Giornata di studio promossa da
Commissione nazionale biblioteche speciali, archivi e biblioteche d’autore AIB
AIB Sezione Lazio
Biblioteca nazionale centrale di Roma
Con il patrocinio di
Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Dipartimento di Beni culturali
LUDI, Laboratorio Universitario Documentazione Informazione
Introduzione al convegno (Lorenzo Baldacchini)
Il tema delle collezioni è nodale nella gestione delle biblioteche. Nella stessa letteratura professionale sono spesso usati termini come raccolta, fondo, collezione, non di rado con il valore di sinonimi. Se poi si scende nel particolare delle collezioni definite speciali, il rischio dell’ambiguità non solo permane, ma si accresce. È banale osservare che l’aggettivo speciale definisce una cosa rispetto ad un’altra che speciale non è. Nei vari Dizionari dei sinonimi e dei contrari riscontriamo che contrari di speciale sono considerati generale, generico, ma anche totale, normale, comune, ordinario e perfino scadente. Una breve ricognizione nel web ci porta ad osservare come in Italia numerosi sistemi bibliotecari, in particolare di ateneo, dedichino diverse pagine alle loro collezioni speciali, senza però definirle. E’ il caso dell’Università di Perugia che ha un Gruppo di lavoro specifico “Libri rari e collezioni speciali”. Si avverte quindi l’esigenza di abbinare il tema della collezione speciale ai libri antichi, ai rari, al materiale di pregio. L’Università Cattolica usa l’espressione “Collezioni speciali e di pregio”. La Biblioteca Universitaria di Bologna invece: “Collezioni speciali: manoscritti e libri antichi a stampa”. Alcune realtà specificano poi più direttamente le varie sezioni o dipartimenti che costituiscono queste collezioni speciali. La Nazionale di Roma ne elenca quattro: Sezione romana, Fondo Ceccarius, Stampe e disegni e Collezione orientale.
D’altra parte tutto questo ci pare in sintonia con quanto maturato in ambito IFLA dove, a partire dal Congresso di Lyon fu proposto di modificare il nome della commissione “Rare Books and manuscripts” in “Rare Books and special collections”. La proposta, discussa nello Standing Committee a Lyon nel 2014, fu approvata all’unanimità. E anche l’AIB ha deciso di modificare la denominazione della Commissione nazionale, aggiungendo, anzi premettendo, agli archivi e alle biblioteche d’autore le biblioteche speciali. Alla base di queste modifiche c’è indubbiamente la presa di coscienza della parentela stretta e tuttavia della non coincidenza tra collezioni storiche e collezioni speciali, che in Italia cominciò a maturare più o meno dalla Giornata di studi del Viesseux.[1] Ho già sostenuto che definire speciali certe collezioni storiche, che non di rado sono quelle fondanti (in certi casi perfino eponime) della biblioteca, può sembrare una forzatura. Tuttavia una definizione specifica di collezione speciale nell’ambito della letteratura scientifica in lingua italiana non è facile da reperire, a parte qualche eccezione.[2] O meglio la si può ricavare per deduzione da quella di Biblioteca Speciale. E qui invece i riferimenti nella letteratura non mancano. Da quelli lontani di Alfredo Serrai, che già nel 1981 metteva in guardia dalla confusione fra biblioteca speciale e specializzata, precisando che “la biblioteca speciale è tale quando impiega tecniche e procedure di mediazione fra documenti e utenti che non sono quelle tipiche delle biblioteche tradizionali”. [3] In epoca molto più vicina, nella ponderosa Guida diretta da Mauro Guerrini leggiamo che “La letteratura biblioteconomica individua la specificità della biblioteca speciale nel metodo del lavoro bibliotecario e nel tipo di servizio offerto ai propri utenti: un metodo che implica l’uso di procedure analitiche nella catalogazione della raccolta posseduta e delle notizie reperite da fonti esterne e un tipo di servizio personalizzato e accurato di diffusione delle informazioni a utenti generalmente esperti nelle tematiche d’interesse della biblioteca”.[4] (p. 194). Ma la tendenza a un servizio sempre più preciso e personalizzato verso i propri utenti riguarda un po’ tutte le biblioteche e dunque si può perfino sostenere che “tutte le biblioteche possono essere speciali”. D’altra parte già molti anni fa Diego Maltese si era posto il quesito “Biblioteche speciali o biblioteconomia speciale ?”[5] Infine, mettendo sempre più il focus sull’utenza, si può arrivare allo slogan provocatorio (lui stesso l’ha definito tale)di David Lankes: “La comunità è la collezione”. [6]
A partire da queste considerazioni è nata, in seno alla Commissione nazionale Biblioteche speciali, archivi e biblioteche d’autore, l’esigenza di avviare una riflessione in merito, cercando di provocare una discussione che riguardi alcuni dei temi generali legati alla gestione delle collezioni speciali, dalla Convenzione di Faro al problema importantissimo della catalogazione, non solo delle singole risorse, ma dell’intera collezione, ai rapporti con la public history,[7] non trascurando di documentare anche esperienze particolari che possono risultare estremamente interessanti.
[1] Collezioni speciali del Novecento. Le Biblioteche d’autore, Atti della Giornata di Studi, Firenze, Gabinetto Vieusseux, 21 maggio 2008, «Antologia Vieusseux. Giornale di scienze, lettere e arti con unito il Bollettino delle pubblicazioni italiane e straniere», (2008), n. 41-42.
[2] Si può ricordare questa definizione di “fondo speciale”:
“Si possono definire fondi speciali quando i “pezzi” che li compongono
1.sono una fonte primaria per la ricerca
2.richiedono standard descrittivi ed interventi conservativi ad hoc
4.hanno assunto una vocazione patrimoniale
3.hanno subito un cambiamento di status”. Cfr. Anna Manfron, Biblioteche e archivi d’autore: le relazioni da preservare, in Spigolature d’archivio. Contributi di archivistica e storia del progetto “Una città per gli archivi”, a cura di Armando Antonelli. Bologna, Bononia University press, 2011, pp. 323-343.
[3] Alfredo Serrai, Guida alla biblioteconomia. Firenze, Sansoni, 1981, p. 29.
[4] Biblioteconomia. Guida classificata, diretta da Mauro Guerrini. Milano, Bibliografica, 2008, p. 194.
[5] Titolo del suo intervento al convegno Biblioteche speciali, a cura di Mauro Guerrini. Milano, Bibliografica, 1985, pp. 13-14.
[6] David Lankes, Guida alla biblioteconomia moderna. Milano, Bibliografica, 2022, pp. 19, 248, 275, 319.
[7] Ricordo – a tal proposito – la suggestione di Giovanni Solimine della biblioteca come “scatola nera” di una collettività.
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La partecipazione al Convegno è gratuita. Al termine degli interventi, a chi ne farà richiesta, verrà rilasciato un attestato di partecipazione.