[p. 2]
Biblioteca pubblica di Fergus (Ontario).
In questa località di 1500 ab. la biblioteca pubblica possiedeva già 5269 volumi
nell'anno 1912, e spendeva più di 22000 lire italiane.
[p. 4]
PROPRIETÀ LETTERARIA
Milano. Coi tipi dello Stabilim. dell'Editore Antonio Vallardi.
17–I–1933 (cgnn).
[p. 5]
AI VIVI E AI MORTI
AI VICINI E AI LONTANI
CHE IN CONCORDIA DI OPERE E D'INTENTI
LAVORARONO CON ME
A DIFFONDERE IL LIBRO
FRA LA GIOVENTÙ E IL POPOLO ITALIANO
E. F.
[p. 7]
A questo libro converrebbe meglio il titolo di Biblioteca
per tutti, avendo l'aggettivo popolare un senso di limi-
tazione ai soli ceti che esercitano attività di ordine manuale,
o quasi. Ma l'uso ha i suoi diritti, e l'uso chiama popo-
lare, in tutti i paesi latini, la biblioteca pubblica non
riservata agli studiosi.
Nei paesi anglosassoni, dove il servizio della pubblica
lettura ha raggiunto uno sviluppo e una perfezione di
mezzi a noi ignoti, il centro di raccolta e di diffusione
del libro circolante non si chiama neppur biblioteca, ma
libreria (library). Biblioteca, nel genuino senso etimologico
della parola, significa custodia di libri, cioè istituto che
provvede alla loro conservazione, mentre la biblioteca
moderna ha il compito preciso di metterli in circolazione
e di farli leggere al maggior numero possibile di persone
di ogni ceto e di ogni età, magari andando essa stessa in
cerca del lettore e provvedendo al trasporto del libro fino
al suo domicilio, col risultato previsto di un rapido logorìo
del materiale, che nella biblioteca pubblica moderna si
rinnova, infatti, di continuo.
Se intitoliamo questo libro alla biblioteca popolare è,
dunque, soltanto per intenderci; ma esso, in realtà, mira
[p. 8]
essenzialmente a trasformare, a rinnovare ab imis l'idea[p. 9]
fatto, che lo ha dispensato spesso dal teorizzare e dalE. F.
Mi è grato rivolgere un pensiero riconoscente ad enti e persone
che mi favorirono materiale informativo e iconografico per la
compilazione e l'illustrazione del presente volume, e segnata-
mente all'American Library Association di Chicago, The Library
Association di Londra, American Consular Service di Milano, e ai
signori Henri Lemaître ed Ernest Coyecque di Parigi, antesi-
gnani della biblioteca moderna in Francia; al dott. Luigi De Gre-
gori della Biblioteca Casanatense, al dott. Vittorio Camerani del-
l'Istituto Internazionale di Agricoltura, al dott. Gerardo Bruni, ecc.
e. f.
[p. 11]
La biblioteca popolare è la «biblioteca pubblica»
per eccellenza e per definizione, non solo perchè aperta
a tutti, anche ai fanciulli, ma perchè essa soddisfa ad
un bisogno pubblico e adempie a un pubblico servi-
zio d'importanza sempre crescente: la lettura.
Provvedere a questo servizio è, per la collettività
civile, come provvedere ai servizî essenziali della vita
in comune: all'acqua potabile, alla pulizia stradale,
all'igiene. Nessuno misconosce ormai il dovere della
società di impartire un minimo d'istruzione ai fan-
ciulli, a cui una volta provvedevano (o non provvede-
vano) le famiglie. Il dovere familiare divenne a poco
a poco un dovere sociale e l'adempimento di esso fu
successivamente assunto da associazioni d'interessati,
dal Comune e infine dallo Stato.
Se ora fosse dimostrato – come si può facilmente
dimostrare – che la biblioteca accessibile a tutti è ne-
cessario complemento della scuola elementare e che
essa sola può dare alla scuola dei primi elementi un
senso e un valore ai fini del sapere e della coltura, ne
risulterebbe che la biblioteca non è meno importante
[p. 12]
della scuola e, come la scuola, merita l'interessamento***
Se la elevazione intellettuale di se stesso deve essere,
per ogni individuo cosciente, obietto di tutta la vita,
viene il giorno in cui egli sente non esservi altra col-
tura efficace per lui, se non quella ch'egli sa darsi da
sè. Cessa, perciò, di andare ad ascoltar lezioni, e men-
tre si vergognerebbe di apparire nell'atteggiamento
di scolaro in ritardo, intuisce, invece, il grande inte-
resse ch'egli ha di rimanere, in certo modo, uno stu-
dente per tutta la vita.
Studiare è fare atto di uomo libero: chi studia non
si trova più nella situazione quasi passiva dell'uditore,
perchè si reagisce più facilmente e più fortemente su
ciò che si legge che su ciò che si ascolta.
La lettura libera e la biblioteca pubblica, che la
rende possibile a tutti, è dunque la vera scuola del
popolo, l'unica forma di scuola, anzi, che si concilî
[p. 13]
con la vita del lavoro. A questa precisa conclusioneIn Italia, la biblioteca per tutti si chiamò e si chiama
popolare, per distinguerla dalla biblioteca di alta col-
tura del nostro tipo nazionale, con la quale non ha e
non vuole avere nulla di comune. I due tipi di biblio-
teche servono a un pubblico tutt'affatto diverso: delle
nazionali esistenti nei maggiori centri di coltura e di
studio il popolo non usa affatto e non può trarre gio-
vamento diretto.
Le nazionali, e con esse le universitarie e molte co-
munali, richiamano esclusivamente un pubblico di stu-
diosi, e meglio che centri diffusori e propagatori del
libro, sono istituti di conservazione e, direi quasi,
musei, che accolgono, coordinano e custodiscono tutti
i prodotti del pensiero umano, per tramandarlo vivo
nelle sue fonti all'avvenire e segnarne la linea ideale
di sviluppo attraverso le età.
Certo, i grandi tesori di sapienza che ciascuna di
esse racchiude, non sono sottratti alla vista del pub-
blico; ma la diffusione del libro non è il loro scopo
principale: tant'è vero che il loro contatto col pub-
blico si esplica in gran parte nella consultazione delle
opere entro la loro stessa sede. Da ciò le cautele e le
formalità frapposte all'asportazione dei libri; da ciò
il funzionamento complicato e tardo del loro mecca-
nismo, incapace di un rapido scambio col pubblico;
da ciò gli orarî non sempre rispondenti ai bisogni della
[p. 14]
gente che lavora e che legge come diversivo dalla fa-***
Nei paesi venuti recentemente alla civiltà e alla col-
tura, come gli Stati Uniti d'America, il Canadà, l'Au-
stralia, ecc., esiste un solo tipo di biblioteca detta pub-
blica, che serve a tutti, ai fanciulli e al popolo mi-
nuto, come agli studiosi; alla diffusione delle amene
letture, come all'incremento della scienza e dell'alta
coltura; alla consultazione per le esigenze pratiche
della vita, come alle ricerche dotte.
Diremo altra volta che cosa è precisamente una
[p. 15]
biblioteca pubblica americana e che mirabile strumento[p. 16]
***
Inutile aggiungere, dopo ciò, che la biblioteca po-
polare moderna è una cosa viva e vitale, non un am-
masso amorfo di materia morta, formato a poco a
poco, come le stratificazioni delle rocce, con i detriti
delle vecchie biblioteche private, accumulati negli an-
ni, senza ordine e senza scopo, preda della polvere,
dei tarli, dell'umidità, in locali inadatti e senza luce,
vera tomba dei libri. Il pubblico – e non potrebbe es-
sere altrimenti – in breve se ne stancherebbe, l'at-
mosfera di simpatia che deve circondare la biblioteca
verrebbe man mano a raffreddarsi, i mezzi a dimi-
nuire, gli espedienti per vivere a moltiplicarsi, ed in
breve l'istituzione cadrebbe tanto in giù nel silenzio
e nell'oblio, fino a morirne.
La biblioteca popolare moderna, dà importanza pre-
ponderante alle pubblicazioni utili, così come nella
pratica è fatto al lavoro necessario una parte più larga
che non al diletto; ma, a differenza delle biblioteche
d'altro tipo, non esclude i lavori di pura immagina-
zione, cioè le letture amene, scegliendole però fra le
opere che hanno già acquistato o sono evidentemente
destinate ad acquistar fama duratura per qualche loro
pregio sostanziale o d'arte.
A proposito delle letture amene, è necessario sfa-
tare il pregiudizio corrente che esse riescano più dan-
nose che utili al popolo e alla gioventù. No: la loro
diffusione a mezzo delle biblioteche circolanti è ne-
cessaria. Ciò che più di tutto importa è che la gente
si abitui a leggere. Ora, se il romanzo, la novella, la
commedia non avessero altro ufficio che quello di at-
trarre il lettore coll'ésca dell'onesto diletto, la loro pre-
senza nella biblioteca sarebbe più che giustificata.
[p. 17]
Del resto, come si procede coi bambini, si procede[p. 18]
gravità ad ammaestramento del genere umano. E persino***
L'amore che chiameremo profano, come occupa un
grande posto nella vita, così nei libri. Ma appunto
perchè ce n'è tanto nella vita, non è necessario par-
larne troppo ed eccitarlo con la letteratura. Questa era,
se non erriamo, anche l'opinione di Alessandro Man-
zoni. È vero che l'amore ha ispirato dei capolavori e
che l'arte, quando è veramente tale, purifica e trasfi-
gura tutto ciò che tocca; ma non sempre i libri si leg-
gono per i loro pregi artistici: i lettori incolti, anzi,
si attengono esclusivamente al senso letterale delle pa-
role. Occorre, quindi, esser molto cauti nella scelta di
questi libri, che sono quasi sempre romanzi, per non
eccitare malsane curiosità nei giovani e tendenze vi-
ziose negli adulti. Ma non è lecito neppur cadere nel-
l'eccesso opposto di coloro che vorrebbero allontanare
dai giovani ogni libro d'amore, anche castissimo, e
vietare loro il palpito che scosse i cuori di creature su-
blimi, come Paolo e Virginia, Mirella e Graziella.
L'obiezione più seria – almeno in apparenza –
che si muove ancora da molti a questo nuovo mezzo
diffusivo della coltura, è la deficienza, per non dire la
mancanza quasi assoluta, di buoni libri accessibili al-
l'intelligenza del popolo.
[p. 19]
Questa obiezione è mossa alla biblioteca popolare[p. 20]
ragioni e le forze stesse del progresso nazionale eMa il primato che la biblioteca rivendica a se
stessa, in confronto alle altre istituzioni di coltura
popolare, è dovuto anche al fatto che essa sola, fra
tutte, può vivere e prosperare nei grandi centri come
nei piccoli e nei minimi.
E anche dove istituzioni che diffondono oralmente
la coltura trovano modo di vivere e di esplicare la
loro attività, esse non possono dare tutto l'utile di
cui sono intrinsecamente capaci, se non quando sieno
fiancheggiate dalla biblioteca. Così dicasi delle scuole
serali e professionali, dei musei e delle gallerie d'Arte,
che nella biblioteca trovano la loro necessaria inte-
grazione.
Qual traccia può lasciare una conferenza nella
mente degli uditori, se poi non hanno a loro dispo-
sizione dei libri in cui possano trovare un più largo
svolgimento e una più ampia illustrazione delle idee
fugacemente accennate dall'oratore nei ristretti limiti
di tempo consentiti alla sua lezione? La conferenza,
se vuol essere veramente proficua, non può che pro-
spettar l'argomento di cui si occupa e richiamar su
di esso l'attenzione e l'interesse degli uditori, per
modo che ciascuno di essi, poi, per conto proprio,
in perfetta calma e libero dalla suggestione dell'am-
biente, sia spinto a cercar nei libri consigliati dal con-
ferenziere la conferma e la spiegazione dei fatti e delle
idee da lui sommariamente enunciate.
I musei d'ogni specie e le gallerie d'Arte sono isti-
tuzioni utilissime, specialmente se i libri sulle arti
belle, le scienze fisiche, la storia, le antichità, che la
[p. 21]
biblioteca pubblica possiede, servono di testo e di com-La biblioteca è valido sussidio anche alla scuola
primaria, e molto giova al progresso intellettuale
degli alunni che ogni scuola abbia la sua piccola
[p. 22]
biblioteca. La lettura di libri interessanti, suggeriti al***
Non meno che alla scuola primaria, la biblioteca
circolante è indispensabile agli istituti d'istruzione
media, dove la gioventù, destinata ad imprimere un
giorno impulso e direttiva alla vita sociale, deve ac-
quistare non solo il corredo di nozioni astratte pre-
scritte dai programmi d'insegnamento, ma anche
prender contatto con le vive forze che operano fuor
della scuola, nel vasto mondo, e determinano l'am-
biente in cui dovrà vivere ed agire.
***
Nelle sale di convegno dei caporali e soldati, nelle
infermerie, nelle stesse sale di punizione, nei corpi di
guardia, nei distaccamenti, nelle guarnigioni alpine,
[p. 23]
sulle navi da guerra, ovunque la vita militare aduna***
Un nucleo di biblioteca circolante per gli operai
non dovrebbe neppur mancare nelle officine e nei
grandi laboratori, nelle associazioni sindacali, spor-
tive e di ricreazione (dopo-lavoro). Non sempre l'ope-
raio, dopo una giornata di lavoro, si sente di met-
tersi in cammino per recarsi – quando c'è – alla
biblioteca popolare pubblica, per averne un libro da
leggere, e il più delle volte preferisce farne a meno.
Se, invece, trovasse il libro nella fabbrica dove si
reca tutti i giorni e lo potesse avere in prestito, po-
niamo, all'ora dell'uscita, probabilmente egli passe-
rebbe in casa, con la moglie ed i figli, molte di quelle
sere, che altrimenti passerà dove e come tutti sap-
piamo.
***
La vicinanza della biblioteca ai gruppi di popola-
zione che se ne devono servire è un principio ormai
universalmente ammesso e praticato. Così i grandi
quartieri di case operaie e popolari, che si vanno eri-
gendo specialmente nelle grandi città per provvedere
alle classi meno agiate l'incalcolabile beneficio di una
casa igienica e a buon mercato, non possono fare a
meno di una biblioteca circolante e di una sala di let-
tura, che divengono in breve il centro intellettuale e
il luogo di convegno di tutto il quartiere.
[p. 24]
***
Il libro circolante è riconosciuto ormai indispensa-
bile anche nei luoghi di dolore e di pena: carceri,
case di correzione, ospizî, istituti di cura, ammini-
strati con larghezza ed umanità di vedute, non pos-
sono fare a meno di una biblioteca propria, ben te-
nuta e ben provvista di libri adatti alle esigenze sva-
riatissime del pubblico tanto diverso che li frequenta.
Vi sono malattie che non costringono in letto i pa-
zienti ed altre che richiedono lunghi periodi di conva-
lescenza. Come impiegar meglio il tempo necessario
a che la salute ritorni, se non leggendo? Nelle lunghe
corsìe bianche, tra gli aspetti e le voci del dolore, la
tristezza s'attenua, il tedio delle lunghe ore silenziose
scompare, il tempo passa e qualcosa s'impara sempre.
Ma la biblioteca che s'invoca non è già qualche
cosa di simile a ciò che ora esiste nelle nostre carceri.
In tal caso, sarebbe meglio non parlarne. Che cosa,
infatti, debba essere una raccolta di libri messa in-
sieme il più delle volte con doni tratti da fondi di
magazzino e scarti di biblioteche private, lascio im-
maginare ai lettori. Per i meno incolti, cioè per co-
loro che hanno maggior bisogno di leggere, la biblio-
teca del carcere, com'è ancora in molti stabilimenti
di pena, costituisce una nuova tortura morale.
***
Il libro va ormai conquistando il suo posto nei cir-
coli, negli alberghi e persino sulle navi adibite al ser-
vizio d'emigrazione. Ovunque, insomma, sia tempo-
raneamente o in permanenza un nucleo di gente de-
siderosa o semplicemente bisognosa di soddisfare no-
bili curiosità intellettuali, la biblioteca è come il fo-
colare acceso, il focolare dei sentimenti buoni e dei
pensieri elevati, in mezzo agli uomini fatti tristi nella
lotta, ottusi nel godimento, invidi nella sfortuna.
[p. 25]
***
Il libro circolante per le case e per le mani di tutti
può essere utile – sembra uno scherzo e non è –
anche a chi non sa leggere. Basta che in una comu-
nità di analfabeti una sola persona abbia confidenza
con le parole stampate, perchè tutti possano venire
a conoscenza del contenuto del libro, per mezzo della
lettura fatta da quell'uno ad alta voce.
La lettura ad alta voce! Bisogna aver vissuto a
lungo tra la umile gente illetterata dalla campagna
per sapere con quale avida appassionata attenzione
essa ascolti una voce che legge. D'inverno, sui grandi
focolari, presso il lume appeso alla trave fumosa; o
nelle stalle tepide dei fiati animali, con in giro le donne
che filano e gli uomini che attendono a gli ingegnosi
intrecci di vimini, una voce che legge è un oracolo che
parla. Nelle anime incolte v'è un rispetto quasi super-
stizioso del libro e di ciò ch'esso dice ed insegna.
E poi, non tutti coloro che sanno han tempo di leg-
gere. La donna proletaria delle grandi città, uscendo
a sera dalla fabbrica, ha in casa altro lavoro che l'at-
tende: bisogna preparare un po' di minestra per l'u-
nico pasto in comune e vegliar fino a tardi per ras-
settare i vestiti del marito e de' figli. Orbene, sarà
ancora il libro letto ad alta voce dal marito o da uno
dei figli che la solleverà e le farà parer breve la sera.
- Bisogna diffondere l'alfabeto prima del libro –
dicono alcuni, pochissimi invero. Orbene, questo non
è che un àlibi offerto alla nostra pigrizia. Bisogna
diffondere il libro e l'alfabeto insieme.
***
Abbiamo fatto l'apologia del libro avvicinato ai
gruppi che se ne devono servire; l'abbiamo visto pe-
netrare nelle scuole, nelle caserme, nelle fabbriche, nei
luoghi di cura e di pena, nei circoli, negli alberghi,
[p. 26]
sulle navi, ovunque si aduni gente desiderosa di ap-La biblioteca per tutti non può essere concepita
come strumento di propaganda politica o religiosa,
nel senso che debba accogliere soltanto libri di un
solo credo e dare l'ostracismo a tutti gli altri.
A questa stregua, i nove decimi delle grandi lette-
rature d'ogni tempo e d'ogni paese ne dovrebbero
essere esclusi, e la biblioteca si ridurrebbe a una ben
povera cosa.
Conosco biblioteche da cui è rigorosamente bandita
tutta la buona letteratura del nostro Risorgimento, a
cominciare dagli aurei libri di G. C. Abba; altre che
non accolgono opere eccellenti, magari tecniche, solo
perchè ne è autore un avversario politico. È indicibile
a quali assurdi si può arrivare adottando criterî ten-
denziosi nella scelta dei libri. Un cattolico ortodosso
respingeva le fiabe di Andersen, perchè i ministri del
culto vi sono ricordati col nome di pastori; un mas-
sone sconsigliava l'acquisto di una vita di Gesù, per-
chè scritta da un prelato cattolico; un idealista asso-
luto escludeva dalla circolazione un profilo di Comte,
fondatore del positivismo filosofico.
Naturalmente, deprecando un indirizzo esclusivista
della biblioteca per tutti, non vogliamo già affermare
[p. 27]
che non si possa infonderle un'anima, ma si debbaConcluderemo, riassumendo questa parte generale
della nostra trattazione, col riferire quasi letteralmente
un brano di Eugène Morel, che in Francia ha stre-
nuamente combattuto e combatte per la massima dif-
fusione della biblioteca moderna di tipo anglosassone,
di cui noi siamo da parecchi anni convinti fautori in
Italia.
In un paese civile bisogna concepir la lettura come
un servizio pubblico necessario, di cui tutti devono
approfittare e per il quale tutti devono pagare, non
[p. 28]
soltanto coloro che ne approfittano, ma soprattutto co-[p. 29]
Beniamino Franklin creò per sottoscrizione la prima
biblioteca pubblica a Filadelfia nell'anno 1731. Da al-
lora la causa delle biblioteche fece sì rapidi passi
nell'opinione pubblica americana, che in breve si vide
sorgere un gran numero di questi focolari di coltura
in seno a collettività religiose e professionali, per uso
esclusivo dei loro adepti. Nel 1803 alcune biblioteche
ricevevano i primi sussidi dalle amministrazioni co-
munali e nel 1835 già una legge dello Stato di New
York autorizzava i Comuni a imporre una tassa spe-
ciale per fondare e mantenere delle biblioteche nei
distretti scolastici «non tanto – diceva la relazione
al disegno di legge – nell'interesse degli alunni,
quanto per gli adulti che hanno lasciato i banchi della
scuola». Tre anni più tardi il Governo centrale mise
una somma a disposizione dei diversi Stati per que-
sto scopo, e le biblioteche si moltiplicarono nei di-
stretti scolastici di gran parte dell'Unione, fino a pos-
sedere, nel 1853, più di un milione e mezzo di volumi
complessivamente.
Da questa data, però, comincia un periodo di deca-
denza. Si compiva così il ciclo iniziale della biblioteca
[p. 30]
popolare circolante, quale si è svolto fin ora in Italia,Biblioteca del Congresso di Washington.
sovvenzione di Stato e all'imposta municipale, tre
cardini su cui s'imperniò, nella sua nuova fase, il
movimento per la diffusione delle biblioteche in tutti
gli Stati dell'Unione.
Già fin dal 1847 Boston aveva avuto autorizzazione
ad imporre una tassa speciale per istituire la sua bi-
blioteca civica, autorizzazione che di lì a poco fu estesa
a tutte le altre città dello Stato del Massachusetts e in-
fine a tutti gli altri Stati dell'Unione.
La Public Library di Boston, inauguratasi nel 1832,
fu la prima biblioteca di tipo nuovo o moderno, come
noi la chiamiamo. Verso il 1900 essa spendeva già
più di un milione di lire all'anno; ora possiede più
[p. 31]
di un milione di volumi ed ha la sua sede in un me-[p. 32]
per la copia dei mezzi di cui dispone e per il numero[p. 33]
secolo scorso gli Stati Uniti avevano, dunque, una bi-Biblioteca pubblica di Nuova York.
È situata nella 3ª avenue e nella 42ª strada. Occupa due interi isolati, è costruita
interamente in marmo e costa nove milioni di dollari (circa 170 milioni di lire). Fu
aperta al pubblico il 23 maggio 1911 e contiene oltre due milioni di volumi.
costruito, 2357 biblioteche erano mantenute coi proventi
dell'imposta speciale, 2870 con offerte di privati cit-
tadini. 2972 biblioteche avevano acquistato in quel solo
anno tanti libri per oltre 2 milioni di dollari.
Già fin da allora uno scrittore potè affermare:
«Come in passato si ebbe il secolo delle cattedrali,
così l'epoca nostra passerà alla storia col nome di se-
colo delle biblioteche».
Le biblioteche americane hanno quasi sempre le
loro magnifiche sedi in mezzo a giardini, perchè l'oc-
chio dei lettori, sollevandosi dalle pagine dei libri,
[p. 34]
possa riposarsi, attraverso grandi vetrate, su una vi-[p. 35]
Biblioteca Pubblica di Cleveland (Stati Uniti). – Ingresso principale
del 1º piano, col grande scalone Est.
Costruita nel 1923-25. Spesa di costruzione e arredamento 5 000 000 di dollari
(quasi 100 milioni di lire). Sei piani. Spazio disponibile mq. 20 200.
Capacità in libri 2 000 000.
vasta azienda tipografica, che stampa le schede del
famoso Catalogo della biblioteca stessa, la quale, ri-
cevendo tutti i libri che escono negli Stati Uniti e
acquistando moltissimi che si pubblicano in altre lin-
gue, è in grado di provvedere le schede stampate per
i cataloghi di quasi tutte le altre biblioteche
[p. 36]
americane. Anche molte biblioteche d'Europa approfittano***
Lo spirito che accende questa febbre americana per
la diffusione delle biblioteche è profondamente diffe-
rente da quello che creò le biblioteche del passato.
Per gli Americani, la lettura dev'essere un beneficio
e un diritto di tutti, perchè allo sviluppo della civiltà
collettiva giova più la lettura di tutti, che lo studio
di pochi.
Pur esistendo la vastissima rete di biblioteche, che
per suo merito precipuo s'estende negli Stati Uniti e
nel Canadà, l'American Library Association rileva
con rammarico che vi sono ancora 51 milioni di cit-
tadini americani privi oggi del beneficio della lettura.
Che questo numero diminuisca e che il servizio delle
biblioteche divenga universale, non solo, ma che i sei
milioni di ragazzi, i quali tra i 14 e 20 anni restano
fuori delle scuole, trovino nelle pubbliche biblioteche
la loro università, ecco la mèta agognata dalla potente
Associazione.
È soltanto la ricchezza che dà sostanza a questi
[p. 37]
ideali e spinge a realizzarli? No, è anche la grandeBiblioteca Pubblica di Cleveland (Stati Uniti).
Facciata principale.
compiute e tende sempre a nuove mète. Questa delle bi-
blioteche ne è l'espressione più nobile.
***
Gli addetti alle biblioteche americane sono per tre
quarti donne, e ricevono un'istruzione tecnico-profes-
sionale in iscuole speciali molto numerose. Vi sono
sei grandi scuole per bibliotecarî soltanto a New York.
Per esservi ammessi occorre aver fatto studî secon-
darî completi. Il corso è di due anni e si estende a tre
[p. 38]
per i bibliotecari addetti alle speciali biblioteche dei***
Il riparto dei fanciulli è la sezione più viva ed at-
tiva della biblioteca.
Ogni grande Library ha una sezione per fanciulli,
con sale separate. Le città maggiori hanno speciali bi-
blioteche interamente dedicate alla fanciullezza, nelle
quali, oltre il personale ordinario, v'è sempre una
signora incaricata di mantenere i contatti fra la bi-
blioteca e le scuole di qualsiasi specie, private, pub-
bliche, confessionali, laiche, ecc. Questi contatti sono
utilissimi. Non solo il maestro, la maestra, i profes-
sori si recano a consultare la bibliotecaria nel suo uffi-
cio per domandarle consiglio circa i libri da distri-
buire ai loro alunni, ma si fanno anche prestare col-
lezioni di figure per illustrare agli alunni le diverse
materie d'insegnamento. La Library Centrale di New
[p. 39]
York ne possiede migliaia e migliaia raccolte in car-[p. 40]
può ammirare, ad esempio, la grande biblioteca di[p. 41]
americano: il suo mestiere è, senza dubbio, onorevol-Biblioteca Pubblica di Cleveland (Stati Uniti). – Galleria per le esposizioni dei libri.
rendere tanti servigi alla società! Non esiste un me-
stiere superiore al Librarianship!».
***
Poichè in America arrivano emigrati da ogni altra
parte del mondo, che non sono sempre i migliori ele-
menti dei loro paesi d'origine, si fanno sforzi enormi
per educare i loro figli. La biblioteca ha, quindi, libri
in tutte le lingue: italiana, serba, russa, svedese,
czeca, slovacca e persino ebraica. In certi quartieri di
[p. 42]
grandi città vi sono biblioteche quasi esclusivamente***
Il popolo italiano, poco abituato alla lettura in pa-
tria, legge scarsamente anche quando, per ragioni di
lavoro, emigra in paesi dove il servizio della pub-
blica lettura è offerto a tutti con larghezza e libera-
lità. L'American Library Association pubblicava, nel
1927, alcune statistiche 1), da cui risultava inconte-
stabile questa mortificante inferiorità dell'elemento
1) Vedi A Survey of Libraries in the United States. Chicago, 1927.
[p. 43]
Biblioteca Pubblica di Cleveland (Stati Uniti). – Un salone per la lettura dei periodici
[p. 44]
italiano residente a Chicago, Cleveland, Detroit, Ga-
ry, New York, ecc., cioè nei maggiori centri della
nostra emigrazione. In relazione al numero dei vo-
lumi nelle rispettive lingue posseduti dalle biblioteche
pubbliche di quelle località, gl'Italiani leggevano meno
non solo dei Boemi, degli Scandinavi, dei Tedeschi,
dei Lituani, dei Polacchi, degli Ebrei, degli Unghe-
resi, degli Sloveni e dei Russi, ma persino dei Ro-
meni, degli Ucraini e degli Arabi, i quali ultimi les-
sero in un anno i libri della loro lingua esistenti nella
Biblioteca pubblica di Cleveland circa 7 volte in me-
dia ciascuno, mentre gli Italiani lessero i loro meno
di 3 volte in media.
Che vale, dopo ciò, dolersi della scarsa diffusione
del libro italiano all'estero, se non lo cercano e non
lo leggono neanche gl'Italiani che ci vivono?
***
Si nota, ed è generalmente ammesso, che il movi-
mento delle public libraries ha determinato negli Stati
Uniti un enorme aumento e un miglioramento note-
vole nella produzione del libro di ogni specie, e non
poteva essere altrimenti. Le biblioteche rappresentano
una clientela formidabile e gli editori le considerano
come le migliori loro alleate. Bisogna vedere come
affluiscono gli annunzi di pubblicità editoriali al Li-
brary Journal, che è il loro organo.
La scelta dei libri che entrano nelle biblioteche è
fatta con criterî molto larghi. Escluse le vere e pro-
prie oscenità, ogni buon libro vi è ammesso. Natural-
mente, i ragazzi hanno – come si è visto – i loro libri
a parte e non sono ammessi alla grande biblioteca che
in età adulta.
***
In ogni biblioteca, sia essa piccola o grande, di cam-
pagna o di città, c'è sempre una sala per le riunioni,
[p. 45]
un auditorium, dove si fanno letture, conferenze, con-[p. 46]
musica; ma le grandi biblioteche hanno sempre il loro***
Non devono esser dimenticate le biblioteche rurali,
che sono numerosissime nei piccoli centri agricoli e
si presentano come graziose casine di campagna, cir-
condate da giardini accuratamente tenuti. Per co-
struirle, i «Construction Committees» hanno studiato
un certo numero di tipi in base a norme pratiche ri-
spondenti alla massima comodità, in ragionevoli limiti
di spesa. I libri di queste biblioteche, non molto nu-
merosi, vengono rinnovati a volontà dalle biblioteche
dei grandi centri.
[p. 47]
Biblioteca Pubblica di Cleveland (Stati Uniti) – Biblioteca Popolare. – Riparto amene letture, dove si espone
anche una scelta di libri di altri Riparti.
[p. 48]
Statistica delle Biblioteche pubbliche americane
in città con più di 200 000 abitanti (anno 1931).
