Per un nuovo catalogo SBN e per una nuova Bibliografia nazionale italiana

Premessa

Dal punto di vista del catalogo, SBN ha avuto molti meriti, ne ricordo tre:

  • ha introdotto i concetti di cooperazione tra biblioteche di natura e dimensioni differenti con la partecipazione alla redazione e alla condivisione di notizie bibliografiche, un progetto volto alla produzione cooperativa di servizi e alla rappresentazione qualitativa della variegata realtà bibliografica nazionale, tramite un catalogo collettivo;
  • ha intuito una struttura informativa già granulare e non chiusa nel concetto rigido di record bibliografico: il reticolo tramite il quale si costruisce l’informazione, con VID e BID che identifica singoli elementi; vi è stata, cioè, l’intuizione dell’importanza del dato in sé, concetto di base che condurrà ai linked data odierni;
  • è l’unica struttura bibliografica nazionale (l’unica al mondo); ha superato la frammentazione delle strutture bibliotecarie attuando la cooperazione tra Stato centrale, Università e Regioni. La rete del SBN è infatti costituita da biblioteche statali, di enti locali, delle università, scolastiche, ecclesiastiche, di accademie ed istituzioni pubbliche e private operanti in diversi settori disciplinari.

SBN è un contributo che la comunità dei bibliotecari offre al Paese.
Ha avuto dei limiti, come la natura chiusa dei linguaggi e degli applicativi utilizzati che, a fronte di un’idea innovativa di apertura a tutte le realtà, si è fatta nel tempo ingabbiare entro i confini stretti dello specifico software utilizzato e ha viziato il mercato nazionale dei software. Con l’evoluzione dell’Indice SBN e con il nuovo protocollo SBN MARC, tuttavia, numerosi sono stati gli elementi innovativi del sistema, tra i quali:

  • l’apertura dell’Indice SBN a sistemi di gestione non SBN nativi che scambiano messaggi con il sistema centrale attraverso il protocollo SBNMARC che utilizza la semantica MARC, gestito dall’ICCU;
  • la gestione di livelli di cooperazione diversificati in cui ciascun polo può scegliere il proprio livello di partecipazione a SBN;
  • lo sviluppo di funzionalità specifiche per la catalogazione di tutte le tipologie di risorsa.

Partendo da queste premesse, si può disegnare uno scenario futuro più coerente con le scelte che grandi biblioteche dell’Europa e del mondo stanno compiendo.
Il catalogo si trasformerà in un portale e rientrerà nella famiglia dei discovery tool; esso manterrà e aumenterà la sua forza di strumento affidabile ed efficace nella ricerca e nel recupero dell’informazione, nonché nelle modalità di presentazione dei risultati, grazie alla tecnologia dei linked data che rende ogni dato autonomo e assemblabile in una molteplicità di forme diverse. Il nuovo strumento di mediazione e di fornitura diretta dei testi (full text) rispetterà le funzioni utente di FRBR – trovare, identificare, selezionare, ottenere – a cui gli ICP del 2009 hanno aggiunto la funzione di navigare. Non solo, esso potrà raggruppare i risultati secondo parametri differenti, aiutando così l’utente a individuare, selezionare e ottenere la risorsa che meglio risponda alla ricerca impostata. Consentirà, prima ancora, l’efficace visione a grappolo di record differenti ma con caratteristiche comuni: per esempio, la nuova espressione della medesima opera. L’attuale presenza di notizie bibliografiche per ciascuna differente edizione, traduzione, riduzione della medesima opera non è funzionale alla ricerca, perché costringe l’utente ad aprire numerosi record. Con la nuova prospettiva, invece, sarà possibile la visione panoramica dell’œuvre di un autore, cioè dell’unità della sua produzione letteraria (come ricordava Ákos Domanovszky).
Un altro aspetto decisivo sarà il superamento della filosofia del possesso anche per i dati e non solo per le raccolte, come ricordava Karen Coyle lo scorso anno al convegno Global interoperability and linked data in libraries, i cui atti sono stati pubblicati su JLIS.it vol.4, n. 1, 2013.
Ci sono aspetti economici da non trascurare. I dati prodotti dagli editori sono l’esito di un ente profit mentre i dati delle biblioteche sono realizzati da istituzioni non profit. L’utilizzo libero dei dati da parte del web necessita pertanto di ingenti finanziamenti pubblici.

