L’Associazione Italiana Biblioteche esprime viva preoccupazione e contrarietà per le decisioni contenute nella bozza di decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri recante il nuovo Regolamento di riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, circolata in questi giorni e prossima all’approvazione.
Il testo priva le biblioteche pubbliche statali della necessaria autonomia tecnica e scientifica – riconosciuta invece massimamente agli archivi e in misura minore ai musei – e nega loro qualsiasi specificità, riducendole a mere articolazioni amministrative delle Direzioni generali regionali, quasi fossero depositi bibliografici privi di profilo e funzioni definite.
Il quadro che ne deriva è quello della sostanziale negazione del sistema delle biblioteche pubbliche statali sul territorio, perseguito con un approccio burocratico che è il contrario di quella razionalizzazione dell’intervento statale in campo bibliotecario che l’AIB chiede da quasi quarant’anni, inascoltata.
L’AIB ha presentato in proposito al Ministro Massimo Bray alcune proposte di modifica che mirano a ripristinare l’autonomia tecnica e scientifica delle biblioteche pubbliche statali, ottenendo formali assicurazioni circa il loro recepimento nel decreto.
Più in generale, l’impianto del nuovo Regolamento di organizzazione del MiBACT appare improntato a un centralismo burocratico che segna il definitivo stravolgimento dell’idea originaria di un “ministero affidato ai tecnici”, voluta da Spadolini nel 1975: l’applicazione della spending review produce la nascita di tre ulteriori Direzioni generali di carattere amministrativo e la scomparsa della Direzione generale alle antichità (competente sui beni archeologici e inglobata nella nuova Direzione al paesaggio e al patrimonio storico artistico), oltre all’accorpamento del settore Arte e Architettura Contemporanea alla Direzione generale dello Spettacolo dal vivo.
L’AIB chiede che l’impostazione generale della riforma venga modificata per favorire il rilancio della capacità operativa del MiBACT sul territorio, attraverso l’azione delle soprintendenze e degli istituti: serve investire sulle competenze scientifiche degli operatori, che rappresentano la principale condizione per garantire la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Il marketing e la promozione turistica possono aspettare.
La desertificazione delle competenze specialistiche a cui stiamo assistendo a causa del pensionamento senza sostituzione di centinaia di professionisti del settore minaccia di penalizzare irrimediabilmente l’azione dello stato per i prossimi decenni: dovrebbe rappresentare la priorità a cui mettere mano, ed è sconfortante che essa venga misconosciuta proprio dal Ministero che dovrebbe farsene carico.
La riforma conferma e rafforza il potere dell’apparato burocratico ministeriale su soprintendenze ed istituti culturali, distoglie risorse dall’attività svolta sul territorio, profila sovrapposizioni di competenze che finiranno per inceppare la già ridotta operatività del MiBACT e lascia intravedere l’esito di pressioni e lotte di potere interne.
È di questo che la gestione dei beni culturali italiani ha bisogno?
Roma, 11 febbraio 2014