«Una lezione magistrale, di alto valore scientifico, e a quanto pare ancora attuale.
Questo libro deve essere letto.»
Thea Burns, The Library Quarterly, vol. 81, No. 2, April 2011
Elisa di Renzo descrive quanto è successo nella BNCF a partire dall’alba del 4 novembre 1966, quando le acque melmose dell’Arno invasero l’edificio costruito in piazza dei Cavalleggeri, dove le collezioni erano state traslocate nel 1935 dall’antica sede presso gli Uffizi. Basandosi sulla documentazione conservata in diversi archivi, anche stranieri, l’autrice sostituisce l’impianto cronachistico della maggior parte dei libri che finora hanno raccontato il disastro con una ricostruzione meticolosa degli eventi.
Apre il volume, introducendolo, un saggio di Neil Harris, che inserisce il diluvio in quanto evento mediatico nel contesto culturale e politico dell’epoca.
Dopo una sintesi delle vicende storiche della Biblioteca fino al 1966, necessarie per capire i rapporti fra quest’ultima e la città, in particolare per quanto riguarda la scelta di un sito in riva all’Arno, l’autrice giunge all’evento catastrofico, descrivendo come, dopo l’iniziale sgomento, con l’enorme afflusso di volontari di più nazioni organizzati in lunghe catene umane, per un mese intero i libri siano stati estratti dal sottosuolo e caricati sui camion per essere portati negli essiccatoi industriali. In questo modo i bibliotecari, intelligentemente guidati dall’allora direttore Emanuele Casamassima, contro ogni aspettativa, salvarono quasi l’intero patrimonio librario.Quantificando i danni per la città, si delinea l’impatto dell’alluvione sull’opinione mondiale e come la solidarietà nazionale e internazionale si sia organizzata per salvare Firenze e il suo patrimonio culturale, analizzando gli interventi dei due principali comitati stranieri: lo statunitense Committee to Rescue Italian Art (CRIA) e il britannico Italian Art and Archive Rescue Fund (IAARF). Viene quindi analizzato in dettaglio il modo in cui, dopo le operazioni improvvisate dei primi giorni, gli interventi – finanziati in buona parte dall’aiuto internazionale – si siano stabilizzati in un vero e proprio “sistema” di capitale importanza per lo sviluppo di una metodologia più ordinata e consapevole. Successivamente vengono ripercorse le vicende del Centro di restauro nato dal concorso delle competenze provenienti da tutto il mondo, in particolare dalla Gran Bretagna, con nomi come Roger Powell, Peter Waters, Anthony Cains e Christopher Clarkson.
L’opera nel 2008 è stata vincitrice del premio dell’AIB dedicato alla memoria di Giorgio de Gregori.