Al Ministro per i Beni e le Attività culturali
Prof. Lorenzo Ornaghi
Illustre Signor Ministro,
ci rivolgiamo fiduciosi a Lei, confidando nella Sua disponibilità ad ascoltare tutte le componenti del mondo dei Beni Culturali. Le nostre associazioni rappresentano migliaia di professionisti che lavorano direttamente o indirettamente per istituzioni pubbliche e private, impegnate non solo a conservare correttamente un patrimonio senza paragoni al mondo, ma anche a renderlo accessibile e comprensibile ai cittadini.
Biblioteche, archivi e musei costituiscono un’infrastruttura della conoscenza che raccoglie, organizza e rende disponibili le opere d’arte, le testimonianze, i prodotti della creatività e dell’ingegno, i documenti; fornendo accesso a una pluralità di saperi e di informazioni, essa agevola l’attività dei ricercatori e degli studiosi, tutela la memoria culturale della nazione, offre a tutti i cittadini occasioni di crescita personale e culturale, favorisce l’acquisizione di competenze che possono essere spese nella vita sociale e lavorativa; nel caso degli archivi, inoltre, a questi compiti si affianca la conservazione della documentazione prodotta dalla pubblica amministrazione.
La crisi economica e la conseguente riduzione dei finanziamenti stanno mettendo a dura prova l’esistenza di molte istituzioni culturali, con gravi conseguenze sull’occupazione, sulle condizioni di lavoro, sul futuro di molti giovani specificamente preparati, ma senza alcuna possibilità di riconoscimento professionale. Riteniamo tuttavia che il maggior pericolo, oggi, sia rappresentato dalla crisi di consenso che colpisce la cultura e l’istruzione, considerate non elementi essenziali e irrinunciabili di una coscienza civica fondata sui valori dell’approfondimento, dello studio, della dialettica, ma orpelli, spese non indispensabili a cui poter rinunciare in tempi di ristrettezze.
Signor Ministro, anche azzerando tutte le spese e gli investimenti culturali in Italia, si recherebbe un contributo irrisorio alla risoluzione della crisi sotto il profilo finanziario. Decretando la morte degli istituti che tutelano e valorizzano il nostro patrimonio culturale e promuovono l’accesso alla conoscenza, il Paese si condannerebbe a una prospettiva di sicuro declino.
AIB, ANAI ed ICOM Italia, coscienti delle difficoltà del presente, ribadiscono che non è il tempo della lamentazione, bensì della proposta e della responsabilità, perché la riscossa dell’Italia non può trascurare il ruolo che la cultura riveste nella crescita individuale, sociale ed economica. Perciò propongono che, città per città, territorio per territorio, regione per regione, i professionisti e i volontari degli istituti culturali, gli amministratori pubblici e privati, le fondazioni bancarie e di altra origine, i soggetti privati che hanno a cuore il patrimonio culturale costituiscano unitari tavoli tecnici e politici allo scopo di analizzare la difficile situazione e di condividere risposte concrete.
Signor Ministro, chiediamo di incontrarLa per sottoporre alla Sua attenzione sette proposte concrete, che mirano alla gestione sostenibile degli istituti e del patrimonio culturale e al rilancio del sistema culturale italiano.
- Occorre che al rinnovato impegno dei professionisti degli istituti culturali per una gestione efficace ed efficiente, trasparente e competente, corrisponda un impegno degli amministratori pubblici e privati per la difesa e la valorizzazione del capitale umano. Nelle amministrazioni pubbliche, nazionali e locali, ma anche nei soggetti privati senza fini di lucro proprietari e gestori dei nostri istituti culturali, manca il ricambio generazionale e il turn-over del personale. Il risultato è la grave riduzione e persino la scomparsa (in numero e in ruolo) delle direzioni scientifiche e dei ruoli tecnici. Senza direzione e senza personale qualificato musei, archivi e biblioteche muoiono e sono impossibilitati a contribuire alla vita e alla crescita delle loro comunità. Chiediamo un impegno di tutti affinché sia garantito anche negli istituti culturali il ricambio generazionale, attraverso ogni modalità possibile.