Il catalogo come collaborazione

Nel web costituito dai linked data, non esiste più la distinzione tra dati bibliografici e altri dati: esistono solo dati condivisibili, modulari e riutilizzabili, indipendentemente da chi li ha creati.
L’esperienza della Bibliografia nazionale svedese indica che la strada sarà il trattamento delle proprie risorse interne come se fossero esterne: il lavoro di authority si trasforma dalla produzione locale alla verifica della qualità e della coerenza dei dati prodotti da altre agenzie e al riutilizzo dei dati “controllati”. L’agenzia bibliografica nazionale e, in generale, tutte le biblioteche, avranno il compito di individuare, tra le molte fonti disponibili, quelle più autorevoli, e collegare dati tra loro coerenti. La qualità è pertanto sinonimo di affidabilità.
La percentuale di riutilizzo, dell’interoperabilità dei dati, secondo alcuni calcoli, arriva fino all’80%.
Un vantaggio non trascurabile per l’ente che metta a disposizione i propri dati è che enti terzi possono costruirci sopra progetti e servizi, indirizzati anche all’ente proprietario che riceve, così, un immediato beneficio.
Un interessante esempio di applicazione trasversale dei linked data è il progetto realizzato dal Comune di Firenze: i 230 data set creati per lo stradario sono stati incrociati con il tesauro del Nuovo Soggettario e con il VIAF per consentire di individuare vie e piazze dedicate a personaggi (e più in generale a entità) i cui nomi sono utilizzati nei rispettivi archivi. Analogo link, biunivoco, è con i termini di Wikipedia Italia: quello del Nuovo Soggettario è il primo tesauro universale a cui essa sia collegata. Su wikidata vi è stato anche un primo caricamento di record relativi alle voci di autorità degli autori presenti in SBN ed è stato attivato il link tra Wikipedia in italiano e l’OPAC SBN. Partendo da un nome “controllato”, nel senso degli ICP, presente in Wikipedia in italiano, è quindi possibile consultare la relativa scheda di autorità dell’OPAC SBN e avviare la navigazione sulle risorse bibliografiche collegate.
Un’applicazione che esemplifica l’approccio dei linked data ai dati bibliografici è il progetto Des fiches de référence sur les auteurs, les œuvres et les thèmes (data.bnf.fr) concretizzato dalla Bibliothèque nationale de France. Il lettore è guidato alle risorse tramite una pagina unica che raggruppa tutte le informazioni provenienti dai diversi cataloghi e da Gallica. Des fiches de référence supera il concetto tradizionale di catalogo e si presenta come un portale enciclopedico. Sulla stessa prospettiva si pongono progetti di molte altre biblioteche, dalla British Library, alla Nazionale spagnola, alla Deutsche Nationalbibliothek. La possibilità di navigare per autore, per opera o per soggetto lascia percepire come potrebbe essere costruito il catalogo del futuro, sempre più risultato di un lavoro sul creatore e sulla sua oeuvre. Tutto ciò presuppone la necessità di produrre soluzioni intersettoriali, cioè valide per le biblioteche, i musei e gli archivi.
Esisteranno ancora il record bibliografico e il catalogo? La registrazione cambierà radicalmente aspetto, nella direzione dell’atomizzazione; il nuovo record sarà costituito da un insieme di dati corredati di significato non ambiguo, significato che sarà espresso in un glossario depositato in un open repository con definizioni redatte e mantenute da esperti e da agenzie autorevoli. I dati, soprattutto, saranno connessi secondo rigorose regole semantiche. La registrazione, pertanto, sarà del tutto rivoluzionata: dalla sostanziale staticità che la contraddistingue adesso, essa diverrà la risultante dinamica di un processo di aggregazione di dati, la cui provenienza, per una parte sempre più consistente, sarà estranea al lavoro di una biblioteca o di un’agenzia bibliografica, e potrà essere generata da soggetti diversi, come editori, librai, enti di ricerca e organi amministrativi.

