L’Associazione Italiana Biblioteche, rappresentativa della professione bibliotecaria a livello nazionale (ex art. 26 D.Lgs. 206/2007 e successivo Decreto del Ministro della Giustizia, 7 gennaio 2013), ha tra i propri scopi statutari l’affermazione della specificità professionale del bibliotecario e la promozione e lo sviluppo delle biblioteche in Italia, pertanto osserva e segue con preoccupazione la situazione d’incertezza venutasi a determinare presso la Biblioteca S. Satta di Nuoro.
Infatti, già nei mesi passati l’AIB ha sollecitato più volte gli Enti preposti, a una soluzione della vicenda della Biblioteca S.Satta, ma ancora oggi, purtroppo, non c’è una risposta per i veri soggetti di questa storia: i cittadini e i lavoratori.
Da una parte, i cittadini continuano a non poter usufruire di uno dei servizi essenziali a loro dedicati, quell’accesso alla conoscenza, che deve essere sempre garantito in quanto bene comune, indispensabile e necessario per lo sviluppo di una coscienza critica e lo sviluppo sociale ed economico del territorio.
Dall’altra i lavoratori vengono ancora una volta dimenticati, in tempi così bui per l’occupazione in Sardegna. Il bagaglio professionale acquisito in tanti anni di formazione e sacrifici, sempre messo a disposizione della comunità, viene “chiuso in un cassetto” invece di essere tutelato e valorizzato.
La peculiarità del Consorzio per la pubblica lettura e l’insieme della rete delle biblioteche pubbliche della Sardegna sono da sempre considerate un punto di riferimento e un esempio concreto da seguire per le biblioteche pubbliche del centro-sud d’Italia. Negli anni Sessanta l’allora Soprintendente bibliografico Luigi Balsamo, uno dei padri delle biblioteche moderne italiane, aveva concepito e realizzato il sistema bibliotecario territoriale della Sardegna, preso ad esempio in tutta Italia.
La Biblioteca S. Satta è un presidio culturale e sociale di importanza capitale per la città di Nuoro perché attraverso i servizi offerti consente ai cittadini di documentarsi, informarsi, socializzare, curare la formazione e l’aggiornamento continui.
Negli ultimi report sulla lettura e nel Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile), l’ISTAT rileva come dalla partecipazione alla vita culturale, consegua un maggiore livello di soddisfazione e benessere individuale. Dai dati pubblicati annualmente dall’Economist e da Eurostat, si evince come i paesi con un elevato livello di istruzione e di fruizione della vita culturale (compresi gli indici di lettura, di connessione a internet e la presenza di biblioteche) siano quelli con un sviluppo economico più elevato, criminalità e corruzione inferiori, parità fra i sessi pienamente acquisita, etc.
L’ente biblioteca costituisce, quindi, uno strumento di fondamentale importanza per lo sviluppo culturale e sociale della città; per le istituzioni averne sostenuto l’attività in tutti questi anni e continuare a sostenerla deve essere motivo d’orgoglio.
L’AIB esprime preoccupazione per il personale della biblioteca, per i 9 soci lavoratori della Cooperativa che per quasi 30 anni hanno operato presso la Biblioteca S. Satta.
A fronte di un team di lavoro dipendente dal Consorzio composto da 13 unità (escludendo direttore e vicedirettrice ormai prossimi alla pensione) che conta al suo interno 2 bibliotecari, anch’essi prossimi alla pensione, 6 collaboratori di biblioteca; 4 amministrativi e 1 manutentori, il 50% dei servizi della Biblioteca Satta venivano erogati dai 9 operatori della cooperativa.
Si tratta di professionisti che nel corso di tutti questi anni sono cresciuti professionalmente, hanno garantito servizi che riteniamo indispensabili per il benessere della comunità tutta e hanno contribuito a rendere la Biblioteca Satta il fiore all’occhiello delle biblioteche sarde.
