L’articolo è stato pubblicato su AgCult e nasce dal lavoro della Commissione nazionale biblioteche pubbliche dell’Associazione italiana biblioteche.
La Commissione è composta da: Cecilia Cognigni (coordinatrice), Sara Chiessi, Chiara Faggiolani, Loredana Gianfrate, Valeria Patregnani, Maria Antonietta Ruiu
Le Biblioteche pubbliche italiane dal 9 marzo scorso sono chiuse al pubblico [1], come gli altri istituti culturali e come molte altre biblioteche in tutto il mondo. La chiusura non ha fermato i servizi, in molti casi li ha convertiti in servizi da remoto, ad ampio raggio, con attività come il prestito digitale, il supporto alla ricerca e alla formazione permanente, aprendo di fatto una fase di ragionamento sull’identità e sul futuro della biblioteca nel nostro paese e sulle potenzialità che essa può esprimere nel sostenere il tessuto conoscitivo, sociale, relazionale e umano durante l’emergenza, ma soprattutto su come agire per la sua ricomposizione nelle fasi che seguiranno.
Per questo l’IFLA, l’International Federation of Library Association and Institutions, ha promosso un monitoraggio degli effetti dell’emergenza sanitaria in corso nel settore bibliotecario, avviando una fase di studio e analisi che ha già portato alla redazione di un primo report COVID-19 and the Global Library Field, disponibile anche in traduzione italiana. Nel rapporto IFLA, vengono presentati alcuni dei temi che sono cruciali per le biblioteche in questo momento: conoscere il COVID-19 e la sua diffusione, offrire al pubblico informazioni affidabili, affrontare le restrizioni, fornire servizi da remoto. Questi sono solo alcuni degli orientamenti di azione proposti, anche in Italia. A prescindere dal fatto che le biblioteche siano nazionali, pubbliche o accademiche, esse si trovano a dover affrontare situazioni e questioni simili, in un contesto globale in cui l’emergenza sembra aver accelerato il bisogno di confronto per trovare soluzioni comuni, di muoversi come un comparto coeso e unitario con la consapevolezza di dover riaffermare il valore culturale e sociale delle biblioteche, come servizio essenziale[2] per tutto il paese, capaci di contribuire a fare la differenza, rendendo i servizi al cittadino delle amministrazioni pubbliche più completi e più in grado di esprimere una visione strategica.
I SERVIZI E LE ATTIVITÀ DELLE BIBLIOTECHE PUBBLICHE DURANTE L’EMERGENZA COVID-19
Dalle mostre virtuali offerte dalla Bibliotheque nationale de France, alla Bibliotheque Paul-O.-Trepanier in Canada, che sta promuovendo attivamente i contenuti focalizzati sull’apprendimento di nuove competenze, alle biblioteche pubbliche che negli Stati Uniti hanno lanciato un appello per lasciare le reti WIFI attive, in modo che gli utenti possano connettersi a Internet dalle loro auto, o che hanno dato la possibilità di accedere ad abbonamenti a Zoom per aiutare gli utenti a rimanere in contatto fra di loro, le esperienze si susseguono, diverse e simili insieme, nel mondo e in Italia.
Ciò evidenzia una capacità positiva di risposta da parte delle biblioteche, coinvolte in un processo, senza precedenti, di riconversione dei propri servizi, mettendone a fuoco potenzialità e limiti, ma nella convinzione di dover reagire pro-attivamente a questa emergenza, seppur in una situazione in cui gli spazi e le collezioni restano inaccessibili.
In particolare insieme alle biblioteche pubbliche di ente locale, che rappresentano l’infrastruttura culturale di base del nostro paese, per prossimità e inclusività, la Commissione nazionale Biblioteche pubbliche dell’Associazione Italiana Biblioteche ha avviato un percorso di ragionamento partecipato coinvolgendo bibliotecari provenienti da territori diversi[3]. Obiettivo dell’iniziativa è stato aprire un dibattito ampio per restituire all’opinione pubblica una serie di riflessioni e valutazioni per disegnare il futuro dei servizi bibliotecari, facendo tesoro delle esperienze in corso e del bisogno di adottare strumenti condivisi per affrontare un momento tanto difficile, come per progettare la riapertura. Le Biblioteche pubbliche che hanno partecipato ai tavoli di discussione promossi della Commissione nazionale biblioteche pubbliche dell’AIB sono state animate da alcune preoccupazioni comuni: come dare nuovo impulso al digitale in tutte le sue articolazioni per veicolare contenuti e relazioni; come affrontare i nuovi analfabetismi digitali e il digital divide; come sostenere le famiglie e la scuola; come mantenere un contatto stretto con i lettori e con la comunità territoriale; come restituire virtualmente l’informalità e l’intensità della relazione con i lettori e i frequentatori delle biblioteche fisiche. Le esperienze attivate dimostrano tutte la vivacità delle biblioteche che si sono impegnate sin da subito sul fronte dei servizi al pubblico, avviando un processo di riconversione dei servizi in remoto e in digitale per il prestito, il sostegno allo studio e alla ricerca, la formazione permanente e il rafforzamento delle competenze delle persone, con percorsi di avvicinamento alle nuove tecnologie e sportelli di assistenza a domanda individuale, letture ad alta voce e corsi online.
