L’AIB ha partecipato all’audizione organizzata dal Consiglio universitario nazionale sulla proposta di istituzione di un nuovo corso di Laurea magistrale in Gestione e valorizzazione dei beni culturali. Il parere dell’AIB è illustrato in un documento che sarà pubblicato anche sul sito del CUN. Pareri affini sono stati espressi dalla Società italiana di scienze bibliografiche e biblioteconomiche (SISBB) e dall’Associazione italiana dei docenti di archivistica (AIDUSA).
L’Associazione italiana biblioteche ha espresso parere del tutto contrario all’istituzione di una nuova classe di laurea magistrale in “Valorizzazione e gestione dei beni culturali”, per le seguenti considerazioni.
a) un corso di laurea magistrale in “Valorizzazione e gestione del patrimonio culturale” non potrebbe che duplicare gli obiettivi formativi e i contenuti del corso di laurea esistente in “Conservazione dei beni culturali”, considerato che la valorizzazione comprende la conservazione ed entrambe comportano l’applicazione di metodologie di gestione;
b) considerato che il corso di primo livello in “Conservazione dei beni culturali” comprende insegnamenti i più vari su categorie di beni culturali estremamente diverse l’una dall’altra, che richiedono conoscenze e metodologie di ricerca, selezione, acquisizione, organizzazione, trattamento, conservazione comunicazione, valorizzazione lontanissime tra loro, esso non può che fornire competenze generiche e assolutamente non sufficienti rispetto a quelle effettivamente richieste nelle biblioteche, negli archivi, nei parchi archeologici ecc., cosicché almeno al livello di formazione successivo (laurea magistrale) gli studenti hanno necessità di conseguire competenze spendibili nel mercato del lavoro focalizzando i loro studi su uno specifico dominio disciplinare, ciascuno comprendente molteplici insegnamenti, sia esso quello della Biblioteconomia, se vogliono lavorare nelle biblioteche, dell’Archivistica, se vogliono lavorare negli archivi, ecc.;
c) non a caso, ai sensi dell’art. 9-bis “Professionisti dei beni culturali” del Codice dei beni culturali, come modificato dalla legge 110/2014, la gestione e la valorizzazione, così come la conservazione e la fruizione dei beni culturali “[…] sono affidati alla responsabilità e all’attuazione, secondo le rispettive competenze, di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso di adeguata formazione ed esperienza professionale”; vale a dire che non solo non bastano i titoli di studio specialistici nelle discipline indicate, ma è richiesta, in aggiunta, adeguata esperienza professionale;
d) per un quadro della complessità della preparazione richiesta agli operatori nei vari settori (e conseguentemente non meno che biennale della stessa), si considerino a titolo di esempio le molteplici competenze necessarie per il funzionamento di una biblioteca, istituzione preposta: a promuovere la lettura e l’accesso alla conoscenza registrata (comunque prodotta, in qualsiasi formato e supporto); a supportare l’apprendimento lungo l’arco di tutta la vita, la ricerca scientifica e il confronto delle idee; ad acquisire, aggiornare, catalogare, indicizzare, organizzare, tutelare, comunicare e valorizzare collezioni di libri e altri documenti selezionati in base alla sua destinazione d’uso; a compiere studi e ricerche sulle collezioni e sull’utilizzo, nonché sul mercato editoriale e delle tecnologie, al fine di migliorare le strategie e i programmi di gestione e organizzazione di attività e servizi; a produrre dati, metadati, informazione e documenti. Ai sensi dell’art. 6, secondo comma, della legge 4/2013, la qualificazione della prestazione professionale delle professioni non ordinistiche si basa sulla conformità della medesima alla normativa tecnica UNI e la norma UNI di riferimento per la professione di bibliotecario, alla cui stesura l’AIB ha contribuito in qualità di associazione rappresentativa della professione, è UNI 11535:2014;
e) la credenza che la convergenza digitale determini automaticamente la convergenza dei diversi domini disciplinari e professionali riguardanti l’organizzazione e la gestione di biblioteche, archivi, musei, parchi archeologici, ecc. è, appunto, solo una falsa credenza che non è e non potrebbe essere scientificamente dimostrata, come non possono essere confuse le metodologie e la conoscenza approfondita dei rispettivi contesti applicativi con le tecnologie utilizzabili; al contrario, detta credenza è immediatamente smentita dalla osservazione della complessità e specificità dei rispettivi oggetti (biblioteche, archivi, musei, parchi archeologici), riconosciuta peraltro dallo stesso Codice dei beni culturali che ne fornisce distinte (ancorché sommarie) definizioni, ed accresciuta semmai in ambiente ibrido e digitale dove occorre padroneggiare tecnologie diverse per applicarle efficacemente ad oggetti, attività e servizi locali e remoti; tutt’altro discorso è invece quello riguardante le accresciute opportunità di confronto interdisciplinare e di collaborazione tra professionalità e istituti diversi, al fine di realizzare interoperabilità tecnica e organizzativa e innovazione. Tutto ciò presuppone solide conoscenze e competenze nei domini di provenienza, e non sarebbe in alcun modo favorito da un corso di laurea magistrale generico come “Gestione e valorizzazione dei beni culturali”;
f) se poi lo scopo della proposta in discussione fosse solo quello di potenziare le attitudini manageriali degli operatori nel settore dei beni culturali, la realizzazione di un tale obiettivo non richiede certo l’istituzione di un corso di laurea magistrale ad hoc, poiché gli stessi corsi di laurea specialistica esistenti possono includere (e i migliori corsi di Biblioteconomia da tempo includono) insegnamenti di management e marketing, ovvero un approccio metodologico disciplinare attento ai principi e criteri di valutazione e gestione per la qualità. Se poi si vogliono formare figure apicali per il management di beni culturali, questo tipo di formazione non può che essere affidata a corsi e training post-laurea magistrale.
Il Presidente AIB Rosa Maiello
Roma, 4 luglio 2018