Invitiamo la politica, l’Amministrazione regionale e quella comunale a non sottovalutare tutti questi dati e esortiamo a sedersi intorno ad un tavolo per definire in tempi brevi la questione, in modo da mettere al riparo l’Ente dal dissesto finanziario, la Comunità dall’interruzione dei servizi, i lavoratori strutturati e quelli esternalizzati dal rischio di licenziamento e conseguente dispersione della professionalità costruita pazientemente nel corso degli anni.
Segnaliamo inoltre, che in Sardegna la maggior parte delle biblioteche pubbliche è gestita da privati. Questa situazione non è altro che il risultato delle politiche attuate dalla Regione Sardegna negli ultimi decenni.
La Sardegna ha una legge per le biblioteche dal 2006 e credo sia significativo che, dopo tanti anni di vacanza normativa, sia stata proprio un’assessora bibliotecaria a emanarla.
Tuttavia la legge, rimane applicata solo parzialmente, perché la mancata approvazione del Piano regionale per i beni culturali gli istituti e i luoghi della cultura previsto dall’art.7 e dall’art.17 ha generato il blocco dei bandi regionali e inaugurato la stagione delle proroghe.
L’attuazione di un piano regionale per i beni culturali, gli istituti e i luoghi della cultura, di durata triennale, consentirebbe alle aziende impegnate nella gestione dei servizi bibliotecari, e ai bibliotecari stessi, di lavorare in prospettiva e pensare a progetti di più largo respiro di concerto con le amministrazioni.
Concludiamo con alcune considerazioni: alla Regione Sardegna va sicuramente riconosciuto il merito di aver garantito la presenza di biblioteche nella quasi totalità dei comuni dell’isola, di averle volute con tanta forza e convinzione da essere la prima in Italia per l’importo della spesa a finanziamento diretto delle biblioteche; tuttavia, come conseguenza di questa “politica di sostentamento regionale” che ancora sussiste (seppur in grado via via minore, con oscillazioni che vanno dall’85% fino a raggiungere il 110%), le amministrazioni comunali proprietarie e responsabili delle biblioteche sono state, in certo modo, indotte a un disinteresse verso un servizio che è di loro diretta competenza.
Alcuni Comuni, all’atto del pensionamento del bibliotecario di ruolo, hanno approfittato della situazione creatasi in funzione dei progetti regionali, per eliminare questa figura dalla pianta organica, sostituendola con altre figure professionali e affidando la questione del turn over alle cooperative del settore.
Di fatto dunque, gli stipendi del personale vengono pagati dalla Regione e attualmente, sarebbe molto difficile per le Amministrazioni locali sostenerne l’onere da sole.
Questa dunque la fotografia di una situazione anomala rispetto a quella che dovrebbe essere la normale capacità della biblioteca del singolo Comune di essere comunque viva e vitale grazie ai soldi del bilancio comunale.
La Satta potrebbe essere ricordata nella storia delle biblioteche sarde anche per questo triste primato: quello di essere stata la prima a patire le falle di questo sistema organizzativo, che definirei assistenzialistico, che già da qualche anno inizia a dare segni di cedimento. La Regione non riesce più a sopportare il peso di tali spese e ne è dimostrazione la continua diminuzione dell’ammontare dei contributi concessi e la mancata programmazione e attuazione di un piano programmatico pluriennale; le società cooperative, a causa del mancato adeguamento degli importi erogati agli avanzamenti contrattuali e ai costi di gestione interni, spesso non riescono a coprire i costi d’impresa; gli operatori, nella maggior parte dei casi personale con un alto livello di preparazione professionale, si trovano a lavorare in un clima di incertezza sotto molteplici punti di vista.
Infine, l’avvio dei lavori dell’Osservatorio regionale delle biblioteche, di cui all’art.17 della L.R. 14/2006, individuato come organismo tecnico scientifico con funzione consultiva e propositiva nei confronti della Giunta regionale, relativamente alla stesura e attuazione del Piano regionale, garantirebbe un’attenta valutazione sull’efficienza e l’efficacia di utilizzo delle risorse erogate dalla Regione ai fini di una ponderata ripartizione dei finanziamenti, nonché un’importante fonte informativa sullo stato salute delle biblioteche sarde di pubblica lettura.