Gruppo di studio sui servizi bibliotecari per le utenze speciali (GUSPEC)

Recapito e-mail: guspec@aib.it

Il gruppo nasce nel 2009 dall’esigenza di creare punto di riferimento univoco, all’interno dell’Associazione Italiana Biblioteche, per tutti i lettori con impedimenti funzionali di accesso alle informazioni.

Il nome, a lungo dibattuto (in effetti, è un po’ difficile da ricordare, ma l’abbiamo abbreviato in Guspec, Gruppo Utenti SPECiali, grazie all’indirizzo mail che ci ha creato il nostro amministratore di posta elettronica!) vuole riprendere le indicazioni della Sezione IFLA “Library Services to people with special needs”, nome anche dall’IFLA opportunamente modificato, nel 2008, rispetto all’antico “Libraries Serving Disadvantaged Persons”, per la volontà di evidenziare la difficoltà di accedere alle informazioni, piuttosto che lo “svantaggio” dell’utente.
Questo è anche il nostro ideale: la cultura è un diritto, e in quanto tale va resa accessibile a tutti gli individui, sempre, anche quando essi sono ammalati, imprigionati, disabili, stranieri.
Rispetto ai valori che ci animano, il nostro obiettivo è però molto più semplice e concreto: vorremmo essere un punto di raccordo, in Italia, per chi si occupa di fornire servizi di biblioteca in condizioni diverse da quelle consuete.
Il nostro spazio all’interno del sito AIB sarà lo strumento attraverso il quale cercheremo di realizzare questo progetto: una pagina per ogni settore, e tanti link mirati per navigare tra le informazioni.
Indicazioni e suggerimenti sono, dunque, benvenuti: scriveteci a guspec@aib.it

Componenti

Carceri

Settore del GUSPEC per le Biblioteche carcerarie

L’esistenza delle biblioteche negli istituti di pena è prevista sia a livello legislativo sia come indicazione di buona prassi nei regolamenti italiani e internazionali.

Tuttavia la realtà italiana, nonostante negli ultimi anni siano stati registrati degli esempi virtuosi, continua a presentare rare oasi felici in un mare di strutture penitenziarie dove le biblioteche rimangono un sogno.

La costituzione di una biblioteca in una struttura penitenziaria non è cosa da poco: una struttura che per vocazione è chiusa e ripiegata su se stessa, dove si “rinchiude” e dove esistono delle barriere fisiche che devono isolare dal mondo esterno – il carcere – , che accetta di contenere un luogo che per vocazione è proteso verso l’esterno e che attraverso la lettura e la curiosità intellettuale abbatte tutte le barriere diffondendo cultura e sapere – la biblioteca –.

Ma proprio nel luogo nel quale la libertà fisica è preclusa, la sete della libertà intellettuale
è più forte che mai, ed è per questo che due realtà
così diverse possono arricchirsi reciprocamente e sono fortemente attratte e legate.

Perché dunque questo spazio AIB?

L’idea è quella di una tavola rotonda virtuale dove condividere progetti già avviati o appena conclusi ma anche attivare nuove proposte e nuovi spunti di azione; far circolare, per quanto possibile, tutto il prezioso lavoro che è stato fatto nei singoli istituti, quasi sempre da bibliotecari isolati, per renderlo patrimonio condiviso; rendere, infine, le biblioteche carcerarie sempre più aperte verso l’esterno e sempre più gestite con criteri di servizio uniformi e rispondenti a quelli delle biblioteche di pubblica lettura.

Amelia Brambilla
(bibliotecaria a Brianzabiblioteche e referente delle biblioteche della Casa Circondariale di Monza).

amelia.brambilla@brianzabiblioteche.it)

Multicultura

Settore del GUSPEC per la multiculturalità nei servizi bibliotecari

referente: Laura Ricchina – Biblioteche del Comune di Milano

 

Ospedali

Settore del GUSPEC per le Biblioteche ospedaliere

Le biblioteche-centri di documentazione che operano nel settore biomedico rappresentano un insieme diversificato a seconda che operino in Ospedali, Università,
Aziende territoriali, agenzie regionali o IRCCS, cioè Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico, Ministero o Istituto Superiore di Sanità o case
farmaceutiche.

Difficile quantificare: nel 2000 erano circa 240 con 506 operatori.

La professionalità del personale è acquista con percorsi accademici seguiti da corsi di formazione o tramite corsi di formazione professionalizzanti e
di aggiornamento. Manca un corso di studi specifico e una figura contrattuale in cui riconoscersi. Il bibliotecario in Sanità è quasi sempre un biblio-documentalista.
Vi sono esperienze di Biblioteche per Pazienti in alcune realtà italiane che fanno seguito a quella pilota nel settore del CRO di Aviano (1998) con prodotti
nazionali quali CIGNOweb.it.

Vi sono sistemi di Biblioteche a livello nazionale quali Bibliosan (rete delle circa 60  biblioteche degli Enti di ricerca biomedica), sistemi bibliotecari
biomedici a livello regionale – ad esempio SBBL Lombardia, DORS Piemonte etc.-  e associazioni di settore tipo il GIDIF RBM – che ha 30 anni di vita e
attività – che collaborano comunque con AIB e si occupano di formazione e advocacy della professione.
Molte biblioteche biomediche, infine, fanno parte di SBN, ACNP, NILDE.

Ivana Truccolo
(Responsabile della biblioteca Scientifica e per pazienti del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano.
itruccolo@cro.it)

Disabilità intellettive e relazionali

DISABILITA’ INTELLETTIVA-RELAZIONALE

La disabilità intellettiva-relazionale (e affettiva)
è una forma di carenza, lieve o grave, che si asserisce essere insorta
per cause naturali o meno (ad es. disabilità acquisita, a causa di
un incidente automobilistico, per demenza, ecc.).

