“Le biblioteche che verranno”
Conservazione tra Luca Ferrieri e Claudio Leombroni sul tema
“Le biblioteche che verranno non sono ancora arrivate”. Sono parole di Luca Ferrieri, forse tra le più emblematiche pronunciate dall’autore, nell’incontro on line di presentazione del suo ultimo libro che si è svolto il 13 novembre scorso su piattaforma Google Meet.
L’ultima fatica editoriale del prestigioso collega milanese, già direttore della Biblioteca di Cologno Monzese e del Sistema Bibliotecario Nord-Est-Milano, – edita dall’Editrice Bibliografica ed uscita nel giugno di quest’anno – si intitola appunto “La biblioteca che verrà. Pubblica, aperta, sociale”. Si tratta di un ponderoso saggio di oltre 400 pagine dove l’autore ragiona e si interroga, trasversalmente e interdisciplinarmente, sulle prospettive future delle biblioteche pubbliche e, più in generale sul senso della biblioteca contemporanea nel vortice della trasformazione sociale planetaria in atto.
Il testo, per chiarezza di informazione, è stato scritto appena prima dello scoppio della crisi pandemica, ma molti accenti e sfumature anticipano e leggono in filigrana anche eventi dell’immediata attualità.
L’incontro – organizzato dal CER dell’Emilia-Romagna – ha visto una nutrita partecipazione (circa 110 persone come punta massima e oltre 90 presenti fino alla fine dell’incontro) è stato introdotto da Roberta Turricchia, presidente regionale dell’AIB, ed è stato moderato da Claudio Leombroni -responsabile del Servizio Biblioteche Archivi Musei e beni culturali dell’IBACN della Regione Emilia-Romagna – che ha dialogato con Ferrieri.
Molti gli spunti usciti dalla conversazione, sia di carattere storico, sia di carattere più squisitamente culturale. Difficile, se non impossibile, sintetizzare l’articolazione e la complessità del dibattito, ma un dato emerge con forza.
Secondo Ferrieri ciò che stiamo vivendo e sperimentando è la “crisi irreversibile del modello della Public Library” – di derivazione anglosassone, ma declinata specificamente nella realtà italiana -così come l’abbiamo conosciuta e praticata negli ultimi cinquanta, sessant’anni.
Quel modello, che teneva insieme “stanzialità e monumentalità”, “identità e appartenenza”, e di cui siamo tutti figli, è ormai un modello superato di fatto.
C’è all’orizzonte, sempre secondo Ferrieri, un necessario cambio di paradigma che dia risposte democratiche alla crescente disuguaglianza, alle istanze di partecipazione al passaggio da un concetto di cultura verticale – cioè gerarchica e settorialmente divisa, con una forte cesura tra livello specialistico e livello divulgativo – a quello di cultura orizzontale, che passa cioè attraverso pubblici, linguaggi, discipline, livelli di approfondimento differenti.
La biblioteca vissuta e percepita fino a ieri come “contenitore” adesso è, o dovrebbe essere, sempre più considerata come “contenuto”, nel senso di produttrice attiva di sapere, conoscenza, azione critica.
In conclusione, l’incontro ha rappresentato un momento importante di riflessione e di analisi sul presente e sul futuro del mondo bibliotecario con uno sguardo aperto sull’orizzonte intero: sociale, politico, culturale.
Un momento di discussione dove si sono intrecciate teoria e prassi, ipotesi teoriche e pratiche concrete di lavoro.
Dove, soprattutto, le bibliotecarie e i bibliotecari si sono candidati come protagonisti attivi nella difficile fase di transizione in cui ci troviamo.
Adriano Bertolini
Consigliere CER – Sezione AIB Emilia-Romagna