DIGITAL LIBRARY DELLA REGIONE PUGLIA – CALL FOR DIGITAL CONTENTS – TAVOLA ROTONDA
Regione Puglia, Bari, 13 maggio 2015
Intervento di Waldemaro Morgese, coordinatore protempore MAB PUGLIA.
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- Si premette che il processo di costituzione della “Digital Library della Regione Puglia”, avviato nel 2012 e completato nei suoi attuali aspetti strategici e tecnico-operativi nel 2015, non è stato finora sottoposto a consultazione con le rappresentanze di biblioteche, musei, archivi (AIB, ICOM e ANAI o coordinamento MAB Puglia). In data 13 maggio 2015 il coordinatore protempore di MAB Puglia è stato invitato a partecipare alla tavola rotonda inserita nell’iniziativa promossa dalla Regione Puglia “Digital Library della Regione Puglia – Call for Digital Contents”. Evidentemente non si è ritenuto il sistema MAB interessante quanto a potenzialità di apporti critici o costruttivi. Eppure in particolare l’AIB fin dal 2005 ha diffuso il “manifesto per le biblioteche digitali”, l’IFLA nel 2010 il “manifesto for Digital Libraries” e i bibliotecari si sono molto impegnati fin dall’ultimo decennio del Novecento in sperimentazioni ed elaborazioni teoriche sulle DD.LL (con un occhio al primo epicentro USA: California, Università di Stanford e Berkeley).
- La principale criticità (soprattutto per gli aspetti strategici) del progetto posto in essere dalla Regione Puglia riguarda la sua sostenibilità finanziaria e sociale, che sembrano entrambe molto precarie e di dubbia fattibilità.
- Ciò rinviene fondamentalmente dal fatto che la DL è concepita in termini “content-centric” (focalizzata cioè sui contenuti documentali), piuttosto che in termini “service o person-centric” (focalizzata sulle funzionalità digitali e sui servizi digitali alle persone-utenti). La DB, in modo piuttosto obsoleto, viene concepita come un immenso repository di documenti digitalizzati o da digitalizzare di varia specie (dalle pagine ai filmati), con lo scopo primario della conservazione della memoria regionale e con scopi concomitanti di utilizzazione nella filiera creativa, culturale, economica. Questa concezione, tipica delle DD.LL di prima generazione, oggi è superata a favore di una concezione che individua nelle DD.LL. veri e propri “manufatti” sociali, vettori partecipativi che alla scala locale (regionale, subregionale e/o interregionale) dovrebbero focalizzarsi sulle ormai molteplici funzionalità digitali da implementare a favore dei potenziali utenti.
- Peraltro la Raccomandazione della Commissione Ue C(2011)-7579 sulla digitalizzazione e accessibilità in rete dei materiali culturali e sulla conservazione digitale, elemento pregnante dell’Agenda Digitale sembra essere rivolta ai livelli centrali degli Stati Membri, cui viene commesso il compito in questione. E’ problematico considerarla rivolta anche alle amministrazioni subnazionali (ad esempio in Italia le singole Regioni), in quanto così facendo si sferra un colpo micidiale alla sostenibilità finanziaria dell’operazione. Allo stato attuale è infatti molto più razionale e giudizioso affidare agli aggregatori nazionali che finalmente esistono (Internet Culturale, Museid Italia, SAN, Cultura Italia) il compito di provvedere alla preservazione e conservazione nel tempo della memoria utilizzando le tecnologie digitali aggiornate (e al loro riversamento parziale in Europeana), evitando che in ogni Regione si definiscano sostanziali e francamente inutili duplicazioni di tali aggregatori: ne discende che le risorse finanziarie da dedicare alla implementazione di tali aggregatori di risorse digitali documentali devono essere quelle centrali (afferenti al MiBACT), mentre con le risorse finanziarie del Fesr Puglia 2014-2020 (nel nostro caso) occorre implementare “manufatti” di DL in grado di attivare con decisione le funzionalità digitali in campi di strategica importanza (LLL attraverso e-learning, e-lending, nuovi modelli catalografici basati sui LOD, coworking, applicazione legge 112/2013 art. 4 sull’OA, “conversazioni” a distanza con applicativi social come i blog, gestione di community online, creazione di collezioni di ebook, portali integralmente interattivi, etc.). Fra le funzionalità digitali di una DL può esservi anche l’implementazione di progetti di recupero dell’identità finalizzati a contrastare la spersonalizzazione indotta dal fenomeno della globalizzazione: ma questi progetti sono sostenibili qualora promanino dalle singole strutture MAB, ove risulterebbero vivificate dal loro stretto collegarsi al tessuto comunitario di operatività della struttura MAB in questione. Altrimenti si dà la stura a forme deleterie e a sprechi non razionali da “overload informativo regionalistico” (per così dire).
- La costruzione di DD.LL di ultima generazione (partecipative) garantisce la sostenibilità sociale al massimo grado, perchè nell’era della interattività digitale (ove anche la TV passa dal palinsesto all’on demand e ove in pochi anni – si spera – attraverso la felice idea di utilizzare le reti elettriche si potrà garantire la banda larga al 100% della popolazione e la banda ultra larga al 50% da subito) ciò che interessa sul piano sociale è la possibilità di creare un ecosistema digitale partecipativo, che coinvolga le persone e le abitui all’utilizzo delle ormai molteplici potenzialità digitali per migliorarsi, migliorare la società, cogliere opportunità sul piano personale; il sistema MAB è al centro di questa possibilità, essendo l’unico tradizionalmente abituato a gestire utenza diretta: come ha scritto Roly Keating, ceo della British Library, si tratta di “spazi pubblici familiari (friendly), di cui le persone si fidano, rappresentano punti di accesso ad una vasta quantità di informazioni gratuite, per questo hanno un potenziale importante di diventare motori di innovazione e crescita”.
- D’altra parte non bisogna neppure replicare la prima fase di implementazione della DL pugliese, caratterizzata dall’utilizzo delle strutture MAB quali meri conferitori di documenti a favore degli aggregatori nazionali gestiti dal MiBACT attraverso l’impiego di cospicue risorse finanziarie del Programma Operativo Puglia 2007-2013(1). Semmai la creazione e il successivo travaso di documenti in opportuno formato digitale negli aggregatori nazionali deve avvenire a totale carico finanziario del MiBACT, perchè con le risorse locali occorre d’ora innanzi implementare il modello di DL già prospettato.
- Il modello vincente di DL alla scala locale, insomma e conclusivamente, non è più oggi quello di luogo di archiviazione di dati, ma quello di una “scatola degli attrezzi” da utilizzare nel processo interattivo della produzione intellettuale a fini di miglioramento sociale.
(1) Nel convegno brindisino di “BiblioPride in Puglia” (16 ottobre 2014) la rappresentante del MiBACT ha esposto le statistiche essenziali, limitatamente alle biblioteche: 60 biblioteche pugliesi hanno contribuito ad Internet Culturale con 1.761.500 scansioni; in MagTeca su 6 milioni di files digitali ben 1,8 provengono dalle 60 biblioteche pugliesi.