elaborata dalla Sezione Sicilia dell’Associazione Italiana Biblioteche in collaborazione col Presidente nazionale Stefano Parise e col responsabile per le biblioteche degli enti locali in seno all’Osservatorio lavoro e professione Nerio Agostini
La Sicilia, pur avendo disciplinato con la l.r. n. 80 dell’1 agosto 1977 il settore dei beni culturali e ambientali con intento innovativo, regionalizzando l’ex Biblioteca nazionale di Palermo e le Universitarie di Catania e Messina, ha demandato a una successiva norma, sinora mai adottata, di regolare le competenze, le funzioni e le attività delle biblioteche degli enti locali. L’unica altra regione italiana a non aver ancora emanato una legge organica sulle proprie biblioteche è la Campania.
La mancanza di una disciplina di settore ha pesanti ricadute sui servizi bibliotecari siciliani, che risentono di una cronica pesante scarsezza di risorse finanziarie, di organici composti prevalentemente di personale privo di alcuna formazione professionale, di spazi inadeguati alle funzioni, di patrimoni documentari spesso non aggiornati o costituiti senza una corretta politica di sviluppo delle raccolte. Una conseguenza di ciò è il dato che la Sicilia, tra le regioni italiane, è quella che ha la percentuale più bassa di lettori, e oltre la metà dei residenti dichiara di non aver mai letto, né nel tempo libero, né per motivi professionali o scolastici, né di aver avuto tra le mani alcun genere di libri.
La proposta di DdL, elaborata dalla Sezione Sicilia dell’Associazione Italiana Biblioteche in collaborazione col Presidente nazionale Stefano Parise e col responsabile per le biblioteche degli enti locali in seno all’Osservatorio lavoro e professione Nerio Agostini, si basa su documenti internazionali e nazionali che costituiscono dei punti di riferimento per l’emanazione di norme nel settore.
Il modello organizzativo del disegno di legge suddivide i compiti tra la Regione, gli enti locali e gli altri soggetti pubblici interessati, dando un posto di rilievo alla cooperazione. I compiti della Regione fanno capo al Dipartimento per i beni culturali, presso il quale occorre attivare, sulla scorta delle positive esperienze delle altre Regioni, un Ufficio biblioteche, che curerà, tra l’altro gli standard minimi di funzionamento delle biblioteche e i requisiti professionali del personale, il piano triennale e il piano annuale di intervento e di sviluppo della rete bibliotecaria regionale, l’assetto della cooperazione bibliotecaria; il piano regionale per l’edilizia bibliotecaria, la valorizzazione dei fondi librari sottoposti a tutela.
I Consorzi di Comuni finanziano i sistemi con congrui stanziamenti di bilancio. I Sistemi bibliotecari attuano la cooperazione e realizzano il necessario coordinamento tra enti nei servizi bibliotecari per la valorizzazione delle risorse, la qualificazione e lo sviluppo in riferimento alla programmazione bibliotecaria regionale, attraverso un Centro servizi di rete.
I Comuni curano l’istituzione, l’ordinamento e il funzionamento delle proprie biblioteche e l’adesione al sistema bibliotecario, stanziando una percentuale predefinita dei trasferimenti regionali.
Il DdL definisce inoltre la tipologia, la natura e i compiti delle biblioteche, secondo le varie tipologie. Particolare attenzione è riposta verso la disciplina delle biblioteche comunali, dando a ogni Comune il compito di istituire una biblioteca comunale, definita come struttura informativa permanente aperta al pubblico che fornisce l’accesso libero e gratuito alle risorse documentarie, alla conoscenza e all’informazione, dettagliando le funzioni e i servizi essenziali.
Sono disciplinati anche gli aspetti relativi al personale, prevedendo l’aggiornamento e la riqualificazione del personale già in servizio e stabilendo requisiti minimi per l’accesso ai pubblici concorsi.
L’accesso alla professione sarà subordinato al possesso di un titolo di studio universitario non generico, ma che garantisca tutte le competenze richieste.
Testo integrale del Disegno di legge “Sistema bibliotecario regionale integrato”