BIBLIOTECHE DI | Anno finito col | Popolazione (censimento 1930) | Spese ordinarie in dollari | Spesa per abit. in dollari |
New York City, e cioè: | (6 930 446) | (3 770 184,14) | (0.57) | |
1. N.Y. Circ. Dept. | 31-12-31 | 3 290 916 | 1 870 747,42 | 0.57 |
2. Brooklyn | 31-12-31 | 2 560 401 | 1 116 532,76 | 0.43 |
3. Queens | 31-12-31 | 1 079 129 | 782 903,96 | 0.72 |
4. Chicago | 31-12-31 | 3 376 438 | 1 867 907,53 | 0.55 |
5. Philadelphia | 31-12-31 | 1 950 961 | 825 100,57 | 0.42 |
6. Detroit | 30-6-31 | 1 568 662 | 1 341 485,75 | 0.85 |
7. Los Angeles (City) | 30-6-31 | 1 236 217 | 1 396 666,60 | 1.13 |
8. Cleveland | 31-12-31 | 900 429 | 1 962 500,47 | 2.18 |
9. St. Louis | 30-4-31 | 821 960 | 578 030,16 | 0.70 |
10. Baltimore | 31-12-31 | 804 874 | 457 157,38 | 0.56 |
11. Boston | 31-12-31 | 781 188 | 1 222 070,00 | 1.56 |
12. Milwaukee | 31-12-31 | 725 263 | 485 235,71 | 0.66 |
Pittsburgh, e cioè: | 31-12-31 | (660 720) | (727 168,71) | (0.97) |
13. Allegheny | 31-12-31 | 139 903 | 105 169,09 | 0.75 |
14. Old City | 31-12-31 | 520 817 | 621 999,62 | 1.20 |
15. San Francisco | 30-6-31 | 634 394 | 368 544,72 | 0.58 |
16. Cincinnati | 31-12-31 | 589 356 | 595 024,63 | 1.01 |
17. Buffalo | 31-12-31 | 579 700 | 455 103,47 | 0.76 |
18. Los Angeles (County) | 30-6-31 | 546 519 | 373 681,91 | 0.68 |
19. Washington, D. C. | 30-6-31 | 488 000 | 391 109,89 | 0.80 |
20. Minneapolis | 31-12-31 | 464 356 | 498 500,00 | 1.07 |
21. New Orleans | 31-12-31 | 458 762 | 93 588,57 | 0.20 |
22. Newark | 31-12-31 | 442 337 | 586 866,60 | 1.32 |
23. Kansas City | 30-6-31 | 399 746 | 312 521,04 | 0.78 |
24. Birmingham | 31-8-31 | 399 713 | 155 443,74 | 0.39 |
25. Seattle | 31-12-31 | 365 583 | 448 185,18 | 1.22 |
26. Indianapolis | 31-12-31 | 364 161 | 377 418,93 | 1.03 |
27. Louisville | 31-8-31 | 355 440 | 182 303,03 | 0.51 |
28. Portland | 31-10-31 | 338 241 | 333 552,86 | 0.98 |
29. Rochester | 31-12-31 | 328 132 | 350 328,94 | 1.06 |
30. Jersey City | 31-12-31 | 316 715 | 283 634,55 | 0.89 |
31. Memphis | 31-12-31 | 306 412 | 141 729,82 | 0.46 |
32. Houston | 31-12-31 | 292 352 | 87 890,09 | 0.30 |
33. Toledo | 31-12-31 | 290 718 | 202 384,95 | 1.00 |
34. Denver | 31-12-31 | 287 861 | 267 429,38 | 0.92 |
35. Oakland | 30-6-31 | 284 213 | 242 734,31 | 0.85 |
36. St. Paul | 31-12-31 | 271 606 | 218 707,75 | 0.80 |
37. Atlanta | 31-12-31 | 270 366 | 124 257,00 | 0.45 |
38. Dallas | 30-4-31 | 260 475 | 69 840,00 | 0.26 |
39. Akron | 31-12-31 | 255 040 | 143 761,95 | 0.56 |
40. Providence | 31-12-31 | 252 981 | 296 845,00 | 1.17 |
41. San Antonio | 31-5-31 | 231 545 | 114 389,58 | 0.49 |
42. Omaha | 31-12-31 | 214 006 | 114 364,50 | 0.53 |
43. Syracuse | 31-12-31 | 209 326 | 186 068,70 | 0.89 |
44. Dayton | 31-12-31 | 200 982 | 271 686,62 | 1.35 |
Totale | 30 456 193 | 23 011 404,73 | ||
Media | 692 186 | 522 986,47 | 0.81 |
[p. 49]
N. dei volumi a fin d'anno | Libri dati in lettura | Prestiti per ogni abitante | Filiali N. | Filiali in edifici separati | Iscritti al prestito | |
[N.Y.] | (2 927 325) | (23 883 192) | (3.36) | (96) | (74) | (1 282 328) |
[1] | 1 317 582 | 12 355 102 | 3.75 | 49 | 44 | 579 090 |
[2] | 1 084 998 | 8 177 637 | 3.23 | 29 | 23 | 518 600 |
[3] | 524 745 | 3 350 453 | 3.10 | 18 | 7 | 184 638 |
[4] | 1 766 412 | 15 807 902 | 4.68 | 44 | 11 | 694 958 |
[5] | 813 844 | 5 701 380 | 2.92 | 32 | 32 | 276 388 |
[6] | 889 476 | 7 002 542 | 4.46 | 23 | 18 | 333 145 |
[7] | 1 224 557 | 11 066 652 | 8.95 | 49 | 40 | 347 129 |
[8] | 1 732 366 | 10 310 620 | 11.45 | 32 | 24 | 323 483 |
[9] | 794 540 | 3 584 506 | 4.36 | 14 | 7 | 170 125 |
[10] | 684 919 | 2 805 004 | 3.48 | 27 | 26 | 133 668 |
[11] | 1 572 802 | 4 702 932 | 6.02 | 34 | 13 | 173 176 |
[12] | 924 963 | 5 948 969 | 8.20 | 18 | 3 | 165 479 |
[P.] | (1 035 056) | (4 391 102) | (5.68) | (10) | (10) | (273 959) |
[13] | 211 556 | 561 473 | 4.01 | 1 | 1 | 40 000 |
[14] | 823 500 | 3 829 629 | 7.35 | 9 | 9 | 233 959 |
[15] | 442 646 | 3 256 465 | 5.13 | 16 | 9 | 127 924 |
[16] | 975 428 | 3 917 354 | 6.64 | 33 | 28 | 157 212 |
[17] | 614 248 | 3 945 207 | 6.80 | 14 | 9 | 209 271 |
[18] | 380 592 | 2 973 709 | 5.44 | 154 | 38 | 130 590 |
[19] | 371 880 | 1 957 697 | 4.01 | 3 | 3 | 77 404 |
[20] | 575 033 | 3 622 869 | 7.80 | 22 | 11 | 176 899 |
[21] | 260 882 | 1 063 713 | 2.31 | 6 | 6 | 59 686 |
[22] | 506 226 | 2 436 570 | 5.50 | 10 | 8 | 104 610 |
[23] | 518 330 | 2 060 867 | 5.15 | 15 | 2 | 144 176 |
[24] | 185 035 | 1 553 688 | 3.89 | 10 | 5 | 94 548 |
[25] | 501 704 | 3 783 209 | 10.34 | 10 | 8 | 134 035 |
[26] | 578 339 | 3 097 225 | 8.50 | 20 | 13 | 132 576 |
[27] | 306 804 | 1 973 019 | 5.55 | 22 | 9 | 70 617 |
[28] | 539 279 | 3 167 360 | 9.36 | 17 | 15 | 148 409 |
[29] | 310 523 | 2 732 590 | 8.32 | 12 | 8 | 92 836 |
[30] | 321 282 | 1 834 416 | 5.79 | 11 | 7 | 127 631 |
[31] | 211 208 | 1 367 334 | 4.46 | 23 | 5 | 52 976 |
[32] | 141 446 | 807 942 | 2.76 | 3 | 3 | 68 214 |
[33] | 311 643 | 2 241 848 | 7.71 | 13 | 8 | 104 300 |
[34] | 355 757 | 2 194 749 | 7.62 | 14 | 9 | 89 831 |
[35] | 188 888 | 1 697 079 | 5.90 | 18 | 11 | 71 739 |
[36] | 363 619 | 1 647 468 | 6.06 | 5 | 5 | 74 208 |
[37] | 174 403 | 1 062 148 | 3.92 | 9 | 4 | 71 164 |
[38] | 92 899 | 636 449 | 2.44 | 2 | 2 | 100 747 |
[39] | 126 787 | 1 095 955 | 4.25 | 7 | 7 | 62 665 |
[40] | 421 062 | 1 580 893 | 6.24 | 15 | 5 | 101 019 |
[41] | 106 417 | 497 542 | 2.14 | 5 | 4 | 39 704 |
[42] | 193 351 | 805 425 | 3.76 | 4 | 2 | 50 735 |
[43] | 175 780 | 1 386 831 | 6.62 | 8 | 8 | 63 675 |
[44] | 300 396 | 1 715 411 | 8.53 | 13 | 4 | 63 975 |
[p. 50]
In ogni Contea, inoltre, esiste un deposito centrale,
con due o tre succursali, secondo la necessità. I libri
circolano in casse-scaffali, che s'inviano anche ai mi-
nimi centri di popolazione. Dove le abitazioni sono
troppo lontane, la circolazione avviene a mezzo di bi-
bliobus (autobiblioteche), i cui sportelli si aprono per
mostrare i libri ben allineati negli scaffali fissi alle
pareti interne della vettura. Il bibliobus visita le mas-
serie una volta ogni 15 giorni.
Per ora, soltanto 200 contee su 2974 godono i be-
nefici di questa organizzazione, ma in alcuni Stati,
per esempio in California, il servizio può dirsi per-
fetto. Una Contea di questo Stato, quella di Santa
Barbara, con una superfice di 534 000 ettari e una po-
polazione molto sparsa di 41 000 abitanti, che vive in
fattorie lontane da 8 a 9 chilometri una dall'altra, di-
sponeva, nel 1922, di 74 000 volumi, concentrati in tre
depositi e prestati in un anno 330 000 volte.
***
Che cose rappresentino le biblioteche pubbliche in
America nella considerazione dei cittadini, dello Stato
e degli enti che le mantengono o le sovvenzionano, e
quale altissimo ufficio esse compiano nella vita intel-
lettuale del paese, fu dimostrato più volte anche agli
Italiani con diffuse e sbalorditive descrizioni di questi
nuovissimi templi dei sapere, eretti da un popolo ricco
e fidente nelle proprie forze e nel proprio avvenire,
entro il cuore pulsante delle sue grandi metropoli.
Edifici superbi, organizzazione perfetta, collezioni
innumerevoli e sempre al corrente, servizî affidati a
foltissime schiere di personale tecnico, preparato al suo
lavoro in iscuole speciali, netta separazione del ser-
vizio per i fanciulli, cataloghi perennemente aggior-
nati, facilità di accesso, rapido servizio dei prestito,
ufficio di consulenza bibliografica, cataloghi a schede
stampate e diffuse dalla Library of Congress di Wa-
shington, donazioni e lasciti favolosi di cittadini
[p. 51]
benemeriti, azione viva e vigile degli Stati, tutta una***
«Basta attraversare la porta d'una biblioteca ame-
ricana per accorgersi subito che ci si trova nella casa
di tutti, nella più bella casa che una comunità, come
tale, abbia mai potuto erigersi. Tutto il particolare
esteriore della biblioteca americana generalmente con-
siste nella grandiosità dell'edificio, nelle comodità che
largamente offre ad ogni specie di lettori, nella li-
bertà con la quale la gente vi può circolare, nell'alto
senso di civile ed umana eguaglianza che ognuno vi
respira. In poche parole, il visitatore si accorge che la
biblioteca in America è qualche cosa di diverso dalla
biblioteca in Europa, e che esiste, intorno alla natura
e ai fini ch'essa è chiamata a raggiungere, una diffe-
rente valutazione fra gli Americani e gli Europei in
genere» 1).
Viaggiando per i grandi centri dell'Unione, non vi
è possibile esimervi da una visita alla Public Library,
che è sempre una delle sette meraviglie, se non la
prima, della città. Se volete misurare la potenza eco-
nomica e la fede del popolo americano nel valore della
coltura diffusa, prendete a considerare le sue biblio-
teche e le sue università. A questi due strumenti,
ch'essa considera come due grandi forze realizzatrici,
la Repubblica stellata affida essenzialmente la sua or-
gogliosa speranza, in gran parte realizzata, di una
supremazia internazionale.
La sua industria vittoriosa e invadente non è che il
risultato della eccezionale potenza di lavoro derivata
dall'alta coltura tecnica dei dirigenti e dalla diffusa
1) G. Bruni: La Biblioteca Moderna. Roma «Ausonia», 1929.
[p. 52]
coltura generale delle maestranze, cioè, dall'universitàBiblioteca Pubblica di Cleveland (Stati Uniti). – Una sala di lettura.
A sinistra, il deposito dei libri. Vedi la disposizione degli scaffali a destra, sotto
la linea delle finestre.
efficenti è messo ad altissimo interesse. Nessuna mera-
viglia, quindi, che le più generose e laute sovvenzioni
a quegli istituti vengano specialmente dai grandi ma-
gnati dell'industria, come Carnegie, e che in tutto il
mondo si guardi con ammirazione, non scevra d'in-
vidia, al progressi conseguiti in questo campo da quel
popolo intraprendente.
Si potrà non esser d'accordo sul valore materiale
e utilitario che esso attribuisce alla coltura, la quale
[p. 53]
è da noi concepita più come vita dello spirito; ma***
Ciò premesso, i lettori non avranno da stupirsi
scorrendo i dati che esponiamo sulle dotazioni delle
grandi biblioteche americane, sul numero dei loro ad-
detti e l'ammontare dei loro stipendi. Li togliamo dal
«Bollettino dell'Associazione Americana delle Biblio-
teche», la grande organizzazione che ha la rappre-
sentanza di tutte le biblioteche dell'Unione e propag-
gini anche in Europa.
Sei biblioteche, e cioè quelle di Boston, Chicago,
Cleveland, Los Angeles, New York e Detroit avevano
ciascuna, nel 1926, – e nel frattempo si è visto di
quanto queste cifre sieno cresciute -, più di un mi-
lione di dollari da spendere, e precisamente:
Boston, | con una popol. di | 779 620 | ab., doll. | 1 000 981 |
Chicago | » » | 3 023 379 | » » | 1 429 314 |
Cleveland | » » | 960 468 | » » | 1 698 517 |
Los Angeles | » » | 1 148 121 | » » | 1 243 558 |
New York | » » | 2 955 474 | » » | 1 488 951 |
Detroit | » » | 1 290 000 | » » | 1 334 557 |
[p. 54]
dotazione annua di dollari 845 283, 651 003 e 513 485,William Warner Bishop
Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni bibliotecarie.
Presidente del Comitato dell'American Library Association
per le relazioni internazionali.
a 477 000 (Pittsburg), cioè da L. 3 750 000 ai 9 milioni
circa. (Vedasi a pag. 48 i dati del 1931).
Rimangono sei biblioteche a completare il numero
di 32, che l'American Library Association classificava
«grandi». Orbene, la minore di quest'ultimo gruppo,
quella di Birmingham (237 000 ab.) aveva un'entrata
annua di 85 000 dollari (L. 1 600 000); mentre la mag-
giore, quella di Oakland (300 000 ab.) poteva
[p. 55]
spendere 188 702 dollari, cioè più di 3 milioni e mezzo diCarl H. Milan
Segretario dell'American Library Association. – Chicago (Illinois).
sbalorditive, non ci passa neppur per la mente l'idea di
confrontare le loro dotazioni con quelle assegnate alle
maggiori biblioteche italiane, troppo diverse essendo
le condizioni e le risorse economiche dei due paesi.
***
Alla stessa fonte ufficiale attingiamo i seguenti dati
relativi a un gruppo di biblioteche classificate
[p. 56]
«medie» (medium sized) aventi sede in città con popola-***
Come si spendeva nel 1926 questa enorme somma?
C'è una sola biblioteca, nel gruppo delle maggiori,
che eroghi meno del 50 per cento delle sue entrate in
stipendî al personale, quella di Rochester 44%; tutte
le altre superano di non poco questa proporzione e
spendono allo stesso scopo il 55, il 60 e fin oltre il
70% delle loro risorse; per esempio, la biblioteca di
Pittsburgh, che su 477 000 dollari di attivo ne eroga
348 819 in stipendi, la biblioteca di New York, che
paga ai suoi 471 funzionarî (un vero ministero!) una
somma equivalente alla stessa percentuale delle sue
entrate.
I direttori delle grandi biblioteche hanno compensi
annui che variano da 3000 (Atlanta) a 10 000 dollari
– quasi 190 000 lire – (Brooklin, Chicago, Newark,
St. Louis), con una media di 6480 dollari, pari a
L. 123 000 circa.
Gli stipendi dei direttori di biblioteche di media im-
portanza oscillano fra un minimo di L. 40 000 (Victo-
ria) e un massimo di L. 104 000 (Youngstown), con
una media di L. 65 740.
[p. 57]
I vice direttori hanno in media i due terzi dello sti-Biblioteca del Collegio di Stato ad Ames (Jowa). – Sala del Riparto periodici.
Scaffalatura speciale, con ripiani mobili in altezza e in larghezza.
tirocinio guadagnando, nelle grandi biblioteche, 1000
dollari in media (circa 19 000 lire) e nelle biblioteche
di media importanza quasi altrettanto.
***
Il personale – come si è detto – è sempre nu-
meroso. Una diligente tenuta della biblioteca e il fun-
zionamento scrupoloso dei servizi, di fronte a un pub-
blico esigente, consigliano di non lesinare su questo
punto. Si è visto che il trattamento economico del
[p. 58]
personale assorbe in qualche caso fin oltre il 70% delle[p. 59]
volta tanto, con dati di fatto, espressi in cifre, su cui***
E in questo paese, dove la biblioteca è veramente
aperta a tutti e presta libri con estrema facilità, non
solo, ma va in cerca essa stessa del lettore, pene-
trando nei quartieri eccentrici delle città e percorrendo
i sobborghi e le campagne con i suoi servizî am-
bulanti, allettando alla lettura i fanciulli con le sue
biblioteche speciali; in questo paese, insomma, dove
è così facile aver libri in prestito senza comperarli, la
produzione editoriale del 1925 raggiunse un valore to-
tale di 806 887 471 dollari, esclusi i giornali, le riviste
e le pubblicazioni musicali (come chi dicesse più di
15 miliardi di lire).
Il numero dei libri stampati in quell'anno negli
Stati Uniti fu di 423 893 344, compresi 79 milioni e
mezzo circa di libri scolastici, 30 milioni e mezzo di
romanzi, più di 15 milioni di libri per ragazzi, 2 690 000
biografie, 8 800 000 libri di poesia e di teatro.
L'aumento della produzione e del consumo è co-
stante: dal 1923 al 1925 fu del 12,3 per cento.
Se gli Italiani leggessero quanto si legge negli Stati
Uniti, la nostra editoria avrebbe dovuto produrre e i
nostri librai smerciare, in proporzione, 170 milioni di
libri in un anno, cioè 34 mila opere, con una tira-
tura media di 5000 esemplari ciascuna.
***
Concludendo questi cenni sparsi sul paese classico
delle biblioteche, diremo che uno dei bibliotecarî ame-
ricani più reputati, Henry Legler, auspicava nel 1918
[p. 60]
un tale incremento del servizio della pubblica letturaAuto-biblioteca, distaccata dalla Biblioteca Pubblica di Saint-Louis (Stati Uniti).
L'Auto ferma per la distribuzione in aperta campagna.
lire) per il mantenimento annuo; a Chicago 45 mi-
lioni di lire iniziali e 4 e mezzo annuali, ecc. Ogni
scuola dovrebbe avere la propria sezione di biblioteca
non solo, mi anche un insegnante-bibliotecario, ca-
pace di conciliarsi la fiducia e la confidenza degli al-
lievi, che a lui si rivolgerebbero per consigli. La li-
bera lettura avrebbe allora una grande influenza sullo
spirito e sulla formazione dei giovani.
«Vanno a scuola – più o meno volontieri – 20
milioni di fanciulli e di fanciulle: le statistiche di-
cono che, di essi, meno di un milione si servono delle
[p. 61]
biblioteche pubbliche, le quali richiamano, dunque,***
Notizie più recenti, attinte a «The World Almanac
1932», ci permettono di completare i dati statistici già
enunciati con le cifre relative all'anno 1929.
Le biblioteche degli Stati Uniti, con più di 1000
volumi ciascuna, erano in quell'anno 10 937, con un
totale di 161 975 385 volumi, cioè, in media, una bi-
blioteca ogni 11 226 abitanti e 132 libri per ogni 100
persone, compresi i bambini che non leggono ancora.
Delle suddette 10 937 biblioteche, 6429 avevano più
[p. 62]
di 3000 volumi ciascuna e in totale 154 316 858 vo-Biblioteche | Volumi | Volumi per ogni 100 ab. | ||
New York | 651 | 19 902 858 | 158 | |
Massachusetts | 436 | 13 527 613 | 318 | |
California | 401 | 1 954 603 | 211 | |
Illinois | 357 | 10 181 250 | 133 | |
Pennsylvania | 355 | 8 182 181 | 85 | |
Connecticut | 180 | 5 251 867 | 327 | |
District of Columbia | 84 | 8 505 038 | 1747 |
34 biblioteche avevano più di 50 000 volumi; 236
da 100 000 a 500 000; 272 da 50 000 a 100 000; 518 da
a 25 000 a 50 000; 1468 da 10 000 a 25 000; 3901 da 3000
a 10 000, e 4508 da 1000 a 3000.
Ma questo non è tutto: le 6429 biblioteche di più
di 3000 volumi ciascuna avevano 4387 filiali (bran-
ches). Durante l'anno 1929 si arricchirono di 10 453 672
fra libri e opuscoli, e i loro 19 635 906 lettori ebbero
i libri in prestito 336 758 203 volte. Gli addetti a que-
ste biblioteche erano 31 234.
Delle suddette biblioteche, ben 3673 erano assolu-
tamente gratuite e aperte a tutti; 1042 pure gratuite,
ma riserbate ai soli studenti. La maggior parte delle
biblioteche degli Stati Uniti appartengono a enti e
associazioni private. Soltanto 56 grandi biblioteche
sono di proprietà del Governo Federale; 153 appar-
tengono ai varî Stati dell'Unione, 141 alle diverse
Province, 1442 alle città e 895 alle comunità minori.
Che cosa rappresenti questa enorme circolazione di
libri come diffusione di coltura è difficilmente calcola-
bile; che cosa rappresenti, invece, per l'industria e il
commercio librario può risultare da un semplice cal-
colo. Ammettendo che un libro sopporti in media 50
letture, con relativi passaggi di mano, la sola rinno-
vazione del materiale esistente importa l'acquisto an-
nuo di più che 6 milioni e 700 mila volumi, senza con-
tare gli acquisti dei nuovi libri.
[p. 63]
L'Inghilterra è il paese in cui l'istruzione del po-
polo ha una più lunga e tenace tradizione. Pure le
biblioteche fondate in Inghilterra prima del secolo
18º si possono contare sulle dita. Soltanto a quest'e-
poca l'intento di servire alla propaganda evangelica
suscita iniziative ecclesiastiche per l'istituzione di mol-
te biblioteche parrocchiali.
La fondazione del British Museum (1753) dà nuovo
impulso al movimento, ed altre biblioteche sorgono,
sull'esempio di quella, a Edimburgo, a Londra, a Li-
verpool. Ma tranne le biblioteche religiose, le altre non
sono fatte per il popolo, a cui si cominciò a pensare
soltanto nei primordi del secolo scorso. Nel 1849, ben
1400 scuole operaie, dette «Mechanic's Institutes»,
fondate per il fervido apostolato di George Birkbeck,
avevano una biblioteca, e fu merito di queste prime
raccolte di libri se nacque e si diffuse nella classe ope-
raia inglese il bisogno di leggere e se, in processo di
tempo, la fondazione e l'organizzazione delle bibliote-
che divenne un vero e proprio servizio pubblico.
Le prime biblioteche gratuite municipali si forma-
rono a complemento dei musei di scienza e d'arte, isti-
tuiti in virtù di una legge 1845, proposta e fatta trion-
fare da William Ewart, il quale due anni di poi ot-
tenne dal Parlamento la nomina di una Commissione
incaricata di studiare il problema delle biblioteche pub-
bliche in generale, e nel 1850 l'approvazione di una
nuova legge, il bill Ewart, per la quale l'istituzione
e il mantenimento delle biblioteche gratuite divenne
compito dei Comuni. I fondi occorrenti dovevano at-
tingersi, come negli Stati Uniti, ad una sovrimposta
speciale, detta penny-rate e corrispondente a 5 o 10
centesimi di addizionale su ogni lira sterlina d'im-
posta.
La prima biblioteca inaugurata in virtù della nuova
legge fu quella di Manchester (1852), alla presenza di
[p. 64]
Thackeray, Dickens, Bulwer-Lytton, e fu in quell'oc-[p. 65]
Edimburgo e Glasgow, che furono le ultime a consen-[p. 66]
parrocchie, nelle scuole domenicali, nelle caserme,[p. 67]
morale. Essa organizza anche corsi ed esami di abi-CONTEE | ABITANTI | VOLUMI | PRESTITI |
Kent | 628 000 | 101 000 | 965 000 |
Lancashire | 680 000 | 94 000 | 1 013 000 |
Cumberland | 121 000 | 35 600 | 107 000 |
Cambridgeshire | 68 000 | 30 000 | 140 500 |
[p. 68]
A complemento delle biblioteche rurali è sorta a
Londra la Central Library for Students (la parola stu-
dent qui significa soltanto colui che desidera studiare),
dovuta all'iniziativa del dottor Albert Mausbridge. Con
fondi provenienti da regolari sovvenzioni dello Stato
e da private elargizioni, ma specialmente dalla Fon-
dazione Carnegie 1), questa istituzione ha fondato un
grande deposito di libri, che aumenta ogni giorno.
Ognuno di questi libri è stato acquistato per un let-
tore che ne ha fatto domanda. Infatti, lo scopo della
istituzione è di provvedere gratuitamente i libri alle
persone che dimorano in località prive di biblioteca,
e di acquistare opere che non sono richieste frequen-
temente, per prestarle alle biblioteche che ne hanno
bisogno e che non dispongono di sufficenti mezzi pro-
prî. Naturalmente, questi libri devono costare più di
6 scellini, per esser considerati inaccessibili alla borsa
dei singoli lettori che ne hanno bisogno. Ma i lettori
devono prima chiederli alla biblioteca più vicina, e se
il bibliotecario risponde loro che essa non li ha, que-
sta sua risposta serve di presentazione alla Central
Library. Il prestito dura generalmente un mese e i
lettori rimborsano soltanto la spesa d'invio.
Successivamente, altri consimili depositi librarî fu-
rono stabiliti, per la Scozia, a Dunfermline, dove ri-
siede l'amministrazione del fondo Carnegie, e a Du-
blino per l'Irlanda.
***
Per dare un'idea dell'organizzazione del servizio
della pubblica lettura in una Contea inglese, presen-
tiamo ai lettori le County Libraries del Kent.
Esse consistono in un sistema di biblioteche, for-
mato da un deposito librario centrale, da cui si di-
stribuiscono – come si è detto – nuclei di libri scelti
1) Le somme erogate dalla Fondazione Carnegie per le biblio-
teche di Contee o rurali e alla Central Library for Students si
elevarono, fino al 1927, a 400 mila sterline (circa 30 milioni di
lire italiane).
[p. 69]
ai «centri» sparsi nella Contea, nuclei che si rinno-
vano periodicamente. Il prestito dei libri ai singoli let-
tori avviene per il tramite dei bibliotecarî locali.
Beneficiano di questa organizzazione le provincie
che non hanno biblioteche proprie o non ne hanno
abbastanza per i bisogni della popolazione. Lo scopo
principale di questo servizio è di stimolare il gusto
e crear l'abitudine della lettura, fino a che non sorga
una biblioteca locale stabile, che risponda ai bisogni
di tutti.
Nel Kent, tutta la Contea è servita dalla County
Library, meno venti località che hanno una loro biblio-
teca permanente e autonoma. Sei di queste bibliote-
che hanno accettato di collaborare con la County Li-
brary e questa presta loro le opere che non posseg-
gono e di cui ricevono richiesta.
Il quartiere generale della County Library è a Maid-
stone. S'immagini un vasto laboratorio con schedarî,
incarti, registri, cataloghi per l'organizzazione e il
funzionamento del deposito centrale, dai quali in ogni
momento si deve poter rilevare quali sono le opere re-
stituite su questo o quell'argomento, di questo o quel-
l'autore.
Un'altra serie di schedari e di cataloghi informa da
una parte circa la composizione e il funzionamento
delle succursali, dall'altra sulla circolazione dei libri e
le relazioni che passano tra il quartier generale e le
filiali o succursali.
Il direttore generale si chiama County Librarian e
risponde al Comitato del buon andamento del servizio
da ogni punto di vista. Il valore personale del County
Librarian è il principale fattore della riuscita. Il diret-
tore generale della County Library del Kent è... una
donna.
Il compito più difficile del direttore è la scelta dei
libri che devono costituire prima e alimentare poi il
deposito centrale. È più difficile formare e tenere al
corrente le collezioni nel senso educativo che nel senso
ricreativo. La proporzione generalmente osservata nel-
l'acquisto dei libri è 70 volumi per gli adulti e 30 per
[p. 70]
i fanciulli, su ogni 100 volumi acquistati. Per i libri[p. 71]
[Come la biblioteca della Contea giunge al popolo.
Il libro offre gli stessi vantaggi alla città e alla campagna.]
– 1. La biblioteca del villaggio è doppiamente vantaggiosa agli abitanti da che accetta l'aiuto della biblioteca della Contea.
– 2. Una filiale della biblioteca della Contea ha spesso modeste risorse; è piccola, eppure attiva, ed esercita notevole influenza.
– 3. Perchè si dovrebbero negare alla lontana massaia i buoni libri che in città sono a disposizione di tutti?
– 4. Il negozio sulla via principale può essere anche una stazione di prestito della biblioteca.
– 5. Alla filiale con sede presso la scuola affluiscono i lettori da parecchie miglia lontano.
– 6. L'Ufficio postale rurale può servire anche come stazione di prestito dei libri a domicilio.
– 7. Il Municipio dà spesso asilo ad una filiale della biblioteca della Contea.
– 8. Il bibliotecario della biblioteca della Contea arriva con una scorta di nuovi libri per la filiale e per la sezione scolastica, porgendo aiuto e consiglio ai bibliotecarî locali.
– 9.–10. La scuoletta di una sola aula può dirsi fortunata quando dipende da una biblioteca di Contea per il rifornimento di buone letture.
[p. 72]
o in una parte indipendente di un edificio pubblico,
e diretta da un bibliotecario stipendiato.
La registrazione dei prestiti e dei lettori si fa anno-
tando sulla scheda del libro il nome del lettore e sulla
scheda del lettore il titolo del libro, non che le indi-
cazioni accessorie. In base a queste registrazioni si
tiene al corrente la statistica.
Ogni filiale istruisce i lettori, con manifesti affissi
in sede, circa le precauzioni da prendere per la disin-
fezione dei libri. La Centrale provvede alle filiali i mo-
duli necessari a richiedere i libri ai ritardatarî, e quan-
do sia il caso, le ammende per le dispersioni e i guasti.
Nel 1929 si avevano: 362 filiali, 61 713 lettori iscritti
al prestito, 133 746 volumi, 1 223 030 prestiti.
I progressi sono continui sia nel movimento dei
libri, sia nei servizi di trasporto – che si fanno con
automobili – e di avvicendamento. Due vetture sono
continuamente in servizio: una, di 25 cavalli, contiene
2500 volumi, e l'altra, di 20 cavalli, ne contiene circa
2000. La contea del Kent ha une superficie di 71 990
acri (29 132 ettari) e una popolazione di 600 000 abi-
tanti.
Per l'avvicendamento occorre che, prima della data
stabilita per il cambio, i bibliotecari locali inviino al
quartier generale un elenco dei libri desiderati, ba-
dando a chiederne molti, per averne un minimo che
riesca gradito ai lettori. Questo elenco è naturalmente
compilato in base ai cataloghi a stampa di tutti i libri
esistenti al deposito centrale, e questo tiene presenti i
singoli elenchi ricevuti, per inviare i libri richiesti man
mano che si rendono disponibili. Naturalmente, il ser-
vizio delle filiali non s'interrompe mai, perchè l'auto-
vettura che ritira il vecchio nucleo librario porta il
nuovo.
I nuclei librari si spostano da filiale a filiale, senza
tornare, se è possibile, al quartiere generale, meno i
libri deteriorati, che ogni sera le autovetture portano
alla centrale per essere riparati o definitivamente
esclusi, non che le opere specificatamente richieste alla
centrale da un «centro» o da un lettore.
[p. 73]
Ogni nucleo essendo rappresentato da un pacchetto[p. 74]
Contea del Kent, sulla scorta di una relazione presentata***
Vediamo più da vicino che cosa sono le Free pu-
blic libraries inglesi, soffermandoci a considerare par-
ticolarmente qualcuna di esse.
Londra cominciò ad applicare il bill Ewart nel 1856,
fondando la biblioteca del distretto di St. Margaret
e St. John. Dal 1886 data l'inizio di un'azione me-
todica: 18 anni dopo, nel 1904, 52 distretti avevano
adottato la legge Ewart e pagavano la sovrimposta
speciale per la biblioteca dipendente dai 26 metropo-
litan boroughs: 2 per Holborn, 4 per Stepwey, 5 per
Chapham, ecc. Ogni borough ha la propria biblioteca
centrale con filiali, o più biblioteche riunite.
Le quattro biblioteche del quartiere londinese della
City avevano già, nel 1910, ben 11 706 lettori iscritti
al prestito, di cui 773 ragazzi; in tutto, circa un quin-
dicesimo della popolazione totale di 185 mila abi-
tanti.
Ecco i dati principali relativi a queste quattro bi-
blioteche:
BIBLIOTECHE | VOLUMI | PER | LETTURE |
consultazione | prestito | ||
1. Buckingham Palace Road | 37 646 | 116 472 | 680 376 |
2. South Andley street | 11 689 | 39 989 | 451 666 |
3. Great Smith street | 32 338 | 78 572 | 482 784 |
4. St. Martin's lane | 105 992 | 70 226 | 987 705 |
TOTALI | 187 665 | 305 259 | 2 602 531 |
La costruzione dei quattro edifici costò L. 365 000
e 150 000 rispettivamente per le due prime, esclusa
l'area; la terza L. 185 000 e l'ultima L. 394 850, tutto
[p. 75]
compreso. (Si ricordi il valore del danaro ante-guerra).***
A Liverpool, la Public Library, fondata nel 1852,
prestò nel suo primo anno 13 456 volumi; nel 1875 ne
possedeva già 60 808 e li prestò 517 393 volte. Dieci
anni dopo (1885) queste cifre erano salite a 86 429 e
650 152 rispettivamente; nel 1902, dopo 50 anni dalla
fondazione, la biblioteca, con le sue 9 succursali, pre-
stò 1 717 607 volumi, e nel 1909 le letture furono più
di 6 milioni, e cioè:
[p. 76]
Sui 2 367 753 libri prestati dalla Centrale, 1 327 919
erano romanzi, 176 884 opere di belle arti e arte in-
dustriale, 123 996 di viaggi, 49 959 di fisica e mate-
matica, 45 098 di commercio, 1788 per ciechi, ecc.
I romanzi sono molti, ma, insieme ad essi, furono
letti anche più di 500 000 libri di pura istruzione, in
una città di 700 000 abitanti: quasi uno in media per
ciascun abitante, se si pensa ai bambini che non sanno
ancora leggere.
Per dare un'idea della rapidità con la quale i libri
si consumano e si rinnovano, osserveremo che dal
1903 al 1909 il numero dei volumi di consultazione
passa da 125 206 a 154 846. Dei 5105 volumi distrutti
nel 1909 se ne sostituirono, con esemplari nuovi, 4104;
più si acquistarono 3054 nuovi libri. Questo ricambio
fa sì che i lettori scelgano su tutto il materiale librario
esistente e nessuna parte di esso resta a ingombrare,
inutile peso morto, gli scaffali e i cataloghi.
I lettori iscritti erano, nel 1909, più di 45 800, ri-
partiti in 46 professioni, più 11 917 senza professione
(quasi tutte donne). Si contavano 12 135 studenti, 5358
impiegati, 1596 insegnanti, 817 meccanici e ingegneri,
94 giardinieri e affittuarî, 106 pompieri, 140 bambi-
naie, 117 musicisti (a cui furono prestati circa 34 000
pezzi di musica), 122 marinai, 504 braccianti, 29 sa-
cerdoti e medici, 77 calzolai, 241 domestici.
È o non è, questa, la biblioteca di tutto il popolo?
***
Tutte le grandi città inglesi hanno organizzato si-
milmente il servizio delle pubbliche letture.
Manchester aprì la sua Public Library, nel 1851.
[p. 77]
Nel 1909 possedeva 162 000 volumi per la consulta-[p. 78]
un uomo illustre, ecc. Gli accessi alle sale di lettura***
Una delle più perfette biblioteche «libere e pubbli-
che» della Gran Bretagna è quella Carnegie di Edim-
burgo, la città che nel 1881 respinse per referendum
la sovrimposta Ewart. Essa ha 7000 lettori al giorno
in media, 400 riviste e giornali, di cui parecchi in più
copie, a loro disposizione; una quindicina di orarî fer-
roviarî, una trentina di guide di viaggio, il catalogo
a stampa (500 pagine, con più di 52 000 volumi elen-
cati), 1000 volumi al giorno in media prestati per
la lettura a domicilio, orario dalle 9 alle 22, cata-
loghi indicatori che registrano ad ogni istante quali
sono i libri non disponibili, schedarî misti per autori
e per materie, albi speciali per annunziare i nuovi ac-
quisti di ogni quindicina ed altri in cui i lettori scri-
vono liberamente i titoli delle opere di cui desiderano
l'acquisto. Con le 5 filiali, la biblioteca disponeva
già, nel 1909, di più che 100 000 volumi. Si aprì nel
1890, e dopo 15 anni aveva prestato i suoi libri quasi
12 milioni di volte, senza contare la consultazione e
la lettura in sede di giornali, riviste, enciclopedie,
dizionarî, ecc., che eleverebbe questa cifra a più di
50 milioni.