Non è corretto il concetto che fa rientrare la disabilità
intellettiva all’interno del ritardo mentale; diversamente va sottolineato
che lo sviluppo di alcune persone è caratterizzato da uno sviluppo
più lento di quello tipico e che da questo ritardo ne consegue un profilo
cognitivo diverso.

Recentemente, soprattutto negli ultimi sviluppi,
la letteratura scientifica ha definito tre gradi di disabilità intellettiva-relazionale,
meglio categorizzati in: 

Disabilità intellettiva lieve ha come range di QI (quoziente
intellettivo) pari al di sopra di 75-80;

Disabilità media si ha quando le scale di rilevamento
sanitario verificano un intervello tra 50 e 70;

Disabilità grave/severa è quando il suo QI (quoziente
intellettivo) è inferiore a 70-75 e se ha anche complementari difficoltà
adattive.

All’interno della disabilità intellettivo-relazionale,
troviamo l’autismo (detto anche disturbo dello spettro autistico o
Disturbo Generalizzato dello Sviluppo DGS).

Le persone affette da sindrome autistica, di qualunque
tipo, vengono diagnosticati in base a quanto previsto dal Manuale diagnostico
e statistico internazionale, la cui ultima revisione è del maggio 2013
(DSM V).

In questo Manuale, l’Autismo viene considerato non
solo per l’aspetto diagnostico ma anche secondo i contributi di conoscenza
che provengono dalla genetica e dalla neuroscienza (con attenzione verso
gli stimoli sensoriali) e un’attenzione particolare per le variabilità
individuali.

Le aree deficitarie del bambino/ragazzo affetto da
spettro autistico sono:

  • a. relazionale
  • a. affettiva/emotiva
  • a. comunicativa

Con questi criteri, oltre al persistere d’interessi
ristretti e stereotipati (con ritardo mentale associato), la disabilità
intellettiva o disturbo dello sviluppo intellettivo non è più dunque
un fatto meramente mentale ma rientra nella sindrome comportamentale
globale. Gli autism spectrum disorders
non hanno una sotto categorizzazione specifica ma il loro “disordine”
contempla più aree  neuronali.

La diagnosi ingloba quindi anche gli aspetti adattivi
nei diversi ambienti di vita, in particolare oltre a quello della famiglia
anche quelli sociali (parco, scuola, biblioteca, supermercato, ecc.);
diversamente lo “speciale” adotta comportamenti inadeguati, inappropriati,
non consoni alla situazione specifica negli ambienti naturali.

Conoscere i comportamenti “strani” della persona
autistica, in tali contesti, prepara l’adulto a meglio interagire
con lui, anche attraverso l’ideazione e la realizzazione di alcuni
strumenti che rientrano nella Comunicazione Aumentativa Alternativa
(CAA) seguendo i dettami del Centro Sovrazonale della Comunicazione
Aumentativa (CSCA) di Milano, come ad esempio l’IN-Book nell’ambito
del settore socio-educativo.

La definizione di IN-Book, per il CSCA, indica un albo illustrato tradotto fedelmente in simboli,
con sistema simbolico WLS della Widgit, utilizzato ormai da diversi
anni dal CSCA stesso.

Per coloro che sono affetti da disabilità intellettiva-relazionale, border line DGS (come ad es. la persona
autistica “ad alto funzionamento” e cioè in grado sia di capire
quello che gli viene detto, sia di esprimere correttamente il proprio
pensiero attraverso l’uso delle parole) come anche per i migranti, gli
stranieri, e per le famiglie che vivono in particolari condizioni socio-economiche,
l’IN-Book, libro “accessibile”, “alternativo”, è un facilitatore
sia per le  autonomie personali che per quelle sociali.

Lo scopo dell’IN-.Book è quello di essere un libro
inclusivo, per stare insieme, che mette in relazione i diversi coetanei;
l’IN-Book permette quindi ai ragazzi di essere in grado di sostenere
la relazione, la comprensione e il pensiero.

L’In-Book, in quanto libro per tutti, è un importante
strumento per il passaggio alla letto-scrittura tramite l’ascolto
e alla lettura autonoma; la sua iconicità influenza l’apprendimento
dei simboli.

Differenze tra i due sistemi di comunicazione simbolica
maggiormente utilizzati nell’area educativa-sociale

PCS = Picture Comunication Symbols, sistema simbolico
con ricca dotazione di simboli; efficace per la traduzione di concetti
concreti; diversamente lo è nel “tradurre” aspetti più fini e
astratti del linguaggio. Sistema nato nell’area della logopedia, dal
punto di vista morfosintattico viene omesso il genere e il numero e
il verbo espresso all’infinito; finalità comunque è quella di far
comprendere il significato comunicativo del simbolo.

Un esempio di testi realizzati con simboli PCS è
dato dai libri della casa editrice Uovonero .

WLS = Widgit Symbols è un sistema simbolico che
dal punto di vista morfosintattico esplicita ogni componente della frase.
Utilizzato sia per supportare la comunicazione che la literacy.

Ogni elemento viene traslitterato e tradotto all’interno
della frase (anche per i “collettori” sintattici minimali quali:
preposizioni semplici, articolate, articoli determinativi e indeterminativi,
coniugazione del verbo, ecc.).

Francesca Pongetti

(Bibliotecaria del Consiglio regionale delle Marche
di Ancona – francesca.pongetti@libero.it)

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Creata da Giovanna Frigimelica il 04/01/2012. Ultima modifica 08/06/2024 di Andrea Marchitelli
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