degli standard di qualità della vita e del lavoro:
l'inserimento della biblioteca pubblica tra gli standard urbanistici con l'obbligo di realizzare e gestire sezioni adeguatamente attrezzate di libri e documenti multimediali per i ragazzi ed i giovani.
la definizione, anche con la collaborazione dell'AIB, di standard credibili di qualità ed efficienza dei servizi: su di essi gli Enti di gestione delle biblioteche definiranno apposite carte dei servizi.
l'attuazione della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia ratificata con legge 27 maggio 1991 n.176 che agli art 13 e 17 afferma i diritti del bambino all'accesso all'informazione ed ai mezzi di comunicazione. Inserimento di questi diritti nel nuovo modello di stato sociale e loro attuazione attraverso le biblioteche ed i servizi similari.
la salvaguardia delle prerogative delle biblioteche e dei servizi pubblici di accesso all'informazione per quanto riguarda l'applicazione delle normative in materia di diritto d'autore e diritti connessi, (usi personali senza fini di lucro) continuamente insidiati da leggi sempre più restrittive che il Parlamento sta approvando sulla base di pressioni dell'industria culturale
ogni altra misura volta alla diffusione delle applicazioni delle tecnologie ad ogni settore produttivo con incentivazione di nuove modalità operative come il telelavoro.
b) nella realizzazione e ristrutturazione dei servizi:
l'adeguamento della situazione italiana a quella dei paesi avanzati per quanto riguarda i servizi bibliografici nazionali. Questo livello di servizio interessa tutti, e un loro potenziamento gioverebbe proprio alle biblioteche più piccole, più deboli e più periferiche.
l'estensione del Servizio bibliotecario nazionale a tutto il territorio, intendendo precisamente che si estende il Servizio, cioè le prestazioni al cittadino e non i pacchi software. Questo obiettivo dovrà essere perseguito salvaguardando valorizzando il lavoro e gli investimenti fatti finora ma nello stesso tempo procedendo, anche sulla base delle proposte dell'ICCU, alla creazione di nuovi strumenti gestionali quali un'apposita Agenzia di diritto privato da inserire tra le grandi infrastrutture del Paese.
la concessione ai Comuni ed alle Amministrazioni che hanno come compito la gestione di servizi di biblioteca ed informazione aperti al pubblico di incentivi per la realizzazione di biblioteche e servizi culturali semplificando le procedure di finanziamento secondo quanto già sperimentato con l'applicazione dell'art.34 comma 3 del Decreto Legislativo n. 504 del 1992, specificando la destinazione delle risorse ai servizi di cui sopra.
c) negli incentivi per i comportamenti individuali e collettivi funzionali al perseguimento degli obiettivi desiderati:
la riduzione mirata delle imposte sui prodotti e sui servizi legati all'investimento sull'intelligenza, (libri, CD-ROM, video, computer, abbonamenti ad INTERNET)
incentivi nelle tariffe telefoniche per i servizi basati sui collegamenti telematici, quali ad esempio le reti civiche che sono anche uno strumento formidabile per la diffusione dei servizi di biblioteca ed in generale per la semplificazione del rapporto tra cittadini ed istituzioni.
inserire nelle future norme sulla riduzione dell'orario di lavoro e/o nei contratti di lavoro la possibilità dedicare il tempo "liberato" ad attività culturali presso musei, biblioteche, teatri, cinema etc. o in attività di formazione ed autoformazione liberamente scelte dall'individuo, senza trascurare la possibilità di svolgere queste attività in compagnia dei figli. Tale tempo potrebbe essere impiegato anche in attività di aggiornamento e formazione concordate con le imprese anche per finalità produttive.
É questo il nostro contributo alla discussione sulle 35 ore e pensiamo che il Governo potrebbe proporre questa soluzione come mediazione che a nostro parere porta vantaggi enormi sia ai lavoratori che alle imprese.
il riconoscimento di crediti formativi a tutti gli studenti , dalle elementari all'Università, ed in genere ai cittadini che chiederanno che venga certificata, in modi da definire, la loro abilità e competenza nell'utilizzo consapevole della biblioteca e degli strumenti di accesso all'informazione ed alla conoscenza(dal libro ad INTERNET) fino a giungere all'inserimento di tali abilità nelle conoscenze obbligatorie nell'ambito del percorso formativo di ogni individuo. Contatti in tal senso abbiamo intrapreso col Ministero della pubblica istruzione e con quello per i beni culturali. Questo significa ovviamente che tale abilità dovrà essere posseduta progressivamente anche da tutti gli insegnanti.