***
Glasgow, ultima venuta, ha organizzato superba-
mente il servizio della pubblica lettura. La Mitchell
Reference Library si aprì nel 1877 con 15000 volumi:
in giugno del 1910 ne contava 180 000, fra i quali non
era compreso un solo romanzo, dovendo la biblioteca
servire come centro di consultazione. Ne' suoi primi
[p. 79]
32 anni di esistenza aveva dato in lettura più di 13 mi-Il movimento per la diffusione delle Free public li-
braries si è esteso dall'Inghilterra alle colonie di lin-
gua inglese, con alla testa il Canadà. Per avere un'i-
dea di che cosa si è fatto in questo paese, basti l'e-
sempio di una sola provincia, Ontario. I dati che ab-
biamo si riferiscono all'anno 1913. La provincia aveva
allora una popolazione di poco più di 2 milioni e
mezzo di abitanti, sparsi su un'estensione di 568 870
chilometri quadrati. Le sue città principali contavano:
Toronto, capitale, 450 000 ab., Ottawa 95 570, Hamil-
ton 88 900, London 48 100. Gli altri centri di maggiore
[p. 80]
importanza raggiungevano raramente i 20 000 ab. Or-DATI | RELATIVI A | ||
140 Free Libraries | 217 Association Libraries | ||
Entrate | Dollari | 441 125,29 | 45 024,52 |
Spese | » | 385 849,50 | 35 098,24 |
Valore d'inventario | » | 2 872 282,20 | 370 321,04 |
Lettori inscritti | Numero | 157 984 | 20 976 |
Volumi posseduti | » | 966 269 | 421 120 |
Prestiti | » | 3 321 393 | 567 153 |
Ma queste notevoli differenze dipendono principal-
mente dal fatto che le Free Libraries sono diffuse nei
centri maggiori con una popolazione complessiva di
1 236 490 abitanti, e le Association Libraries nelle
piccole località, con una popolazione complessiva di
210 000 abitanti.
Queste 357 biblioteche, di cui si hanno dati precisi
relativi – come si è detto – all'anno 1913, dispone-
vano, dunque, di 486 150 dollari provenienti da
Più di 9 milioni di lire si spendevano, dunque,
per il servizio della pubblica lettura, in un paese di
[p. 81]
circa 2 milioni e mezzo di abitanti, e cioè L. 3,60 inBiblioteca pubblica di Niagara Falls Ontario (10 mila ab.).
L'edificio costò 26156 dollari (mezzo milione di lire). Volumi 9000 circa.
Spesa annua L. 42000. L'ingresso e l'uscita al salone dei libri obbliga
i lettori a passare davanti agli addetti alla distribuzione.
inoltre organizzato numerosi nuclei librarî, che esso pre-
sta temporaneamente alle associazioni e alle scuole
prive di biblioteca propria o dotate di biblioteche in-
sufficenti. Dal 1º novembre 1912 al 31 dicembre 1913
vennero prestati 208 di questi nuclei, circolanti sotto
il nome di Travelling Libraries (biblioteche viaggianti
o, meglio, ambulanti).
Questi nuclei comprendevano complessivamente
15 000 volumi, si inviavano franco di porto e ritor-
nano pure senza spesa.
A Toronto esiste, dal 1906, anche una Biblioteca
[p. 82]
gratuita canadese per i ciechi, la quale nel 1913 pos-[p. 83]
dell'Ispettore centrale di Ontario sono adorne di ma-Biblioteca pubblica di Peterborough (Ontario).
Nel 1911 possedeva 11 587 volumi e 80 giornali e riviste per una popolazione
di 16 923 abitanti.
un'idea dell'importanza che gli Americani del Nord
attribuiscono alla biblioteca pubblica. La scuola, nel
loro concetto, non ne ha una maggiore. Il caso di
Garden Island e moltissimi altri consimili ci sem-
brano stravaganze, forse perchè pensiamo alle no-
stre biblioteche, e ci è difficile immaginare che isti-
tuti dello stesso genere possano essere altrove tanta
parte della vita, delle abitudini, dell'attività e della
fortuna di un popolo.
«L'Europa è in arretrato di 40 o 50 anni, in con-
fronto degli Stati Uniti e del Canadà, in fatto di bi-
blioteche» scrive fieramente l'eminente Ispettore
[p. 84]
centrale della provincia di Ontario. E dicendo l'Europa,***
Anche nella lontanissima Nuova Zelanda esiste e
progredisce rapidamente un movimento per la diffu-
sione della coltura a mezzo delle biblioteche pub-
bliche.
Con una superficie di poco superiore a quella dell'I-
talia, a cui somiglia alquanto anche per la forma, la
Nuova Zelanda contava, nel 1913, soltanto 1 087 848
abitanti, concentrati in gran parte in poche città, come
Auckland, (102 500), Christchurch (80 000), Welling-
ton (70 700), Dunedin (64 500). Soltanto altre sette
città contavano allora da 8 a 16 mila abitanti. La so-
vrimposta speciale per la istituzione e il mantenimento
delle biblioteche pubbliche fu introdotta con una legge
del 1869; nel 1877 una nuova legge assicurò un con-
tributo governativo alle biblioteche, proporzionalmen-
te alla popolazione a cui servivano, ma soltanto 7 anni
più tardi si cominciarono ad erogare 150 000 lire di
contributi. Nel 1912 si erogarono 4000 sterline, da
spendersi esclusivamente in libri, a favore di 405 bi-
blioteche.
La prima pietra della biblioteca pubblica di Wel-
lington fu posta il 5 dicembre 1891 e in aprile del
1893 la biblioteca si apriva per la sola lettura in sede,
mentre il servizio di prestito a domicilio (15 000 vo-
lumi, di cui 2000 per ragazzi) incominciava a funzio-
nare nell'aprile dell'anno seguente e il riparto consu-
lenza (16 000 volumi) nel maggio successivo. La bi-
blioteca dispone anche di un buon numero di libri
[p. 85]
per i ciechi. Alla centrale si aggiunsero presto due***
Per l'Australia ci limitiamo a riferire schematica-
mente alcuni dati relativi all'anno 1921. Biblioteche
pubbliche esistenti, che ricevono contributi dallo Sta-
to o dai Comuni, 1376, di cui 460 nello Stato di Vit-
toria, 206 nel Queensland, 225 nel Sud-Australia, 263
nell'Australia Occidentale, 22 nella Tasmania, con un
totale di 2 750 000 volumi.
***
Le biblioteche pubbliche, nei maggiori centri del-
l'Africa del Sud, precedettero quelle della madre pa-
tria. Swellendam ebbe la propria nel 1838, George nel
'40, Graaf-Reinet nel '47, Port-Elisabeth l'anno di
poi, Città del Capo inaugurò la nuova sede della sua
vecchia biblioteca nel 1860. Nel 1913 si contavano una
trentina di biblioteche pubbliche nel Natal, 13 nell'O-
range, altre in numero indeterminato nel Transval e
nella Rodesia. La biblioteca di Port Elisabeth costò
800 mila lire e in quell'anno possedeva più di 50 000
volumi; quella di Kimberley ne contava 30 000, di
Grahamstown 20 000, di Pretoria 24 000, di Buluwayo
7000, di East London 20 000. V'erano biblioteche
[p. 86]
pubbliche anche a Durban, Pietermaritzburg, Bloem-***
Nelle Indie inglesi, lo Stato indigeno di Baroda ha
un'organizzazione di biblioteche che serve a due terzi
della popolazione.
La prima idea di nuclei di libri a disposizione del
popolo fu chiaramente espressa da Philipon de la Ma-
deleine in un libro uscito a Lione nel 1783. Otto anni
più tardi Mirabeau, in una sua opera postuma, pro-
poneva che si costituissero pubbliche raccolte di li-
bri con gli avanzi delle biblioteche già appartenenti
alle soppresse corporazioni religiose. La Rivoluzione
sentì e proclamò, in vasti disegni di riforma scola-
stica, l'importanza della biblioteca come strumento
di coltura generale e si adoperò a diffonderla in base
a concetti veramente democratici.
Se non che i tempi non permisero che l'opera con-
cepita avesse larga applicazione, e i Governi che suc-
cessero alla prima Repubblica neglessero il già fatto,
non solo, ma la restaurazione, dimenticate del tutto
le biblioteche già esistenti, fu causa della loro quasi
completa dispersione, per modo che nel 1830 lo stato
di esse non era certo migliore di quello che fosse
avanti il 1789.
Ma nell'inerzia dei Governi l'iniziativa privata si
svegliò. Una società per l'istruzione elementare, sorta
[p. 87]
nel 1815, incluse nel suo programma l'incoraggia-[p. 88]
diversi, le biblioteche popolari comprese, come la Lega[p. 89]
***
Al servizio della lettura pubblica vorrebbero prov-
vedere a Parigi – come si è detto – le biblioteche
municipali, la prima delle quali sorse nel 1865 nella
mairie dell'XI arrondissement. Nel 1878 le biblioteche
erano diventate 6, grazie all'iniziativa privata, e nel
1883 e 1884 il Consiglio comunale della grande città
decise che ogni quartiere avesse la propria biblioteca.
Infatti, l'anno di poi se ne istituirono 41; nel 1898 que-
sta cifra saliva a 74 e nel 1931 a 83, tutte dipendenti
dalla Direzione delle Belle Arti (Ufficio biblioteche)
della Prefettura della Senna.
20 di queste biblioteche (centrales d'arrondissement)
hanno sede nei locali delle mairies o di un edificio at-
tinente, 60 sono biblioteche di quartiere, allogate nelle
scuole; una biblioteca dei mestieri, una biblioteca di
tipo moderno, attrezzata e funzionante all'americana, e
una biblioteca speciale per fanciulli (L'Heure Joyeuse),
di cui parliamo in altra parte di questo libro. Delle 80
biblioteche di mairie e di quartiere, 70 sono aperte al
pubblico due o quattro ore ogni sera (orario insuffi-
cente), 9 hanno anche orario pomeridiano e una, la
centrale dell'XI arrondissement, un orario più esteso.
Le ultime 3 biblioteche (professionale, biblioteca mo-
derna e biblioteca per fanciulli) hanno personale tec-
nico, le altre no. Quelle con sede nelle scuole sono
affidate a maestri e le biblioteche delle mairies a fun-
zionari amministrativi, redattori di giornali, commessi
d'ufficio, la maggior parte impreparati al loro compito.
Dal 1930 il Consiglio comunale istituì un Corso
professionale per i bibliotecarî, che ebbe 42 iscritti il
primo anno (di cui 30 conseguirono l'abilitazione pro-
fessionale), e 33 del 1931 (su 48 domande di ammis-
sione), 29 dei quali risultati idonei. Disgraziatamente,
il personale delle biblioteche comunali di Parigi si
continua a reclutare come nel passato, senza esigere,
cioè, dai candidati, il titolo di abilitazione della scuola
appositamente istituita!
[p. 90]
Tutte le biblioteche prestano gratuitamente libri a[p. 91]
pubbliche d'America e il personale diplomato dalla***
La Francia ha, inoltre, una estesa organizzazione
di biblioteche scolastiche, le quali prestano libri agli
alunni e alle loro famiglie. Nel 1902 eran più di 43
mila, con quasi sette milioni di volumi, prestati nel
corso dell'anno più di 8 milioni di volte.
Secondo le disposizioni ora vigenti, «ogni scuola
elementare primaria deve possedere una biblioteca...
possibilmente installata in un'aula speciale». Ogni
biblioteca è amministrata da un Comitato, compren-
dente, oltre il sindaco, il delegato cantonale e il mae-
stro-bibliotecario, tre persone scelte «fra i benefat-
tori della scuola» e «i lettori più assidui». Più scuole
possono «associarsi per il mantenimento di una bi-
blioteca comune».
Nell'anno 1928-29 il numero delle biblioteche sco-
lastiche, aperte anche agli ex-alunni e alle loro fami-
glie, era di 47 269 su 73 149 scuole. Ma quanto alla
loro importanza e forza di penetrazione nel pubblico,
lasciavano molto a desiderare. Uno dei casi che ve-
diamo citati fra i più sodisfacenti è quello del Can-
tone della Charente Inferiore, dove un Comune (Pons)
di 4427 abitanti ha nella scuola maschile 335 vo-
lumi, prestati, in un anno 2600 volte, e nella scuola
femminile 100 volumi, prestati 387 volte. Le due bi-
blioteche ricevono 500 franchi all'anno dal Comune
[p. 92]
e dispongono di un altra sommetta di varia prove-***
Interessante il caso riferito da un ispettore scola-
stico di una regione rurale, anzi di un arrondissement
delle Alpi, comprendente 47 Comuni, con 134 scuole
pubbliche.
Nel 1928, soltanto 56 di queste scuole avevano la
biblioteca, ma tre quarti di queste biblioteche erano
costituite di libri buoni soltanto a far numero, vecchi
di mezzo secolo e più, noiosi e dimenticati. Quanto ai
pochi possibili, erano ridotti in uno stato pietoso. In-
somma, conclude l'Ispettore, «fui obbligato a consta-
tare che le biblioteche capaci di un rendimento utile
erano eccezioni». Come si vede, noncuranza e abban-
dono.
Orbene, bastò che l'egregio funzionario si gettasse
anima e corpo al lavoro, perchè gl'insegnanti, fa-
cendo miracoli, riuscissero in due anni a mutar faccia
alle cose. I Comuni furono eccitati a contribuire, si
ricorse ai villeggianti, alle feste benefiche; si fecero
collette in occasione di matrimoni, economie sulle spe-
se per forniture scolastiche, si interessarono gli alunni
a raccogliere piante medicinali, chiocciole ed altro, per
vendere e far danari pro biblioteche, e in qualche
caso si riuscì a mettere insieme 1500 e fin 2000 franchi
all'anno. I vecchi fondi librarî furono venduti come
carta da macero e le nuove collezioni bene scelte tro-
varono subito un gran numero di lettori. Alla fine del
[p. 93]
1930, su 134 scuole già 75 avevano la nuova biblioteca,***
La Chiesa cattolica non trascura la diffusione del
libro a mezzo di biblioteche delle parrocchie, dei pa-
tronati confessionali e di nuclei librarî circolanti, do-
vuti alla Société Bibliographique, la quale, con un
fondo di 35 000 volumi, comprendenti circa 1200 opere
in copie multiple, costituisce gruppi di 25 volumi cia-
scuno per gli adulti e di 10 per i fanciulli e li presta
vicino e lontano a pagamento.
***
Numerose e attive sono le biblioteche di guarnigione
nell'Africa francese del Nord. Il Ministero della Guer-
ra cominciò nel 1842 a fondarne 16 nei principali posti
militari d'Algeria, le quali divennero ben presto cen-
tri di riunione e di studio per gli ufficiali. Seguirono
la Tunisia e il Marocco. Nel luglio del 1914, al mo-
mento dello scoppio della guerra, le truppe di guar-
nigione nell'Africa del Nord disponevano di 53
[p. 94]
biblioteche, di cui 35 in Algeria, 9 in Tunisia e 9 al Ma-Nuova Biblioteca di Soissons. – Sala di lettura.
al 1929, il loro patrimonio librario si arricchì di 36 786
volumi nuovi, mentre ne furono eliminati, perchè resi
inservibili dall'uso, 7130.
***
Esistono inoltre, in Francia circa 300 biblioteche
municipali, costituite coi vecchi fondi librarî confi-
scati alle congregazioni religiose disciolte e agli emi-
grati durante la Rivoluzione. Soltanto 50 di queste
biblioteche sono «classificate», cioè soggette alla vi-
gilanza dello Stato; le altre 250 sono «come polvere
[p. 95]
di biblioteche», messe insieme senza un disegno pre-Auto-biblioteca circolante nell'Aisne (Francia).
franchi. In una città di 30 000 abitanti, dei 76 000 vo-
lumi della biblioteca municipale, 70 000 non erano
stati mai consultati, e nell'anno di grazia 1930 non vi
si trovava un atlante geografico al corrente con la
nuova carta dell'Europa dopo la guerra.
Un disegno di legge presentato al Parlamento il 26
marzo 1929 si propone di metter fine a questa situa-
zione, istituendo una biblioteca pubblica in ogni Co-
mune, un deposito centrale in ogni Dipartimento e un
Comitato che lo amministri; un servizio centrale pres-
so il Ministero dell'Istruzione, una Cassa nazionale
[p. 96]
delle biblioteche, eretta in ente pubblico, ma finan-***
«Tutte le vecchie città di Francia anche le più pic-
cole, hanno una biblioteca... Ma tutti questi libri non
servono a nulla».
Questo il severo giudizio di E. Morel, cioè di un
Francese molto addentro nella materia, sulle biblio-
teche del suo paese, confrontate con le biblioteche
pubbliche americane e inglesi.
Nel 1910, quando questo giudizio fu pubblicato in
un libro importantissimo su La Librairie Publique
(editore A. Colin), la Francia ignorava, in pratica,
che cosa fosse la «Free public Library», il più mo-
derno e possente strumento di coltura e di civiltà che
gli Anglo-sassoni hanno creato e che gli altri popoli
stentano ad assimilare, appunto perchè essi hanno le
loro vecchie e gloriose biblioteche di erudizione e ten-
gono a queste, scambiandole con le biblioteche per
tutti.
Poi venne la guerra, e di riforme alle biblioteche
non si parlò più. Finita la guerra, un Comitato ame-
ricano (notate bene) pro regioni devastate fondò nei
paesi liberati (a Soissons, a Coucy-le-Château, ad
Anizy, a Vic-sur-Aisne, a Blérancourt) cinque pic-
coli esemplari di biblioteca moderna.
Visitiamone idealmente una, con la scorta di M.
Louis Cruppi, che ne ha parlato con tanto fervore in
una conferenza alla Sorbona, e vediamo come essa
funzioni e quali servigi renda alla popolazione.
La casa luminosa e gaia è aperta a tutti dalle 9
[p. 97]
della mattina alle 8 di sera. Chiunque può entrarviBiblioteca di Vic-sur-Aisne (Francia). – Baracca del Comitato Americano.
può prenderli da sè e sfogliarli senza formalità, sol
che abbia dato il suo nome entrando.
Questa libertà di accesso agli scaffali, che non esi-
ste affatto nelle nostre biblioteche, non deve meravi-
gliare, quando si sappia che l'esperienza l'ha dimo-
strata immune dagli inconvenienti che si potrebbero
temere. Naturalmente, una delle bibliotecarie va e
viene, e la sua presenza quasi continua renderebbe
difficile i furti ai mali intenzionati. Ma furti non av-
vengono, o sono in numero insignificante. D'altron-
de, si dovesse anche perdere qualche volume nel corso
[p. 98]
di un anno, l'amministrazione provvederà, ma il prin-[p. 99]
ad una radicale trasformazione del suo antiquato ser-Nel 1524, Lutero raccomandava ai magistrati delle
città l'istituzione di biblioteche popolari, dicendole
utili al pari delle scuole. Nel secolo XVII, col periodo
detto «della diffusione dei lumi» comincia a espan-
dersi il gusto delle letture e con esso l'idea e la pra-
tica delle biblioteche pubbliche, le quali, in sul na-
scere, si appoggiarono quasi generalmente alla chiesa
e alla scuola.
La creazione delle prime biblioteche veramente po-
polari rimonta alla fine del secolo XVIII, e se le
guerre che funestarono quell'epoca impedirono alla
nuova istituzione di affermarsi largamente, verso il
1830 essa richiamò di nuovo intorno a sè l'attenzione
di uomini cospicui, che riuscirono a diffonderla in pa-
recchi centri, specialmente della Sassonia. La reazione
politica del 1848 non potè arrestare del tutto i pro-
gressi di essa, la quale, durante i 25 anni successivi,
continuò a fare il suo cammino silenziosamente, quasi
nascostamente, fino al giorno in cui (10 febbraio 1874)
il deputato Pfeiffer riuscì a far iscrivere sul bilancio
dello Stato un fondo di sussidio alle biblioteche del
popolo.
Un tale provvedimento ebbe per effetto la
[p. 100]
moltiplicazione rapida delle biblioteche popolari in tutta1902 | 1912 | |
Biblioteche sussidiate | 1198 | 8835 |
» ambulanti istituite ex novo | 308 | 2267 |
Volumi inviati alle biblioteche | 26 236 | 206 181 |
» » alle biblioteche ambulanti | 15 306 | 100 014 |
La famosa società intitolata a S. Carlo Borromeo,
pur limitando la sua azione nel campo cattolico, du-
rante 50 anni consacrò alle biblioteche popolari più
[p. 101]
di 1 700 000 marchi, distribuendo, nel solo anno 1907,[p. 102]
somme cospicue al loro incremento (a Berlino il pro-nel 1892 | e nel 1902 | |
Biblioteche popolari | 26 | 28 |
Sale di lettura | –– | 11 |
Ore d'apertura settimanali | 156 | 350 |
Volumi | 100 000 | 134 000 |
Prestiti | 363 000 | 973 000 |
Spese in marchi | 31 900 | 178 690 |
Al lato delle biblioteche popolari sorge ora un ben
organizzato sistema di biblioteche scolastiche.
In Germania esistevano complessivamente, nel 1902,
179 biblioteche popolari sparse in 42 città, di cui 70
istituite e mantenute dai Comuni; 109 private o man-
tenute da associazioni; 27 città sussidiavano, inoltre,
114 biblioteche popolari con 259 388 marchi. Le bi-
blioteche di 40 grandi città avevano nel 1905, 807 000
volumi. In questi ultimi anni le biblioteche popolari
delle grandi città hanno provveduto ad una residenza
propria.
Delle biblioteche più importanti, quella di Berlino
aveva un bilancio di 198 200 marchi; quella di Bre-
slavia di 82 000 marchi; quella di Charlottenburg di
46 400 marchi; quella di Francoforte di 29 317 marchi,
ecc. Nel 1906, le biblioteche di Berlino prestarono
1 344 000 volumi; quella di Breslavia 674 982; quella
di Amburgo più di un milione; quella di Krupp a
[p. 103]
Essen 388 000; quelle di Charlottenburg ed Elber-Ecco maggiori particolari sulla storia dei progressi
fatti dalle Biblioteche pubbliche (popolari) di Lipsia:
Anno 1914 | vol. prestati | 19 944 | Anno 1919 | vol. prestati | 127 935 |
» 1915 | » | 53 004 | » 1920 | » | 139 860 |
» 1916 | » | 76 795 | » 1921 | » | 147 028 |
» 1917 | » | 73 307 | » 1922 | » | 157 201 |
» 1918 | » | 84 957 | » 1923 | » | 170 000 |
I libri prestati nel 1923 erano così divisi:
1) Si veda l'interessante opuscolo di G. Fritz: Erfolge
und Ziele der deutschen Bücherhallenbewegung. Jena, 1908.
[p. 104]
Oltre che nelle città, la biblioteca popolare ebbe un
largo sviluppo in campagna. Secondo lo Schultze,
quantunque la cifra esatta delle biblioteche rurali non
si conosca, si può calcolare che esse siano salite da
1000, che erano nel 1895, a circa 5 o 6000 nel 1908.
La Sassonia, il Würtemberg, la provincia di Bran-
deburgo e lo Schleswig-Holstein in Prussia ne ave-
vano il maggior numero; mentre la Baviera, l'Alza-
zia-Lorena e il Mecklemburgo tenevano gli ultimi
posti. Però, in Prussia, per opera del Governo, che
dopo il 1900 ha man mano aumentato il sussidio per
le biblioteche popolari da 50 000 marchi a 70 000 al-
l'anno, le biblioteche di villaggio fanno notevoli pro-
gressi.
Senza il sussidio del Governo è difficile che le bi-
blioteche di villaggio si possano diffondere e svilup-
pare, tanto più che è assolutamente necessario, per-
chè ciò avvenga, che il fondo librario delle bibliote-
che sia continuamente rinnovato o, per le biblioteche
rurali, sia messo almeno continuamente in circola-
zione. A ciò servono sopratutto, le biblioteche ambu-
lanti, che in Germania risalgono alla prima metà del
XIX secolo.
Parecchie biblioteche popolari di villaggio si met-
tono insieme e deliberano di scambiarsi i loro fondi
librarî. Oppure, la Giunta circondariale (nel caso che
dia un sussidio alle singole biblioteche) decide di im-
piegare una parte di queste somme alla creazione di
una propria biblioteca ambulante. I libri acquistati
vengono divisi, in tal caso, in tante parti quante sono
le biblioteche esistenti. Ogni biblioteca riceve la sua
parte, e ogni anno, od ogni semestre, queste biblio-
techine vengono scambiate da villaggio a villaggio,
finchè ciascuno abbia usufruito di tutte.
[p. 105]
Più della metà di queste biblioteche di villaggio1) Schultze: Die Wolksbibliotheken der deutschen Dörfer.
[p. 106]
l'Unione dei Bibliotecari della Germania settentrionale,
allo scopo di imprimere le direttive tecniche al mo-
vimento.
***
La Germania sentì anch'essa, verso il 1905, l'in-
fluenza della Free public library anglo-americana; la
Biblioteca ambulante su una vettura tranviaria, che fa servizio
di prestito dei libri alla periferia della città di Monaco (Baviera).
sentì un poco a suo modo, con spirito gerarchico e
classificatore; ma, insomma le biblioteche pubbliche
incominciarono ad aprirsi qua e là in tutto il paese,
col nome di Bücherei, riservando la parola Bibliothek
a quelle dotte. Già nel 1900 il dott. Schultze aveva
pubblicato un suo libro sulle biblioteche pubbliche di
tipo nuovo, in cui si affermava che la Germania avreb-
be fatto più e meglio dell'Inghilterra.
Una delle maggiori si aprì nel 1908 a Dortmund,
e costò 600 000 marchi per la costruzione dell'edificio
e 40 000 per la provvista dei primi libri. Seguirono
Karslruhe, Amburgo, Stuttgart, ecc.
[p. 107]
La fondazione Krupp, seguendo l'esempio ameri-Interno della vettura-biblioteca.
umoristici, ecc. Il prestito dura 3 settimane. Gli ope-
rai leggono specialmente libri tecnici, le donne ro-
manzi. Sui 41 537 volumi esistenti nel febbraio 1904,
soltanto 26 478 erano in unico esemplare, 5279 in dop-
pio, circa 1500 in più di 10 copie e 377 in più di 15.
In complesso, la Germania è assai meglio attrez-
zata della Francia, quanto all'organizzazione del ser-
vizio delle pubbliche letture.
Nei primi anni del secolo vi fu in Germania la ten-
denza dei Comuni ad abbandonare le biblioteche po-
polari (Volksbüchereien) a enti privati o di pubblico
insegnamento. Il periodo dell'inflazione monetaria se-
guito alla guerra le ricondusse in generale alle
[p. 108]
dipendenze dirette o sotto il patronato dei Comuni, che soli[p. 109]
occupa specialmente di biblioteche rurali, a Stettino, e***
All'estero, i Tedeschi stabiliti nei varî paesi del
mondo hanno saputo creare, dovunque si sono
1) Relazione del Dott. Erwin Ackerknecht, direttore della
Biblioteca Municipale di Stettino, al Congresso internaz. d'Al-
geri (1931).
[p. 110]
trovati in numero ragguardevole, delle ricche bibliote-
che, che servono d'appoggio ai loro studiosi. A Roma
fu fondata una biblioteca tedesca fin dal 1795 nella
Villa Malta. La scuola tedesca di Napoli ebbe una bi-
blioteca per i maestri e una per gli scolari. Il circolo
linguistico tedesco di Milano ebbe pure la propria bi-
blioteca, che nel 1914 contava 1000 volumi. Sorsero bi-
blioteche circolanti tedesche anche a Firenze, a Vene-
zia, a Palermo ed in altre città italiane. A Barcellona
esiste una biblioteca scolastica, cui fu aggiunta nel 1910
una biblioteca popolare. Una ricca biblioteca possiede
la società tedesca «Philadelphia» di Atene. Il circolo
tedesco di coltura a Sofia aperse una sala di lettura.
A Bucarest fu fondata una Schiller-Bibliothek, che
poi si trasformò in varie biblioteche circolanti. Dopo
la guerra, l'Istituto di coltura dei tedeschi in Rume-
nia spediva ai soci intere collezioni di libri, da 100
a 500 volumi, con appositi cataloghi per i lettori e
per l'amministrazione. Il Circolo tedesco cristiano di
Czernowitz possedeva, nel 1921, una biblioteca di 5500
volumi. I Tedeschi di Transilvania hanno a Hermann-
stadt, nel museo Brukental, quasi 200 mila volumi. A
Pietroburgo, ora Leningrado, la biblioteca tedesca
contava, nel 1866, più di 600 mila volumi. Nei paesi
baltici e nordici sono numerose le biblioteche tede-
sche. In America vi sono importanti biblioteche te-
desche a Filadelfia (40 mila volumi), a Belleville, nel-
l'Illinois (9 mila), a Pittsburg (12 mila), a Chicago,
nella città di Messico, a Guatemala, a Buenos Ayres,
a Porto Alegre, a Valparaiso, a Valdivia, a Santiago
del Cile, a Puerto Mont, ad Asuncion, a Lima. Nel-
l'Africa vi sono biblioteche tedesche al Cairo ed a
Johannesburg; nell'Estremo Oriente a Shangai ed a
Tokio. Quest'ultima aveva, nel 1923, circa 11 500 vo-
lumi.
[p. 111]
Anche l'Austria ha un sistema di biblioteche sco-
lastiche, organizzato a un di presso come quello fran-
cese, sebbene non altrettanto importante ed esteso.
Al tempo degli Asburgo si ostacolò, più che aiutare,
come sospette ai conservatori, il diffondersi delle bi-
blioteche popolari vere e proprie, e soltanto nel 1878
il partito democratico riuscì a fondarne una nel 7º
riparto di Vienna. Ma quest'una fu presto seguita da
altre molte, e prima della guerra, Vienna, grazie alla
iniziativa privata, al vigoroso impulso della Società
per l'educazione popolare, contava entro il giro delle
sue mura 14 biblioteche popolari veramente dette, 2
biblioteche carcerarie, 5 di guarnigione, 3 d'ospedale,
4 speciali per la gioventù, 2 situate nella Casa del
popolo e una grande biblioteca popolare centrale,
creata nel 1895, per merito sopratutto del Reyer, il
quale, nel 1908, era riuscito a dotarla di ben 20 fi-
liali, che prestarono complessivamente 1 845 155 vo-
lumi a 170 000 lettori iscritti, spendendo L. 130 000,
di cui 40 000 per il personale, 30 000 per i libri, 15 000
per le legature, 17 000 per fitti, ecc. In tal modo,
Vienna era una delle città meglio provviste di biblio-
teche popolari; infatti, sommando questi ultimi dati
con quelli relativi alle biblioteche fondate dalla So-
cietà per l'educazione popolare, si prestavano a
1 800 000 Viennesi più di 3 milioni di volumi al-
l'anno.
Società private, per lo più di carattere nazionali-
sta, si occupavano di una larga diffusione delle bi-
blioteche rurali in Boemia, nella Stiria, nell'Austria
inferiore. Anche la biblioteca centrale fondata dal
Reyer provvedeva all'acquisto all'ingrosso dei libri,
che poi, scelti secondo un catalogo modello, venivano
spediti rilegati alle biblioteche di campagna.
Dopo la guerra, l'Austria s'è trovata – come è
[p. 112]
noto – in tragica situazione finanziaria, e non haL'origine delle biblioteche popolari ungheresi risale
verso il 1870, quando si costituirono i primi circoli
di lettura, che offrivano ai loro soci qualche giornale
e una modesta raccolta di libri. I membri di questi
circoli appartenevano alla piccola borghesia, e quan-
to alla biblioteca, essa non era altro che un'esigua
raccolta di volumi consunti e squinternati, provenienti
da doni.
Le biblioteche popolari veramente dette comincia-
rono a sorgere soltanto nel 1882, grazie ad una circo-
lare del Ministero dell'istruzione ai Comuni. Si trat-
tava di piccole collezioni di libri ricreativi o supposti
tali, con sede nella casa del Comune o nella scuola,
affidate al maestro o a qualche impiegato, che si pre-
stavano gratuitamente. La maggior parte dei volumi
proveniva da editori o da società di carattere reli-
gioso. Sorte comune di queste biblioteche senza ri-
sorse, la stasi e l'abbandono dei lettori.
Fasi successive del movimento per la diffusione del-
le biblioteche popolari furono:
–– 1885. Fondazione della Società di coltura un-
gherese di Transilvania (E M K E) per la istituzione
di piccole biblioteche nelle città e nei villaggi, se-
condo un cataloghetto modello di 130 volumi, scelti
come primo nucleo, per un valore di L. 160 a 200
ciascuna.
–– 1888. Distribuzione delle prime 13 bibliotechine,
[p. 113]
cresciute a 219 venti anni dopo (1908). ContributoBiblioteche istituite nel decennio 1901-1910:
Anno | Da L. 2000 | Da L. 1000 | Da L. 500 | Da L. 400 | Da L. 300 |
1901 | 4 | 12 | –– | –– | –– |
1902 | 5 | 14 | –– | –– | –– |
1903 | 8 | 6 | –– | –– | –– |
1904 | 6 | 16 | 40 | –– | –– |
1905 | 3 | 15 | 20 | –– | –– |
1906 | 7 | 19 | 25 | –– | 2 |
1907 | – | 29 | 17 | 7 | 12 |
1908 | 4 | 21 | 16 | 15 | 13 |
1909 | 3 | 23 | 23 | 13 | 13 |
1910 | 1 | 19 | 42 | 10 | 12 |
Il Consiglio nazionale creò, dunque, in 10 anni,
499 biblioteche popolari e ambulanti, con una spesa
[p. 114]
totale di L. 448 700 e con un numero di volumi va-L'Unione degli editori cedeva i libri a prezzo di
copertina, ma già rilegati in piena tela e provvisti
di cataloghetto a stampa e dei moduli necessarî; ag-
giungeva, inoltre, libri per l'importo di un decimo
della somma riscossa.