- Occorre concentrare le scarse risorse sugli istituti culturali permanenti (non solo quelli di maggiori dimensioni) e sulle loro primarie attività a sostegno delle comunità e dello sviluppo locali. Gli investimenti e le risorse disponibili devono essere indirizzati prioritariamente verso iniziative che producano sul territorio risultati concreti e permanenti. Va rivalutata l’importanza delle risorse per la gestione corrente degli istituti culturali, che in tempo di crisi rappresentano un investimento sul futuro.
- Occorre promuovere la massima cooperazione tra le persone, gli istituti, le amministrazioni. Bisogna aumentare la capacità di agire in rete e a sistema, superando molti dei tradizionali vincoli basati sulla diversa appartenenza amministrativa pubblica o privata e costruendo un sistema nazionale in cui ogni componente operi in base a criteri di funzionalità, autonomia e complementarietà in un quadro programmatico concordato.
- Occorre riorganizzare e razionalizzare i sistemi culturali territoriali su basi più cooperative e più integrate. E’ arrivato il tempo di sperimentare con coraggio nuove forme di autonomia e di gestione pubblico-privata degli istituti e del patrimonio culturale. In molti casi non è più sostenibile la gestione separata di istituti, anche se di proprietà diverse. Fondazioni con scopi statutari simili possono associarsi per eliminare duplicazioni e razionalizzare la gestione. Musei, biblioteche ed archivi delle stesse comunità possono essere gestiti con modalità integrate, senza sacrificare le reti nazionali di collegamento e tutela dello stesso settore, che devono garantire uniformità di metodo in tutto il nostro Paese.
- Occorre rendere più concreta la sussidiarietà, sostenere la partecipazione volontaria e disinteressata dei cittadini e delle comunità, promuovere la sinergia tra azione pubblica e azione privata come elementi per garantire nel tempo la sostenibilità della gestione degli istituti e del patrimonio culturale. Due milioni di italiani sono attivi continuativamente nel volontariato culturale e offrono uno straordinario contributo al PIL del nostro paese. Questo incredibile impegno dei cittadini deve esser sostenuto meglio, anche attraverso una riforma fiscale a favore della gestione degli istituti e del patrimonio culturale, per le donazioni liberali, ma anche per le attività svolte gratuitamente nei musei, nelle biblioteche e negli archivi, senza tetti finanziari e vincoli burocratici irragionevoli. Il contributo dei volontari sarà tanto più prezioso, quanto più sarà integrato con quello di professionisti con formazione e retribuzione adeguata. Proponiamo dunque che il 5 per mille dell’IRPEF possa essere destinato anche a favore degli istituti culturali e delle loro attività e auspichiamo che la messa a regime di un effettivo federalismo fiscale crei a livello locale condizioni favorevoli per politiche fiscali di sostegno al non profit culturale, oltre a prevedere le attività culturali fra le funzioni fondamentali dei Comuni.
- Occorre potenziare la formazione e l’aggiornamento professionale nei nostri settori di competenze, integrando l’approccio teorico disciplinare e multidisciplinare – indispensabile bagaglio di conoscenze e di metodi per far fronte creativamente a problemi nuovi – con la messa a frutto del grande patrimonio di esperienza che i migliori operatori hanno accumulato in una vita di lavoro. E’ necessario inoltre prepararsi a gestire i problemi di confine tra le diverse professionalità e tipologie di beni in spirito di forte e cordiale collaborazione, ma senza superficialità e con chiara coscienza della delicatezza delle questioni in gioco.
- Occorre iniziare a promuovere l’idea che solo attraverso la cultura e l’istruzione sia possibile conquistare una dimensione di cittadinanza piena, attiva, consapevole. Persone istruite, bene informate, educate all’esercizio del pensiero critico e ad apprezzare le espressioni dell’arte sono cittadini più consapevoli, in grado di muoversi con padronanza negli spazi sempre più dilatati dell’informazione, dell’economia, della conoscenza. Proponiamo di dare vita a una campagna di promozione tipo “pubblicità progresso” che utilizzi tutti gli strumenti a disposizione del Governo per promuovere un’immagine positiva e vincente della cultura e della fruizione culturale.
Confidando nella Sua sensibilità e certi di una benevola accoglienza, restiamo in attesa di una convocazione.
Marco Carassi
Presidente ANAI
Alberto Garlandini
Presidente ICOM Italia
Stefano Parise
Presidente AIB
Milano – Torino, 28 novembre 2011