SBN in linked data

Il nuovo modello dell’Indice SBN dovrebbe utilizzare la tecnologia degli open linked data in modo conforme ai principi e alle finalità del web semantico; i dati bibliografici dovrebbero essere pubblicati sul web in formati standard che ne garantiscano l’operabilità, ovvero in modalità leggibile, interpretabile e utilizzabile dalle macchine, affinché siano visibili, disponibili e liberamente riutilizzabili, come parte integrante dell’universo informativo.
RDA – che si presenta come nuovo standard internazionale – costituisce l’elaborazione più aderente a FRBR oggi disponibile e presenta una rinnovata enfasi sui punti d’accesso dopo decenni di attenzione alla descrizione; suo obiettivo principale è la collaborazione con le comunità di produttori di metadati dell’intero web. Ciò rende il codice pronto a essere utilizzato nel nuovo scenario dei linked data; per questo motivo la Germania e la Francia hanno deciso di divenire soggetti protagonisti nella sua redazione. Le RDA saranno impiegate da numerosi paesi europei (EURIG) e del mondo, Cina compresa.

La nuova BNI

Va compiuta una riflessione sul rapporto tra SBN e la Bibliografia nazionale italiana, un servizio indispensabile, la cui funzione non è purtroppo sempre compresa, perfino dagli stessi bibliotecari. Il controllo bibliografico nazionale autorevole, tempestivo ed esaustivo è un servizio indispensabile per SBN e per tutte le biblioteche italiane e del mondo; deve, però, essere efficiente. Senza il censimento della produzione di cultura, l’Italia editoriale scompare dal circuito informativo internazionale: così viene meno un aspetto legato alla stessa identità culturale del nostro Paese. Con un controllo bibliografico efficiente, inoltre e soprattutto, molte biblioteche potrebbero dedicarsi più utilmente a potenziare i servizi all’utenza, avvalendosi delle notizie bibliografiche prodotte da un’agenzia specializzata, con un risparmio economico in termini generali per l’Italia, ma soprattutto con la disponibilità di un servizio di qualità. Ciò, oggi, avviene solo in minima parte; il servizio dovrebbe essere notevolmente potenziato dalla realizzazione di una nuova bibliografia italiana, sperimentando modelli di collaborazione con agenzie private di comprovata qualità, come Casalini Libri, in un progetto comune che garantisca un vero completo controllo della produzione italiana corrente, che ammonta, oggi, a circa 100.000 risorse bibliografiche l’anno.
Come sappiamo, da circa 50 anni in Italia esistono due bibliografie: la Bibliografia nazionale italiana, della BNCF, e I libri della Casalini Libri (peraltro la prima redatta a Firenze e la seconda a Fiesole). Casalini partecipa al programma cooperativo americano PCC (Program for Cooperative Cataloging) e condivide i requisiti di qualità della Library of Congress. Casalini, inoltre, crea e mantiene le registrazioni di autorità in NACO (Name Authority Cooperative Program of the PCC) per nomi, enti, convegni, luoghi geografici e titoli, e SACO (Subject Authority Cooperative Program of the PCC) per i soggetti: quale occasione migliore per partecipare attivamente all’importante progetto VIAF, a cui l’Italia, tramite l’ICCU, ha purtroppo potuto dare finora un apporto limitato (finora solo 45 mila su un totale di tre milioni di autori in SBN – a fronte di sette milioni in Germania – di cui solo 1300 sono su Wikidata e quindi su Wikipedia). La BNI censisce attualmente circa 6 mila risorse l’anno (di cui il 10% di traduzioni), mentre Casalini arriva a oltre 21.000 record. La sovrapposizione, per buona parte, delle due iniziative – che non ha corrispondenze al mondo – non ha alcun senso; la ragionevolezza e la buona gestione delle cose invitano a individuare una soluzione condivisa, nell’interesse del Paese, prendendo a modello la fruttuosa collaborazione tra Library of Congress e il consorzio OCLC. Ciò dovrebbe avvenire assieme alla riflessione sui compiti delle bibliografie nazionali nell’era digitale, come stabilito dalle linee guida dell’IFLA emanate nel 2009, che includono nella bibliografia nazionale il censimento delle risorse elettroniche (ebook, periodici online e, in generale, le risorse digitali) e prevedono forme ampiamente collaborative tra istituti diversi che partecipano alla sua redazione.