Queste biblioteche erano distribuite gratis ai mu-
nicipî, alle scuole e alle associazioni che ne facevano
domanda e si obbligavano a mantenerle e farle fun-
zionare a proprie spese almeno un giorno la setti-
mana, con orario minimo di due ore.
Soltanto 29 biblioteche ricevevano, nel 1909, un
sussidio comunale, per un importo complessivo di
L. 4100.
Quanto ai risultati, ecco alcuni dati statistici rela-
tivi al triennio 1907-1909, inviati dalle singole biblio-
teche al Consiglio nazionale:
Anno | Num. delle esistenti | Biblioteche che diedero relazione | Prestiti | Lettori iscritti | Media dei prestiti per ciascuna biblioteca |
1907 | 544 | 357 | 464 043 | 177 031 | 1299 |
1908 | 653 | 447 | 572 830 | 136 572 | 1200 |
1909 | 826 | 552 | 589 844 | 150 594 | 1092 |
[p. 115]
La frequenza, dunque, andava regredendo, segno
certo che i libri non si rinnovavano e che il servizio,
mal compensato, lasciava a desiderare. Si cercò di
rimediare al primo inconveniente con piccoli nuclei
di libri viaggianti a disposizione delle biblioteche
fisse e da rinnovarsi ogni anno.
Quanto alla lettura in sede, risultava quasi nulla:
soltanto 60 biblioteche avevano sala apposita, di cui
17 nelle caserme, 41 in circoli e 2 soltanto in mu-
nicipî.
Nel 1907 il ministro Appony fece votare dal Par-
lamento mezzo milione di lire per sussidî alle città
di provincia che intendevano edificare la «casa della
coltura», in cui doveva trovar posto anche la biblio-
teca, e nei villaggi il ministro di agricoltura provvide
a facilitare con sussidî la creazione di «case del po-
polo», anch'esse comprendenti la sala di lettura. I
Comuni erano obbligati a concedere il terreno gratis,
l'arredamento e il mantenimento. Ma quest'azione
dello Stato, richiedendo ingenti spese, giovò soltanto
a un piccolo numero di città e di villaggi. Allora il
Consiglio nazionale (1908) chiese la istituzione di
un'aula per la biblioteca negli edifici scolastici da
costruirsi.
Nello stesso anno, Budapest deliberò di istituire una
biblioteca libera municipale, con edificio apposito, di
quattro piani, con altrettante sale di lettura (per i gior-
nali, per le riviste, per la consultazione, per le opere
di alta coltura), con deposito librario capace di 250
mila volumi, sala di prestito per 30 mila, adatta a per-
mettere il libero accesso agli scaffali, riparti speciali
per musica (biblioteca e sala di prova degli spartiti),
per i ragazzi (sala di lettura, di prestito e di narra-
zione: story room), con biblioteca per i ciechi, officine
di tipografia e legatoria, ecc.
Biblioteca, dunque, di tipo americano.
Come il vasto disegno abbia avuto esecuzione e
quale sia lo stato presente delle pubbliche letture dopo
la guerra, che stroncò tante belle aspirazioni anche
in questo campo, non sappiamo precisamente.
[p. 116]
Più e meglio di molti altri paesi europei la Ceco-
slovacchia ha provveduto all'organizzazione della pub-
blica lettura. Costituitasi in repubblica democratica
dopo la scomparsa dell'Impero Austro-Ungarico, que-
sto paese di 14 milioni di abitanti comprese immedia-
tamente che, per assidere su basi incrollabili la nuova
costituzione che si era data, doveva cominciare a co-
struir la sua vita nuova, creando i mezzi adeguati ad
un rapido incremento della coltura per tutto il suo po-
polo, e fra questi mezzi fu considerato primissimo ed
essenziale la biblioteca pubblica. Il Governo, sostenuto
dall'unanime consenso dei partiti e dall'attiva colla-
borazione degli enti locali e dell'iniziativa privata,
riuscì in breve a coprire il paese di una fitta rete di
piccoli e grandi centri irradiatori del libro, che nel
1925 erano già 12 500, con circa 4 milioni di libri, e
così bene distribuiti in tutto il territorio, che soltanto
le comunità con meno di 300 abitanti rimasero per
allora senza biblioteca.
Nel 1865 vi erano in tutto il Belgio 85 biblioteche
popolari soltanto. Grazie all'attività di varie associa-
zioni di coltura, prima fra tutte la «Lega dell'In-
segnamento», nel 1920 esse si erano già moltiplicate,
fino a raggiungere il numero di 1061, più quelle di
Bruxelles, dei capoluoghi di provincia e di un certo
numero di Comuni (171) che non diedero notizie delle
loro biblioteche. Ma il loro stato, causa la povertà
delle loro risorse, non era dei più floridi.
Basti dire che ben 601 di esse possedevano meno
di 300 volumi, 323 da 300 a 500, 252 da 500 a 1000,
178 da 1000 a 3000 e soltanto 46 più di 3000.
[p. 117]
Durante la guerra, un Comitato centrale delle ope-1) Per i Comuni con meno di 1000 ab., 100 volumi e 100 pre-
stiti; per quelli da 1000 a 10000 ab., 300 vol. e altrettanti
prestiti; per quelli da 10000 ab. in più, 800 vol. e 800 prestiti.
I volumi e i prestiti devono essere rispettivamente 300, 800,
1500, cinque anni dopo il riconoscimento da parte dello Stato.
[p. 118]
***
I risultati che seguirono all'applicazione della legge
1921, approvata all'unanimità tanto dalla Camera dei
Deputati, quanto dal Senato, si possono rilevare dal
confronto dei dati relativi agli anni 1922 e 1929.
1) Sono istituiti dal Ministero corsi per la preparazione del
personale e il rilascio del certificato di abilitazione a coloro
che avranno superato il relativo esame.
[p. 119]
Anno | Biblioteche riconosciute dallo Stato | N. dei volumi | N. dei lettori iscritti | N. dei libri prestati |
1922 | 1370 | 1 540 547 | 250 000 | 2 686 313 |
1929 | 2188 | 3 815 002 | 585 426 | 7 500 000 |
Si aggiunga a questi progressi il continuo migliora-
mento dei locali, dell'arredamento, delle collezioni, del
servizio, della preparazione del personale.
Lo Stato, che nel 1922 spendeva 600 000 franchi per
i libri e 315 300 per contributo agli stipendi dei bi-
bliotecarî, totale 915 000 franchi, nel 1929 aveva ele-
vato queste cifre rispettivamente a 1 250 000 e 905 000,
più 50 000 in sussidî straordinarî (totale 2 205 000 fran-
chi). In nove anni, dunque, la spesa dello Stato per le
biblioteche pubbliche (popolari) era più che raddop-
piata. La più piccola biblioteca belga ha ricevuto, nel
1930, 510 franchi.
Oltre al bilancio dello Stato, contribuiscono al man-
tenimento delle biblioteche le amministrazioni provin-
ciali in questa misura:
Fiandra occidentale fr. 138 000, Fiandra orientale
100 000, Brabante 40 000, provincia d'Anversa 500 000,
di Hainault 190 000, di Namur 10 000, di Limbourg
48 000, di Luxembourg 2000, di Liegi 50 000, più la
spesa per una biblioteca circolante provinciale, che in-
via due volte l'anno 100 volumi rilegati alle biblioteche
della provincia e diffonde a proprie spese due periodici:
«Notices bibliographiques» e «Distraire, Instruire».
I Comuni, inoltre, erogano a favore della biblioteca
popolare almeno 25 cent. per abitante, come vuole la
legge (art. 4), e molti non si limitano soltanto a sodi-
sfare l'obbligo legale. Ad una sola delle sue 8 biblio-
teche Liegi dà 100 000 franchi all'anno per l'acquisto
dei libri e Anversa, nel 1930, ne spese per le sue
335 000 allo stesso titolo.
Oltre a ciò, le biblioteche pubbliche possono avere
in deposito 70 volumi di agricoltura e 100 di tecnologia
dal Ministero di agricoltura, e beneficiare di altri aiuti
dalla Biblioteca ambulante della Lega dell'Insegna-
mento e da biblioteche egualmente ambulanti di altre
istituzioni fiamminghe e valloni.
[p. 120]
I bibliotecari sono organizzati in circoli e federa-Dopo l'Inghilterra, non v'è altro paese in Europa
dove le biblioteche popolari sieno diffuse più che in
Danimarca. E si capisce, quando si pensi che in Dani-
marca, oltre la primaria, è obbligatoria anche la scuola
per gli adulti. Copenaghen ha 8 biblioteche popolari
comunali e 7 altre minori sale di lettura. Inoltre, as-
sociazioni di commercianti, di donne, di studenti han-
no biblioteche di 70 000, 60 000 e 50 000 vol. di carat-
tere generale.
Le biblioteche pubbliche sono sviluppatissime in
ogni dove. Nel 1889 già, su 1697 Comuni, ben 1068
avevano biblioteca.
La Commissione governativa per l'assistenza alle
biblioteche popolari distribuì, nel 1904-1905, un sus-
sidio governativo di 15 000 corone, parte sotto forma
di sussidî in denaro a 366 biblioteche rurali e a 42 cit-
tadine, e parte sotto forma di concessione gratuita di
casse di libri, da 50 volumi ciascuna. La Commissione,
inoltre, dà consigli sulla istituzione di nuove
[p. 121]
biblioteche e ha pubblicato un catalogo-modello. Nelle scuo-***
La legge del 1920 sulle biblioteche pubbliche libere
ha creato in Danimarca una nuova importante orga-
nizzazione del servizio di lettura. Si tratta di un si-
stema di biblioteche centrali, che ha sostituito le po-
che biblioteche urbane di scarsa importanza e le mille
biblioteche rurali circa, chiamate parrocchiali, esistenti
prima della riforma e frequentate dai più umili ceti
popolari, che vi trovavano soltanto libri dilettevoli.
La legge del 1920 concesse sovvenzioni speciali alle
città che avessero fondato biblioteche centrali, per il
servizio non soltanto locale, ma per il prestito dei li-
bri istruttivi alle biblioteche rurali e ai privati di tutto
il distretto, oltre al prestito dei romanzi, non gratuito
questo, ma contro una modica tassa di lettura. Inoltre,
le centrali dovevano provvedere all'assistenza tecnica
di tutte le biblioteche, cioè aiutarle a scegliere i loro
libri e a classificarli, a compilare i cataloghi, ecc.
Le piccole biblioteche rurali, quindi, non scompar-
vero, ma si trasformarono, ricevendo nuclei permanenti
di libri dalle centrali, apporti temporanei di altri libri
[p. 122]
per mezzo di biblioteche ambulanti, e un aiuto indiretto[p. 123]
professionali e di varietà e infine una grande collezione di[p. 124]
giornali dello Stato», che presta le annate arretrate e[p. 125]
Se questa biblioteca funzionasse soltanto a profitto
della popolazione della città in cui ha sede, spende-
rebbe 65 000 franchi di meno soltanto, di cui 30 500
per libri e 34 500 per il personale. Questa somma re-
lativamente esigua rappresenta il costo totale del ser-
vizio a profitto della provincia, cioè della sua funzione
di centrale.
Le biblioteche pubbliche danesi dispongono annual-
mente di circa 13 milioni di franchi di entrate, di cui
circa la metà è concessa dallo Stato. 1 300 000 fran-
chi in tutto sono destinati al servizio speciale delle
centrali 1).
In questo paese, come in Danimarca, le biblioteche
popolari sono in piena prosperità. Associazioni di col-
tura, leghe operaie e gioventù universitaria gareggia-
no nel suscitare iniziative atte a consolidare ed esten-
dere nelle classi popolari in genere e contadine in ispe-
cie gli effetti della scuola primaria. Nel 1889 fiorivano
già nelle campagne ben 600 biblioteche popolari, com-
prendenti ciascuna da 200 a 500 volumi. Altre di mag-
giore importanza ne possiedono le città, come Hel-
singfort, che vanta una biblioteca popolare modello,
con tre filiali e 18 mila volumi, letti, al principio del
secolo, quasi 120 mila volte all'anno.
1) Le notizie contenute in questo paragrafo sono attinte a
una relazione di Robert L. Hansen, Ispettore delle biblioteche
danesi.
[p. 126]
Moltiplicandosi in Norvegia le opere di educazione
popolare, dovute specialmente alle così dette Accade-
mie operaie, anche la biblioteca popolare vi trovò con-
dizioni propizie al suo sviluppo, specialmente dopo
che, nel 1876, lo Storthing ebbe concesso 8000 corone
di sussidio a 98 biblioteche: (al principio del secolo
se ne contavano non meno di 650).
Nel 1898, il sussidio annuo salì a 20 000 corone,
ma il sussidio di Stato – fino a 200 corone per bi-
blioteca – è concesso a condizione che almeno una
eguale somma sia ottenuta da altri enti. Nel 1905-1906
lo Stato spese 22 100 corone in sussidî a 370 delle 650
biblioteche esistenti. Attualmente esistono buone bi-
blioteche comunali nelle principali città.
Nel 1901 il dipartimento dei culti istituì una Com-
missione promotrice delle biblioteche popolari. La
Commissione pubblicò un catalogo modello e gli edi-
tori norvegesi, danesi, svedesi si dichiararono dispo-
sti a concedere un notevole ribasso sui libri conte-
nuti nel catalogo. Questi libri vengono provvisti –
catalogati e muniti di una tessera di prestito – alle
biblioteche.
Nel 1901, un'inchiesta sulla situazione delle biblio-
teche popolari concluse arditamente domandando,
fra l'altro, un'amministrazione in comune, una dire-
zione tecnica presso il Ministero della pubblica istru-
zione, la creazione di biblioteche tipo nelle scuole nor-
mali, l'istituzione di corsi professionali per bibliote-
cari.
La più ricca biblioteca pubblica norvegese è quella
di Oslo (già Cristiania), con una sezione speciale per
la gioventù e sette succursali di prestito.
Nel 1903 aveva più di 100 000 volumi, che aumen-
tavano in ragione di circa 6000 ogni anno.
Nel 1901 essa tentò un esperimento curioso, che sem-
bra riuscito: istituì un deposito di libri ai giardini
[p. 127]
pubblici e li mise a disposizione, mediante un tenuis-Oltre le biblioteche scolastiche ad uso degli alunni
e delle loro famiglie, sono diffuse in Isvezia le così
dette biblioteche parrocchiali nelle campagne, e in
seguito ad un vivo movimento d'estensione universi-
taria, iniziatosi in tutto il paese dopo il 1898, anche
le biblioteche popolari vere e proprie han trovato mo-
do di allignare e di moltiplicarsi con una rapidità sor-
prendente. Non si esagera calcolando a 3000 il nu-
mero delle biblioteche popolari esistenti e ad un mi-
lione il totale dei volumi di cui esse dispongono.
La miglior biblioteca popolare svedese è quella di
Gothenborg, la quale, dopo aver esordito nel 1862
[p. 128]
con 1138 volumi, disponeva già, verso il 1908, di unPiù volte circolari e ordinanze ministeriali si sono
occupate della necessità e del modo d'istituire e di
far funzionare biblioteche popolari in Ispagna, ma i
fatti non corrisposero ai buoni proponimenti. Prima
della guerra si parlava di 678 biblioteche, con 114 mila
volumi; ma la cifra non pare credibile e non si sa da
che cosa sia stata desunta, poichè una statistica non
esisteva. Nel 1878 il Governo acquistò 100 mila vo-
lumi per avviare le biblioteche scolastiche, delle quali
s'ignora che cosa sia poi avvenuto.
Verso il 1905 il movimento di estensione universi-
taria (università popolari), che si manifestò anche
nella Penisola iberica, si svolse nel senso della diffu-
sione delle biblioteche. Dopo la guerra, la Junta para
ampliacion de Estudies, fondata e presieduta da Ra-
mon y Cajal, operò con grandissimo zelo in tutto il
paese, a mezzo di una schiera di giovani studenti, che
ricompensavano così con un'opera socialmente utile
i beneficî e gli aiuti ch'essi ricevevano dalla Junta nei
loro studî.
Molte biblioteche popolari furono da essi fondate
nelle Asturie, senza mezzi, con la sola forza dell'en-
tusiasmo e dell'apostolato e con le sole risorse di sotto-
scrizioni volontarie. Il loro metodo è solitamente que-
sto. Come essi giungono in un piccolo centro agri-
colo od operaio delle più neglette regioni iberiche,
inaugurano la modesta, ma sceltissima e praticissima
biblioteca, che deve essere il fulcro centrale delle altre
attività di coltura. La sala di lettura diventa, infatti,
anche un centro di conferenze, per attirare i lettori
operai e contadini; poi è sommariamente attrezzata a
sede di lezioni. Leggete la storia di alcune di queste
piccole biblioteche circolanti: quella di Avilès,
[p. 129]
fondata nel 1919; di Gangas de Onis, creata nel 1918; delUna biblioteca popolare di Barcellona.
non potevano, i primi giorni, contenere tutti gli aspi-
ranti alla lettura; gli ultimi sopraggiunti facevano la
fila in piedi, in attesa di posti liberi. Il sabato sera,
in quasi tutte le biblioteche popolari, ha luogo la let-
tura commentata di brani di un libro, lettura fatta di
solito da uno studente.
E poichè, ormai, gli studenti non bastano, la De-
putazione provinciale delle Asturie ha votato la som-
ma di 7500 pesetas per preparare, con un corso spe-
ciale, i futuri direttori delle biblioteche popolari, che
oggi mettono capo all'Università popolare (Ateneo
Obrero) di Gijon, il centro operaio più importante del-
le Asturie.
[p. 130]
La Deputazione provinciale di Barcellona, rendendo***
Nel 1931, la «Mancomunitat» catalana aveva fon-
dato 14 biblioteche di tipo moderno, tutte dirette da
donne abilitate al loro ufficio in una scuola speciale di
tre anni, istituita a Barcellona. Ogni biblioteca ha edi-
ficio proprio, eretto su area ceduta dal Comune, il
quale provvede a sue spese anche l'illuminazione e il
riscaldamento.
Gli acquisti dei libri son fatti da un organismo cen-
trale, presso ogni Deputazione provinciale. Quella
di Barcellona eroga per le proprie biblioteche 458 700
pesetas all'anno, senza contare le spese straordinarie
e quella per la scuola dei bibliotecarî. La maggior
parte di questa somma è assorbita da una grande bi-
blioteca di studî superiori e il resto dalle 7 biblioteche
[p. 131]
popolari moderne della provincia, che spendono cia-***
In un paese di lingua spagnuola, nell'America la-
tina – l'Uruguay – si va affermando l'idea della bi-
blioteca pubblica organizzata unitariamente. La Bi-
blioteca Pedagogica Centrale di Montevideo, fondata
dal Consiglio Nazionale dell'Insegnamento nel 1876,
ha filiali in ogni dipartimento della Repubblica, le
quali, a loro volta, hanno diramazioni in ogni scuola
del paese. La Centrale è così il cuore pulsante di un
vastissimo servizio di pubblica lettura, comprendente
più di 1300 biblioteche (dati relativi all'anno 1929),
che servono ai maestri, agli alunni e al pubblico in
genere. Possiede più di 32 000 opere, ha sala di let-
tura, servizio di prestito in città e per i dipartimenti,
sala speciale per i fanciulli, riparto periodici, servizio
di spedizione di nuclei librari alle scuole, e sezione
per i ciechi.
[p. 132]
In questo paese, una potente Società del bene pub-
blico, disponendo di rendite cospicue, riuscì a fondare,
nell'ultimo scorcio del secolo passato, 312 biblioteche
popolari, con 235 978 volumi. Altre iniziative, con in-
tenti più moderni, sono sorte nel paese, e i Comuni,
sull'esempio di Groninga, intervenendo con mezzi ade-
guati, hanno conseguito progressi notevoli.
De Amicis, nel suo famoso libro sull'Olanda, narra
che la libreria è ornamento di ogni casa, anche nelle
campagne.
Dal principio di questo secolo, in 64 città si sono
costituite associazioni per la fondazione di gabinetti
di lettura aperti al pubblico. Le organizzazioni cat-
toliche e protestanti hanno fondato anch'esse le loro
biblioteche. Una grande associazione «Centrale Ve-
reeniging voor Openbare Leeszalen en Bibliotheken»
(Associazione centrale delle sale di lettura e delle bi-
blioteche) ha compiuto negli ultimi 25 anni un lavoro
immenso.
Essa raggruppa i comitati amministrativi di tutte le
biblioteche pubbliche e serve di tramite fra queste e il
Governo. Interviene nella ripartizione del fondo sus-
sidî ed è consultata dal Governo su tutto ciò che si
riferisce alle biblioteche pubbliche.
Gli addetti alle biblioteche hanno la loro associa-
zione, che, fra l'altro, pubblica una rivista mensile
«Bibliotheekleven» (La Vita delle Biblioteche).
Lo Stato sussidia le biblioteche, a condizione che
esse ricevano un contributo sui bilanci dei rispettivi
Comuni. Altre risorse provengono dai sussidî delle
Province e dagli introiti per piccole tasse di lettura,
ecc. I centri di almeno 20 000 ab. hanno dallo Stato
un sussidio minimo di 2230 fiorini, a condizione che
il Comune non ne dia meno di 3702. Per i Comuni di
almeno 50 000 ab. queste cifre si elevano
[p. 133]
rispettivamente a 2756 e 5815 fiorini; per quelli di 80 000 ab.***
Biblioteche pubbliche dello stesso tipo cominciano
a sorgere anche nelle Indie olandesi. Malang dal 1914,
Batavia dal 1916 e Semarang dal 1930 dispongono di
una organizzazione per la pubblica lettura. In un certo
numero di località la biblioteca è dovuta alle Logge
massoniche, in altre alle Missioni cattoliche.
Il Governo delle Indie olandesi ha istituito una spe-
ciale commissione per la lettura popolare. La commis-
sione pubblica, nelle diverse lingue indigene dell'Ar-
cipelago, libri originali del paese o tradotti da lingue
europee, che poi diffonde in tutto il territorio coloniale
e presta agli abitanti a mezzo delle biblioteche pubbli-
che, le quali hanno attecchito da per tutto, nelle scuole,
nelle sedi di associazioni, nelle caserme, ecc. Nel 1924
queste biblioteche erano già 2456 e i libri erano pre-
stati complessivamente un milione e mezzo di volte al-
l'anno.
1) Un fiorino olandese vale circa 8 lire italiane.
[p. 134]
Un decreto reale del 2 agosto 1870 organizzava uffi-
cialmente biblioteche popolari pubbliche e gratuite ac-
canto alla scuola, con libri forniti ai Comuni dal Go-
verno e con obbligo ai Comuni stessi e alle Ammi-
nistrazioni parrocchiali di provvedere i mezzi occor-
renti. Quanto ai risultati ottenuti con questa organiz-
zazione di Stato non siamo in grado di renderne conto
ai lettori. È noto soltanto che, essendo mancata un'a-
zione metodica e fattiva, le biblioteche popolari in
Portogallo si trovano in condizioni assai arretrate.
Il grande numero d'associazioni di coltura esistenti
da molto tempo in Isvizzera ha naturalmente favorito
la creazione di biblioteche popolari. Nel 1871 se ne
contavano 307, aventi quasi tutte la propria biblio-
teca. Diffuse sono anche le così dette biblioteche per
la gioventù, istituzioni quasi analoghe alle bibliote-
che scolastiche francesi. In complesso, nel 1883 esi-
stevano in Isvizzera 1734 biblioteche popolari, con
quasi un milione di libri.
Una iniziativa coraggiosa è la Biblioteca per tutti,
fondata a Berna nel 1921. Essa ha lo scopo di diffon-
dere il libro nei piccoli centri rurali (dove non è pos-
sibile fondare una biblioteca stabile) a mezzo di nuclei
librari viaggianti. Ha depositi regionali a Bellinzona,
Coira, Friburgo, Losanna, Lucerna, Zurigo, e il de-
posito centrale a Berna. Nel 1923 i depositi fecero 748
invii in casse di 20, 40, 70 e 100 volumi, per un com-
plesso di 40 008 libri, a società, biblioteche, gruppi di
lettori organizzati, autorità, caserme; in tutto, a 460
destinazioni (stazioni). La somma spesa nello stesso
[p. 135]
anno 1923 ammontò a fr. svizzeri 132 815, di cui 60 000«Biblioteca per tutti». Fondazione svizzera.
Cassette librarie viaggianti, di 20, 40, 70 e 100 volumi.
erano in lingua tedesca, 13 276 in francese, 2085 in
italiano, 538 in lingua romanza.
La Biblioteca per tutti ha continuato a progredire
di anno in anno ed è ormai un'istituzione intangibile.
Essa non obbedisce a uno speciale credo politico o
religioso; è al di sopra dei partiti e delle confessioni,
ma non diffonde che libri di effettivo valore scientifico
e letterario.
Il deposito centrale di Berna fa anche prestiti indi-
viduali a lettori isolati, quando si tratti di libri tecnici
o di carattere professionale, e pubblica cataloghi del
materiale librario di cui dispone.
Ogni cassetta di libri inviata in prestito dal deposito
centrale o dai depositi regionali costa al gruppo locale
che la riceve e se ne serve da 3 a 8 franchi – secondo
il numero dei volumi che contiene – come spesa di
trasporto (andata e ritorno) e da 1 a 5 fr. come
[p. 136]
noleggio, spese che in generale vengono coperte col pro-Le biblioteche popolari in Russia fecero i primi
passi accanto alle scuole domenicali, colà diffuse in
numero di circa 1800, con quasi 90 mila alunni d'ambo
i sessi (1 gennaio 1900). Poi furono i promotori delle
Università popolari che ne determinarono lo svilup-
po, mentre il Governo, da parte sua, provvedeva al-
l'istituzione di biblioteche scolastiche, secondato in
ciò dalle autorità locali e da filantropi illuminati. Nel
1900, già 3437 scuole avevano la loro biblioteca.
Quanto alle biblioteche popolari veramente dette,
il Governo imperiale le ostacolava più che aiutarle,
ma le correnti innovatrici che pervadevano la Rus-
sia ne erano fautrici entusiaste, per cui, in meno di
vent'anni ne sorsero, dove più e dove meno nume-
rose, in tutte le provincie, a cominciare da quella di
Wiatka, che ne contava 2561, e a cui facevan seguito
la provincia di Perm con 2500, la Livonia con 114,
la provincia di Tobolsk con 73, di Tula con 72, di
Tver con 69, di Mosca con 67, di Saratoff con 50, di
Pietroburgo con 57, di Varsavia con 49, e così di se-
guito. Certo, non erano molte per un paese immenso
come la Russia, ma considerata la triste situazione in
cui allora si dibatteva, si poteva già prevedere ch'essa,
[p. 137]
presto o tardi, avrebbe conquistato in questo campo***
La rivoluzione comunista in Russia diede un im-
pulso grandioso alle opere di coltura popolare e
Biblioteca sovietica (Russia). – Sala di lettura.
specialmente alla diffusione del libro. Chi scrive ebbe la
fortuna di ottenere informazioni dirette dalla signora
L. Haffkin Hamburger, «professor of Library Scien-
ce» (come reca il suo biglietto da visita), bibliotecaria
a Mosca. Oltre a un migliaio e mezzo circa di grandi
biblioteche, bene attrezzate e di tipo moderno, furono
aperte al pubblico quasi 20 mila biblioteche per tutti
nelle sedi dei sindacati operai e nelle caserme, con
65 milioni di libri. Il denaro occorrente fu attinto a
fonti locali. Il prestito è gratuito per i lavoratori di
[p. 138]
qualsiasi specie, intellettuali e manuali; ma i borghesiBiblioteca sovietica (Russia). – Sala di lettura per le riviste.
Russia, sola con gli Stati Uniti, ha, dal 1925, un servizio
centrale di schede a stampa in formato internazionale
per le biblioteche scientifiche e dal 1927 per tutte le
biblioteche indistintamente.
Un sistema di biblioteche viaggianti con tutti i
mezzi, compreso il treno-biblioteca, porta il libro
ovunque manchi la biblioteca fissa. E di libri da leg-
gere par si abbia bisogno da per tutto, perchè l'U-
nione delle Repubbliche Sovietiche avrebbe ridotto in
pochi anni l'analfabetismo al 20 per cento della po-
polazione e in qualche luogo a zero.
[p. 139]
***
Qualche anno fa si stava studiando una riforma
della Biblioteca Lenin di Mosca (ampliamento della
sede e riordinamento interno). Si assicurava che la bi-
blioteca avrebbe posseduto una delle più grandiose
sale di lettura del mondo, con tavoli e sedie per 8000
lettori. Il piano di riforma soggiungeva: ogni lettore
che vorrà consultare i libri della biblioteca sarà obbli-
gato a lavarsi le mani con cura, prima di essere am-
messo nella sala di consultazione, sia per misura igie-
nica, allo scopo d'impedire la diffusione di malattie
contagiose, sia per diminuire il deterioramento dei
libri. Alla distribuzione attenderà un considerevole
numero d'impiegati, tutti provvisti di una macchina
da stampa telegrafica Morkrum, per mezzo della qua-
le, automaticamente, senza abbandonare il loro posto
e con grandissima celerità, essi comunicheranno ai
loro colleghi, di servizio nelle sale interne della biblio-
teca, presso gli scaffali, il titolo e la collocazione del-
l'opera richiesta, la quale perverrà ai banchi di distri-
buzione, in sala di lettura, per mezzo di trasportatori
continui a catena.
A tanto è giunta la tecnica bibliotecaria nel paese
che fino a pochi anni fa era considerato la terra clas-
sica dell'ignoranza e dell'analfabetismo.
Fino al 1904 non esistevano in Lituania biblioteche
pubbliche di alcun genere, poichè dal 1865 il Governo
russo aveva proibito la stampa, il commercio, la cir-
colazione e la lettura di libri nella lingua del paese.
Negli ultimi dieci anni di questo periodo cominciò a
sorgere in qualche villaggio una piccola biblioteca
clandestina, che ebbe vita breve, a causa della spie-
tata persecuzione della polizia zarista.
[p. 140]
Il 6 maggio 1904, resa al popolo lituano la libertà[p. 141]
biblioteche pubbliche municipali, e in alcuni centri i***
Siamo dolenti di non poter render conto dello stato
presente delle biblioteche popolari in Polonia.
[p. 142]
Se fu una biblioteca italiana – l'Ambrosiana di
Milano – la prima in Europa ad aprir le sue porte
al pubblico (1608); se nel 1865 un documento uffi-
ciale, la «Statistica del Regno d'Italia», constatava
che la Francia soltanto possedeva un più grande nu-
mero di volumi; se, per merito di qualche singola per-
sonalità, fu tentato a più riprese un movimento per
la diffusione delle biblioteche popolari, bisogna pur
riconoscere che l'idea del libro circolante per le mani
e nelle case della gente dedita al lavoro negli uffici,
nei laboratori, nei campi, e fra la gioventù, non fece
mai molti proseliti in Italia, nè lungo cammino. L'i-
dea che la circolazione rapida e facile del libro, fino
a farlo diventare un bisogno e un'abitudine, sia un
poco, per la vita intellettuale del paese, come la cir-
colazione del sangue per la vita fisica dell'individuo,
non ha mai conquistato fra noi un gran numero di
convinti assertori.
Vagamente, sociologi e uomini di governo hanno
sentito, ad ora ad ora, la insufficienza della scuola
popolare a dar la coltura, e qualcuno ha pure intuito
[p. 143]
– e non ci voleva un grande sforzo – che la coltura[p. 144]
pubbliche circolanti fra i ceti laboriosi, su cui pure riposa***
Il poco di cui ci possiamo scarsamente lodare fu
tentato e fatto in due diverse riprese: dal 1861 al 1872
la prima, dal 1903 ad oggi la seconda. Il primo ten-
tativo per costituire in Italia depositi di libri circo-
lanti, atti a istruire ed educare il popolo, lo si deve
ad Antonio Bruni, che nell'estate del 1861 fondò, col-
l'ausilio di qualche amico, una biblioteca popolare a
Prato, la quale, cinque anni di poi, contava più di
2000 volumi ed aveva trovato imitatori in 32 città
(Cremona, Caltanissetta, Vercelli, Lodi, Viadana,
Parma, Livorno, Lecco, Catanzaro, ecc.).
In quello stesso periodo, il Comizio Agrario di
Voghera offriva in dono 100 volumi a tutti i Comuni
e le società operaie che avessero istituito una biblio-
teca, e riuscì in breve a determinare la creazione di
73 piccoli centri diffusori del libro, distribuendo 6772
volumi.
Il Bruni rimase il padre spirituale del movimento,
e per animarlo e disciplinarlo, nel 1869 iniziò la pub-
blicazione di un Annuario delle Biblioteche Popolari,
il primo dei quali, uscito per i tipi dell'editore Botta
di Firenze, rendeva conto del lavoro fatto e dei risul-
tati ottenuti dal 1861 al 1869, riferiva pensieri di
uomini illustri sulle biblioteche popolari, rispondeva
a obiezioni, dava consigli sul modo di costituire di-
versi tipi di biblioteche (in seno a una società ope-
raia, a iniziativa di un Comune), tracciava un modello
di registri per il funzionamento, riferiva le norme re-
golamentari di quella di Prato, considerata allora come
una biblioteca popolare modello; rendeva conto di va-
rie iniziative, come il costituirsi di qualche comitato
provinciale allo scopo di fondare biblioteche, di sus-
sidî erogati da province e dallo stesso Ministero
[p. 145]
dell'Istruzione, che pel 1868 aveva anche istituito premi[p. 146]
Bruni, apostolo infaticato, cercava di tener desto l'inte-1) Una biblioteca educativa per le donne fu aperta a Piacenza
nel 1872, e parve degna d'imitazione.
[p. 147]
assume a materia di trattazione altri argomenti affini,
come le mostre e conferenze pedagogiche.
Il settimo e, crediamo, ultimo Annuario (Milano,
Agnelli) è del 1886, e le biblioteche vi occupano, si
può dire, un minor numero di pagine che gli altri
argomenti insieme considerati, ma reca eloquenti te-
stimonianze di assenso all'opera che il Bruni dedicava
ancora indefessamente alle biblioteche del popolo.
