Saluto di Waldemaro Morgese, presidente dell’AIB Puglia, al convegno AIB-OLAVEP “Le esternalizzazioni in biblioteca: criticità e prospettive” (Bari, Santa Teresa dei Maschi, 10 giugno 2013).
Waldemaro Morgese, nel portare il saluto dell’AIB Puglia, ha sostenuto che la nuova situazione aperta al mondo delle biblioteche dall’approvazione della legge nUN. 4 del gennaio 2013 ha creato un campo di potenzialità importanti, perchè per la prima volta riceve riconoscimento giuridico la professione del bibliotecario.
In questo nuovo quadro i bibliotecari, interni o esterni che siano, devono saper corrispondere con maggiori contenuti di qualità alle esigenze della società e dell’utenza, compito per il quale l’AIB è impegnata con tutte le sue forze.
Saluto di Waldemaro Morgese, presidente AIB Puglia
Buongiorno a tutti i partecipanti e benvenuti a Bari.
Desidero anzitutto salutare a nome dell’AIB Puglia l’assessore ai beni culturali della Regione Puglia Angela Barbanente e il delegato per le biblioteche della Conferenza dei Rettori delle Università italiane Giuliano Volpe.
Entrerei subito “in medias res”, come suol dirsi. L’AIB, con la collaborazione fondamentale di un proprio organismo, l’OLAVEP (Osservatorio Lavoro e Professioni), ha promosso in Italia 3 convegni, sul volontariato (ad Assisi), sulle “esternalizzazioni” (qui a Bari) e sulla professione (ad Udine).
Tutto ciò anche in preparazione del proprio congresso che si svolgerà nel prossimo novembre.
Si tratta di tre temi cruciali per la vita delle biblioteche, nel loro presente e nel loro futuro. E desidero precisare che il tema della professione non lo avremmo certo scisso da quello delle esternalizzazioni se non si fosse determinato ad inizio di quest’anno un fatto contingente ma importantissimo, e cioè durante il Governo Monti l’approvazione da parte del Parlamento di una legge tanto attesa, la n° 3 del 14 gennaio, che ha finalmente dato veste giuridica a tutte quelle professioni del Knowledge, della conoscenza, finora escluse dal novero delle professioni riconosciute e inquadrate in ordini e collegi.
Dei contenuti di questa legge parlerà Maria Abenante e quindi non mi dilungo. Vorrei invece segnalare un interessante articolo di Aldo Bonomi, apparso ieri sul Sole 24 Ore.
Bonomi(1), fondatore di Aaster (Associazione Agenti di Sviluppo del Territorio), analista acuto, autore di un libro recentissi mo pubblicato per Rizzoli e intitolato Il capitalismo in-finito, in cui osserva l’industria manifatturiera e individua un terzo paradigma oggi montante, il capitalismo delle reti sociali dopo quello fordista e quello molecolare(2),in questo articolo sostiene una tesi a mio avviso molto condivisibile. Intanto porta i dati delle professioni, tratti da un libro di Angelo Deiana del Colap in uscita in questi giorni per i tipi del Sole 24 Ore: 2.100.000 professionisti iscritti ad ordini e 3.500.000 da riconoscer e con la nuova legge, di cui 1.500.000 (poco più del 40%) già iscritti ad una associazione professionale. Si tratta quindi di una massa di circa l’80% di potenziali professionisti in più rispetto a quelli già riconosciuti che si appresta ad entrare nel mercato del lavoro e a riconfigurarlo.
Secondo Bonomi, ma ne sono convinto anch’io e da tempo, le professioni già riconosciute sono garantite da un meccanismo corporativo, abbastanza immobile e ben poco europeo, mentre le nuove in tanto potranno affermarsi in quanto e se saranno adeguate, negli skills (abilità) che le contraddistingueranno, al nuovo paradigma sociale montante in tutto il mondo globalizzato, che enfatizza appunto e consentirà successo alle figure professionali che sapranno integrarsi quasi direi empaticamente con la società circostante. Con le parole di Bonomi: “oggi l’acquisizione da parte del giovane professionista degli skills richiesti dal mercato è sempre più frutto di scambio e cooperazione sociale”.
Capiamo meglio quindi come la capacità che il mondo delle biblioteche avrà o meno di connettersi con il mercato nel suo nuovo paradigma reticolare-sociale (mercato che per i bibliotecari significa il mondo dei consumatori di conoscenza, il mondo degli utenti che hanno bisogni immateriali che attengono al sapere), è una vera e propria sfida welfaristica alla quale possiamo ben applicare il motto garibaldino “vincere o perire”.
I bibliotecari cioè vinceranno nel XXI secolo caratterizzato dall’esplosione digitale o periranno proprio su questo crinale, su questo discrimine epocale: e quindi il professionista bibliotecario, interino o esternalizzato poco importa, deve saper acquisire (ed essere adiuvato ad acquisire) le abilità della socializzazione welfaristica, svolgendo la propria attività intro iettando la propria tradizionale sapienza tecnica in una sapienza nuova più decisiva e di tipo umanistico, cioè nella sapienza dell’accogliere, del condividere, del comprendere, dell’aiutare, del donare, dell’essere protagonista della ricomposizione del tessuto sociale così tragicamente squassato dalla crisi globale e del suo sviluppo con le “armi” del Knowledge.
Deve saper inserire a pieno titolo in questo compito esaltante anche le varie figure dei volontari, portando la loro utilità al massimo concettuale possibile, senza la paura egoistica o miope che ciò possa turbare il corretto mercato della domanda e dell’offerta di lavoro, ma comprendendo appieno che questo approccio piuagrave; “ecumenico” rafforza la funzione delle biblioteche, conferisce ad esse prestigio e nuova giustificazione e le predispone quindi a futuri successi, che si verificheranno contestualmente al superamento della grave crisi economico-finanziaria tuttora in atto. E’ questa crisi che, purtroppo, intorbida –ed è umano- la nostra capacità di sceverare in modo chiaro le problematiche implicate.
