Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
Prof. Francesco Profumo
e p.c.
Ai Sottosegretari al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca
Oggetto: Biblioteche scolastiche e docenti bibliotecari (comma 13, art. 14, D.L. 95/2012).
Signor Ministro,
condividiamo con Lei la convinzione che il riavvio del Paese debba partire dalla costruzione della “scuola del domani”, in cui apprendere in maniera innovativa ed efficace saperi e competenze chiave per diventare a tutto tondo cittadini del ventunesimo secolo. La costruzione di tale scuola passa anche per la diffusione e l’uso esperto delle tecnologie digitali nelle scuole, la digitalizzazione della didattica, la riduzione degli sprechi e l’aumento dell’efficienza. Sono temi ai quali la biblioteca scolastica, se intesa come snodo fondamentale per l’accesso alle risorse educative e multimediali a disposizione di tutta la comunità scolastica, può recare un contributo concreto e integrato nella realtà territoriale. L’assunto, rivoluzionario per la realtà italiana, rappresenta la quotidianità di tutti i principali paesi industrializzati del mondo, nei quali la centralità della conoscenza non è argomento retorico ma precisa scelta di sviluppo, perseguita attraverso politiche coerenti e investimenti adeguati.
Il comma 13 dell’art. 14 del D.L. 95/2012, che dispone – per il personale docente utilizzato in compiti diversi dall’insegnamento – il passaggio nei ruoli del personale amministrativo, tecnico e ausiliario con la qualifica di assistente amministrativo o tecnico, va nella direzione opposta. La sua attuazione porta alla chiusura delle biblioteche scolastiche e alla dispersione del patrimonio di professionalità che i bibliotecari scolastici si sono costruiti sul campo e attraverso programmi e progetti ministeriali (“A scuola di biblioteca”, “Programma sviluppo e promozione BB. SS.”, “Biblioscuole”, “Amico libro”, “Bibliorete21”), mediante iniziative promosse da enti locali, oppure specializzandosi, spesso a proprie spese, attraverso master e corsi di perfezionamento universitari.
L a biblioteca può anche in parte dematerializzarsi, rendendo accessibili le risorse elettroniche (compresi i libri di testo) utili all’apprendimento, ma non esiste se è privata della figura del bibliotecario, che oggi è un esperto dell’informazione e della documentazione in grado di costruire percorsi adeguati alle esigenze dei propri utenti (docenti o discenti che siano) e di formare l’utenza all’uso esperto delle risorse. La formazione alla competenza informativa e mediatica, come sollecitato anche dall’UNESCO con il varo del MIL Curriculum for School Teachers, è questione assolutamente cruciale per la formazione alla piena cittadinanza (anche digitale) e non può essere risolta soltanto per via tecnologica.
L’Associazione Italiana Biblioteche ritiene che la figura del bibliotecario-documentalista scolastico, esperto dell’informazione e della documentazione, debba essere pienamente riconosciuta nel quadro dell’Agenda Digitale e che le figure ad essa assimilabili – come i docenti utilizzati in biblioteca – debbano vedere garantita la continuità e il potenziamento del loro impegno professionale.
Non ci vogliamo rassegnare all’idea che, mentre nel resto del mondo i bibliotecari scolastici sono considerati degli stimati professionisti dell’informazione, in Italia vengano considerati alla stregua di impiegati generici, riconvertibili a piacere. Per questa ragione le chiediamo di istituire un tavolo di lavoro per analizzare i punti sollevati ed esplorare insieme possibili soluzioni.
Stefano Parise
Presidente Associazione Italiana Biblioteche
Roma, 4 settembre 2012
Prot. n. 81/2012