Cesare Correnti le considerava «opera di rigenera-
zione» del popolo italiano; Luigi Luzzatti, affer-
mando «non bastare che il popolo impari a leggere,
ma esser necessario che non disimpari in appresso
e che affini l'animo a nobili sensi», attribuiva alle
biblioteche popolari questa duplice funzione; il Ve-
niali, Ispettore centrale presso il Ministero, esprimeva
la speranza che il Bruni volesse offrirgli l'aiuto della
sua esperienza «per fissare delle norme positive e
generali», che dopo 45 anni sono ancora voto incom-
piuto, e soggiungeva francamente: per me, non «vi
dovrebb'essere un Comune senza bibliotechina», for-
mulando in quattro parole un programma, che anche
oggi si ripropone al Governo nazionale.
Jean Macé, che il 29 dicembre 1862 aveva fondato
a Beblenheim la prima biblioteca popolare di Alsazia,
aveva scritto al Bruni entusiasta dell'opera sua:
«Tempo verrà – diceva – e non è a dubitarne, in
cui l'operaio e il colono, seduto la sera davanti la
porta di casa, potrà parlare co' suoi vicini di tutte
le grandi conquiste del genere umano». Garibaldi
aveva mandato da Caprera, fra i primi (24 febbraio
1863) la sua calda parola di adesione, e approvazioni,
plausi, propositi e promesse di aiuto gli erano venuti
a gara da Domenico Berti, da Cesare Correnti, da
Michele Coppino, Pietro Ellero, Michele Amari,
Lambruschini, Mayer, Carcano, Cantù, Tommaseo,
e molti altri.
Vari centri di propaganda e di azione erano nati
nel frattempo, oltre la Promotrice di Milano (1867),
e la Società per la lettura popolare a Venezia.
Nel 1869 il Bruni promosse addirittura un comitato
[p. 148]
per la diffusione delle biblioteche popolari in tutto1) Le Biblioteche Popolari. Scienza del popolo. Treves.
2) Osservazioni sullo stato attuale d'Italia.
[p. 149]
ribadiva il concetto della biblioteca necessario com-
plemento della scuola elementare; Paolo Lioy e Fer-
dinando Martini propugnarono la buona causa in
Parlamento; un ingegnere, M. Bosco, di Santhià, che
fin dal 1855 s'era visto respingere dal suo Comune la
proposta di impiantare una biblioteca popolare con
relativa offerta, definiva, con intuito impressionante,
la biblioteca quale unica forma di scuola per il popolo
adulto, concetto che i pedagogisti e fautori delle bi-
blioteche popolari in Italia credettero enunciare come
una assoluta novità mezzo secolo di poi 1).
Una numerosa falange di propagandisti riuscì in
breve a mettere la biblioteca popolare all'ordine del
giorno della vita italiana. Emanuele Celesia asseriva,
nella sua Storia della pedagogia, che in poco volger
di anni le biblioteche istituite non erano meno di 1500
e chiedeva non più una biblioteca in ogni Comune,
ma in ogni borgata, richiamando il pensiero e le pa-
role di Pietro Giordani, che a' suoi tempi scriveva:
«Se in Italia non si diffonde l'amore degli ottimi li-
bri, non è da pensare che risorga tra noi la gloria
del generoso pensare».
Luigi Luzzatti metteva la biblioteca popolare in
testa al suo programma per la democrazia del lavoro
(1885).
***
Il VII Annuario del Bruni elenca circa un migliaio
di biblioteche popolari, magistrali, scolastiche, ecc.,
1) «Per me – egli scriveva al Bruni il 19 agosto 1865 –
una biblioteca circolante è la scuola più utile e più comoda
per gli adulti; scuola permanente, non limitata da orari e pro-
grammi, ma adatta a tutte le capacità e inclinazioni, tendente
a tener vivo l'amor di patria e dello studio, il desiderio del
nuovo, così facile a spegnersi anche nelle persone che han fatto
studi. Per gli operai e contadini sono una vera provvidenza...
Fa pena pensare come in questa gente l'anima soffra le torture
del Pellico nella prigione, quando non poteva ottenere nè libri,
nè carta, trovandosi immerso nelle tenebre, ma col senso del-
l'oceano di luce che lo circonda...».
[p. 150]
fondate dal 1861 al 1885, ma a quest'ultima data, la
stasi e, diciamo pure, la decadenza del movimento
erano cominciate da un pezzo, e cioè, intorno – cre-
diamo – al 1872. Nè di questo rapido arresto è diffi-
cile rintracciar le ragioni. In Italia non si deve molto
attendere dall'iniziativa privata, che anche quando
- come, in questi ultimi anni – pare in alcuni centri
attiva ed alacre, obbedisce allo spirito che le viene
da quel potente centro di propulsione che è ora lo
Stato. Troppo imperfettamente ancora l'individuo per-
cepisce la stretta connessione d'ogni interesse singolo
coll'interesse comune. Ora, in questa iniziativa delle
biblioteche popolari, il Governo, le Province, i Co-
muni, intervennero il meno possibile. Pur protestando
la loro simpatia in astratto, pur concedendo anche
qualche magro sussidio qua e là, non pensarono me-
nomamente ad esercitare alcuna influenza sull'anda-
mento delle biblioteche, le quali, rimaste senza la
guida di un criterio direttivo e senza controllo di
sorta, in balìa di bibliotecari improvvisati, che in ge-
nerale avevano sempre avuto scarsa confidenza coi li-
bri, parte finirono quasi subito nell'indifferenza gene-
rale, parte trascinarono vita stentata e grama per qual-
che anno ancora, senza rendere servizi apprezzabili,
e soltanto alcune, come quelle di Cremona, Prato e
qualche altra, durarono fino alla ripresa del movi-
mento, che avvenne subito dopo il 1900, come ve-
dremo più innanzi.
Mancando di risorse proprie, la maggior parte delle
biblioteche non potè nè rinnovare, nè alimentare di
materiale fresco le proprie raccolte. La biblioteca, anzi
che una cosa viva, in corso di perenne ricostituzione,
divenne un ammasso amorfo di materia morta, for-
matosi a poco a poco – come le stratificazioni delle
rocce – coi detriti di vecchie biblioteche private, ac-
cumulati negli anni, senza ordine e senza scopo, preda
della polvere, dei tarli, dell'umidità, in locali ina-
datti e senza luce, vere tombe di libri, come arguta-
mente le chiama uno scrittore.
[p. 151]
***
Fino al 1908, anno in cui ebbe luogo a Roma il
Iº Congresso nazionale delle Biblioteche popolari,
promosso dal Consorzio milanese, l'indifferenza dei
poteri pubblici giunse a tal punto, che non si pensò
mai a compilare una statistica esatta delle biblioteche
popolari esistenti in Italia 1), e lo stesso compilatore
di questo Manuale (1ª edizione), non seppe dire con
precisione quante esse erano a quel tempo, nè trac-
ciare un quadro approssimativo del loro movimento
e delle loro risorse, nè fornire notizie attendibili sul
modo come erano governate e dirette.
Tutto l'intervento dello Stato in materia di biblio-
teche popolari si limitava a una disposizione regola-
mentare, di cui non ricordiamo la data, che determinava
le condizioni alle quali il sussidio (3500 lire per tutto
il Regno!) poteva essere erogato, e cioè la compila-
zione di un elenco delle opere desiderate, allegato alla
domanda di sussidio, insieme con una dichiarazione
la quale assicurava che, in caso di scioglimento del-
l'Ente, i libri sarebbero passati al Comune o rimasti
comunque di dominio collettivo; disposizione ancora
vigente qualche anno fa.
Tanto aveva saputo fare la sapienza governativa
per un'istituzione che in Inghilterra ha dato luogo,
dal 1850 in poi, a non meno di trenta atti legislativi.
Forse, avendo fatto votare al Parlamento il 13 luglio
1877 la legge sull'istruzione obbligatoria, lo Stato
s'illuse ch'essa avesse dovuto bastare a tutto e che in
conseguenza non era più necessario occuparsi d'altro.
Il fatto è che dal 1875 al 1903 le biblioteche popo-
lari in Italia hanno più vegetato che vissuto. Basti
ricordare che, nel 1901, una commissione incaricata
1) Molte biblioteche popolari appariscono nella statistica
generale delle biblioteche italiane pubblicata nel 1894; ma dopo
più di 30 anni non è il caso di riferirsi a quella fonte.
[p. 152]
di vagliare i risultati di un concorso indetto dalla So-
cietà Bibliografica per la concessione di un premio
offerto alle migliori biblioteche popolari dal barone
Alberto Lumbroso, era costretta a dichiarare nella
sua relazione che «vere biblioteche popolari non esi-
stevano ancora in Italia», facendo intendere che
quelle esistenti, sia per la composizione loro, sia per
il modo di funzionamento, sia per i risultati, non
erano degne del loro nome. Nè le poche e rudimentali
biblioteche scolastiche, sparse per le 50 mila e più
scuole del Regno, potevano pretendere in nessun
caso di sostituire la biblioteca popolare, neanche nei
Comuni rurali.
Il periodo di stasi e di decadenza, che abbiamo
visto prolungarsi fino al 1900 circa, parve dar luogo
a una ripresa del movimento in favore delle biblio-
teche popolari, quando nel 1900 Guido Baccelli, al-
lora Ministro della pubblica istruzione, dichiarava, in
una circolare diretta alle autorità scolastiche, che egli
affrettava gli studî già intrapresi per organizzare un
sistema di piccoli musei e di bibliotechine ambulanti,
quest'ultime qualche cosa di simile alle Travelling
Libraries d'America. Aveva indotto il Ministro a
questa determinazione una proposta concreta di Guido
Biagi al Congresso della Società Bibliografica, tenu-
tosi in Genova nel 1899. Un esperimento di bibliote-
che ambulanti fu subito tentato nel circondario di Pi-
stoia, con un fondo di libri tolti alla Biblioteca civica
del capoluogo e inviati a piccoli nuclei in molte scuole
rurali, dove sembra che realmente giungessero a con-
tatto frequente col pubblico, se si deve credere a De-
siderio Chilovi, direttore della Nazionale di Firenze,
che, avendo seguito l'esperimento con vivo interesse,
[p. 153]
ne rese conto in un libro pubblicato nei primi del[p. 154]
***
Ma l'opera delle biblioteche popolari non era desti-
nata a fallire neanche fra noi, chè fu quasi subito ri-
presa da mani più vigorose, con spiriti più pronti a
Milano, dove l'agitarsi dei partiti nuovi e un più
vivace ritmo della vita industriale andavano creando
il desiderio e il bisogno di quella coltura popolare,
che i Francesi chiamano seconda educazione. Mi si
permetta di render conto con qualche diffusione di
questo esperimento, che determinò un promettente
movimento per la diffusione delle biblioteche popolari
in tutta Italia e nel quale ebbe qualche parte l'autore
di questo libro.
La Società promotrice di cui abbiamo parlato,
fondata nel 1867 nella Capitale lombarda, non solo
non aveva promosso nulla fuori di Milano, ma anche
l'unica biblioteca popolare milanese da essa fondata
era divenuta negli ultimi anni preda delle muffe e dei
ragnateli.
Come narra Filippo Turati, questa biblioteca «do-
tata di un cospicuo numero di volumi – oltre 30 000
– ma in gran parte vecchi classici o libri superati
dallo sviluppo scientifico e disadatti allo scopo, li-
mitavasi poco più che a fornire le traduzioni bell'e
fatte agli scolaretti fuatica delle scuole medie e
un certo numero di romanzi, e non sempre dei mi-
gliori, ai disoccupati, alle portinaie, ai convalescenti
del quartiere – uno dei quartieri più vecchi della
vecchia Milano, lontano da ogni movimento operaio
moderno. Di poi la biblioteca peregrinò per varie
sedi, perseguitata dal Municipio, che, in compenso
del favore di fornirle un meschino locale a buon mer-
cato, la obbligava ad ogni tratto a sloggiare, come
uno studente che vive sulle camere ammobigliate,
indebitandosi per le spese dei trasporti, obbligata a
lunghi periodi di chiusura per rimettersi in ordine,
perdendo libri e perdendo credito e clientela».
Si attendeva che una congiuntura propizia
[p. 155]
permettesse di svolgere da quel vecchio tronco insecchito[p. 156]
Consorzio, ne confortarono l'iniziativa con la pro-[p. 157]
Era così sfatata fin dal principio la non lieta pre-[p. 158]
Le prime quattro biblioteche andarono moltiplican-***
Quando ancora nè il Comune, nè i maestri pensa-
vano alla grande efficacia didattica della bibliotechina
circolante fra gli alunni, il Consorzio cominciava a isti-
tuire bibliotechine di classe nelle scuole di Milano, af-
fidandole agli insegnanti, che alla fine dell'anno scola-
stico le restituivano coi resoconti statistici del movi-
mento dei libri. Si cominciò con 12 bibliotechine distri-
buite ad altrettante classi nell'anno 1907-1908, le quali
prestarono 5027 libri, per raggiungere nell'anno 1913-
1914 il numero di 237 bibliotechine e 71 983 prestiti.
Tale fu il successo di questa iniziativa, che direttori di-
dattici e maestri se ne mostrarono entusiasti. Uno fra i
più colti, lodando questo nuovo ausilio didattico, si
esprimeva così: «A me preme di fare acquistare l'abi-
tudine alla lettura come fatto educativo di altissima
importanza. I genitori stessi vedono volentieri che
entri il libro nelle loro case, e le mamme lo leggono
anch'esse o se lo fanno leggere dai figliuoli; e que-
sto fatto aiuta l'opera della scuola più di quanto si
possa credere».
Il favore incontrato dalle bibliotechine scolastiche
indusse il Comune a istituire bibliotechine permanenti
in tutte le classi superiori, lasciando alle Biblioteche
Popolari di continuare a provvedere alle inferiori,
[p. 159]
finché un decreto-legge Ruffini del 1917 rese obbligatorie***
Nel 1908 si produsse un avvenimento per il quale le
Biblioteche Popolari Milanesi rimarranno acquisite
alla storia della diffusione della coltura, come promo-
trici di un movimento pro biblioteche popolari in
[p. 160]
tutta Italia. Dal 6 al 10 dicembre, da esse convocato***
In quello stesso anno 1908 furono apportate alla
rilegatura dei libri due utili innovazioni, adottate an-
che dalla Federazione Italiana (i due enti erano pre-
sieduti e diretti dalle stesse persone): la prima, allo
scopo di educare i lettori al rispetto dei libri, che è
un sintomo tanto gentile di elevati costumi, consisteva
nell'applicazione di questa leggenda stampata sulla
stessa guardia della rilegatura – e non su cartello
appiccicato, col quale si deturpano i libri di tante bi-
blioteche: «Che cosa dice il libro: Lettore, io vengo a
te come un amico, per consolarti e per istruirti. Tienmi
bene, leggimi sollecitamente e non trattenermi presso
di te quando ti ho servito, perchè il mio destino è di
portar luce e gioia a molte anime. Rispettami, non
[p. 161]
piegar le mie pagine, non deturparmi con segni. Io***
Nel 1912, con la gentile prestazione di una colta
signorina, la prof. Maria Sanguini, che aveva stu-
diato sui luoghi le biblioteche pubbliche inglesi, venne
fondata, a lato della Centrale, la prima Sezione spe-
ciale per Fanciulli, che diede subito risultati ottimi,
non solo, ma servì di modello a tutte le altre biblio-
teche per fanciulli – non molte in vero – istituite
di poi in Italia.
Data dalla fondazione di essa, dagli studi prelimi-
nari che essa richiese e che furono fatti conoscere lar-
gamente a mezzo della stampa, quel movimento di no-
bile curiosità destatosi allora in Italia intorno alla
[p. 162]
letteratura per la fanciullezza, dal quale venne via via[p. 163]
di studio della letteratura giovanile, la Biblioteca del***
Nell'anno 1912 cominciò a funzionare con qualche
regolarità il servizio di consulenza bibliografica, an-
nesso alla sala di lettura della Biblioteca Centrale,
che fu perciò arricchita di molte e moderne opere di
indole generale, le quali, per la loro mole e per la
materia che contengono non si prestano ad essere
asportate per una lettura continuata, ma soltanto con-
sultate in luogo.
Dall'orario ferroviario, alle enciclopedie generali,
dalla guida della città, all'atlante geografico mondiale,
dai vocabolari delle varie lingue, ai dizionari speciali
(geografico, biografico, ecc.); dalle pubblicazioni sta-
tistiche, all'«Annuario d'Italia»; dall'«Almanacco
Italiano», all'«Almanacco di Gotha», tutto ciò che
si presta a rapide informazioni per un pubblico che
non ha tempo da perdere, venne a poco a poco adu-
nato in questo riparto della Biblioteca Centrale; dove
poi si andarono formando, limitatamente ai mezzi di-
sponibili, collezioni tecniche e artistiche, raccolte com-
plete di periodici e di opere letterarie dei grandi scrit-
tori, affinchè quanti vogliano rinfrescare la nozione di
una teoria, ricercare i particolari di una applicazione
meccanica, rilevare un motivo d'arte decorativa, rileg-
gere un passo caratteristico, copiare una strofa, sap-
piano dove trovar con certezza ciò che loro occorre e
che nel riparto circolante spesso non è disponibile.
La consulenza non si faceva soltanto a mezzo dei
libri e con la guida di cataloghi speciali per materia e
per soggetto, ma anche a voce, per telefono e per
iscritto. Lo stesso sistema di catalogazione decimale
era per sè un ottimo strumento di ricerca e di informa-
zione bibliografica.
[p. 164]
***
Il primo anno della guerra europea (1914) determinò
un minor incremento degli anni precedenti nel numero
dei lettori e dei libri distribuiti, che in dieci anni si
era elevato gradatamente dalla media quotidiana di
222 a 1200. La guerra, specie nei primi tempi, attrasse
potentemente l'attenzione del pubblico ai giornali e
lo distolse dai libri. Ma il rallentamento fu di breve
durata. Coll'intervento dell'Italia nel conflitto, l'anno
di poi, superata la crisi d'incertezza che tenne in tanta
sospensione l'animo della città, il progresso si accen-
tuò e fu raggiunta la media giornaliera di 1302 libri
distribuiti. L'aumento ebbe a verificarsi specialmente,
in quest'anno, nelle Sezioni più popolari della perife-
ria. Neppure i molti richiami alle armi, che costrinsero
a numerose sostituzioni del personale, nocquero all'a-
lacrità del lavoro. Durante l'estate, la Biblioteca per
i Fanciulli dovette aprire una succursale provvisoria
in via Marino, 3, per sopperire alle richieste degli alun-
ni in vacanza, iniziando così l'esperimento e aprendo
la via al Comune per provvedere al servizio di letture
nelle vacanze, come parecchi anni prima aveva fatto
per le biblioteche scolastiche.
Col 31 dicembre 1915 venne a scadere il Consorzio
delle Biblioteche Popolari, e dopo un anno di gestione
libera, il Comune – assessore per l'istruzione il ro-
manziere Virgilio Brocchi – prese l'iniziativa di mu-
tar le basi costitutive dell'ente, intervenendo con la
maggiore parte dei fondi necessarî e nominando la
maggioranza dei membri del Consiglio amministra-
tivo. L'antico nome di Consorzio delle Biblioteche Po-
polari si mutò in quello di Istituto autonomo per la
diffusione della coltura nel popolo a mezzo del libro,
comunemente conosciuto col nome di Istituto delle
Biblioteche Popolari.
Il 1916 segnò un ulteriore incremento nell'attività
delle Biblioteche Popolari, che riuscirono a distribuire
[p. 165]
435 103 libri. Ma l'anno di poi, continuando il ri-[p. 166]
sommari esperimenti di una scuola permanente, che***
Con la fine della guerra l'affluenza dei lettori alle
Biblioteche Popolari Milanesi riprese il suo ritmo
ascendente. Nel 1919 i prestiti erano aumentati di
39 520 in confronto dell'anno antecedente e nel 1920
si constatò un ulteriore aumento di circa 29 000.
In quel tempo si ebbe in Italia il fenomeno preoccu-
pante del dilagare della letteratura pornografica, che
ridusse quasi al nulla la produzione di amene letture
moralmente sane. Tutti ricordano le vetrine dei li-
brai invase da una moltitudine di libri dalle copertine
poco edificanti e l'inesauribile avidità con cui il pub-
blico li leggeva. Fu l'età d'oro degli editori italiani,
i quali si contendevano i liberi romanzieri e novel-
lieri a colpi di biglietti da mille, che in qualche caso
particolare raggiunsero il numero di parecchie centi-
naia. Ma la cuccagna non durò molto; il pubblico fece
giustizia di quella ondata di cattiva letteratura, che
ingombra ancora – carta da macero – qualche ma-
gazzino editoriale.
Le Biblioteche Popolari di Milano fecero allora,
prime e sole, quanto poterono per contrastare in qual-
che modo a quel torbido rigurgito del dopo guerra, ed
ottennero da alcune case editrici la pubblicazione di
nuove raccolte librarie vigilate dalla Direzione dell'I-
stituto. A questa specie di controllo morale sulle edi-
zioni destinate al popolo e alla fanciullezza si assog-
gettarono spontaneamente grandi Case e qualche edi-
tore popolare di enorme potenza produttiva e diffu-
siva.
Gli effetti di questo intervento furono abbastanza
[p. 167]
considerevoli, se si tien conto che almeno sette nuove***
Col 31 dicembre 1920 venne a scadere l'impegno del
Comune e degli altri enti contributori, e l'Istituto, in
attesa che l'impegno fosse rinnovato per un periodo
successivo, venne a trovarsi in critiche condizioni fi-
nanziarie. Per scongiurare la chiusura e la soppres-
sione di alcune biblioteche, che ad un certo momento
parve inevitabile, si ridusse a limitare le spese più
necessarie, a cominciare da quella per l'acquisto di
nuovi libri, con la conseguenza prevista di un arresto
del movimento ascendente, tornato a manifestarsi nel-
l'attività dell'Istituto subito dopo la fine della guerra.
Nel 1921, infatti, i libri distribuiti aumentarono sol-
tanto di 2600 circa; quindi, stasi.
Era necessario che il Comune intervenisse a colmare
il deficit prodotto nella gestione amministrativa dal
progressivo svalutarsi della moneta. Nel '20, infatti,
i libri si pagavano già circa tre volte più che nel 1917
e il prezzo delle rilegature era esattamente quadru-
plicato. Poco meno che raddoppiati erano gli stipendî
del personale, quantunque contenuti in limiti molto
inferiori alla media corrente.
***
Il disagio conseguente all'immane sforzo sostenuto
dal Paese in guerra indusse il Comune a rinunziare
anche alla soluzione del grave problema delle sedi, a
cominciare dalla Sede Centrale, per la quale era stata
proposta l'erezione di una «Casa della Coltura
[p. 168]
Popolare» nell'area allora libera tra via Battisti e la prima***
L'anno 1922 fu particolarmente critico per le Biblio-
teche Popolari Milanesi. Causa le vicissitudini cui
era andata incontro l'amministrazione comunale
[p. 169]
durante l'anno precedente, l'Istituto, rimasto privo di***
Fra molti casi interessanti occorsi nelle Biblioteche
Popolari di Milano, basti ricordare esempî di operai
[p. 170]
che, avendo ottenuto indennità per infortunî sul la-***
Nè questi risultati sono i soli che si sarebbero po-
tuti ottenere in circostanze più favorevoli. Quasi tutte
le sedi, ad esempio, sono o insufficenti o inadatte.
Due sole biblioteche hanno spazio per la lettura e la
consultazione in sede e tutte le altre devono limitarsi
al prestito dei libri per la lettura a domicilio. Pa-
recchie altre non hanno ingresso diretto dalla strada,
ma in cortili e in aule scolastiche, in fondo a lunghi
corridoi. Caduta l'idea della Casa della coltura po-
polare, più nulla si fece per migliorare le sedi della
Centrale e delle Sezioni, anzi, spesso occorse migrare
in locali più ristretti e inadatti per far posto ad altri
servizî comunali considerati più importanti.
Scaduta, col 1926, la costituzione consorziale del-
l'Ente, le Biblioteche Popolari passarono al Comune
[p. 171]
di Milano, il quale, fino al novembre 1930 non si fece[p. 172]
***
L'attività del Consorzio milanese determinò per ri-
flesso il ridestarsi del movimento per le biblioteche
popolari in tutta Italia. Da Torino a Firenze, da Ge-
nova a Roma, da Venezia a Palermo, attraverso mol-
tissimi centri inferiori, passò come un soffio di fer-
vore. L'Italia settentrionale fu, come sempre, più
pronta all'appello e all'opera, e il Consorzio divenne
in breve l'ufficio di consulenza di tutte queste inci-
pienti iniziative.
Peccato che la stampa, non ancora da noi educata
a seguir le fasi degli avvenimenti importanti che non
destan clamore, ne tacesse ostinatamente: quanto di-
versa in ciò dalla stampa tedesca, che nel 1899 pub-
blicò in tutti i suoi organi più diffusi e autorevoli,
confortandolo di entusiastica approvazione, l'appello
che la Società Comenius diresse a tutti i Comuni della
Germania, per convincerli che una Biblioteca è un'o-
pera di interesse pubblico, come lo è un parco, un
mercato!
In provincia di Milano, dove naturalmente più viva
si ripercosse la eco dei primi successi ottenuti nelle
biblioteche del capoluogo, il movimento divenne pre-
sto più intenso e fattivo che altrove. Cooperative e
Società operaie chiesero al Consorzio milanese ap-
poggio morale e materiale da molti paesi della pro-
vincia.
Fu, quindi, necessario creare un Riparto speciale in
seno al Consorzio urbano, a cui aderirono, oltre l'U-
manitaria, l'Amministrazione della provincia, il Con-
sorzio lombardo delle Cooperative, la Cattedra am-
bulante di agricoltura e la Federazione magistrale.
Il Riparto Biblioteche popolari in provincia di Mi-
lano potè erogare, negli ultimi anni, circa 10 000 lire
in sussidi, libri e moduli, e compiere efficace opera
direttiva e di vigilanza. Pubblicò un «Saggio di Ca-
talogo modello» e provvide alla 1a edizione del pre-
sente Manuale.
[p. 173]
Alla fine dell'anno 1918 facevano capo al Riparto***
Bastò, insomma, che un esperimento serio venisse
tentato a Milano con buoni risultati, perchè il movi-
mento, da tanti anni interrotto, riprendesse il suo slan-
cio, confortato questa volta da un più largo consenso
del pubblico, dalle stesse progredite condizioni del-
l'industria e del lavoro. La stessa Società bibliogra-
fica italiana, non ostante il suo carattere tradiziona-
lista e accademico, si trovò a dover secondare questa
nuova corrente, che vuol portare il libro a contatto fre-
quente del gran pubblico, e nel suo VII Convegno,
che ebbe luogo a Milano nel maggio 1906, oltre ad una
relazione sull'andamento delle Biblioteche popolari
milanesi, discusse ed approvò una proposta concreta
di Guido Biagi, invocante un provvedimento legi-
slativo per la creazione di pubbliche biblioteche di
coltura generale, a tipo moderno ed accessibili al po-
polo; di un organo centrale di coordinamento e di vi-
gilanza, e di corsi, specialmente femminili, per abili-
tazione all'ufficio di bibliotecarî, presso qualcuna delle
nostre scuole magistrali.
Un altro argomento di cui ebbe ad occuparsi il Con-
vegno della Bibliografica fu l'istituzione di bibliote-
chine gratuite nelle scuole elementari del Regno, a
cui aveva incominciato a provedere il Comitato Cen-
trale di Bologna, promosso e presieduto da una ope-
rosa gentildonna, Clara Archivolti Cavalieri, sotto
l'alto patronato della Regina Elena.
Con varia fortuna e con altro nome 1), l'iniziativa
bolognese visse fino a questi ultimi tempi.
1) Associazione Nazionale Fascista per le Biblioteche delle
Scuole elementari.
[p. 174]
Un Consorzio torinese autonomo per le Bibliote-
chine gratuite, presieduto dall'on. Paolo Boselli e ani-
mato dal fervore di lavoro di un'altra infaticabile don-
na, la signora Ildegarde Occella Trinchero, rivaleg-
giò col Comitato di Bologna per l'intensità e il me-
todo che seppe dare all'opera sua, estesa poi sistema-
ticamente alle bibliotechine per i soldati. Pubblicò un
catalogo per dieci tipi di bibliotechine, adatte alle va-
rie classi e alle varie scuole, comprese le serali per
operai, e con una spesa minima provvede una biblio-
techina a Società operaie, a stabilimenti industriali,
a scuole, e pensa poi ad alimentarla periodicamente
di nuovi volumi. Alle caserme invia le bibliotechine
gratuitamente. Alla fine del 1908 aveva collocato 156
bibliotechine ordinarie, per il complesso di 7720 vo-
lumi, più 63 bibliotechine speciali per militari.
Nel 1914 assunse dal Comune di Torino la fonda-
zione e l'esercizio delle biblioteche popolari della Città.
Queste piccole biblioteche erano 16 nel 1927 e distri-
buirono i loro libri 60 224 volte. Il Comune contribuiva
con L. 100 000. Evidentemente anche troppo, per sì
magri risultati.
Altre attività convergenti allo stesso scopo si anda-
vano destando, sempre più numerose ed alacri. La
sezione fiorentina della Lega Navale nominava una
Commissione permanente per le Librerie dei Marinai,
allo scopo di aiutare le biblioteche in formazione a
bordo delle regie navi o presso gli stabilimenti ma-
rittimi, incaricandosi dell'acquisto dei libri necessarî
e talora donandone de' suoi. Questa Commissione
pubblicò un catalogo di circa 2500 libri, approvato
dal Ministro della Marina. Al principio del 1908 già
38 navi da guerra avevano la loro biblioteca, con 5000
volumi circa complessivamente, ed altre 48 bibliote-
chine erano in preparazione. Il Ministero della Marina
contribuiva con un sussidio di L. 5200.
[p. 175]
I sintomi, insomma, di un risveglio decisivo, erano
numerosi ed indubbi, quando il Consorzio milanese
decise di convocare in Roma – come abbiamo detto –
il 1º Congresso nazionale delle Biblioteche Popolari,
che ebbe luogo dal 6 al 10 dicembre 1908 e devesi
annoverare – a detta di molti – come uno dei fatti
più salienti di quell'anno e come lo sforzo più fecondo
di risultati, compiuto in Italia da private energie, per
lo sviluppo della coltura popolare 1) in quegli anni.
Uomini venuti dalle più diverse scuole politiche, so-
ciali e religiose; tempre use alle più disparate attività;
intelletti aperti alle più opposte visioni del divenire
umano; socialisti come il Turati, il Cabrini, il Reina,
conservatori come il Luzzatti, il Saldini, il Bodio, il
Biagi, il Barbèra; rappresentanti i pubblici poteri co-
me il Ministro Rava, il Sindaco di Roma, il Corra-
dini, il gen. Porro, l'ammiraglio Leonardi Cattolica;
donne come Maria Pasolini; pedagogisti come Luigi
Credaro; scrittori come Ferdinando Martini e Giovanni
Cena e non ultimi alcuni sacerdoti, tutti c'erano, i
buoni, i fervidi, gli operosi in buona fede, venuti da
ogni parte d'Italia, anche dalla lontana Sicilia, per-
suasi di una verità semplice, in cui era tutta la ra-
gione e la necessità dell'avvenimento, che cioè non
basta aver dato la scuola obbligatoria ai nostri fan-
ciulli, se la scuola, per il tramite del libro largamente
diffuso, non trasmette i suoi effetti benefici, oltre il bre-
ve periodo di frequenza, a tutta la vita degli individui
che passarono per le sue aule come in un sogno, nel-
l'età in cui più lenta e faticosa è la comprensione delle
cose, ed in cui del sapere non si acquista che lo stru-
mento, talora imperfetto e rudimentale esso stesso.
1) Vedi: Le Biblioteche Popolari al 1º Congresso Nazionale.
Milano, 1910, Feder. Ital. delle Biblioteche popolari.
[p. 176]
Questa verità semplice intesero affermare, oltre gli
ottocento aderenti al Convegno di Roma (numero dav-
vero notevole per un argomento sì modesto in appa-
renza) anche scrittori come Antonio Fogazzaro, Ma-
rio Rapisardi, Gerolamo Rovetta, Ada Negri, Cesare
Lombroso, Achille Loria, Arturo Graf, i quali vollero
confortare gl'iniziatori con parole degne di ricor-
danza.
***
Al Congresso di Roma si rivelarono altre iniziative
dirette alla diffusione del libro, le quali, seguite al-
l'esempio milanese, miravano alcune al popolo in ge-
nerale, altre ai fanciulli delle scuole, altre ai soldati,
altre agli emigranti, altre infine a gl'Italiani fuori del
Regno.
Una speciale Commissione dei libri sorta in seno
all'Associazione nazionale «Dante Alighieri», non so-
lo acquistava e spediva libri scolastici e di amena
istruttiva lettura a richiesta di scuole, circoli, società,
comitati della Dante e biblioteche popolari all'estero,
ma promuoveva anche la formazione di biblioteche cir-
colanti di carattere popolare – a mezzo de' suoi co-
mitati all'estero – nei centri di immigrazione italiana.
Questa Commissione dei libri, valendosi di contri-
buti messi a sua disposizione dal Consiglio centrale
della Dante e dal Commissariato dell'emigrazione,
aveva creato tre diversi tipi di bibliotechine, composte
di 100, 200 e 300 volumi, secondo i casi e le richieste,
acquistati appositamente e accresciuti di un nucleo di
altri libri, prelevati da un deposito centrale delle of-
ferte gratuite, non sempre queste rispondenti alle esi-
genze di una coltura viva e modernamente intesa.
Dal 30 giugno 1903 allo stesso giorno del 1904 fu-
rono 62, tra popolari e scolastiche, le bibliotechine spe-
dite per un complesso di 8 mila volumi circa, 60 con
10 000 volumi nell'anno 1904-1905; 87 con 15 000 vo-
lumi nell'anno 1905-1906; 90 con 16 000 volumi
[p. 177]
nell'anno 1096-1907 e finalmente 147 con 20 000 volumi***
Queste iniziative erano sorte in gran parte tra il
1904 e il 1906, specialmente per l'impulso dato al mo-
vimento pro diffusione del libro dalle Biblioteche po-
polari milanesi, di cui si apprendevano, con una specie
di stupore, i mirabili risultati iniziali. E di tutto fu
reso ampiamente conto al Congresso nazionale di
Roma 1).