Proposte

L’evoluzione di SBN verso i linked data non dovrebbe essere l’ennesimo progetto volto a sviluppare un servizio o un sistema parallelo.
È necessario un ripensamento complessivo e profondo di SBN, del suo data base e della sua architettura, per implementare un sistema in grado di produrre, gestire, condividere ed esporre open linked data, usando tecnologie più flessibili, secondo i fabbisogni della mobile technology.

Occorre che SBN:

  • conti su una direzione scientifica efficiente, anziché solo su comitati di gestione, che hanno spesso anteposto gli interessi degli enti rappresentati al fine di redistribuire a pioggia i finanziamenti disponibili, senza mai elaborare una strategia di medio-lungo periodo;
  • disponga di una propria divisione informatica: da trent’anni l’istituto proprietario delle attrezzature fa sviluppare e gestire i servizi a terze parti; ciò ha generato una forte dipendenza e la percezione di un mondo chiuso, controllato da pochi addetti ai lavori;
  • disponga di nuovo personale competente e motivato al quale il personale dell’ICCU, ridotto come numero, possa trasmettere le proprie competenze e le informazioni per garantire la futura gestione delle attività;
  • investa in innovazione;
  • prosegua la collaborazione con i progetti e le iniziative internazionali, soprattutto per gli standard;
  • usi un codice di regole affidabile e flessibile, condiviso a livello internazionale;
  • accetti software commerciali dialoganti con l’Indice, anziché solo SBN nativi; le esperienze delle Università di Padova e di Firenze sono molto importanti; al momento i software commerciali devono chiedere la certificazione (dietro pagamento) all’ICCU;
  • affermi sempre più chiaramente che esso è un sistema distribuito di risorse – umane e professionali – e riconosca che record di qualità possono essere prodotti da vari soggetti, valorizzando le competenze distribuite in tutto il territorio italiano;
  • introduca un cambiamento in termine di servizi, riprendendo e rilanciando il prestito interbibliotecario, mai realmente promosso, come risultava dal progetto iniziale;
  • renda sempre più fruttuoso il rapporto con una nuova Bibliografia nazionale italiana, un servizio essenziale, costruito sull’idea di una partnership pubblico-privato (BNCF-Casalini), in un quadro di cooperazione fra biblioteche, finalizzata alla sua produzione cooperativa, seguendo le linee guida IFLA sul tema del controllo bibliografico nell’era digitale.

Il catalogo SBN è un riferimento per i bibliotecari e per gli utenti italiani e stranieri da quarant’anni: non può morire per decisione amministrativa. Esso però dev’essere gestito in modo aperto ed efficiente da diventare attrattivo; perciò SBN dev’essere assolutamente rilanciato, e quindi adeguatamente finanziato, per essere davvero il perno del servizio bibliotecario nazionale.


Relazione di Mauro Guerrini presentata all’incontro pubblico “Rilanciare il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN)“, svoltosi presso l’Auditorium del Goethe-Institut – via Savoia 15, Roma il 20 giugno 2013