Al Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo
On. Massimo Bray
Via del Collegio Romano 27 -00185 Roma
Il testo della lettera al Ministro è disponibile anche in formato PDF.
Oggetto: Riforma del MIBACT.
Lo scorso 26 novembre le scriventi Associazioni si sono confrontate nel convegno Riformare il Ministero per i beni culturali per uscire dal “centralismo burocratico”, tenutosi presso l’Istituto Sturzo, per discutere degli imminenti provvedimenti da Lei annunciati per la riforma del Ministero, anche a seguito della relazione prodotta dalla Commissione per il rilancio dei beni culturali, da Lei istituita.
Con la presente, si intende offrire alla Sua attenzione un ulteriore contributo di idee e di approfondimento condiviso, per contribuire alla semplificazione e allo snellimento della struttura ministeriale, finalizzati in primo luogo al rilancio dei Beni Culturali e del Turismo in Italia ed anche a favorire nuovi modi di costruire collaborazioni tra professionisti che operano presso istituti statali, autonomie locali e istituzioni culturali private, per fornire alle comunità di riferimento servizi il più possibile integrati, come AIB ANAI e ICOM si sono proposte di progettare sotto la sigla MAB.
Da un lato si ritiene molto positiva l’indicazione della Commissione di intervenire, su una serie di problemi, come ad esempio la revisione delle competenze delle direzioni regionali, la riforma della disciplina degli appalti riguardanti i beni culturali, l’esigenza di promuovere un concorso pubblico per il reclutamento di nuovo personale tecnico-scientifico.
Al contempo si deve manifestare seria preoccupazione, da tutti condivisa, per la proposta della Commissione relativa al riassetto degli organi centrali. Seppur richiamandosi ai principi di “semplificazione”, “contenimento della spesa”, “riduzione degli apparati amministrativi”, si prevede da un lato la soppressione delle attuali direzioni generali tecniche di settore, dall’altro verrebbero portati al numero di quattro, oltre al Segretariato generale, gli organi dirigenziali centrali amministrativi e “orizzontali”: le direzioni generali di Innovazione, Personale, Bilancio e l’Unità per il controllo strategico.
A fronte della moltiplicazione delle strutture amministrative centrali verrebbero soppresse le Direzioni Generali di settore e tutti i loro compiti divisi fra due direzioni per ‘funzione’ una per la tutela di tutti i beni culturali e per il paesaggio e una per tutti gli Istituti della cultura (Musei, Biblioteche, Archivi).
La soppressione delle Direzioni Generali di settore e la suddivisione di tutti i loro compiti fra due direzioni per funzione (tutela e conservazione), così come proposto dalla Commissione, appare contraria al principio di competenza scientifica, che è specifica per ciascun settore; essa comprometterebbe il coordinamento e il mantenimento dei rispettivi standard tecnico-scientifici per le diverse tipologie di beni sul territorio nazionale e smantellerebbe in maniera irreversibile il modello stesso di tutela integrata sul territorio che tutto il mondo ci invidia.
L’istituzione di una direzione “orizzontale” dell’innovazione e dell’informatizzazione rischierebbe infine di sovrapporsi o sostituirsi incongruamente (come è già avvenuto per alcuni progetti interdisciplinari generalisti in materia) alle attuali competenze specifiche degli istituti centrali e delle relative direzioni tecniche, poichè non sarebbe certo opportuno il ‘coordinamento’ da parte di una nuova struttura burocratica generalista, mentre si sente la necessità che le politiche dell’innovazione abbiano il sostegno di una efficiente struttura tecnica di consulenza e progettazione informatica ad alta specializzazione, per esempio in collaborazione con un centro pubblico di eccellenza come la Scuola Normale Superiore di Pisa, con la quale sono già state fatte positive esperienze.
Nelle attuali condizioni di difficoltà per mancanza di personale e di risorse e per le conseguenze, ancora mal assimilate, di ben quattro ‘riforme a costo zero’, si ritiene che il Ministero non sarebbe in grado di reggere adeguatamente un cambiamento così radicale ed esteso, che di fatto trasformerebbe da cima a fondo tutto l’apparato centrale e coinvolgerebbe quello periferico.