l'inserimento di tali crediti formativi ed in generale degli investimenti sulla propria intelligenza tra i comportamenti che possono comportare per i carcerati riduzioni della pena o concessione di pene alternative.
l'individuazione di misure a sostegno dell'accesso ai servizi di informazione per tutti i cittadini svantaggiati o che tendono ad essere esclusi quali i portatori di handicap, ivi compresi quelli meno evidenti al primo sguardo come la dislessia e le forme similari di difficoltà di rapporto con la parola scritta, i non vedenti, i malati.
l'inserimento dei servizi di biblioteca ed accesso all'informazione tra le infrastrutture da realizzare nei territori nei quali si interviene per l'incremento dell'occupazione diretta ed indotta.
d) nel riconoscimento e nello sviluppo della professionalità degli addetti al settore:
riconoscimento della professione di bibliotecario e delle altre figure professionali che operano nell'area del trattamento e gestione dell'informazione e documentazione nelle varie specializzazioni per la sua elevata valenza tecnica e culturale, come avviene in tutti i paesi sviluppati, con possibilità di adeguati sviluppi di carriera in senso verticale e agevolazione della mobilità tra le biblioteche e le strutture di servizio di diversa appartenenza amministrativa.
Per raggiungere tale obiettivo l'AIB ha già istituito un proprio Albo Professionale italiano dei bibliotecari sulla base delle indicazioni e della filosofia della legislazione in materia di esercizio delle professioni in corso di approvazione.
valorizzazione degli aspetti etici della professione in considerazione del fatto che la qualità delle prestazioni e la loro affidabilità sono condizione dell'effettivo perseguimento dei diritti dell'individuo di accedere all'informazione ed alla conoscenza. Tale attività deve essere assunta sempre più tra le missioni delle associazioni professionali, sotto la vigilanza delle Autorità.
sostegno alle imprese, in particolare a quelle gestite da giovani e da donne, nei settori della gestione di servizi di documentazione e catalogazione, dell'editoria ed in particolare di quella elettronica, delle tecnologie dell'informazione.
salvaguardia e valorizzazione della professionalità dei bibliotecari e degli operatori del settore dell'informazione in generale.
A tal proposito giunge estremamente opportuna la Conferenza internazionale promossa da Consiglio d'Europa, dal Comune di Roma e dal Governo italiano su "lavoro culturale nella Società dell'Informazione" che si terrà in Campidoglio il 22-23 ottobre 1999.
Il pacchetto di provvedimenti elencati diventa un contributo al rilancio di un'economia e di consumi qualificati, ecocompatibili, che mettono a valore un'energia che non costa niente e cioè l'intelligenza.
Crediamo inoltre che questa sia una delle forme più sane di incentivazione all'industria editoriale sia per i prodotti tradizionali che per quelli dell'editoria elettronica. L'AIB ha proposto inoltre uno schema di Legge quadro che può costituire una base per l'iniziativa del Governo, del Parlamento, delle autonomie locali.
Tra i documenti ai quali ci siamo ispirati nella stesura del testo vi sono anche i Princìpi sull'accesso all'informazione e sulla libertà di espressione presentati dall'apposito Comitato dell'IFLA alla Conferenza di Copenaghen del 1997 e le Raccomandazioni del Consiglio d'Europa in materia di legislazione bibliotecaria.
La nostra iniziativa per la Legge quadro si iscrive perciò nel quadro degli obiettivi e dei comportamenti che il Comitato tiene sotto monitoraggio. Se riusciremo a vederla approvata nella stesura da noi proposta sarà un successo da segnalare al Comitato, ma sarà un grande traguardo anche per il Paese.
Lo Schema di disegno di Legge è intitolato Legge quadro sulle biblioteche e sui servizi di accesso alla conoscenza, al pensiero, alla cultura ed all'informazione.
Il perseguimento del risultato costituisce uno dei nostri impegni prevalenti. Ci riferiamo innanzitutto all'impianto complessivo che, stabilito il diritto al servizio per ogni cittadino ed i princìpi ai quali questo si deve informare, rimanda ai normali provvedimenti amministrativi la loro istituzione e gestione da parte di ciascuna delle Amministrazioni coinvolte. Gli stessi standard, inseriti come appendice nel testo della legge, potranno poi essere migliorati di tempo in tempo con provvedimenti amministrativi. Per esigenze di completezza il testo si chiude con un ultimo articolo destinato ad accogliere tutte le abrogazioni esplicite di norme in contrasto con l'obiettivo di semplificazione che ci eravamo dati in partenza.
