“Verona ha un tessuto culturale ricco e diffuso. Valorizzare questo tessuto significa rendere la città più viva, aperta e coesa, rafforzare le eccellenze e innescare dinamiche di crescita virtuosa. […] Cultura deve essere per noi sinonimo di futuro, di sviluppo, di libertà e di crescita economica […. ] per una condivisione allargata e quanto più corale delle iniziative da perseguire, anche e soprattutto in chiave culturale“.
Perbacco, questo sì è parlare chiaro! Chi di noi non avrebbe sottoscritto le dichiarazioni a pagina 9 del programma elettorale del neoletto sindaco di Verona?
Peccato, però, che l’unica volta in cui si menzionano le biblioteche in questo corposo programma sia a pagina 18, precisamente alla voce “Famiglia”, tra il punto riguardante il “contrasto alla diffusione delle teorie del gender nelle scuole” e quello riguardante l'”impegno a respingere ogni iniziativa (delibere, mozioni, ordini del giorno, raccolta firme, gay pride, ecc.) in contrasto con i valori della vita, della famiglia naturale o del primario diritto dei genitori di educare i figli secondo i propri principi morali e religiosi“.
E no, di biblioteche non si parla mica allo scopo di potenziare gli investimenti sull’acquisto di libri e sui servizi al cittadino, ma solo allo scopo di sventare le presunte insidie annidate nelle loro raccolte: per il neosindaco urge infatti il «Ritiro dalle biblioteche e dalle scuole comunali o convenzionate (nidi compresi) dei libri e delle pubblicazioni che promuovono l’equiparazione della famiglia naturale alle unioni di persone dello stesso sesso; interruzione di iniziative che promuovono anche indirettamente questo stesso obiettivo».
Ci risiamo! Non bastano le minacce “avanzate” connesse alle varie forme di tecnocontrollo, dobbiamo ancora vedercela anche con le forme più anacronistiche di censura tradizionale che, purtroppo, sono assai più frequenti di quanto si creda (per una rassegna dei casi recenti, si veda il lavoro della Commissione AIB Biblioteche per ragazzi.
Che cosa si può replicare ai campioni della democrazia che ignorano o fingono d’ignorare i concetti di stato laico e libertà di espressione? Costoro sono davvero convinti che le biblioteche e le scuole debbano condizionare le menti più giovani rappresentando solo una determinata visione del mondo? Forse, piuttosto che richiamare il Manifesto IFLA/UNESCO sulle biblioteche pubbliche, che hanno tra l’altro il compito di “incoraggiare il dialogo interculturale e proteggere la diversità culturale“, sarà meglio ricordare a questi signori che, nella storia, chi di censura colpisce, di censura prima o dopo perisce: cosa ne penserebbero, ad esempio, se un giorno si concretizzasse quanto narrato da Aldous Huxley ne “Il mondo nuovo” e un regime contrario al matrimonio e alla famiglia decidesse di ritirare tutti i libri che ne parlano (o magari, per non sbagliare, tutti i libri esistenti)?
Quanto alle biblioteche e ai bibliotecari, l’AIB è pronta ad assicurare pieno sostegno ai colleghi cui fosse imposto il ritiro per ragioni ideologiche di libri presenti nelle raccolte delle loro biblioteche e li invita ad opporsi a misure contrastanti con la Costituzione e con le leggi sui diritti civili.
Rosa Maiello
Presidente nazionale AIB
Roma, 5 luglio 2017