Tanto evidente apparve a tutto il paese l'importanza
nazionale di questo 1º Congresso, che, indetto da
un'organizzazione locale di biblioteche popolari, pre-
sieduta da un deputato socialista, il Governo non si
peritò di parteciparvi ufficialmente, e di farvisi rappre-
sentare da un suo membro e da alti funzionari, a cui
commise di svolgere relazioni appositamente prepa-
rate, due delle quali furono per l'occasione anche dif-
fuse a mezzo della stampa.
La prima 2), dettata dal comm. C. Corradini, Di-
rettore generale dell'istruzione primaria e popolare,
rendeva conto di un'inchiesta intorno alle biblioteche
popolari esistenti, ordinata dal Ministero con circolare
12 maggio 1906 e ne constatava l'impressionante deca-
denza nel periodo 1893-1906, durante il quale le
1) Vedi relazione del Vice-ammiraglio Leonardi-Cattolica,
rappresentante, al Congresso, del Ministro della Marina e più
tardi Ministro a sua volta dello stesso dicastero; relazione del
Generale Porro, rappresentante il Ministro della Guerra e in
seguito vice-capo dello Stato Maggior Generale, con Cadorna,
durante la guerra; ecc.
2) Ministero della P. I.: Le biblioteche popolari in Italia;
Relazione a S. E. il Ministro. Roma, Tip. operaia romana
cooperativa, 1908, in 8º, di pag. 110.
[p. 178]
biblioteche popolari erano diminuite da 542 a 415, pur
comprendendo in questo numero le molte che non esi-
stevano se non di nome; altre che, pure esistendo di
fatto, erano chiuse al pubblico; altre ancora che non
acquistavano libri da decenni. In realtà, non si erra di
molto affermando che delle 415 biblioteche popolari
date come esistenti dall'inchiesta governativa nel 2º
semestre 1906, appena un decimo potevano dirsi vere
e proprie biblioteche organizzate, con un bilancio,
un'amministrazione, dei libri, un bibliotecario e dei
lettori. Senonchè il documento governativo ebbe il va-
lore di un atto di contrizione. Esso voleva dire: ci
disinteressammo fin ora delle biblioteche popolari; ora
incominciamo ad occuparcene. E in prova adduceva
l'aumentato stanziamento del fondo di sussidio da lire
3500 a 25 000, divenute 50 mila nel bilancio 1909-1910,
mentre lo stesso Direttore generale, in una seconda
relazione firmata anche dall'on. L. Luzzatti, ne in-
vocava dal suo Ministro 400 mila e proponeva la co-
stituzione legale di un ente elettivo, destinato in ogni
Comune a prendere su di sè non solo la biblioteca po-
polare, ma anche le altre istituzioni ausiliarie e inte-
gratrici della scuola, e spianava la via alla ricerca dei
mezzi necessari.
Un'altra relazione governativa, stampata e diffusa in
occasione del Congresso 1), faceva la storia (ahi, breve
storia!) dell'opera svolta dal Ministero di Agricoltura
per promuovere la formazione e l'incremento di bi-
blioteche agrarie presso le Cattedre ambulanti. Nel
1906 se ne istituirono 17; 20 nel 1907; 17 nel 1908:
inoltre, nei primi mesi del 1909 funzionavano 15 libre-
rie agrarie ambulanti nella provincia di Porto Mau-
rizio, diramate da quella Cattedra; 11 presso Casse ru-
rali e 3 presso Cooperative agricole comprese nella
zona della Cattedra di Langhirano (Parma); mentre
1) Ministro di A. I. e C.: L'opera del Ministero per le
Biblioteche popolari; Relazione di V. Stringher per il 1º Congr.
naz. delle Bibl. popol. Roma, Tip. naz. di G. Bertero e C.
[p. 179]
altre 4 biblioteche fisse s'istituivano presso altrettanti
istituti femminili di Milano, Udine, Firenze.
Aggiungendo a ciò un sussidio annuo di L. 1000,
largito al Riparto provincia del Consorzio milanese,
uno di L. 300 all'Ufficio Agrario della Società Uma-
nitaria per l'esperimento di bibliotechine ambulanti
ad uso degli emigrati e qualche dono di libri d'indole
agraria a diverse istituzioni, si ha un resoconto scru-
polosamente esatto di tutto ciò che il Ministero di
Agricoltura fece per le Biblioteche popolari nel bien-
nio 1906-1908.
***
Scopo essenziale del Congresso di Roma era di pro-
clamare costituita la Federazione Italiana delle Biblio-
teche Popolari, della quale era già stato elaborato lo
statuto ad opera degli stessi uomini che avevano rea-
lizzato da 5 anni l'esperimento milanese, con risultati
tanto lusinghieri, quanto inattesi. E la Federazione,
destinata a dare le direttive tecniche al movimento e
provvedere a tutti i servigi che possono essere eser-
citati in comune con economia grande di tempo e di
danaro, venne costituita per unanime consenso in base
a questo Statuto:
Art. 1. – È costituita la Federazione italiana delle Biblio-
teche Popolari, con l'intento di:
Art. 2. – A tale scopo la Federazione si propone in modo spe-
ciale:
[p. 180]
Art. 3. – Possono far parte della Federazione tutte le Bi-
blioteche popolari ed affini, autonome o dipendenti dai Co-
muni, dalle Provincie e dalle Opere Pie, da Associazioni, Scuole,
Laboratori, Autorità militari e carcerarie, comunque esistenti
o che saranno per sorgere in avvenire, purchè non abbiano
fini esclusivi di proselitismo politico o confessionale e tendano
a diffondere la coltura generale, artistica e professionale.
[p. 181]
Le biblioteche comunali e simili delle città di Provincia siArt. 4. – Per essere ammessi a far parte della Federazione
le Biblioteche o gli Enti che le amministrano ne faranno do-
manda alla Federazione stessa, indicando su quali basi sono
costituite e di quali mezzi e materiale librario dispongono.
Le Biblioteche ammesse nella Federazione si impegnano an-
che per l'anno seguente alla loro ammissione, qualora non
dichiarino di volersene distaccare entro il mese di settembre.
Art. 5. – Le Biblioteche, per essere inscritte alla Federa-
zione, pagheranno una quota annua anticipata nella seguente
misura:
Art. 6. – Saranno escluse dalla Federazione le Biblioteche
che cadessero in mora della tassa federale, o che avessero per-
duto il carattere definito dallo Statuto come necessario alla
loro ammissione.
Art. 7. – Le Biblioteche facenti parte della Federazione
hanno diritto:
Art. 8. – Reciprocamente, le Biblioteche hanno l'obbligo:
[p. 182]
Art. 9. – La Federazione svolge la sua azione per mezzo:
Art. 10. – La Federazione attinge i mezzi del suo funzio-
namento alle quote federali, di cui all'art. 5 del presente Sta-
tuto, e ad eventuali contributi dello Stato, di Enti locali e di
privati oblatori.
Art. 11. – Il Congresso è il potere deliberante della Federa-
zione: esso si compone esclusivamente dei rappresentanti le
Biblioteche federate, dei Comitati provinciali e dei privati ade-
renti.
Art. 12. – Alle deliberazioni del Congresso sono riservate in
particolar modo:
Art. 13. – Il Congresso si riunisce almeno ogni tre anni
e in quella città che sarà designata dalla Commissione ese-
cutiva, d'accordo coi membri del Consiglio generale. Le adu-
nanze del Congresso sono valide qualunque sia il numero delle
Biblioteche e dei Comitati rappresentati. Ogni Biblioteca ed
ogni Comitato dispone di un voto.
Alle sedute possono presenziare tutti gli aderenti alle Bi-
blioteche federate ed ai Comitati provinciali.
Art. 14. – Il Consiglio generale è composto di 30 membri,
di cui 25 residenti nelle diverse regioni d'Italia e 5 costituenti
la Commissione esecutiva. Essi possono essere scelti anche
all'infuori dei rappresentanti le Biblioteche federate.
Art. 15. – È in facoltà della Commissione esecutiva con-
vocare il Consiglio generale per udire il suo avviso in tutte le
questioni di massima aventi importanza fondamentale.
Art. 16. – Le decisioni del Consiglio generale potranno es-
sere provocate anche per corrispondenza.
Art. 17. – Il Consiglio generale procede alla nomina dei
membri mancanti della Commissione esecutiva, quando – per
dimissioni od altro – il loro numero venisse a diminuire nel-
l'intervallo tra un Congresso e il seguente.
Art. 18. – La Commissione esecutiva è composta di 5
membri residenti a Milano, sede della Federazione. Alle sue
[p. 183]
adunanze possono partecipare con voto consultivo anche iArt. 19. – La Commissione esecutiva dà esecuzione ai deli-
berati del Congresso, cura la gestione amministrativa della Fe-
derazione e prende tutte le disposizioni che crede opportune pel
raggiungimento dei suoi scopi.
***
La Federazione si mise subito al lavoro nella sua
sede di Milano, organizzando i servizi:
Per non tediare i lettori con una minuta cronistoria
del lavoro compiuto dalla Federazione, ci limiteremo
a riferire che alla fine del 1926, dopo 18 anni di esi-
stenza, essa aveva:
[p. 184]
i libri e la corrispondenza della Federazione e delle[p. 185]
teca per gli alunni in ogni scuola e della popolare in***
Frattanto, l'iniziativa privata rispondeva alacre e
pronta agli stimoli della Federazione 1) e le opere vive
per la diffusione del libro si moltiplicavano.
Un Comitato speciale, presieduto dalla marchesa
Denti, riuscì ad avviare piccole biblioteche in molte
località della Sardegna.
L'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mez-
zogiorno, animata da uomini come Giustino Fortu-
nato, Giuseppe Lombardo Radice, Umberto Zanotti
Bianco, Gaetano Piacentini, oltre a un suo vasto com-
pito per l'impianto e l'esercizio di asili infantili, ri-
creatori, ecc., fondò a Roma una biblioteca di studi
meridionali e lavora a diffondere il libro nel Mezzo-
giorno, creando biblioteche popolari, scolastiche e per
i maestri, sia donando libri e materiale vario, sia prov-
vedendo libri a circa metà del loro prezzo. Nel primo
trimestre 1906 partirono dai suoi quattro depositi di
Girgenti, Potenza, Reggio Calabria e Sassari, 2083
volumi.
***
Nei duri anni della guerra, con mezzi largiti da in-
dustriali milanesi, si die' vita ad un Istituto Italiano
per il Libro del popolo, con lo scopo di pubblicare
libri ottimi a buon mercato e in veste dignitosa.
1) Alla fine del 1926, la Federazione, nata intorno a un
tavolo e due sedie donate dalla Società Umanitaria, aveva un
patrimonio di 1 200 000 lire, in gran parte liquido.
[p. 186]
Furono iniziate quattro collezioni: I libri della divulga-
zione scientifica, Le vite degli uomini esemplari, I
libri della tradizione, I libri per tutti. Della seconda
ricordiamo due gioielli: la Vita di Dante di T. Gal-
larati-Scotti, e la Vita di Socrate di S. Varazzani.
Con risorse attinte alla stessa fonte e sempre nel-
l'orbita morale della. Federazione, che prestava
Trapani.
Biblioteca dei piccoli, nei pubblici giardini, istituita dal Gruppo d'azione
«Pro Schola».
l'assistenza tecnica del suo personale direttivo e l'opera de'
suoi servizi organizzati, s'irradiarono nelle campagne
alcune centinaia di bibliotechine in casse-scaffali, prov-
viste di tutto l'occorrente per funzionare non appena
giunte a destinazione.
Biblioteche popolari di ragguardevole importanza
sorsero, oltre che a Torino, a Roma, a Genova, a Co-
mo, a Firenze, a Bologna, a Reggio Emilia, a Ca-
tania, quasi sempre promosse e mantenute dai Comu-
ni, e molte vecchie biblioteche comunali, inerti da de-
cenni, spolverarono le loro collezioni, riaprirono i loro
battenti al pubblico, si risvegliarono alla vita.
A imitazione di quella di Milano, ispirata alle
[p. 187]
Children's Libraries americane, sorsero e fiorirono biblio-***
Come in tutti i paesi cattolici, anche in Italia, e
specialmente al Nord, dove più viva e combattiva era
l'azione del clero, sorsero e si moltiplicarono le bi-
blioteche parrocchiali e delle organizzazioni cattoliche
della gioventù, che, ad imitazione delle biblioteche
non confessionali, si costituirono anch'esse in Fede-
razione, con sede a Milano, ad opera principalmente
di un colto e operoso sacerdote, il dott. Giovanni Ca-
sati, il quale die' vita ad un periodico bibliografico e
pubblicò cataloghi e repertorî, per servir di guida alle
biblioteche aderenti, con criterî naturalmente restrit-
tivi.
***
Finita la guerra, sopraggiunse un periodo di stan-
chezza; ma il lavoro continuò per l'impulso prece-
dente. L'Opera Nazionale Combattenti, ad esempio,
provvide, a mezzo della Federazione, centinaia di bi-
bliotechine alle associazioni dei reduci di guerra. Ma
nei contrasti civili della crisi morale e politica, che
condusse in breve a un mutamento di regime, quasi
tutte le opere di coltura popolare, che si appoggiavano
in qualche modo ai vecchi partiti e alle loro organiz-
zazioni economiche, andarono travolte. Rimasero in
piedi, naturalmente, la Federazione, le biblioteche po-
polari dipendenti dai Comuni, le biblioteche scola-
stiche.
Quando il Fascismo si fu affermato al potere, ed
ebbe creato le nuove organizzazioni giovanili e
[p. 188]
corporative, la necessità di una biblioteca fu riconosciuta***
Nel 1931, il dott. Apolloni, capo-divisione al Mini-
stero dell'Educazione nazionale, rendendo conto dello
stato presente delle nostre biblioteche popolari e sco-
lastiche al Congresso Internazionale della Lettura
pubblica ad Algeri, era costretto a riconoscere 1) che,
sebbene il decreto legge 2 settembre 1917 preveda in
ogni Comune l'esistenza di almeno una biblioteca sco-
lastica e di una biblioteca popolare, «la legge non
precisa, di questa, nè il tipo, nè la funzione, nè l'ob-
bligo dei Comuni di provvedere alle spese di mante-
nimento». Constata, inoltre, che le biblioteche dovute
all'iniziativa privata per «difetto d'inquadramento or-
ganizzato, presentano la più grande varietà di tipi,
d'importanza e di funzionamento», per cui «non è
possibile procedere ad una classificazione delle biblio-
teche popolari italiane secondo la loro natura e ancor
meno secondo la loro condizione giuridica».
Le biblioteche fondate dal Partito fascista e dalle
opere parastatali (Combattenti, Dopolavoro, Balilla),
«non posseggono per la maggior parte – secondo la
relazione suddetta – che un centinaio appena di vo-
lumi e non possono essere considerate se non come
embrioni di biblioteche future».
Una statistica ufficiale rilevava, nel 1927-28, l'esi-
stenza di 683 biblioteche funzionanti a cura e spese
1) Vedi La Lecture publique. Mémoires et voeux, etc., par
H. Lemaître. Paris, Librairie E. Droz, 1931.
[p. 189]
dei Comuni, 290 biblioteche appartenenti ai Fasci, 784
biblioteche scolastiche e pubbliche, 144 biblioteche del-
l'Opera nazionale Combattenti, 508 dei Dopolavoro,
50 dei Balilla, 90 di associazioni e collegi religiosi,
276 di associazioni e circoli diversi, 14 biblioteche reg-
gimentali, 896 biblioteche private. Di queste 3654
Biblioteca scolastica «Piccola fonte» S. Pietro in Casale (Bologna).
5ª classe maschile.
biblioteche, soltanto le 683 appartenenti a Comuni e po-
che altre si possono considerare veramente pubbliche,
cioè aperte a tutti.
Secondo l'Apolloni, «la diversità estrema delle bi-
blioteche popolari è causa di una dispersione di forze
e di energie, che, disciplinate convenientemente, da-
rebbero risultati molto migliori. Per rimediare a ciò, il
Ministero dell'Educazione nazionale ha preparato un
disegno di legge, che regolerà il regime delle biblio-
teche popolari. Questo disegno, mentre mette in evi-
denza il carattere obbligatorio della biblioteca popo-
lare in ogni Comune, si sforza di raggruppare le di-
verse iniziative e di dare ad esse l'unità di direzione
[p. 190]
indispensabile al buon funzionamento del servizio e***
Da un intervento decisivo dello Stato per un ordi-
namento organico della pubblica lettura non si do-
vrebbe essere lontani nemmeno in Italia. Un piano
per la sistemazione delle biblioteche pubbliche na-
zionali e popolari fu studiato ed esposto nei partico-
lari dall'autore di questo libro in una monografia pub-
blicata dalla Nuova Antologia il 1º aprile 1930, e si
augura che, nelle sue grandi linee, sia stata presa in
considerazione dal Ministro nella compilazione del
disegno di legge sopra ricordato.
[p. 191]
Non è vero che l'Italia sia povera di biblioteche.
Tutt'altro. A cominciare dalle nostre antiche e glo-
riose Nazionali, per passare alle comunali, alle popo-
lari, alle scolastiche di ogni ordine e grado, a quelle
dei «dopolavoro», delle associazioni corporative, col-
turali, sportive, ecc., i gruppi di libri costituiti a scopo
circolante si contano forse a parecchie migliaia.
Abbiamo, dunque, un gran numero di biblioteche
di ogni specie, se pur meritano tutte questo nome,
ma non abbiamo un servizio organizzato della pub-
blica lettura, appunto perchè le iniziative, gli sforzi,
i mezzi sono da noi troppo frazionati. Ogni gruppo
costituito vuol far da sè e avere la propria biblioteca,
per i proprî aderenti, e menarne vanto. Quanto, poi,
a ordinarla razionalmente, a farla funzionare con re-
golarità, ad alimentarla di nuovi libri, ad affidarla a
un bibliotecario preparato al suo compito, ad assicu-
rarle, insomma, un'esistenza attiva e utile con mezzi
adeguati, questo è ancora in molti casi un pio desi-
derio.
[p. 192]
E ammesso pure che questo risultato si potesse feli-[p. 193]
una biblioteca pubblica circolante in ogni Comune.[p. 194]
per abitante e per anno alla fondazione, al manteni-[p. 195]
librario, secondo le disposizioni del regolamento ese-***
Il regolamento esecutivo prescriverà, fra l'altro:
[p. 196]
***
Fin qui le disposizioni obbligatorie. Avverrà, inol-
tre, che le grandi città più sollecite della pubblica
coltura apriranno Sezioni della Centrale nei diversi
quartieri, un riparto musicale con discoteca, un ri-
parto in braille per ciechi e organizzeranno un servizio
ambulante per la popolazione operaia alla loro peri-
feria, ecc.
Il Comune nominerà un Comitato della Biblioteca,
scegliendone i componenti fra personalità note nel
campo della coltura, della beneficenza e dell'educa-
zione, con facoltà di aggregarsi membri tecnici anche
estranei al Comune, per utilizzare la competenza di
esperti.
Si eviti quanto è possibile che il Comitato riesca
un'accolta di funzionari.
Una relativa autonomia è necessaria alla biblioteca
[p. 197]
per evitare che l'acquisto anche di un solo libro ri-Abbiamo accennato alla necessità della coordina-
zione di tutte le iniziative, ai fini di una migliore si-
stemazione del servizio delle pubbliche letture in Italia.
La confusione ha da finire una buona volta anche
nel mondo delle biblioteche pubbliche italiane, e lo
sperpero di mezzi cui dà luogo la fondazione e il man-
tenimento di biblioteche d'ogni specie, che sono spes-
so costosi duplicati, deve far posto ad una feconda
coordinazione degli sforzi e ad una ragionevole divi-
sione del lavoro fra tutte le biblioteche pubbliche della
stessa località.
Ognuna di esse ha da avere, per quanto è possi-
bile, una fisionomia e un fine proprî, per rispondere
ai bisogni di un pubblico determinato. Se, una per
una, esse pretendono di bastare a tutto, avverrà quel
che, purtroppo, avviene in più di una grande città
italiana, dove sei o sette biblioteche acquistano, senza
consultarsi, le stesse opere e si abbonano alle stesse
riviste; mentre, con opportune quanto facili intese,
potrebbero regolare gli acquisti e gli abbonamenti in
modo di mettere a disposizione degli studiosi una
assai maggior quantità di opere nuove e di pubblica-
zioni periodiche.
[p. 198]
L'inconveniente è più grave di quel che non sembriLe altre biblioteche pubbliche di carattere diverso
devono decidersi a prendere il proprio posto in una
di queste tre categorie, e ad accettare le conseguenze
di un tale coordinamento. Il quale dovrebbe logica-
mente condurre innanzi tutto allo scambio del ma-
teriale librario, comunque pervenuto, che in ciascuna
biblioteca fosse in contrasto stridente col suo carat-
tere fondamentale; scambio che potrebbe avvenire o
a titolo definitivo, o a titolo di deposito temporaneo
e rinnovabile. La Nazionale dovrebbe, quindi, allon-
tanare da sè, per devolverla alla Biblioteca per tutti,
la parte non trascurabile del suo materiale vario
(amene letture e opere di carattere divulgativo di ogni
disciplina), per liberarsi di tutta la massa amorfa dei
[p. 199]
lettori che le impediscono di dedicarsi interamente agli[p. 200]
Abbiamo visto che gli Americani dedicano quasi
sempre alla biblioteca pubblica un edificio costruito
appositamente, anche quando si tratti di piccole città
di provincia.
Se il Comune ha spazio in vecchi edificî, fara me-
glio ad affittarlo per altri usi e costruire la biblioteca
ex novo. Altrimenti, faccia posto alla biblioteca in
costruzioni edilizie già sedi di servizî pubblici, come
i musei, le scuole, gli istituti di belle arti, purchè si-
tuati in posizione favorevole e d'aspetto decoroso.
Quanto allo spazio, è inutile preoccuparsi dell'accu-
mulazione del materiale librario negli anni avvenire:
i libri della biblioteca pubblica circolano e in note-
vole parte si trovano sempre a casa dei lettori. Inol-
tre, i libri si consumano rapidamente o si eliminano
quando siano superati dal progresso degli studi. Non
si tratta già di fondare istituti di conservazione dei
vecchi libri, musei bibliografici, di cui abbiamo già
sovrabbondanza in Italia.
Una biblioteca nuova di 5000 volumi, tutti di lettura
corrente, vale una vecchia biblioteca di 50 000, che
nella loro stragrande maggioranza non si leggono
più. Dei nuovi libri che si pubblicano annualmente
in Italia, forse meno di un migliaio possono essere
considerati utili a rifornire una biblioteca viva: gli
altri sono ristampe o cartaccia. Ma quasi altrettanti
se ne eliminano per il consumo e per la cessione a
biblioteche o a librerie antiquarie (opuscoli, pubblica-
zioni periodiche arretrate, opere di cui sono uscite
nuove edizioni, ecc.).
Grandi città, come Roma, Milano, Napoli, avreb-
bero bisogno, al massimo, di spazio per 100 000 volumi
alla Centrale e per 10 000 alle Sezioni, comprese le
copie multiple; e i Comuni minori in proporzione ap-
prossimativa.
[p. 201]
***
Più che lo spazio per i libri, preoccupa lo spazio
per i lettori. Nelle migliori biblioteche inglesi e
Schizzo approssimativo del piano terreno di una Biblioteca pubblica.
a) ingresso sulla strada; b) sala di lettura dei giornali (in piedi); c) sala di
lettura e consultazione immediata dei libri; d) tavolo di registrazione dei
prestiti; e) sala di prestito con libero accesso agli scaffali a raggiera; f) di-
rezione; g), h) uffici. Negli spazi liberi, i tavoli per la lettura, segnati con
rettangoletti, se la lettura non si fa in sale apposite del piano superiore.
americane, il 6 per cento della popolazione in media è
iscritta al prestito dei libri. Su 50 000 abitanti, ad
esempio, 3000 sono i lettori a domicilio, e trattenendo
10 giorni in media il libro ottenuto in prestito, cia-
scuno legge 30 libri all'anno e in tutti 90 000. In cia-
scuno dei 300 giorni di apertura all'anno si avrà, quin-
di, una frequenza di 300 persone. A questa cifra ag-
giungi le consultazioni e letture in sede (200 persone)
[p. 202]
e la lettura dei giornali e periodici (500), e ne risul-***
La biblioteca pubblica moderna non ha bisogno di
vaste aule piene di libri fino al soffitto, ma di comode
salette rivestite di scaffali, fino ad un'altezza a cui si
possa arrivare senza bisogno di scale. Gli scaffali sono
aperti e i libri a portata di mano. Open shelf (libero
accesso agli scaffali) è la parola d'ordine nelle biblio-
teche americane.
I locali sono disposti in modo da avvicinare quanto
più è possibile al pubblico, cioè alla strada, i servizî
più frequentati e urgenti, e cioè la sala o le sale di
lettura dei giornali e dei libri di consultazione imme-
diata, in cui i lettori si troveranno non appena entrati,
senza attraversare vestiboli o salire scale. Subito dopo
sarà allocato il servizio di prestito con scaffali disposti
a raggiera, ai quali i lettori avranno libero accesso,
con passaggio obbligato davanti al tavolo-banco del
personale, che sorveglia e registra i prestiti e su cui
sono collocati i cataloghi. Agli angoli, la direzione e
gli uffici.
La sala di prestito e di libero accesso agli scaffali
è illuminata dall'alto, mentre le due sale di lettura
[p. 203]
laterali hanno finestre aperte sulle due vie prospicenti;[p. 204]
Il pubblico, entrato dalla porta a nell'antisala b, si
presenta al tavolo-banco di distribuzione, che divide lo
spazio b da c, per chiedere ed ottenere in prestito i
libri da leggere a domicilio, e poi se ne va; o passa
per la porta f nella saletta di lettura d, dove si ferma
e legge i giornali, i periodici o a consultare i libri che
vi si trovano, o comunica per e col bibliotecario, chie-
dendo altri libri, consigli, spiegazioni, ecc. Da e il
bibliotecario-distributore può vigilare il pubblico che
si trova in b e in d.
Con questa disposizione, i lettori che si presentano
per chiedere libri da asportare non disturbano i lettori
in sede, e questi non possono uscir di biblioteca senza
passar sotto gli occhi degli applicati alla distribuzione,
i quali si accertano così che le pubblicazioni chieste
per la consultazione in sede non vengono asportate.
La sala di lettura può ricever luce diretta da tre lati.
Nella sala d'attesa b è a disposizione del pubblico
il catalogo, che sarà collocato sul tavolo del prestito,
e alle pareti sono appesi i regolamenti e i quadri por-
tanti le comunicazioni ai lettori.
I servizi accessori devono esser sistemati in modo
da non alterare la disposizione generale dei locali, da
noi immaginata.
Si crede che, ad un servizio bene organizzato, oc-
corra una biblioteca ogni 40 o 50 mila abitanti. Mi-
lano dovrebbe averne una ventina, distanti circa un
chilometro fra loro e tutte collegate con la Centrale.
I lettori devono spostarsi il meno possibile per il pre-
stito e la restituzione dei libri.
Non tutte le succursali, filiali o sezioni devono e
possono avere la stessa importanza. Gli Americani
e gli Inglesi distinguono:
[p. 205]
quartiere della città e dispone di sale di lettura e di con-Occorrono tavoli e sedie, scaffali e casellari per i
cataloghi a schede.
Le sedie saranno possibilmente a schienali e brac-
cioli (chi legge ama riposarsi); i tavoli di lettura co-
perti di lastre di vetro, perchè ne sia più facile la pu-
lizia. Nella sala dei giornali si legge in piedi, es-
sendo i giornali fissati per la piegatura a grandi leg-
gii. Nelle altre sale di lettura le sedie non hanno un
posto fisso e i lettori sono liberi di collocarle dove vo-
gliono, presso le finestre, vicino al radiatore, ecc. Le
sale presentano tutti i comodi e le attrattive possibili.
Nelle biblioteche inglesi e americane, quelle riserbate
[p. 206]
alle signore sono eleganti salotti con divani, poltrone,La miglior forma di scaffale in legno è la più sem-
plice, cioè senza lusso di basi, di ornamenti, di listelli
rientranti, che nascondono i primi e gli ultimi volumi
di ciascuna fila e ne ostacolano il libero movimento.
L'altezza dei diversi ripiani sarà eguale, perchè la di-
sposizione dei libri che proponiamo non li gradua per
formato, ma per materia. In un metro di ripiano en-
trano da 30 a 40 volumi: in base a questa cifra si cal-
coli l'ampiezza della scaffalatura occorrente.
Le biblioteche a cui fosse concesso spendere con
minor parsimonia, farebbero bene a provvedersi di
scaffali metallici smontabili. Questa figura rappre-
senta uno di questi scaffali del tipo più semplice, ad
una sola faccia (ve ne sono atti a contenere libri dalle
due parti) tutto in ferro, ad eccezione dei ripiani oriz-
zontali, che sono di legno e che sarebbe meglio
[p. 207]
fossero di vetro molto spesso, ognuno dei quali può al-[p. 208]
Il malanno maggiore delle nostre biblioteche popo-
lari è di essere affidate a persone che spesso non hanno
alcuna nozione del lavoro di biblioteca.
I direttori di grandi biblioteche, invece, sono quasi
sempre dotti bibliografi, eruditi e studiosi autorevoli
(basti ricordare, fra gli ultimi scomparsi, Domenico
Gnoli e Guido Biagi); ma non tutti sanno o si occu-
pano di tecnica bibliotecaria. La biblioteca pubblica
non è un istituto che tesoreggia e conserva i libri;
essa deve metterli in valore. La classificazione, la ca-
talogazione, la collocazione negli scaffali, l'accessibi-
lità del materiale librario, la consulenza bibliografica,
l'amministrazione, implicano attitudini varie di ordine
tecnico, che non si acquistano nelle scuole di archivi-
stica e di paleografia. La bibliotecnica è un'attività pro-
fessionale di ordine scientifico, che in America si stu-
dia in iscuole speciali, le quali fanno larga parte alle
esercitazioni pratiche e al tirocinio.
Si deve specialmente alla scarsa importanza attri-
buita alla preparazione tecnica del personale se la vita
interna delle nostre biblioteche si svolge senza muta-
menti e progressi apprezzabili, e se quasi nessun ten-
tativo di innovazioni utili vi si manifesta.
Finora si è pensato soltanto a qualche corso di ar-
chivistica e di paleografia, come se tutti i bibliotecarî
debbano occuparsi soltanto di vecchi libri e mano-
scritti.
E non basta neppure, come spesso avviene, che il
personale tecnico e direttivo sappia orientarsi soltanto
nel mondo della storia e della letteratura, ma esso
deve anche saper informare il lettore in ogni altra
disciplina, cercare per lui, non solo nei cataloghi ma
anche negli scaffali, i libri più utili, seguire le novità,
essere in grado di compilare bibliografie su argomenti
diversi: il cinematografo, l'aviazione, i debiti di
[p. 209]
guerra, il regime doganale, ecc. Il bibliotecario deve, dun-[p. 210]
utile e diletto. Senz'altro, sarà un lettore guadagnato:***
Ma il più importante campo di attività riserbato al
bibliotecario è la ricerca e l'attuazione dei mezzi coi
[p. 211]
quali si possa estendere l'efficacia della biblioteca, at-***
Ma il compito del bibliotecario non si esaurisce in
presenza del pubblico; v'è tutto un lavoro interno da
fare, metodico e importantissimo, che il pubblico non
vede e che non immagina neppure, ma dal quale di-
pende la conservazione e l'incremento della biblioteca.
La provvista, la legatura e la catalogazione dei nuovi
libri, la tenuta dell'inventario, le statistiche periodi-
che dei lettori e delle letture, il ricupero dei libri presso
i ritardatarî; e poi la cura della gestione economica,
le iniziative per trovare nuovi cespiti d'entrata, le re-
lazioni annuali e una folla di altri compiti, più o meno
importanti, metteranno a prova le attitudini del bi-
bliotecario.
***
Il personale d'ordine non deve accudire alla distri-
buzione. Un interessante esperimento del danno che
deriva dal fatto di affidare la distribuzione ad impie-
gati incolti e inesperti, lo fece, alcuni anni or sono,
chi scrive, quando, di ritorno in biblioteca dopo al-
cuni giorni di assenza forzata, trovò la proporzione
delle letture amene salita dalla normale 52% al 75
e all'82%. Ciò si spiega facilmente quando si consi-
deri che il personale inferiore, di tutto il materiale
[p. 212]
di biblioteca non impara a conoscere che la parte ro-Quanto si è detto dimostra la convenienza, anzi, la
necessità che il bibliotecario sia preparato alla sua
funzione e riceva un insegnamento speciale in iscuole
o corsi autonomi, oppure organizzati presso istituti
d'istruzione esistenti. Per dare un'idea di una scuola
simile, ci riferiremo ad un esempio pratico, cioè, alla
Scuola dei Bibliotecari istituita a Parigi 1) nel 1923,
sotto gli auspicî dell'Associazione dei Bibliotecari
americani, col suo aiuto materiale e la partecipazione
attiva di parecchi suoi membri.
La scuola, diretta da due bibliotecarie americane,
comprendeva, nel quarto anno (1926-1927), un corso
normale di 8 mesi (novembre-giugno), un corso di
specializzazione, non ben determinato nel program-
ma, e un corso accelerato di 6 settimane (1º giugno-
10 luglio).
Lo scopo dichiarato dell'istituzione è di formare i
bibliotecarî per una organizzazione razionale e mo-
derna della pubblica lettura e cioè per le biblioteche
di carattere generale, come le nostre «Nazionali»;
per le biblioteche speciali; per le biblioteche pubbli-
che, dette popolari; e per quelle dei fanciulli.
Il Corso normale è per bibliotecari già in funzione,
che desiderino conoscere i metodi pratici di lavoro
nella biblioteca moderna; per gli aspiranti bibliote-
cari di raccolte importanti e per chiunque abbia bi-
sogno di una coltura bibliografica.
1) Rue de l'Elysée 10, 8e arrondissement, presso la Biblio-
teca americana.
[p. 213]
Le materie d'insegnamento in questo corso sono
tre, e cioè:
L'orario della 1ª e 3ª materia comprende anche il
Lavoro di biblioteca relativo ai fanciulli e alle scuole,
e cioè: un corso di letteratura per i fanciulli, i prin-
cipî che presiedono alla scelta dei libri per fanciulli,
lettura e discussione di un gruppo di libri rappresen-
tanti i diversi generi della letteratura per i fanciulli,
studio e amministrazione di una biblioteca per fan-
ciulli e sua relazione con la scuola elementare.
