In merito alla riforma del Ministero dei beni attività culturali e del turismo, l’Associazione Italiana Biblioteche segnala le seguenti osservazioni, basate sugli annunci diffusi dal Ministero e dalla lettura di bozze del decreto, che ci restituiscono però prospettive apparentemente diverse.
Se leggiamo il comunicato diffuso dal Ministro Franceschini rispetto alle precedenti proposte del recente passato si notano dei passi in avanti, in particolare quando si ipotizza un ruolo di carattere amministrativo per le Direzioni regionali. Su questo punto siamo d’accordo con i colleghi archivisti nella proposta di sostituire queste ultime con uffici tecnico-amministrativi di supporto al lavoro di tutti i direttori di Musei, Archivi e Biblioteche. Altro punto a favore contenuto nel comunicato è l’autonomia degli istituti bibliotecari, anche se nella bozza di decreto questa autonomia, riconosciuta a musei e archivi, pare essere scomparsa per le biblioteche, che invece risultano “uffici periferici” con compiti e responsabilità ridotti a quelli tipici di uffici burocratici.
Per quello che riguarda le biblioteche statali, leggiamo nel comunicato – ma non nella bozza di decreto – l’idea che le due Biblioteche Nazionali possano fungere da Polo bibliotecario per le altre statali del medesimo territorio. Questa soluzione sembra essere dettata dalla necessità della riduzione dei dirigenti, più che da una motivata riorganizzazione di tutto il sistema delle biblioteche italiane. La proposta lascia perplessi e ci costringe a rimarcare che quando si parla di tagli di qualsiasi tipo, questi (inevitabilmente?) hanno ricadute dirette e indirette sulle nostre biblioteche, già in condizioni di fragilità estrema.
Preoccupa molto il ragionamento contenuto nella bozza sulla soppressione delle Soprintendenze archivistiche, che hanno una funzione distinta dalla direzione degli istituti: pur con tutta la competenza e la disponibilità, il rischio è che le incombenze dei direttori, anche giuridico – amministrative, soffochino la possibilità di svolgere il lavoro “territoriale” di tutela, di competenza dei Soprintendenti.
Vale la pena di ricordare che senza un adeguamento degli organici, soprattutto scientifici, in tutto il settore dei beni culturali il rischio vero è l’impossibilità concreta di svolgere correttamente le funzioni essenziali.
E’ anche incomprensibile il declassamento del Centro per il Libro e la Lettura, unica struttura centrale che si occupa di promozione della lettura in Italia, ruolo che sta diventando ancora più strategico data l’emergenza sociale e culturale in cui versa il Paese. Questo orientamento risulta anche in contrasto con il rafforzamento della funzione del Centro per il Libro e la lettura, prevista nella proposta di Legge “Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura“, presentata dall’On. Giordano e altri (C. 1504) che la nostra associazione e tutta la filiera del libro attendono da diversi anni e che sembra finalmente vicina alla stesura definitiva.
In generale le biblioteche rimangono nell’ombra, come se una riorganizzazione del Ministero non le riguardasse se non per recuperare “posti dirigenziali” a favore (?) di altri settori.
Rimane quindi aperto il problema già sottoposto dall’AIB ai Ministri che si sono succeduti nel recente passato e che al più presto vorremmo discutere con il Ministro Franceschini: la piena realizzazione di un sistema bibliotecario nazionale in cui siano idealmente collegate tutte le biblioteche statali, di enti locali, ecc., nella consapevolezza che il significato della loro esistenza non sta solo nella necessità di conservare la nostra memoria e nella valorizzazione turistica dei beni librari, ma comprende anche il diritto all’accesso all’informazione di qualità per tutti i cittadini.
Il Presidente
Enrica Manenti
Roma, 21 luglio 2014