Milano ha offerto un servizio di SOS digitale per sostenere le famiglie e la cittadinanza nei percorsi di apprendimento delle nuove tecnologie. Si sono rafforzate le attività con le scuole e il supporto alla didattica e in generale le iniziative di Information e Media Literacy. Fra le tante segnaliamo, oltre a SOS docenti della Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, l’iniziativa La Biblioteca@scuola proposta dalla Memo di Fano che ha trasferito i percorsi di promozione della lettura, di alfabetizzazione informativa e digitale programmati per l’anno scolastico 2019/2020 dagli spazi delle biblioteche agli spazi digitali, ripensandoli soprattutto alla luce dei veloci cambiamenti che tutti (insegnanti, alunni e famiglie) sono stati chiamati ad affrontare.
La preoccupazione di mantenere i rapporti con le comunità territoriali, anche con attività di informazione e assistenza per affrontare l’emergenza, ha spinto i comuni di Cavriago e Beinasco a trovare direttamente o indirettamente nella biblioteca il primo servizio di riferimento per mantenere viva quella relazione, o le biblioteche dell’Unione Reno Galliera a proporre una selezione di visite virtuali a musei, gallerie, teatri e spettacoli. Il Consorzio CSBNO – Culture Socialità Biblioteche Network Operativo ha voluto alimentare e accrescere quella relazione effettuando 16.000 telefonate ai propri utenti iscritti per rafforzare il processo di fidelizzazione e l’utilizzo di nuovi servizi come quello della biblioteca digitale. La Biblioteca San Giorgio di Pistoia ha lanciato l’iniziativa “La San Giorgio a porte chiuse”, con un fitto calendario di incontri con autori, traduttori, editori. A Lecce il Polo biblio-museale con il Dams ha avviato un percorso di promozione di contenuti artistici derivati dagli archivi del Museo Castromediano e della Biblioteca Bernardini di Lecce e di Palazzo Comi di Lucugnano. In Sardegna, oltre alla Mediateca del mediterraneo di Cagliari, si sono attivate anche biblioteche di territori più piccoli come le Biblioteche del Sistema bibliotecario Coros Figulinas che hanno lanciato due #contestvirali su Facebook per postare foto e video delle biblioteche di casa per proporre consigli di lettura; in Calabria il Sistema bibliotecario Vibonese ha convertito i propri corsi di teatro in modalità virtuale. In provincia di Bergamo, il sistema bibliotecario di Seriate Laghi sta lavorando ad un progetto di acquisti straordinari di novità editoriali da distribuire alle comunità territoriali della rete.
Il quadro nazionale resta comunque disomogeneo, con servizi bibliotecari che hanno saputo rispondere al nuovo contesto anche grazie al fatto di essere parte di sistemi bibliotecari territoriali articolati, che sono quindi più forti, avendo attivato nel tempo strategie di cooperazione e condivisione dei processi in diversi ambiti (servizi tecnici: sviluppo delle collezioni analogiche e digitali, servizi tecnici di catalogazione partecipata, organizzazione coordinata di servizi al pubblico e attività culturali)[4], prevalentemente localizzati nel centro-nord del paese, e realtà che invece non hanno intrapreso un tale percorso e che sono quindi più isolate e deboli. Un altro elemento, che incide quindi sulla capacità di risposta delle biblioteche pubbliche italiane nella fase emergenziale che stiamo vivendo, è legata alle differenze di tradizione e radicamento fra nord e sud del paese[5] e la rispondenza a requisiti minimi di funzionamento (investimento in acquisto di pubblicazioni, personale qualificato, dimensioni e numero di ore di apertura al pubblico), definiti per competenza su base regionale, purtroppo non in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale[6] e che marcano differenze significative fra le biblioteche.
LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE E IL DIGITALE
Il digitale è improvvisamente balzato in primo piano, con una rapida accelerazione di offerta di servizi: assistenza alla ricerca per sopperire alla mancanza di libri e periodici cartacei, istruendo i lettori a reperire testi e articoli nelle principali banche dati italiane e internazionali e soprattutto la biblioteca e il prestito digitale con la sperimentazione di proposte di servizi rivolti anche ai cittadini ancora non iscritti alle biblioteche. Questo processo ha messo in evidenza anche i limiti entro i quali le biblioteche debbono muoversi, a causa della scarsità degli investimenti finora riposti in questa tipologia di servizi, ma anche per la carenza di contenuti che è conseguenza di un mercato editoriale librario che resta in larga parte (il 60% circa) analogico[7] e per le modalità di fruizione dei prestiti digitali che sono differenti per i diversi gruppi editoriali. Risulta urgente per questo rafforzare il dialogo con tutti gli editori, grandi e piccoli, per affrontare i nuovi bisogni e per gli enti locali attrezzare i bilanci con risorse adeguate per soddisfarli.
Le piattaforme digitali come MLOL – Medialibrary online e Rete Indaco, che mettono a disposizione milioni di risorse digitali al servizio delle biblioteche pubbliche del paese, fra periodici, audiolibri, musica, cinema e e-book, hanno visto crescere esponenzialmente i loro dati in termini di numero di iscritti, accessi e prestiti[8], confermando la necessità di soddisfare un bisogno diffuso di lettura.
Pierluigi Sacco dichiara nell’introduzione al volume Musei e cultura digitale: fra narrativa, pratiche e testimonianze di Maria Elena Colombo (Bibliografica, 2020) che i musei (come le biblioteche) hanno molta strada ancora da fare; nel migliore dei casi comunicano con il digitale, ma non esistono ancora nel digitale. Questo sembra tanto più vero se si pensa all’impegno profuso in quanto si sta facendo, in molte realtà del paese, per cercare di valorizzare quel bagaglio di competenze e capacità che i bibliotecari hanno saputo mettere in campo nel tempo nel costruire relazioni fra i contenuti, le persone e le comunità. Il monito ad esistere nel digitale ci mette, quindi, difronte all’urgenza di cominciare a pensarlo come infrastruttura dell’organizzazione dei contenuti e dei servizi e all’economia del digitale come ambito nuovo sul quale investire progettualmente come comparto, mettendo a punto policy di settore e rafforzando le alleanze con tutti gli attori della filiera del libro e della lettura, anche da questo punto di vista.
I servizi a distanza per sostenere i processi di apprendimento delle nuove competenze d’uso delle nuove piattaforme (Meet, Zoom ecc.) e dei nuovi servizi (SPID digitale), evidenziano il bisogno di rispondere a nuove urgenze e a un divario digitale che, nel nostro paese, mostra differenze fra il nord e il sud, ma, in maniera diffusa, fa rilevare carenze, di connettività, hardware e competenze, mettendo in luce l’urgenza di promuovere sinergie più durature e strategiche con il mondo della scuola, come con i servizi sociali e il lavoro.
Mostre virtuali, disponibilità di collezioni digitalizzate infine diventano una leva per valorizzare i patrimoni storici, come a Torino con la Mostra sui 150 anni della fondazione della Biblioteca civica e le interviste a bibliotecari, lettori e scrittori fruibili dalla piattaforma interattiva curata dalla Rete italiana di cultura popolare, benché, da questo punto di vista, la filiera del patrimonio con musei e archivi manchi ancora di una strategia nazionale chiara che sappia pensare alla memoria guardando al futuro.
Grande impulso è stato dato alle attività per i bambini di ogni età e le loro famiglie, in particolare grazie all’iniziativa Video letture delle biblioteche libere in rete. Grazie alla collaborazione tra AIB (progetto Nati per Leggere) e AIE e alla disponibilità dei titolari dei diritti, centinaia di biblioteche italiane, per l’intera durata dell’emergenza COVID-19, possono effettuare video-letture e comunicarle liberamente in rete utilizzando una lista di libri che a oggi è di circa 300 titoli.