Oltre quest'orario di studio, sono assegnate 100 ore
di tirocinio presso la Biblioteca Nazionale e 30 ore in
biblioteche speciali della città di Parigi. In tutto, 1200
ore, cioè 40 per settimana.
Le applicazioni pratiche consistono anche in visite
[p. 214]
a biblioteche, archivi, stabilimenti tipografici, edito-***
Il Corso accelerato, della durata di 6 settimane, è
per i bibliotecarî già impiegati nelle biblioteche di se-
condaria importanza o come ausiliarî nelle grandi bi-
blioteche; per gli aspiranti a impieghi di questo gene-
re, per i maestri, per i dirigenti di case editrici e li-
brarie, e infine per tutti coloro che hanno interesse a
conoscere l'organizzazione e il funzionamento delle
biblioteche, anche per servirsene a scopo di ricerca e
di studio. Il Corso accelerato serve anche di prepara-
zione al Corso normale.
Le materie di studio sono quelle stesse del Corso
normale, ma trattate in forma sommaria ed elementare.
Le lezioni, le applicazioni pratiche e le visite occupano
240 ore (40 per settimana) così divise: Amministra-
zione 18, Classificazione, catalogo, ecc. 30, Il libro 42,
applicazioni e visite 150.
Un certificato elementare è rilasciato agli alunni che
abbiano frequentato con profitto questo corso.
Una collezione di libri, opuscoli e periodici di bi-
blioteconomia e di bibliografia è a disposizione degli
alunni dei due Corsi, e così pure un catalogo-dizio-
nario a schede di tutto il patrimonio librario della Bi-
blioteca del Congresso di Washington, aggiornato da
costanti invii di schede per i nuovi acquisti. La Biblio-
teca Americana, che ha sede nel medesimo stabile,
mette a disposizione degli allievi la sua raccolta di
[p. 215]
40 000 volumi. Le grandi biblioteche di Parigi (la Na-La biblioteca nascente riceverà offerte di libri. Non
si deve rifiutarne alcuno, per inutile che sia, potendosi
questi scarti, separati dai pochi libri buoni, vendere
- nel peggiore dei casi – come carta straccia. Guai
lasciarsi vincere dalla tentazione di far numero e di
riempire gli scaffali di carta stampata pur che sia! Nel-
la scelta dei pochi libri utilizzabili non ci si lasci fuor-
viare dal piano di catalogo preventivamente stabilito.
Le vecchie edizioni dei classici in molti volumi e di
gran mole sono da ripudiarsi, potendosi avere con po-
che lire edizioni recenti e ben fatte degli stessi autori,
le quali hanno sulle altre il vantaggio di occupar po-
chissimo spazio, di esser più maneggevoli (grande pre-
gio questo per libri destinati alla circolazione) e di co-
star assai meno in legatura.
In generale, opere stampate prima degli ultimi 12
o 15 anni, specialmente se di carattere scientifico, non
devono trovar posto nella biblioteca pubblica.
Si può sollecitare qualche Casa editrice del luogo a
donare la sua miglior produzione, per costituire un
fondo che si chiamerà col nome di essa o del suo ini-
ziatore. Le Biblioteche popolari di Milano dotarono
due nuove Sezioni con fondi librari largiti dalle Case
editrici Hoepli in commemorazione del suo 50º anno di
fondazione, e Treves in memoria del suo fondatore
[p. 216]
Emilio Treves, e coi due nomi furono chiamate leLa biblioteca pubblica non acquista libri che non
sieno di uso pratico e non li conserva nelle proprie
collezioni quando non servono più. Nessun libro ha
diritto ad un posto definitivo nella biblioteca pubblica
o popolare moderna.
La scelta deve farsi armonicamente, per modo che
tutte le discipline siano rappresentate da un numero
di libri proporzionato alla importanza di esse.
Una buona collezione di classici non può mancare
in nessuna biblioteca, e non soltanto italiani, ma an-
che stranieri, nelle migliori traduzioni. Libri di amena
lettura e varietà, di storia, biografia, geografia e viag-
gi, di scienze morali e sperimentali, di religione, di
arte e per fanciulli, opere generali di consultazione,
giornali e riviste entrano allo stesso titolo nella biblio-
teca, che vuol essere per tutti. Delle scienze sperimen-
tali o applicate avranno la preferenza quelle che rispon-
dono alle attività pratiche del luogo (agricoltura, com-
merci e industrie speciali, marina, igiene, ecc.).
Gli acquisti non si fanno seguendo soltanto le ri-
chieste del pubblico. Un libro buono non è mai
[p. 217]
inutile; se non oggi, sarà richiesto domani, e ad un pri-Per la consulenza occorrono: un'enciclopedia gene-
rale di grande mole e dizionarî enciclopedici minori;
repertori tecnici, biografici, geografici e bibliografici,
atlanti, annuarî, vocabolarî delle diverse lingue, guide
di viaggio, orarî, opere generali di scienze fisiche, chi-
miche, naturali, storiche, politiche e di arte; prontuari
commerciali, ricettarî, piante topografiche, almanacchi,
tariffe, statistiche, indirizzarî, manuali di mestieri, al-
bums di arte applicata, cataloghi di case industriali e
commerciali, tutto ciò, insomma, che si richiede ad
una sollecita, vasta e precisa informazione.
Nella sala di consultazione si troveranno anche una
buona collezione di classici e le riviste di qualche im-
portanza, che richiedono una lettura prolungata.
[p. 218]
La sala di lettura dei giornali e dei periodici di ca-Opere generali . . . 100 | Arti utili . . . . . . . . 300 |
Filosofia . . . . . . . 100 | Letteratura . . . . . . 600 |
Religione . . . . . . . 300 | Biografia . . . . . . . 500 |
Sociologia . . . . . . 300 | Storia . . . . . . . . . . 650 |
Filologia . . . . . . . . 50 | Viaggi . . . . . . . . . 500 |
Scienze . . . . . . . . 400 | Lettura amena . . 1000 |
Belle arti . . . . . . . 200 |
La parte maggiore è fatta, dunque, all'amena let-
tura (romanzi, novelle, teatro, ecc.), e in modo cospi-
cuo sono rappresentati la storia, la biografia e i viaggi,
che sono anch'essi narrazioni di fatti, sebbene non
immaginati, ma veri. La letteratura esige pure un
buon numero di opere, perchè comprende i classici di
1) In molte biblioteche pubbliche inglesi e americane, i
libri d'immaginazione (fiction) concorrono per il 75 per cento,
ed anche più, a formare la cifra totale dei prestiti.
[p. 219]
tutti i tempi e di tutti i paesi. Seguono a distanza le
altre discipline pratiche e speculative.
Una parte ragguardevole delle amene letture sono
libri per i fanciulli, e un residuo della somma disponi-
bile sarà lasciato per le novità, cioè per i libri di più
attuale interesse su gli avvenimenti e problemi del
giorno.
Il problema della legatura è uno dei più difficili a
risolvere fra tutti quelli che si presentano al direttore.
Ragioni di estetica e di convenienza suggeriscono un
tipo di legatura uniforme per tutti i libri della biblio-
teca, e diverso soltanto nel colore dell'involucro, se-
condo le diverse materie, per distinguere l'una dal-
l'altra a colpo d'occhio.
Fra i tipi di legatura in mezza pelle e carta, in mezza
pergamena e carta e in tutta tela, l'esperienza insegna
a preferire quest'ultimo, come il tipo più economico e
solido insieme.
Essendo per ora impossibile parlare di una vera e
perfetta disinfezione, per la quale ancora la scienza e
la pratica non hanno saputo escogitare mezzi idonei
nè in Italia, nè all'Estero, si consiglia la rilegatura in
dermòide, la quale – come si è detto – per le sue
qualità apparenti e sostanziali, è un prezioso quanto
economico sostitutivo della pelle, di cui ha in più la
impermeabilità al sudore e la proprietà di non lasciarsi
attaccare da materie grasse, veicolo d'ogni infezione.
Abbiamo anche accennato, in altra parte di questo
libro, ad una leggenda da stamparsi nelle guardie di
ogni volume, per educare i lettori al rispetto del li-
bro; nè ci ripeteremo.
La cucitura si preferisce su nastri, anzi che su corde
trasversali (tre per i libri di formato ordinario e in
proporzione per i formati maggiori). Per le corde oc-
corre la recisione dei fascicoli e per i nastri no. Sul
dorso del libro così cucito viene poi applicata una
[p. 220]
striscia di garza, ai cui lembi laterali, eccedenti lo spes-[p. 221]
Le spese d'impianto (sede, libri, legature, mobili,
stampati, ecc.) vengono, in generale, ammortizzate in
una serie di anni, con uno stanziamento fisso iscritto
in ciascuno dei bilanci di esercizio. Si fa general-
mente così nella patria della biblioteca moderna, cioè
nei paesi anglosassoni.
La risorsa capitale, in un paese come l'Italia, dove
la munificenza privata non può contare su un Carne-
gie, è costituita dalle somme che il Comune e lo Stato
potranno destinare alla biblioteca pubblica. Contri-
buti si potranno in qualche caso ottenere da altri enti
pubblici e corporativi, e piccoli introiti si realizzeranno
con la vendita dei cataloghi, con multe ai ritardatari,
con la cessione di libri a prezzo di copertina, mentre
alla biblioteca sono ceduti con i consueti sconti dagli
editori; con lavori compensati, come studî bibliogra-
fici, copie, ecc. Infine, una discreta somma sarà pa-
gata dai lettori sotto forma di iscrizione al prestito a
domicilio. Alcune biblioteche impongono, invece, ai
lettori una piccola tassa per ogni libro prestato, la
quale prende il nome di tassa di lettura.
Esaminato l'attivo e stabilita la somma che si può
spendere, occorre dividere armonicamente i diversi ti-
toli di spesa, affinchè non si abbiano poi troppi scaf-
fali e pochi libri, oppure molti libri e niente denari
per farli rilegare, e via dicendo.
[p. 222]
Un tecnico inglese, J. Duff Brown, fece una ripar-ENTRATE DI | |
Sede: | L. 75 000 L. 25 000 |
Interessi e ammortamento del prestito per la spesa d'impianto | L. 18 750 L. 6 250 |
Illuminazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 4 500 » 1 250 |
Riscaldamento . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 750 » 200 |
Manutenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 2 000 » 500 |
Assicurazione incendi, ecc. . . . . . . . | » 300 » 125 |
Acquisti, legature: | |
Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | L. 12 500 L. 2 500 |
Giornali e riviste . . . . . . . . . . . . . . . | » 4 500 » 1 250 |
Legature . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 2 750 » 750 |
Spese d'ufficio: | |
Cancelleria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | L. 750 L. 200 |
Stampati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 1 250 » 200 |
Imposte, tasse . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 625 » 100 |
Trasporti e viaggi . . . . . . . . . . . . . . . | » 500 » 125 |
Posta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 300 » 75 |
Diversi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 500 » 75 |
Personale: | |
1 Bibliotecario . . . . . . . . . . . . . . . . . | L. 8 750 L. 5 000 |
1 Vice-bibliotecario . . . . . . . . . . . . . | » 4 375 » 2 500 |
1 Assistente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 1 950 » –– |
Assistenti a L. 650 (8) . . . . . . . . . . . | » 5 200 (3) » 1 950 |
Commessi (da L. 25 a 35 la settim. ) (2) | » 3 250 (2) » 1 625 |
Pulizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | » 1 500 » 325 |
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Totali | L. 75 000 L. 25 000 |
0. Opere generali | 5. Scienze |
1. Filosofia | 6. Scienze applicate |
2. Religione | 7. Belle Arti |
3. Sociologia | 8. Letteratura |
4. Filologia | 9. Storia. |
Per la classe quinta, ad esempio, noi avremo:
50. Scienze in generale | 55. Geologia |
51. Matematiche | 56. Paleontologia |
52. Astronomia | 57. Biologia |
53. Fisica | 58. Botanica |
54. Chimica | 59. Zoologia. |
Prendendo a considerare il gruppo Fisica (53) per
le sue suddivisioni si avrà:
530. Fisica in generale | 535. Ottica |
531. Meccanica | 536. Calore |
532. Idraulica | 537. Elettricità |
533. Gas | 538. Magnetismo |
534. Acustica | 539. Fisica molecolare |
Tutte le opere di elettricità porteranno, quindi, il
numero 537, la prima cifra del quale (5) indica che
si tratta di una materia relativa alla quinta classe delle
conoscenze umane, cioè alle Scienze; la seconda ci-
fra (3) determina a quale di queste scienze il libro ap-
partiene (Fisica); ma anche la Fisica si suddivide in
diverse sezioni, di cui la settima è l'Elettricità. Così
che il numero 537 esprime in modo rigorosamente
[p. 225]
esatto e straordinariamente conciso che si tratta di un0 – OPERE GENERALI.
01 – Bibliografia.
010 – Opere generali.
011 – Bibliografie universali.
012 A-Z – Bibliografie individuali ordinate alfabeticamente.
013 – Bibliografie di speciali classi d'autori.
014 – Bibliografie di anonimi e di pseudonimi
015 (.) – Bibliografie divise per paesi.
016... – Bibliografie di soggetti speciali. (Divise come nella
classificazione generale. Es. Bibliografia dell'Astronomia: = 016(52).
017 – Cataloghi di Biblioteche, di librai e di aste librarie.
02 – Biblioteconomia.
03 (.) – Enciclopedie generali.
04 – Raccolte generali di scritti.
05 – Periodici generali. Riviste.
[p. 226]
058 – Annuarii. Indicatori di nomi e di indirizzi.06 – Accademie e Società di scienze, lettere ed arti.
07 – Giornali politici. Giornalismo.
08 – Collezioni e raccolte speciali. Poligrafia.
083 – Pubblicazioni ufficiali e governative.
087 – Opere per la gioventù. Libri di educazione e di ricreazione.
09 – Manoscritti e libri preziosi.
1 – FILOSOFIA.
10 – Opere generali.
11 – Metafisica.
111 – Ontologia.
112 – Metodologia della Metafisica.
113 – Cosmologia.
114 – Spazio.
115 – Tempo.
116 – Moto.
117 – Materia.
118 – Forza.
119 – Quantità. Numero.
12 – Altri soggetti di metafisica.
13 – Spirito e materia.
133 – Spiritismo. Magia. Stregoneria.
134 – Ipnotismo. Mesmerismo. Magnetismo animale.
135 – Sogni. Sonno. Sonnambulismo.
138 – Fisonomia.
139 – Frenologia.
14 – Sistemi filosofici.
141 – Idealismo. Trascendentalismo.
142 – Filosofia critica.
143 – Intuizionismo.
144 – Empirismo
145 – Sensismo.
146 – Materialismo. Positivismo.
147 – Panteismo. Monismo.
148 – Eclettismo.
149 – Altri sistemi filosofici.
15 – Psicologia.
151 – Intelletto.
152 – Senso. Percezioni.
[p. 227]
153 – Intendimento.16 – Logica.
161 – Induzione.
162 – Deduzione.
163 – Testimonianze.
164 – Simbolica.
165 – Sorgenti di errore. Sofismi.
166 – Sillogismi.
167 – Ipotesi.
168 – Raziocinio.
169 – Analogie.
17 Etica.
171 – Etica individuale.
172 – Etica sociale.
173 – Etica della famiglia. Matrimonio, divorzio, ecc.
174 – Etica professionale.
175 – Etica dei divertimenti.
176 – Etica sessuale. Amore. Pornografia.
178 – Temperanza.
179.3 – Crudeltà verso gli animali.
179.7 – Duello. Suicidio, dal punto di vista etico.
18 Filosofi antichi.
181 – Antichi filosofi orientali.
182 – Antichi filosofi greci.
183 – Sofisti e sistemi socratici.
184 – Platonici. Accademia.
185 – Aristotelici. Peripatetici. Liceo.
186 – Pirronisti. Neo-Platonici.
187 – Epicurei. Lucrezio.
188 – Stoici.
189 – Filosofi cristiani, antichi e del medioevo.
19 (.) – Filosofi moderni.
2 – RELIGIONE – TEOLOGIA.
20 – Opere generali.
21 – Teologia e Religione naturale.
211 – Deismo e ateismo.
212 – Panteismo. Teosofia.
[p. 228]
213 – Creazione. Evoluzione.22 – Bibbia – Evangeli – Storia sacra.
221 – Antico Testamento.
222 – Libri storici, dalla «Genesi» al «Libro di Ester».
223 – Libri poetici, da «Giobbe» al «Cantico de' Cantici».
224 – Libri profetici, da «Isaia» a «Malachia».
225 – Nuovo testamento. Testo. Introduzione.
226 – Evangeli ed Atti degli Apostoli.
227 – Epistole.
228 – Apocalisse.
229 – Libri apocrifi.
23 – Teologia dottrinale – Dogmi cristiani.
231 – Dio, Unità, Trinità.
232 – Gesù Cristo. Maria Vergine.
233 – Uomo.
234 – Salvazione.
235 – Angeli e Demoni.
236 – Escatologia. Ultimo fine.
237 – Vita futura.
238 – Credo. Confessione. Catechismo.
239 – Apologetica. Patristica.
24 – Pratica religiosa – Devozione.
244 – Letture religiose. Romanzi religiosi.
245 – Innologia. Poesia religiosa.
246 – Arte e simbolismo religioso.
247 – Arredi sacri. Vesti. Ornamenti.
25 – Opere pastorali e parrocchiali.
252 – Prediche e sermoni.
26 – La Chiesa. Sua organizzazione e sue opere.
261 – La chiesa. Sua influenza sulla Morale e sulla Civiltà.
262 – Gerarchia e disciplina ecclesiastica.
263 – Giorni festivi.
264 – Servizio divino. Rituale. Libri liturgici.
265 – Sacramenti.
266 – Missioni.
267 – Associazioni religiose.
268 – Scuole religiose della domenica.
269 – Esercizi spirituali.
[p. 229]
27 – Storia religiosa generale.
27 (.) – Storia religiosa di ciascun Paese.
271 – Storia degli Ordini monastici e delle abazie.
271.1 – Benedettini.
271.2 – Domenicani.
271.3 – Francescani.
271.4 – Agostiniani.
271.5 – Gesuiti.
272 – Storia delle persecuzioni religiose.
273 – Storia delle eresie.
28 – Storia delle Chiese e degli scismi cristiani.
281 – Chiesa primitiva e chiese orientali.
282 – Chiesa Cattolica Romana.
283 – Chiesa Anglicana e Americana.
284 – Luterani. Calvinisti.
285 – Chiesa Presbiteriana, Riformata e Puritana.
286 – Battisti.
287 – Metodisti.
288 – Unitarî.
289 – Altre sètte.
29 – Religioni non cristiane. Mitologie.
292 – Mitologia greca e romana.
293 – Mitologia teutonica e nordica.
294 – Bramanismo. Buddismo.
295 – Parsismo. Zend Avesta.
296 – Giudaismo.
297 – Islamismo. Corano.
3 – SCIENZE SOCIALI E DIRITTO.
30 – Opere generali.
301 – Teoria delle scienze sociali. Sociologia.
302 – Trattati generali. Manuali.
303 – Enciclopedie. Dizionarî.
304 – Saggi. La questione sociale in generale.
305 – Periodici.
306 – Società.
307 – Insegnamento.
308 – Poligrafia.
308 (.) – Studio dei diversi paesi considerati sotto l'aspetto economico, politico e sociale.
309 – Storia delle scienze sociali.
31 – Statistica.
31 (.) – Statistica divisa per paesi.
311 – Teoria e metodi della statistica.
312 – Popolazione e demografia.
[p. 230]
32 – Scienze politiche.
320 – Opere generali.
321 – Forme dello Stato.
322 (.) – La Chiesa e lo Stato. Politica religiosa.
323 (.) – Politica interna.
324 (.) – Elezioni.
325 – Colonizzazione. Emigrazione. Immigrazione.
326 – Schiavitù.
327 (.) – Politica estera ed internazionale.
328 (.) Parlamento. Atti parlamentari.
329 (.) Partiti politici.
33 – Economia politica.
330 – Opere generali.
331 – Lavoro ed operai.
332 – Banche. Moneta. Credito.
333 – Proprietà immobiliare; rendita fondiaria; proprietà della terra, delle foreste e delle miniere.
334 – Cooperazione.
334.7 – Mutuo soccorso.
335 – Socialismo e Comunismo. Anarchia.
336 – Finanze pubbliche.
337 – Protezionismo. Libero scambio. Tariffe doganali.
338 – Produzione della ricchezza. Industria.
339 – Ripartizione della ricchezza. Pauperismo.
34 – Diritto. Legislazione. Giurisprudenza.
340 – Opere generali.
341 – Diritto internazionale. Diritto delle genti.
342 – Diritto costituzionale e pubblico.
343 – Diritto penale.
344 – Diritto penale militare.
345 (.) – Legislazione e giurisprudenza in generale.
347 – Diritto privato. Diritto civile.
348 – Diritto ecclesiastico e canonico.
349 (.) – Storia del diritto e delle istituzioni.
349 (37) – Diritto Romano.
35 – Amministrazione. Diritto amministrativo.
350 – Opere generali.
351 – Amministrazione governativa centrale.
352 (.) – Amministrazione governativa locale.
354 (.) – Ordinamento del governo centrale.
355 – Esercito. Scienza militare.
359 – Marina militare. Scienza navale.
36 – Assistenza. Assicurazione. Associazione.
361 – Assistenza. Beneficenza. Carità.
363 – Associazioni politiche.
365 – Prigioni.
[p. 231]
37 – Insegnamento Educazione.
370 – Opere generali.
371 – Pedagogia.
372 – Istruzione primaria. Libri scolastici per l'insegnamento primario.
373 – Istruzione secondaria. Collegi e convitti.
374 – » personale. Autodidattica.
375 – Programmi d'insegnamento.
376 – Educazione delle donne.
377 – » religiosa e morale.
378 – Istruzione superiore. Università.
379 – Intervento dello Stato nell'insegnamento.
38 – Commercio. Comunicazioni. Trasporti.
381 – Commercio interno.
382 – » internazionale.
383 – Poste. Francobolli.
384 – Telegrafi e telefoni.
385 – Strade ferrate.
386 – Canali e strade.
387 – Navigazione marittima e fluviale.
388 – Vie urbane. Tramvie.
389 – Pesi e misure. Metrologia.
39 – Usi e costumi popolari.
391 – Vestiario e cura della persona.
392 – Nascita. Casa. Usi nuziali.
393 – Usi relativi ai defunti.
394 – » pubblici e sociali.
395 – Cerimoniale e convenienze sociali. Galateo.
396 – La donna nella società. Emancipazione.
397 – Zingari. Popolazioni nomadi.
398 – Folklore. Proverbi, fiabe, leggende e canzoni popolari.
399 – Usi di guerra.
4 – FILOLOGIA – LINGUISTICA.
40 – Opere generali (suddivise secondo i determinanti di forma).
41 – Filologia comparata.
411 – Ortografia. Ortoepia. Alfabeti.
412 – Etimologia.
413 – Dizionari. Lessicografia.
414 – Fonologia.
415 – Grammatica. Sintassi.
[p. 232]
416 – Prosodia.42 – Inglese.
420 – Opere generali (suddivise come il 40).
421 – Ortografia.
422 – Etimologia.
423 – Dizionarii.
424 – Sinonimi. Omonimi.
425 – Grammatiche.
426 – Prosodia.
427 – Dialetti.
428 – Libri scolastici. Testi per imparare la lingua.
429 – Anglo-Sassone.
43 – Tedesca (suddivisa come il 42).
439 – Lingue germaniche diverse dal Tedesco.
439.1 – Basso tedesco in generale.
439.2 – Frisone. Antico Sassone.
439.3 – Olandese. Fiammingo.
439.4 – Dialetti germanici.
439.5 – Lingue scandinave in generale.
439.6 – Norso antico.
439.7 – Svedese.
439.8 – Danese. Norvegese.
439.9 – Gotico.
44 – Francese (suddivisa come il 42).
449 – Provenzale.
45 – Italiana (suddivisa come il 42).
459 – Rumena e Valacca.
46 – Spagnuola (suddivisa come il 42).
469 – Portoghese.
47 – Latina.
479 – Dialetti italici. Latino dei bassi tempi.
48 – Greca.
489 – Greco moderno.
49 – Altre lingue.
491 – Lingue indoeuropee.
491.1 – Lingue indiane.
491.5 – » iraniche.
491.6 – » celtiche.
491.7 – Lingua russa.
491.8 – Lingue slave (escluso il Russo).
[p. 233]
492 – Lingue Semitiche.5 – SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI.
50 – Opere generali (suddivise secondo i determinanti di forma).
51 – Matematiche.
510 – Opere generali.
511 – Aritmetica.
512 – Algebra.
513 – Geometria.
514 – Trigonometria.
515 – Geometria descrittiva.
516 – » analitica.
517 – Calcolo differenziale ed integrale.
519 – Probabilità. Calcolo delle annualità e delle assicurazioni.
52 – Astronomia.
520 – Opere generali.
521 – Astronomia teorica. Meccanica celeste.
522 – » pratica. Osservazioni. Istrumenti.
523 – » descrittiva.
525 – La Terra.
526 – Geodesia. Agrimensura.
527 – Navigazione.
528 – Effemeridi.
529 – Cronologia.
53 – Fisica.
530 – Opere generali.
531 – Meccanica.
532 – Liquidi. Idrostatica. Idraulica.
533 – Pneumatica. Gas. Aerostatica.
534 – Suono. Acustica.
535 – Luce. Ottica.
536 – Calore. Termodinamica.
537 – Elettricità.
538 – Magnetismo.
539 – Fisica molecolare.
[p. 234]
54 – Chimica.
540 – Opere generali.
541 – Chimica teorica.
542 – » pratica e sperimentale.
543 – Analisi delle diverse sostanze.
544 – » qualitativa.
545 – » quantitativa.
546 – Chimica inorganica.
547 – » organica.
548 – Cristallografia.
549 – Mineralogia.
55 – Geologia.
550 – Opere generali.
55 (.) – Geologia divisa per paesi.
551 – Geologia fisica e dinamica. Formazione del Globo terrestre.
551.5 – Meteorologia. Climatologia.
552 – Litologia. Studio delle roccie.
553 – Geologia economica.
553.7 (.) Acque minerali.
56 – Paleontologia.
560 – Opere generali.
561 – Piante.
562 – Invertebrati.
563 – Protozoi. Radiati.
564 – Molluschi.
565 – Articolati.
566 – Vertebrati.
567 – Pesci. Anfibi.
568 – Rettili. Uccelli.
569 – Mammiferi.
57 – Biologia. Evoluzione. Vita.
570 – Opere generali.
571 – Archeologia preistorica.
572 – Antropologia. Etnografia.
572.8 – Suddivise secondo le razze.
572.9 (.) – Suddivisioni geografiche per paesi.
573 – Storia naturale dell'Uomo.
574 – Omologie.
575 – Evoluzione.
576 – Origine e principii della Vita.
577 – Proprietà della Materia vivente.
578 – Microscopia.
579 – Manuali per collettori.
[p. 235]
58 – Botanica.
580 – Opere generali.
581 – Fisiologia botanica.
582 – Fanerogame.
583 – Dicotiledoni.
584 – Monocotiledoni.
585 – Gimnosperme.
586 – Crittogame.
587 – Pteridofite.
588 – Briofite.
589 – Tallofite.
59 – Zoologia.
590 – Opere generali.
591 – Fisiologia zoologica.
591.9 – Distribuzione geografica degli animali.
592 – Invertebrati.
593 – Protozoi. Radiati.
594 – Molluschi.
595 – Articolati:
595.1 – Vermi.
595.4 – Aracnidi.
595.7 – Insetti.
596 – Vertebrati.
597 – Pesci
597.6 – Anfibi.
598. Rettili. Uccelli.
598.1 – Rettili.
598.2 – Uccelli.
599 – Mammiferi.
599.9 – Bimani. Uomo.
(Vedi 573 – Storia Naturale dell'Uomo, e 611 – Anatomia).
6 – SCIENZE APPLICATE – TECNOLOGIA.
60 – Opere generali (suddivise secondo i determinanti di forma).
61 – Medicina.
610 – Opere generali.
611 – Anatomia. Istologia.
611.1 – Sistema circolatorio.
611.2 – » respiratorio.
611.3 – » digerente.
611.4 – » glandolare e linfatico.
611.6 – » genito-urinario.
611.7 – » motore e tegumentario.
[p. 236]
611.8 – Sistema nervoso.[p. 237]
617.4 – Operazioni chirurgiche.62 – Ingegneria.
620 – Opere generali.
621 – Macchine.
621.3 – Elettricità applicata.
622 – Ingegneria delle miniere.
623 – Scienze applicate all'arte militare.
623.9 – Scienze applicate alla Marina.
624 – Ponti e Gallerie.
625 – Strade e Ferrovie.
626 – Fiumi.
627 – Porti e Lavori idraulici in generale.
628 – Lavori sanitari. Acque e Fognature.
629 – Altri lavori d'ingegneria.
63 – Agricoltura.
630 – Opere generali.
631 – Terreni. Concimi. Asciugamento dei terreni.
632 – Insetti nocivi. Malattie delle piante.
633 – Grani. Erbe. Fibre tessili. Caffè. Tabacco.
634 – Frutti. Frutteti. Viticoltura.
634.9 – Silvicoltura. Foreste.
[p. 238]
635 – Orticoltura. Legumi.64 – Economia domestica.
641 – Cucina. Gastronomia.
642 – Pasticceria. Dolci.
643 – Alimentazione. Servizio di tavola.
644 – Riscaldamento e luce.
645 – Mobilia.
646 – Vestiario. Mode.
647 – Servitù.
648 – Bucato.
649 – Educazione dei fanciulli. Assistenza ai malati.
65 – Commercio. Trasporti.
651 – Organizzazione e materiali di banco.
652 – Scrittura. Macchine da scrivere e da calcolare.
653 – Stenografia.
654 – Telegrafi. Telefoni. Segnali.
655 – Tipografia. Commercio librario.
656 – Industria dei Trasporti e sua tecnologia.
657 – Ragioneria e Computisteria.
658 – Manuali di Commercio. Conti fatti.
659 – Pubblicità.
66 – Tecnologia Chimica.
660 – Opere generali.
661 – Prodotti chimici.
662 – Pirotecnica. Esplodenti.
663 – Bevande.
664 – Alimenti.
665 – Olio. Gas. Candele.
666 – Ceramica. Vetri. Pietre. Cementi.
667 – Imbiancatura. Tinture, colori, vernici. Inchiostri.
668 – Altre industrie eli chimica organica.
669 – Metallurgia.
67 – Manifatture.
671 – Lavori in Metallo in generale.
672 – » in Ferro e in Acciaio.
673 – » in Rame e in Bronzo.
674 – Legnami da costruzione e costruzioni in legno.
675 – Cuoio e Lavori in cuoio.
676 – Carta e Lavori in cartone.
677 – Cotone. Lana. Seta. Lino.
678 – Gomma elastica e Lavori in gomma.
679 – Celluloide ed altri prodotti.
[p. 239]
68 – Industrie meccaniche – Mestieri.
681 – Orologeria. Istrumenti di precisione.
682 – Fabbro ferraio. Maniscalco.
683 – Serrature. Armi da fuoco.
684 – Carrozziere. Ebanista.
685 – Selleria e Calzoleria.
686 – Legatura di libri.
687 – Manifattura di vestiti. Sarti. Cappelli.
689 – Altri mestieri.
69 – Costruzioni.
690 – Opere generali.
691 – Materiali da costruzione.
692 – Piani. Tracciati. Contratti. Sorveglianza.
693 – Muratura. Soffitti.
694 – Carpentieri. Falegnami.
695 – Tetti. Tegole. Ardesie.
696 – Trombaio. Tubature per il Gas e per il Vapore.
697 – Riscaldamento e Ventilazione.
698 – Dipintura. Vetreria. Tappezzeria e Carte da parati.
699 – Costruzioni di navi e di vagoni.
7 – ARTI BELLE.
70 – Opere generali (suddivise secondo i determinanti di forma).
71 – Giardinaggio.
72 – Architettura.
720 – Opere generali.
721 – Costruzioni architettoniche.
722 – Architettura antica e orientale.
723 – » Medioevale.
724 – » Moderna.
725 – Edifici pubblici.
726 – » religiosi.
727 – » destinati all'insegnamento.
728 – » ad uso abitazione.
729 – Decorazione e disegni architettonici.
73 – Scultura.
731 – Materiali e Metodi.
732 – Scultura Antica.
733 – » Greca e Romana
734 – » Medioevale.
735 – » Moderna.
736 – Sigilli. Gemme. Cammei.
[p. 240]
737 – Numismatica. Medaglie.74 – Disegno. Arti decorative e Arti applicate.
741 – Disegno a mano libera.
742 – Prospettiva.
743 – Anatomia artistica.
744 – Disegno geometrico.
745 – Ornato.
746 – Ricami.
747 – Decorazione interna delle abitazioni. Affreschi.
748 – Vetri colorati. Smalto.
749 – Suppellettile artistica.
75 – Pittura.
751 – Materiali e Metodi.
752 – Colori.
753 – Pittura allegorica.
754 – » in genere.
755 – » religiosa.
756 – » storica. Battaglie.
757 – Ritratti.
758 – Paesaggi e Marine.
759 – Varie scuole di pittura.
76 – Incisioni – Stampe – Litografie.
761 – Incisioni in legno.
762 – » in Rame e in Acciaio.
763 – Litografia.
764 – Cromolitografia. Figure a colori.
767 – Incisione all'acquaforte.
768 – Biglietti di banca.
769 – Collezioni di incisioni e di stampe.
77 – Fotografia.
771 – Materiali per la Fotografia.
772 – Dagherrotipia.
773 – Processo al carbone.
774 – Eliotipia.
775 – Foto-litografia.
776 – Foto-zincografia.
777 – Incisione fotografica.
778 – Applicazioni speciali.
779 – Collezioni di Fotografie.
78 – Musica.
780 – Opere generali.
781 – Teoria della Musica.
782 – Musica melodrammatica.
783 – » sacra.
[p. 241]
784 – Musica vocale. Canto e canzoni.79 – Giuochi – Divertimenti – Sports.
791 – Divertimenti pubblici.
792 – Teatri. Pantornime.
793 – Divertimenti privati.
794 – Giuochi di abilità.
795 – » di fortuna.
796 – » ed esercizî all'aria aperta.
797 – Canottaggio. Regate.
798 – Equitazione. Corse.