Le Regioni sono chiamate ad intervenire sulle loro legislazioni in materia con lo stesso spirito e provvederanno ad adeguare le loro leggi solo se in contrasto con i princìpi della legge nazionale mentre avranno la massima autonomia nell'individuazione delle forme di gestione e nell'incremento degli standard di qualità al di sopra di quelli minimi imposti dalla legge quadro. Il testo completo si trova all'indirizzo <https://www.aib.it/aib/editoria/n10/98-04ipot.htm>
MEDIATECA 2000, il Piano d'Azione lanciato il 14 luglio 1997 da Ministro Veltroni, voleva e poteva essere la via italiana alla Società dell'Informazione ed era affascinante l'idea che a guidare quel processo potesse essere il nuovo "Ministero della Cultura" a livello centrale e le istituzioni culturali ed educative sul territorio, aperte al mondo imprenditoriale ed alla Società civile.
Mi permetto di ricordare che l'iniziativa era denominata "Piano di Azione" non a caso ma perché puntava sulla valorizzazione di tutte le iniziative che in gran parte del territorio si sono comunque già messe autonomamente in moto e che aspettano solo il segnale e la conferma da parte del Ministero e del Governo nel suo complesso di stare operando nello spirito e nella strategia del Piano d'Azione stesso.
Parlo di tutti quei Comuni, Province, Regioni, Associazioni, aziende pubbliche e private, istituzioni culturali ed educative che in qualche modo, e spesso con il raggiungimento di punti di eccellenza paragonabili alle esperienze straniere, stanno già determinando un paesaggio che, se portato a visibilità potrebbe consentire all'Italia di dire "Ecco, anche noi stiamo operando secondo le linee strategiche della Commissione europea in materia di accesso all'informazione da parte dei cittadini, secondo le raccomandazioni del Consiglio d'Europa e in rapporto alle strategie di sviluppo dei nuovi consumi e dei nuovi servizi che le tecnologie rendono disponibili". Una volta tanto eravamo arrivati tra i primi e con un approccio globale che ha suscitato immediatamente l'interesse delle organizzazioni professionali di molti paesi con le quali siamo in contatto.
Questa rete di servizi già avviati ha molti buchi specie nelle regioni del Sud e certamente come AIB abbiamo condiviso che il massimo sforzo venisse concentrato sulle regioni dell'obiettivo 1. Non abbiamo mai invece condiviso il puntare esclusivamente sulla formazione di nuovi operatori da mettere sul mercato quando si sapeva che tale mercato si forma attraverso un complesso di azioni convergenti della Pubblica Amministrazione e del sistema imprenditoriale che abbiano come fine la garanzia di accesso all'informazione da parte di tutti i cittadini intesi ad un tempo come titolari di diritti alla conoscenza e possibili protagonisti di un sistema produttivo in cui la conoscenza costituisce la risorsa fondamentale.
MEDIATECA 2000 non può quindi ridursi alla creazione di cosiddette "mediateche" intese come sale predisposte per l'utilizzo di postazioni INTERNET e di prodotti dell'editoria elettronica e multimediale. Essa voleva costituire l'occasione per il rilancio delle biblioteche pubbliche, scolastiche, dell'Università e dei centri di documentazione ed informazione con l'inserimento di attrezzature e servizi adeguati ma nell'ambito di un progetto di stretta integrazione tra mezzi tradizionali (libri, giornali etc.) e innovativi (INTERNET, CD, audio e video). Laddove i servizi non esistevano si partiva dalla costituzione di un presidio basato sulle nuove tecnologie per fargli poi crescere attorno tutti quei servizi ed opportunità che sono ormai ben delineati nella risoluzione del Parlamento Europeo intitolata La biblioteca pubblica nella società moderna.
Una struttura di tal genere si pone nel tessuto sociale come supporto alle azioni educative lungo tutto l'arco della vita che tanto interessano il mondo imprenditoriale, è un presidio contro l'esclusione, promuove la lettura ed il consumo di prodotti culturali, induce comportamenti positivi nel tessuto sociale e nelle relazioni tra gli individui.
L'AIB resta comunque disponibile a collaborare a condizione che si riprenda il percorso con l'approccio globale che era ragione sostanziale di MEDIATECA 2000, e che si conferma imprescindibile anche nella nuova iniziativa della Presidenza del Consiglio, con una forte carica di innovazione e con un forte investimento a livello di marketing unitamente alla soluzione positiva delle contraddizioni evidenziate sopra.