È senz’altro condivisibile il presupposto da cui muove il lavoro della Commissione, per cui al Ministero occorrerebbe una profonda riforma del modello stesso di organizzazione, ma una sua applicazione in questa forma, non preceduta da un adeguato e approfondito studio -la Commissione ha avuto poco più di un mese per lavorarvi -si presta a produrre danni gravi e potenzialmente irreversibili per il corretto ed efficace funzionamento della tutela dei beni culturali nel nostro Paese. Si rischia infatti di disperdere irrimediabilmente organi e patrimoni di competenze consolidate che, quando messe in condizioni favorevoli, hanno saputo dare anche buona prova di efficienza e di coordinamento.
Perciò il presente è un caldo invito a considerare che, in assenza di risorse da destinare alla nuova riforma, e nelle accennate condizioni del Ministero, sarebbe più opportuno operare la riforma prioritariamente intervenendo sulle modalità di funzionamento, sulla modifica e integrazione delle competenze dei diversi organi, sulla programmazione e sul coordinamento, senza sopprimere le direzioni generali tecniche. Questa sarebbe una riforma che, pur con gli scarsi mezzi a disposizione, potrebbe comportare benefici funzionali permanenti di grande rilevanza.
A tal fine le scriventi Associazioni si dichiarano disponibili a un’attiva collaborazione e auspicano che si possa in tal modo passare a un secondo tempo della riforma complessiva che occorre per il Ministero, fase che richiede specifici strumenti normativi (delega legislativa) e risorse, come quelle che già Lei ha cominciato a reperire con il Decreto Valore Cultura, nonché tempi adeguati di studio e preparazione per realizzarla. Una tale seconda fase più incisiva di riforma, in cui si potranno studiare anche nuovi modelli organizzativi e istituzionali, come nuove sinergie e forme interdisciplinari e organizzative, dovrebbe anche prevedere delle sperimentazioni o attuazioni graduali di tali modelli circoscritte per ambito e tempo, tanto più opportune quanto più sarà rilevante la loro innovatività.
Così, anche per l’autonomia gestionale da conferire agli istituti, giustamente indicata dalla Commissione, si dovrà procedere con riforme graduali e differenziate -a seconda delle esigenze, tipologie e dimensioni degli istituti -garantendo comunque ai funzionari responsabili, individuati in base alle loro esperienze e competenze specifiche, opportuni ambiti di autonomia programmatica e organizzativa ma senza compromettere il nesso fondamentale tra tutela sul territorio, conservazione e messa in valore scientificamente corretta.
Fra le risorse da acquisire per rendere operativa una seconda più incisiva fase di riforma vi dovrà essere naturalmente un apporto di nuovo personale tecnico, da reperire mediante severi concorsi che prevedano requisiti professionali e curricolari, attingendo ai tanti esperti operatori esterni specializzati e in via prioritaria -anche al fine del contenimento della spesa pubblica -alle graduatorie dei passaggi d’area del personale in servizio dotato delle competenze necessarie.
Per esporLe meglio e direttamente le osservazioni e proposte particolari sopra delineate, Le sottoscritte Associazioni sono a Sua disposizione per un incontro che possa esserLe utile prima di licenziare una riforma che comunque avrà un impatto decisivo sull’organizzazione del Ministero in una direzione che si auspica vivamente sia quella graduale e costruttiva sopra proposta.
Si rimane in attesa di un cortese cenno e con l’occasione si porgono i migliori saluti.
Roma, 2 dicembre 2013
Salvo Barrano, ANA – Associazione Nazionale Archeologi
Marco Carassi, ANAI – Associazione Nazionale Archivistica Italiana
Marisa Dalai Emiliani, Associazione Bianchi Bandinelli
Alberto Garlandini, ICOM Italia – International Council of Museums
Stefano Parise, AIB – Associazione Italiana Biblioteche