UNA SFIDA PER LE BIBLIOTECHE PUBBLICHE E PER IL PAESE
Le biblioteche hanno capito quanto resti importante lo spazio fisico, difficilmente surrogabile virtualmente, quanto i processi di socializzazione non siano necessariamente conseguenza dell’organizzazione di eventi di aggregazione, ma siano connaturati alla natura stessa della biblioteca, luogo delle relazioni per eccellenza, come la necessità di investire di più nel digitale che ci accompagnerà non soltanto nella fase uno, ma anche nel progressivo e prossimo processo di riapertura al pubblico.
Oltre che con gli editori, anche l’alleanza con i librai dovrà uscirne rafforzata, in un contesto in cui il comparto dei librai è stato stimato abbia perso oltre 25 milioni di euro di ricavi nel solo mese di marzo (fonte ALI). Da questo punto di vista il contesto da cui partire è quello definito dalla nuova Legge sulla promozione della lettura, che rappresenta l’articolazione di base per decidere azioni attuative e investimenti cui dare impulso fin da subito.
Le biblioteche dovranno affrontare grandi questioni, contingentare i flussi e rimodulare i servizi, trovare un giusto equilibrio fra garanzia della sicurezza e servizi, prevenzione e accoglienza dei luoghi, prendersi cura dei nuovi pubblici e recuperare quelli persi durante la chiusura, ribadendo il proprio ruolo sociale e la propria funzione di servizio essenziale per la comunità, per accompagnarla in questo difficile momento. Oltre all’Associazione italiana biblioteche e all’IFLA, stanno offrendo orientamenti e raccomandazioni anche organismi internazionali come EBLIDA – European Bureau of Library, Information and Documentation Associations[9].
Servirà flessibilità di atteggiamento e di pensiero facendo attenzione a non mettere troppe ipoteche sul futuro; dovremmo essere in ascolto, attenti e pronti a raccogliere le sollecitazioni di un contesto che resta fluido e dei pubblici che debbono restare al centro delle nostre attenzioni, sollecitando processi di analisi dei nuovi bisogni e di osservazione dei comportamenti e delle aspettative.
Serviranno competenze rafforzate, manageriali comunicative e tecniche (anche in ambito digitale), come previsto dai profili inseriti negli elenchi dei professionisti dei beni culturali del MIBACT[10], in un contesto però in cui la mancanza di turn-over ha visto crescere il progressivo invecchiamento del personale in servizio e la sua capacità di dare risposte in linea con le trasformazioni in atto nel contesto sociale e culturale di riferimento. Si auspica, inoltre, che la revisione dei profili di competenza abbia importanti ricadute anche sui percorsi curricolari delle Università.
“L’unica cosa che sappiamo con certezza è che ci aspetta uno scenario di recessione globale e di trasformazioni inimmaginabili sul piano sociale, culturale e politico. A questa dobbiamo associarne un’altra: molte delle forme di pensiero che ci hanno accompagnati finora sono inadeguate a comprendere la radicalità e la vastità dei cambiamenti che ci attendono. Per questo dovremmo interrogarci su cosa vale la pena produrre, condividere, consumare”[11]. Le biblioteche pubbliche saranno investite in pieno da questa sfida cui non debbono sottrarsi, piuttosto agire con lo spirito di una nuova positiva e costruttiva militanza, per tenere viva la propria spinta verso una costante “ricerca di senso e di significato”[12] in quello che fanno, nella consapevolezza che il proprio posizionamento dipenderà da quanto dimostreranno di saper fare e da come lo faranno.
Note e riferimenti bibliografici
[1] Le biblioteche chiuse sono state 11.615 con oltre 9.000.000 di lettori, decine di migliaia le iniziative cancellate. La base dati dell’ICCU “Anagrafe delle biblioteche italiane” contiene informazioni dettagliate e offre una panoramica sulle biblioteche italiane. Per la precisione, al momento in cui si scrive sono 18.251 gli indirizzi delle biblioteche presenti e 11.615 quelle censite. Per una panoramica si veda https://anagrafe.iccu.sbn.it/it/informazioni/storia. Importante sapere che nel 2017, l’Istat comincia a lavorare alla prima indagine statistica volta ad aggiornare la lista anagrafica delle biblioteche presenti sul territorio nazionale, nell’ambito del più ampio progetto di costruire, attraverso una mappatura esaustiva delle strutture, un sistema informativo integrato degli istituti e dei luoghi della cultura. Si veda https://www.istat.it/it/archivio/217094.
[2] Vedi decreto-legge 146 del 20 settembre 2015 convertito poi nella legge 182 del 12 novembre 2015. Misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione.