Per non perire, i protagonisti della vita delle biblioteche credo che debbano inserirsi integralmente nel nuovo paradigma sociale anche sul piano della ricerca di nuove modalità di reperimento delle risorse finanziarie necessarie. A questo proposito una via importante da saggiare e sperimentare sono tutte le tecniche di crowdfunding (raccolta di capitale diffuso), specie se le orienteremo a sostenere il decollo o il consolidamento delle biblioteche innovative, quelle che potremmo definire con termine riassuntivo “eccellenti” (3).
Ma è possibile affermare il nuovo paradigma sociale, il nuovo ruolo della professione bibliotecaria, interina o esternalizzata che sia, senza scommettere in modo integrale sulla qualità? Non credo proprio, quindi mi fa molto piacere che la tavola rotonda di oggi pomeriggio sia coordinata da un esperto di “qualità” come Alessandro Sardelli. Nella mia precedente vita di direttore di Teca del Mediterraneo e di docente di discipline economico-aziendali pubbliche nelle Università mi sono molto arrovellato sul concetto di qualità, giungendo alla conclusione che essa è un aspetto della “efficienza economica” o “efficacia”, altalenante fra un riscontro basato sulla customer satisfaction e un riscontro basato su parametri prestabiliti. Ma, qualunque sia la declinazione della qualità a cui scegliere di attenersi, a noi deve essere chiaro che questi decorsi dobbiamo fare in modo che riguardino tutti i professionisti, qualunque sia la configurazione giuridica del loro inquadramento lavorativo: interni a tempo indeterminato, esternalizzati a tempo determinato, questi ultimi individuali o inseriti in organizzazioni collettive come cooperative o società.
Questo è il compito dell’AIB nella inedita fase che si apre con l’operatività dell a nuova legge n° 4/2013.
Certo, le Pubbliche Amministrazioni in moltissimi casi non si stanno comportando in modo lungimirante e ad esempio sistemi di monitoraggio e valutazione da esse poste in essere latitano: il panorama che abbiamo riscontrato realizzando come AIB il censimento delle biblioteche pugliesi per conto della Regione è semplicemente sconfortante.
Gli esempi che potrei portare sulle cattive performances delle P.A. sono innumerevoli e spesso riguardano la miope furbizia con cui sono strutturati i cosiddetti “bandi”, fino a giungere all’assurdo – e non faccio questione di persone, per carità, non mi permetterei – della biblioteca provinciale di Brindisi, struttura storica anche perchè la prima a costruire un Polo SBN in Puglia, ove un concorso pubblico per selezionare il nuovo direttore viene interrotto per mesi, ripreso e stoppato a pochi giorni dallo svolgimento delle prove orali e a dirigere la biblioteca viene poi chiamato un funzionario amministrativo selezionato con un semplice interpello interno!
E cosa dire di biblioteche ove il direttore non viene più nominato e il turn-over completamente eluso?
Il problema dell’adeguatezza tecnica delle P.A. nel campo delle biblioteche riguarda anche molti Comuni e la Regione. L’Assessore regionale ai beni culturali, peraltro molto impegnata in questo campo, conosce bene le nostre opinioni in merito.
Così l’Italia non entra affatto in Europa, resta un fanale di coda. Con queste 3 iniziative l’AIB si sforza anche di diffondere pi` capillarmente la consapevolezza di tutto ciò. Speriamo di riuscirci con la collaborazione di tutti voi.
Grazie per la vostra attenzione e buon lavoro!
(1) A. Bonomi, Per le professioni non basta la legge: serve innovazione, su “Il Sole 24 Ore” del 9 giugno 2013, p. 17.
(2) Secondo Bonomi nel nuovo paradigma possiamo riscontare una “sostanziale tenuta del mondo cooperativo”. Poichè questo tema è molto importante per il mondo delle biblioteche, è opportuno citare quanto scrive lo studioso: si tratta di “imprese ‘diverse’ ma altrettanto esposte alla legge del ‘non più e del non ancora’, oltre che a pericolose derive che le vede organizzare il lavoro dei nuovi schiavi nel ciclo basso della logistica. Qui le sfide di nuova azione cooperativa e solidaristica sono molteplici e ipermoderne: pratiche di welfare mutualistico istituzionalizzate, pratiche di self-help informale a livello di quartiere, nuova cooperazione sul consumo (Gas, reti dell’agricoltura di prossimità, Sunday-Soup), neo-mutualismo legato alla condizione dei segmenti sociali del lavoro della conoscenza e dell’immigrazione, forme di cooperazione sulla casa (housing sociale comunitario, condomini solidali),cooperative produttive tra giovani professionisti, peer to peer lending, forme di cooperazione e azione mutualistica nate per reazione all’impatto della crisi, forme di organizzazione cooperativa costituite all’interno delle comunità migranti, forme di cooperazione che organizzano la dimensione sociale della marginalità, ovvero di chi produce in forma cooperativa per la sussistenza (cooperative Rom, ecc.)”. (ivi, p. 57).
(3) Esiste in italia l’Associazione “Italian Crowdfunding Network” e si contano ormai nel nostro Paese circa una ventina di piattaforme di crowdfunding. Un’ottima introduzione alle problematiche di fondo della raccolta collettiva di risorse è: Massimo Coen Cagli, Ritorno al futuro, su “Biblioteche Oggi” n° 3 dell’aprile 2013, pp. 20-28.