[3] A tavoli di lavoro a distanza hanno preso parte le biblioteche pubbliche dei comuni dello SBAM (Sistema bibliotecario urbano della Città di Torino), il Sistema bibliotecario di Milano, le Biblioteche civiche torinesi, il Consorzio CSBNO – Culture Socialità Biblioteche Network Operativo, il Multiplo di Cavriago, la Biblioteca San Giorgio di Pistoia, il Consorzio Sistema bibliotecario dei Castelli Romani, il Sistema bibliotecario Coros Figulinas, il Polo Bibliomuseale di Lecce, la Mediateca del Mediterraneo di Cagliari, il Sistema bibliotecario Vibonese, il Sistema bibliotecario urbano di Fano, le Biblioteche dell’Unione Reno Galliera, il Sistema bibliotecario Seriate Laghi.
[4] Si veda per avere un’idea del numero di reti bibliotecarie italiane (in assenza di un censimento nazionale) “Gianni Stefanini, Emiliano Diamanti, Marcello Minuti. Rete di reti. Un progetto per accrescere l’efficienza e l’efficacia delle biblioteche e delle reti bibliotecarie italiane”, in Aib studi, vol. 53 n. 1 (gennaio/aprile 2013), p. 143-170. https://aibstudi.aib.it/article/view/8834
[5] Come mettono anche in evidenza i dati sull’uso delle biblioteche italiane pubblicati a dicembre 2019 da Istat: le biblioteche sono più frequentate nelle regioni del Nord-est (21,7% della popolazione) e del Nord-ovest (19,8%); segue il Centro che si attesta al 14,1%. Le percentuali minori si riscontrano nel Mezzogiorno (Isole 9,1% e Sud 8,6%). Le regioni con la più alta quota di frequentatori di biblioteche sono il Trentino Alto-Adige (35,4%) e la Valle d’Aosta (32,7). Seguono a grande distanza la Lombardia e l’Emilia Romagna (21,6%), il Veneto (19,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (19,2%). Le quote più basse si osservano in Sicilia (6,9%), Campania (7,7%) e Calabria (8,0%). Il report “La produzione e la lettura di libri in Italia” è disponibile qui: https://www.ISTAT.it/it/archivio/236320
[6] A titolo esemplificativo si veda:
Norme in materia di biblioteche, musei, archivi storici e beni culturali: http://demetra.regione.emilia-romagna.it/al/articolo?urn=er:assemblealegislativa:legge:2000;18
Approvazione standard e obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei ai sensi dell’art. 10 della legge 18/00
https://ibc.regione.emilia-romagna.it/istituto/allegati-normativa/Direttiva_Standard.pdf
[7] Istat, Produzione e lettura di libri in Italia, anno 2018: https://www.istat.it/archivio/236320
[8] MediaLibraryOnline ha registrato nel periodo compreso fra il 24/02 e il 14/04 un aumento di utenti, prestiti e accessi pari a oltre il 150% in più rispetto allo stesso periodo 2019.
[9] L’Associazione italiana biblioteche ha pubblicato un primo documento di raccomandazioni operative “Covid-19 e tutela della salute in biblioteca : rassegna delle fonti e alcune raccomandazioni sul trattamento dei materiali e degli ambienti“.
Importante punto di riferimento il documento proposto da EBLIDA – European Bureau of Library, Information and Documentation Associations, Guidelines on access policies, personnel security, social distancing and sanitation of collections, Editorial, by Ton van Vlimmeren, President EBLIDA
https://mailchi.mp/75d312f57c24/eblida-newsletter-4155369?e=cf0fcc37d0
[10] Elenchi nazionali dei professionisti dei beni culturali: https://dger.beniculturali.it/professioni/elenchi-nazionali-dei-professionisti/
Decreto ministeriale D.M. 244 del 20 maggio_2019. Regolamento concernente la procedura per la formazione degli elenchi nazionali di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, esperti di diagnostica e di scienza e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso dei requisiti individuati ai sensi della Legge 22 luglio 2014, n. 110 (Modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti). Con Circolare n. 25 del 4 settembre 2019 la Direzione Generale Educazione e Ricerca ha pubblicato i bandi permanenti relativi ai seguenti profili professionali.
[11] Bertram Niessen, Quello di cui abbiamo bisogno per pensare al futuro, Che fare Almanacco, 14 aprile 2020: https://www.che-fare.com/niessen-bisogno-nuove-pratiche
[12] Luca Ferrieri, La biblioteca che verrà: Pubblica, aperta, sociale (Bibliografica, 2020).