799 – Caccia. Pesca. Tiro a segno.
8 – LETTERATURA.
80 – Opere generali (suddivise secondo i determinanti di forma).
82 – Letteratura Inglese.
820 – Opere generali (suddivise come l'80).
821 – Poesia.
822 – Teatro.
823 – Novelle. Romanzi.
824 – Saggi. Prose varie.
825 – Oratoria e discorsi.
826 – Lettere. Epistolari.
827 – Satire. Umorismo.
828 – Scritti varii. Miscellanea.
829 – Letteratura Anglo-sassone.
83 – Letteratura Tedesca. (suddivisa come l'82).
839 – Letteratura Germanica non Tedesca.
839.2 – Letteratura Olandese e Fiamminga.
839.7 – » Svedese.
839.8 – » Danese e Norvegese.
84 – Letteratura Francese (suddivisa come l'82)
849 (.) – Letteratura dei dialetti francesi.
849 (493) – » Vallone.
85 – Letteratura Italiana (suddivisa come l'82).
859 (.) – Letteratura dei dialetti italiani.
859 – » Valacca e Rumena.
[p. 242]
86 – Letteratura Spagnuola (suddivisa come l'82).
869 – Letteratura Portoghese.
87 – Letteratura Latina.
870 – Opere generali.
871 – Poesia latina in generale.
872 – Teatro latino.
873 – Poesia epica.
874 – » lirica.
875 – Oratoria e discorsi.
876 – Lettere. Epistolarii.
877 – Satire. Umorismo.
878 – Scritti varii. Miscellanea.
879 – Letteratura (in lingua latina) medioevale e moderna. (suddivisa come l'80).
88 – Letteratura Greca.
880 – Opere generali.
881 – Poesia greca in generale.
882 – » drammatica.
883 – » epica.
884 – » lirica.
885 – Oratoria e discorsi.
886 – Lettere. Epistolarii.
887 – Satire e Umorismo.
888 – Scritti varii. Miscellanea.
889 – Greco medioevale e moderno.
89 – Letteratura di altre lingue (suddivisa come il 49).
9 – STORIA E GEOGRAFIA.
90 – Generalità della Storia (suddivisa secondo i determinanti di forma).
909 – Storia Universale e Storia Moderna in generale.
91 – Geografia e Viaggi.
910 – Opere generali (suddivise come il 90).
91 (.) – Geografia divisa per paesi.
911 – Geografia storica.
912 (.) – Carte. Mappe. Atlanti.
913 (.) – Archeologia. Antichità.
92 – Biografie.
92 A-Z – Biografie individuali.
92 (.) – Collezioni di Biografie divise per Paesi.
92... – » » speciali
(Si suddividono come la classificazione principale. Es.: 92.75 = Vite di pittori illustri).
929 – Genealogia. Araldica. Blasoni. Ordini cavallereschi.
[p. 243]
STORIA.
93 – Storia Antica.
937 – Roma Antica. L'Italia.
937.001 – I Re: 753-509 av. Cr.
937.002 – La Repubblica: 509-27 av. Cr.
937.006 – L'Impero: 27 av. Cr.-476 dopo Cr.
938 – Grecia Antica.
94 – Storia dell'Europa Moderna.
94.001 – Il Medioevo: 476-1453.
94.002 – Formazione delle Nazioni: 476-800.
94.003 – Feudalismo: 800-1100.
94.004 – Cavalleria: 1100-1453.
94.005 – Storia Moderna: 1453-
94.006 – Rinascimento: 1453-1517.
94.007 – Epoca della Riforma: 1517-1789.
94.008 – » Napoleonica: 1789-1815.
94.009 – Storia Contemporanea: 1815
945 – Storia dell'Italia.
945.001 – Regno dei Goti e dei Longobardi: 476-774.
945.002 – Imperatori Franchi: 774-961.
945.003 – » Tedeschi: 961-1122.
945.004 – Epoca dei Comuni: 1100-1300.
945.005 – » del Dispotismo: 1300-1492.
945.006 – » delle Invasioni: 1492-1527.
945.007 – Preponderanza spagnola e austriaca: 1527-1796.
945.008 – Guerre per l'Indipendenza: 1796-1870.
945.009 – Italia Unita: 1870-
95 – Storia dell'Asia.
96 – » dell'Africa.
97 – » dell'America del Nord.
98 – » dell'America del Sud.
98 – » dell'Oceania.
DETERMINANTI DI FORMA.
. . . 01 – Teoria Generale di . . . Utilità di . . .
. . . 02 – Trattati Generali di . . . Manuali, Prontuari di . . .
. . . 03 – Dizionari, Enciclopedie di . . .
. . . 04 – Saggi, Conferenze, Letture, Discorsi su . . .
. . . 05 – Periodici, Riviste di . . .
. . . 06 – Società, Accademie di . . .
[p. 244]
. . . 07 – Insegnamento, Studio, Museo di . . .DETERMINANTI GEOGRAFICI.
Questi determinanti si usano per determinare il paese diEs.: 91 (.) = Geografia divisa per paesi.
45 = Determinante dell'Italia.
91 (45) = Geografia dell'Italia.
Quando si vuole determinare a quale paese appartenga un
volume di Storia, invece di mettere il determinante geografico
tra parentesi, lo si fa precedere dalla cifra 9, caratteristica
della Storia.
Es.: 42 = Inghilterra.
942 = Storia dell'Inghilterra
3 – Geografia Antica.
31 – Cina Antica.
32 – Egitto Antico.
33 – Giudea Antica.
34 – India »
35 – Medo-Persia. Caldea. Assiria. Babilonia. Mesopotamia.
36 – Celti.
37 – Roma Antica. Italia Antica.
38 – Grecia »
39 – Altri Paesi Antichi.
4 – Europa Moderna.
41 – Scozia.
415 – Irlanda.
42 – Inghilterra.
421 – Londra.
43 – Germania
436 – Austria.
437 – Boemia.
438 – Polonia e Cecoslovacchia.
439 – Ungheria.
44 – Francia.
443.6 – Parigi.
[p. 245]
45 – Italia.5 – Asia.
51 – Cina.
52 – Giappone.
53 – Arabia.
54 – India.
55 – Persia.
56 – Turchia Asiatica.
564 – Cipro.
569 – Palestina.
57 – Siberia.
58 – Asia Centrale.
581 – Afganistan.
584 – Turchestan.
588 – Belucistan.
59 – Indo-Cina.
591 – Birmania.
593 – Siam.
596 – Cambogia.
597 – Cocincina Francese.
598 – Annam.
599 – Tonchino.
6 – Africa.
61 – Africa Settentrionale.
611 – Tunisia.
612 – Tripolitania.
62 – Egitto.
63 – Abissinia.
64 – Marocco.
65 – Algeria.
[p. 246]
66 – Africa Centrale del Nord.7 – America del Nord.
71 – Canadà.
718 – Terranova.
72 – Messico.
728 – America Centrale.
728.1 – Guatemala.
728.3 – Honduras.
728.4 – San Salvador.
728.5 – Nicaragua.
728.6 – Costa Rica.
729 – Indie Orientali.
729.1 – Cuba.
729.2 – Giamaica.
729.3 – San Domingo.
729.4 – Haiti.
729.5 – Portorico.
729.8 – Barbades.
729.9 – Bermude.
73 – Stati Uniti.
74 – Stati della Nuova Inghilterra.
75 – » del Sud-Est.
76 – » Meridionali.
77 – » Interni.
78 – » dell'Ovest.
79 – » del Pacifico.
8 – America del Sud.
81 – Brasile.
82 – Argentina.
83 – Patagonia.
84 – Bolivia.
85 – Perù.
86 – Columbia.
861 – Equatore.
87 – Venezuela.
88 – Gujana.
89 – Paraguay.
891 – Uruguay.
[p. 247]
9 – Oceania e Regioni Polari.
91 – Malesia.
92 – Sonda (Isole della)
93 – Australasia.
94 – Australia.
95 – Nuova Guinea.
96 – Polinesia.
969 – Hawai.
97 – Isole sparse dell'Oceano.
98 – Regioni artiche. Polo Nord.
99 – » antartiche. Polo Sud.
Nello stesso ordine col quale sono stati classificati,
i libri si collocano, negli scaffali, dopo averli, s'in-
tende, inventariati e catalogati, non solo, ma anche
timbrati uno a uno sul frontispizio interno, sulla prima
pagina del testo e sulle tavole fuori testo (se esistono),
in modo che i male intenzionati non possano far scom-
parire le tracce della legittima proprietà senza rendere
il volume inservibile.
Il numero di classificazione scritto distintamente su
un'etichetta aderente al dorso del libro designa il posto
che esso occuperà nell'ordine progressivo in cui i vo-
lumi si succedono negli scaffali. Se due o più opere,
trattando lo stesso argomento, portano uno stesso nu-
mero, si dispongono in ordine alfabetico dei rispettivi
autori. Così avviene per la letteratura narrativa di cia-
scun paese.
In ogni ripiano si lascia uno spazio vuoto, perchè
i libri nuovi possano prendere via via il loro posto,
senza che occorrano spostamenti troppo frequenti di
molta parte del materiale.
Soli inconvenienti di questo sistema di collocazione
sono: la vicinanza fra loro di libri di vario formato,
che non fa un gran bel vedere, e un certo spreco di
spazio, a causa dei vuoti che si è costretti a lasciare in
ogni ripiano; ma i suoi vantaggi risultano in pratica
grandissimi, a cominciare da questo: senza bisogno
di consultare il catalogo, i lettori trovano di seguito
[p. 248]
tutti i libri che la biblioteca possiede sull'argomentoPrima di procedere alla schedatura, s'iscriveranno
tutti i libri nel Registro d'ingresso o inventario, in
cui si noteranno poi sempre, in ordine cronologico,
tutte le opere che entreranno successivamente in bi-
blioteca per doni o acquisti. Il registro d'ingresso tien
conto della provenienza di ciascun'opera, della data
in cui è entrata in biblioteca, dell'autore e del titolo
sommario di essa, dell'editore e dell'anno di stampa,
del numero dei volumi di cui si compone, del prezzo
di copertina e infine dell'indicazione di catalogo cor-
rispondente alla sua collocazione negli scaffali.
Naturalmente, ogni opera è distinta innanzi tutto
da un numero progressivo, che si ripete a piè dell'ul-
tima pagina.
Ecco un modulo di questo registro.
[p. 249]
Il numero d'inventario serve a individuare il libro
nelle registrazioni del prestito, non bastando a ciò il
solo titolo, che è comune alle diverse edizioni della
stessa opera eventualmente esistenti in biblioteca (edi-
zione economica, di lusso, ecc.).
Alcuni aggiungono all'inventario alcune colonne
per annotarvi la data di consegna e di restituzione dei
libri mandati a legare; ma per la rilegatura è consi-
gliabile un registro speciale.
Il registro d'ingresso o inventario, ove sia tenuto
al corrente con le registrazioni, permette di rilevare
in qualunque momento il numero delle opere di cui
è costituita la biblioteca, il numero totale dei volumi
a cui quelle opere corrispondono, e dei volumi quanti
sono i donati e per quale valore, quanti gli acquistati
e con quale spesa.
In Russia, negli Stati Uniti d'America e forse in
altri paesi, la Biblioteca non ha bisogno di compilare
le schede dei libri che entrano in biblioteca: essa è
abbonata al servizio delle schede a stampa, che si pub-
blicano da un ufficio centrale per tutti i libri di
qualche importanza che via via vengono in luce nella
lingua del paese e nelle principali lingue straniere. In
Italia questo servizio non esiste ancora; perciò ogni
opera, dopo che sia classificata e inventariata, deve
essere schedata. La classificazione e l'iscrizione in in-
ventario servono a indicare la collocazione del libro e
che esso è entrato a far parte del patrimonio della bi-
blioteca. Ora bisogna portarlo a conoscenza del pub-
blico che se ne deve servire, e ciò si fa iscrivendo il
libro nel catalogo.
Ogni opera è rappresentata nel catalogo da almeno
due schede: una per ordine alfabetico d'autore, l'altra
per ordine alfabetico di materia. La prima risponde
alla domanda: Quali sono le opere del tale autore?
[p. 250]
La seconda alla domanda: Quali sono i libri pubbli-La bibliografia moderna ha modificato alquanto la
compilazione della scheda, mettendo la data di pub-
blicazione in evidenza prima del titolo e aggiungendo
alcune parole riassumenti l'argomento trattato.
La seconda scheda del catalogo alfabetico per mate-
ria è identica alla precedente, ma reca, inoltre, in testa,
la parola del titolo che meglio ne definisce il contenuto
e sotto la quale può cercarla chi ne ignori l'autore.
I due schedarî formati da queste due specie di tes-
sere, disposte in ordine alfabetico d'autore la prima e
di titolo la seconda, possono rimaner divisi od esser
fusi in uno solo. In questo caso, l'opera Rosi – Vitto-
rio Emanuele II sarà trovata dal lettore alla lettera R
se conosce il nome dell'autore, alla lettera V se il no-
me dell'autore gli è ignoto o non lo ricorda.
Il catalogo a schede per materia o a soggetto, se
tenuto separato da quello per autore, può essere ordi-
nato secondo il numero progressivo della classifica-
zione decimale, indicata in testa di ogni scheda. In
tal caso, è bene separare, nello schedario, le diverse
materie con cartoncini divisori che sopravanzino in al-
tezza alle schede e rechino visibile in testa ciascuno
la denominazione della materia e il numero corrispon-
dente. Questo schedario riproduce esattamente l'ordine
di collocazione dei libri negli scaffali.
Nella compilazione delle schede si tengano presenti
queste avvertenze:
[p. 251]
[p. 252]
Ecco una scheda tipo per il catalogo alfabetico
d'autore:
La cifra a destra in alto è l'indice di classificazione
decimale, quella a sinistra in basso è il numero d'in-
ventario.
***
In base agli schedarî si compila il catalogo a stampa
per ordine alfabetico d'autore o di classificazione de-
cimale. In questo secondo caso, il catalogo è prece-
duto da una tavola riassuntiva della classificazione,
come quella inserita nel presente volume, e seguito da
un indice alfabetico dei nomi degli autori, con l'indica-
zione delle pagine in cui sono elencate le loro opere
rispettive.
Nel catalogo a stampa le singole opere sono elen-
cate come questa:
La prima cifra a destra è l'indice decimale, la se-
conda a sinistra indica l'anno di pubblicazione,
[p. 253]
l'ultima a destra il numero d'inventario, che può essere***
Il Catalogo indicatore, che indica ogni momento se
il libro richiesto è o non è presente in biblioteca e ri-
sparmia, quindi, al personale o al lettore le relative
ricerche, è costituito di una serie di quadri a due facce,
con migliaia di piccoli cartoni mobili, rossi da un lato
e bianchi dall'altro. Ognuno di questi cartoncini reca
ai due lati menzione del libro che rappresenta. Secon-
do che il lato rosso è dalla parte del pubblico o del
bibliotecario si sa che il libro è al suo posto o già in
prestito.
Un catalogo indicatore più complesso ebbe la sua
prima applicazione in Germania (Amburgo). I libri vi
sono elencati, invece che su cartoncini, sulle due fac-
cie opposte di parallelepipedi di legno, i quali, essendo
mobili, possono lasciar posto ai nuovi libri. Essi sono
separati da sottili interstizî trasversali, in ciascuno dei
quali il bibliotecario insinua la tessera del lettore che
ebbe in prestito il libro corrispondente. La tessera, di
cartoncino colorato, apparisce con l'orlo inferiore dalla
parte del quadro rivolta al pubblico, indicando che il
libro non è disponibile, mentre il bibliotecario desume
dalla tessera presso quale lettore si trova; e poichè essa
può anche recare le date dei prestiti successivi, egli sa-
prà anche da quanto tempo il libro è assente e potrà
richiamarlo, se il termine regolamentare del prestito
è scaduto.
[p. 254]
Un simile catalogo indicatore comparve per la prima***
La biblioteca metterà, potendo, a disposizione dei
lettori il maggior numero di Cataloghi ragionati, detti
a serie fissa, che costituiscono la miglior guida alla
lettura.
Le letture disordinate e senza metodo possono dar
luogo a due inconvenienti: o si legge senza compren-
dere e senza esser consapevoli che non si comprende,
generando nella nostra mente una confusione di fatti e
d'idee, assai nociva ai fini della vera coltura; oppure,
non comprendendo il libro che si ha per le mani e non
sapendo quale altro domandare in prestito alla biblio-
teca popolare, si finisce a non prenderne alcuno.
Alla scelta razionale dei libri da leggere provvedono
assai bene i Cataloghi ragionati a serie fissa, appli-
cati per la prima volta a una biblioteca circolante dalla
Contessa Maria Pasolini e aventi per caratteristica par-
ticolare di suggerire l'ordine logico in cui devono esser
letti i libri migliori che si occupano di ciascuna ma-
teria, perchè il libro letto prima serva di preparazione
a comprendere il libro da leggersi poi, e la lettura suc-
cessiva di tutti abbia per effetto di renderci padroni
della materia, nella logica successione delle sue parti.
Per addurre un esempio pratico, a leggere con frutto
la storia della Rivoluzione francese e necessario cono-
scere prima il regime secolare di privilegio del quale
essa fu la reazione violenta, e la storia delle idee e
delle dottrine che le diedero un contenuto.
Un catalogo compilato con questi criterî, deve ne-
cessariamente far seguire ad ogni libro le notizie op-
portune sul contenuto di esso, chiarire le ragioni che
ne determinarono la scelta a preferenza di altri che
trattano lo stesso argomento, e contenere, infine,
[p. 255]
soltanto le opere giudicate migliori per giungere alla co-[p. 256]
La biblioteca pubblica deve eliminare ogni formalità
superflua nei rapporti coi lettori. Essa è fatta per il
pubblico e non contro di esso. I libri sono di tutti, e le
stesse restrizioni a cui la biblioteca è costretta di fronte
ad ogni singolo lettore non sono ammissibili se non
mirano a salvaguardare i diritti di tutti i lettori.
Il regolamento non avrà, quindi, molte disposizioni.
Si lasci al criterio discrezionale del bibliotecario adot-
tare i provvedimenti che crederà opportuni nei casi
non preveduti dal regolamento. Sarà sufficente che
questo determini con precisione:
[p. 257]
Nella biblioteca pubblica sono ammessi al prestito
gratuito dei libri tutti i cittadini indistintamente, pur-
chè si facciano presentare da persona che garantisca,
una volta per sempre, la puntuale restituzione dei li-
bri. All'atto della iscrizione vien loro rilasciata una
tessera col nome, l'età, la professione o il mestiere, l'in-
dirizzo di casa e di lavoro, l'impegno d'indennizzare
le perdite o i guasti e quello, importantissimo, di dar
notizia immediata del cambiamento di recapito, la fir-
ma del lettore, la firma e l'indirizzo del garante, che
può essere qualsiasi lettore iscritto almeno da un anno.
Un garante non è sempre necessario; il lettore potrà
farne a meno se presentato da una scuola, da un'asso-
ciazione conosciuta, da autorità, ecc., o sia iscritto dal-
l'anno precedente, durante il quale non abbia dato
luogo a reclami e lagnanze di sorta.
Se è gratuito il prestito di ciascun libro, non è ne-
cessario che sia gratuita la tessera d'iscrizione al pre-
stito, che dura l'anno in cui è stata rilasciata e darà
luogo al versamento di una piccola quota non supe-
riore a L. 5.
La tessera è in forma diversa, a seconda del sistema
[p. 258]
che si adotta per tener nota dei libri prestati. Le pic-in evidenza non solo la quantità e qualità dei libri letti,
ma anche il sesso, l'età e la condizione dei lettori, adot-
tano una tessera che serve ad un tempo per il ricono-
scimento del lettore e per registrarvi volta a volta i
libri ch'egli ha chiesto ed ottenuto in prestito.
Questa tessera rimane in biblioteca a prova del li-
bro ricevuto in prestito ed ha il valore di un vero e
proprio impegno personale a restituire il libro o i li-
bri ultimi prestati. Al momento della restituzione, se
il lettore non desidera altri libri, ritira la propria tes-
sera, per servirsene quando voglia.
Il modulo riproduce la prima facciata della tessera,
che ne ha 4. Delle tre paginette che seguono, la se-
conda metà dell'ultima contiene le principali
[p. 259]
disposizioni regolamentari del prestito, e le due interne, piùUna paginetta interna della Tessera.
Ad ogni modo, esaurita la tessera nel corso dell'an-
no, la si rinnova, dandole lo stesso numero col quale
era prima contrassegnata.
Le tessere, di qualunque specie sieno, vengono no-
tate, man mano che si rilasciano, in un registro appo-
sito, detto appunto Registro tessere, distinguendo cia-
scuna con un numero progressivo, corrispondente a
quello d'iscrizione sul registro.
Non è necessario prestare un solo libro alla volta:
nella maggior parte delle biblioteche moderne se ne
prestano anche due, a condizione che uno di essi non
sia un romanzo (two-books-system); in alcune anche
più di due.
Semplice e ingegnoso è questo sistema della tessera
[p. 260]
a doppio uso (pel riconoscimento del lettore e per laUna pagina del Registro Tessere.
simultaneamente, nel caso in cui la biblioteca è a Sezioni mul-
tiple;
Ogni individuo provvisto di tessera, presentandosi
a domandare un libro per la lettura a domicilio, ri-
mette, adunque, la tessera stessa al distributore, il qua-
le vi nota il titolo sommario dell'opera, la segnatura
[p. 261]
d'inventario e la data del prestito. Questa data vien daNon si creda che il sistema degli scaffali aperti, in
cui i lettori possono metter liberamente le mani, sia
rovinoso. Furti di libri si commettono anche nelle
[p. 262]
biblioteche dove si sprangano gli scaffali e si tengono i[p. 263]
Quando il lettore si presenta per la restituzione, non
si fa altro che trarre dallo scompartimento, corrispon-
dente all'ultima data segnata con timbro nell'interno
della copertina, la tessera appartenente al lettore, che
dà spontaneamente il suo nome: si nota nell'ultima
colonnetta di essa la data della restituzione e, se il
lettore non desidera un altro libro in prestito, ritira
la tessera e la conserva presso di sè, per usarne quando
a lui piaccia. Se, invece, desidera un altro libro, il di-
stributore fa la nuova annotazione, e la tessera rimane
in biblioteca, custodita nello scompartimento del ca-
sellario corrispondente alla data di quel giorno.
***
Non sempre i libri prestati per la lettura a domici-
lio ritornano in buono stato, e d'altra parte i lettori
assai difficilmente s'inducono a riconoscersi autori dei
guasti arrecati ai volumi che ebbero in prestito. Es-
sendo prescritta la rifusione del danno, il lettore che
abbia deteriorato un libro è invitato a uniformarsi al
regolamento. Ma per esser certi che il danno fu pro-
dotto proprio da lui e non da altri che ebbero il libro
in prestito prima di lui, occorre adottare come mas-
sima costante di non mettere in circolazione che libri
in buono stato, ritirarli immediatamente per le oppor-
tune riparazioni anche quando una sola pagina sia
staccata o un cartone rotto o un fascicolo scucito. E
se, in via eccezionale, occorre assolutamente concedere
in prestito un libro in cattivo stato, si prenda nota
della imperfezione sulla tessera del richiedente. Se-
guendo inflessibilmente questo sistema, si potra es-
ser rigorosi nell'accertamento delle responsabilità, sen-
za correre il rischio di punire l'innocente per il reo.
Ma non sempre e non facilmente si possono rilevare
[p. 264]
i danni prodotti ai libri: bisognerebbe, per accertarsiCol sistema di registrazione del prestito da noi de-
scritto, la scadenza del termine è indicata automatica-
mente. Se i libri si concedono, ad es., per 15 giorni,
le tessere che la sera, mettiamo, del 27 luglio, riman-
gono nella casella del 12, appartengono a ritardatari.
Si concede qualche giorno di comporto poi si manda
una prima sollecitazione in cartolina a stampa del te-
nore seguente:
BIBLIOTECA
DI
. . . . . . . . . . . . . ..., data del timbro postale.
Via . . . . . .
Egregio Signore,
La invitiamo a restituire senza indugio l'opera che
le fu concessa in lettura, essendo scaduto il termine
regolamentare del prestito.
Il Bibliotecario.
[p. 265]
Stabilito che i giorni di comporto debbano essere,
mettiamo, cinque, ogni sera, dopo cessato il servizio
al pubblico, si spediranno le cartoline per le tessere
rimaste nella casella di 20 giorni innanzi, non dimen-
ticando di fare un segno nell'interno di ciascuna tes-
sera, vicino al titolo del libro di cui fu reclamata la
restituzione. Trascorso un determinato numero di gior-
ni senza che la restituzione sia avvenuta, si manda una
seconda e più energica ingiunzione in biglietto a stam-
pa raccomandato, possibilmente impresso con carat-
teri uso macchina da scrivere, non dimenticando, an-
che in questo caso, di lasciar traccia sulla tessera di
questo secondo passo fatto per ricuperare il libro.
BIBLIOTECA
DI
. . . . . . . . . . . . . ..., data del timbro postale.
Via . . . . . .
Egregio Signore,
Se entro 5 GIORNI da oggi non restituirà alla Biblio-
teca il libro ch'Ella ne ebbe in prestito e che Le fu ri-
chiesto una prima volta con cartolina, ci obbligherà a
ricuperarlo con mezzi che importeranno spese a Suo
carico.
Il Bibliotecario.
Restituendo il libro, il lettore ritardatario rimbor-
serà la spesa di affrancazione e pagherà una tassa di
cent. 5 o 10 per ogni giorno di ritardo.
Se il lettore non obbedisce neppure a questa seconda
ingiunzione, ci si rivolge al garante, e se cartolina e
biglietto ritornano indietro dall'ufficio postale per ave-
re nel frattempo il lettore cambiato indirizzo, si ac-
cluderà l'una e l'altro alla tessera relativa, per segno
che il titolare di essa dovrà esser ricercato a mezzo
dell'anagrafe municipale e dei vigili urbani. Le pra-
tiche personali del fattorino della biblioteca riusci-
ranno fruttuose in ogni fase della ricerca.
[p. 266]
Il lettore abitualmente ritardatario è escluso dal pre-La registrazione dei prestiti, per essere perfetta, do-
vrebbe rispondere immediatamente a queste domande:
1. Quali sono i libri usciti? 2. Quando sono usciti? 3.
Quando saranno resi? 4. Che libro ha il tal lettore?
5. Chi ha il tal libro?
A tutte, o quasi, queste domande risponde il se-
guente sistema di registrazione.
Due schedarî speciali, disposti in ordine alfabetico
rigoroso, sono dedicati uno ai lettori iscritti al prestito
e l'altro ai libri esistenti nel riparto del prestito. La
scheda del lettore reca in testa le sue generalità, nel
resto del recto e su tutto il verso una serie di spazî ret-
tangolari, in ciascuno dei quali il distributore prende
nota del libro prestato col relativo numero d'inven-
tario, e della data del prestito, non che della restitu-
zione, quando essa avviene. Il numero in alto corri-
sponde a quello della tessera personale e della sua re-
gistrazione nel libro tessere.
La scheda del libro ha lo stesso formato e la stessa
disposizione, ma reca naturalmente in testa le indica-
zioni bibliografiche dell'opera a cui si riferisce, e ne-
gli spazietti rettangolari si registra la data del prestito,
il nome e il numero di tessera del lettore a cui il libro
fu prestato.
Il numero in alto è quello d'inventario.
Questo sistema di registrazione dei prestiti a dop-
pio schedario alfabetico (dei lettori e dei libri) per-
mette di rispondere in qualsiasi momento almeno a 4
delle 5 domande di cui sopra, cioè, alla 2a, 3a, 4a e 5a
e indirettamente anche alla 1a.
Perchè la scadenza dei prestiti risulti automatica-
mente, basta togliere via via le sole schede dei
[p. 267]
lettori dallo schedario relativo e collocarle per ordine di
data nel casellario speciale, come nel primo sistema
di registrazione descritto nel paragrafo 3 di questo
capitolo.
Questo sistema non ha bisogno della tessera su cui
si registrano i prestiti e che il lettore deve lasciare in
biblioteca; ma della semplice tessera di riconosci-
mento.
[p. 268]
***
Un terzo modo di registrare i prestiti è il così detto
Browne system, dal nome del suo ideatore. Entro la
tessera del lettore, simile a quella descritta al para-
grafo 2, si mette la scheda del libro prestato, estratta
dal catalogo, e le due carte così unite si collocano nel
[p. 269]
casellario, alla data del giorno in cui avviene il pre-***
Eugène Morel propone un quarto sistema. La tes-
sera personale del lettore, fatta a libretto, reca foglietti
staccabili, sui quali è stampato il numero della stessa
tessera, che sul registro tessere serve a individuare il
lettore. All'atto del prestito si stacca uno dei foglietti
e vi si nota il numero d'inventario del libro prestato,
poi si colloca il foglietto stesso al posto già occupato
dal libro nello scaffale, o, meglio, si infila su una punta
a uncino fissa a capo di ogni ripiano degli scaffali.
Ma questo sistema serve soltanto a constatare il no-
me del lettore presso cui si trova il libro mancante e
neppur direttamente, perchè il nome del lettore e il
titolo del libro sono espressi con due numeri, e occorre
cercare altrove il nome e il titolo a cui questi numeri
corrispondono. Lo stesso Morel avverte che il suo si-
stema può – noi diciamo deve – combinarsi con
altro.
***
Nei piccoli centri, dove il bibliotecario conosce per-
sonalmente tutti i suoi lettori, basta la semplice tes-
sera d'iscrizione, che rimane presso il lettore, ad at-
testare ch'egli è in regola con la quota, e dei libri pre-
stati si tien nota in un registro come questo:
[p. 270]
I ritardatarî risultano a prima vista dagli spazi ri-
masti in bianco nella colonna in cui si registra la data
della restituzione.
Ognuno di questi sistemi ha i suoi pregi e i suoi di-
fetti, ad eccezione del secondo, che in teoria sembra
quasi perfetto, ma costringe a una doppia registra-
zione (del libro prestato sulla scheda dei lettore, del
lettore a cui è prestato sulla scheda del libro), e alla
compilazione di due schedarî, non necessarî con gli al-
tri sistemi di registrazione. Tuttavia, dice un vecchio
proverbio toscano, non si va in paradiso di volo.
***
Le biblioteche meglio organizzate hanno un servi-
zio di consegna a domicilio dei libri prenotati. Le al-
tre avvertono per posta i richiedenti che il libro da
essi desiderato è stato reso e sarà tenuto a loro dispo-
sizione un paio di giorni o tre al massimo. Ma questo
sistema, che immobilizza per qualche giorno i libri
maggiormente richiesti, lascia evidentemente a desi-
derare.
[p. 271]
La lettura in sede si fa nella sala dei giornali e nella
sala di consultazione.
L'ingresso alla sala dei giornali può non richiedere
iscrizione preventiva. In questo caso, può entrare
chiunque, meno i fanciulli che hanno il loro riparto
separato. Chi entra ha il solo obbligo di scrivere il
suo nome in apposito registro, che serve ai rilievi sta-
tistici. Le più moderne biblioteche dispensano i let-
tori anche da questa piccola formalità e li contano per
mezzo di un tourniquet collocato alla porta.
Nella sala di consultazione sono ammesse, invece,
soltanto le persone provviste della tessera di prestito.
Se i libri non vengono asportati e se i lettori, che pos-
sono aver bisogno di consultarne più d'uno
[p. 272]
contemporanearnente, sono autorizzati a sceglierli da sè negliUna biblioteca che non tenga accuratamente nota
dei dati riflettenti la sua attività e non abbia modo di
accertarsi periodicamente de' suoi progressi o della
sua decadenza, non può aspirare ad un successo vero
e duraturo. I resultati statistici suggeriscono gl'inno-
vamenti e le correzioni necessarie al buon andamento
dei servizî, il criterio in base al quale devono esser
fatti i nuovi acquisti, le tendenze da secondarsi e quel-
le da combattere: in una parola, essi sono lo specchio
fedele dell'esperienza, ch'è maestra migliore di ogni
più minuzioso e diligente manuale.
Il bibliotecario redige il prospetto di statistica, te-
nendo conto dei lettori e delle letture tanto in sede
quanto a domicilio. La prima facciata del prospetto
(letture) è divisa in tante colonnette quante sono le
materie; la seconda (lettori) quanti sono i gruppi in
cui si vogliono distinguere i lettori (sesso, età, pro-
fessione).
[p. 273]
Chi volesse far risultare separatamente, per es., i ro-***
Altri rilievi statistici interessantissimi possono ot-
tenersi specialmente col sistema di registrazione dei
prestiti descritto in testa al paragrafo 7 di questo ca-
pitolo, e cioè: quali sono i libri più letti e quali meno,
quale genere di libri è preferito dai lettori dell'uno e
dell'altro sesso, quale dai lettori appartenenti alle va-
rie età, e condizioni sociali; come progredisce il gu-
sto dei singoli lettori, quanto dura ciascun libro e cia-
scun tipo di rilegatura, ecc.
[p. 274]
Prospetto statistico mensile delle letture.
Mese di . . . . . . . .
IN SEDE A DOMICILIO
[p. 275]
Prospetto statistico mensile dei lettori a domicilio.
Mese di . . . . . . . .
[p. 276]
I libri di una biblioteca finiscono in vari modi: per
l'uso, che li rende, a lungo andare, inservibili, o per
mancata restituzione, la quale può dipendere da asso-
luta irreperibilità delle persone che li ebbero in pre-
stito o da involontaria dispersione dei libri, il prezzo
dei quali venne rimborsato alla biblioteca; per furti o
per volontaria eliminazione di opere superate dal pro-
gresso della coltura. In qualsiasi caso, il biblioteca-
rio non può esimersi dal tener accuratissima nota dei
libri che cessano di far parte della biblioteca a lui af-
fidata, sia per sostituirli con copie nuove, sia per ren-
der ragione amministrativamente dei libri mancanti.
Diamo nella pagina seguente un modulo di registro
apposito.
Nella colonna dei libri non potuti ricuperare si re-
gistrano anche i libri scomparsi per furti.
Non tutti i libri mancanti o consunti si sostitui-
scono, e dei non sostituiti si tolgono dai cataloghi le
schede relative.
I libri eventualmente sottratti dai lettori risultano
alla verifica annuale, che costringe la biblioteca a qual-
che giorno di chiusura al pubblico. La verifica si fa
cancellando uno a uno, su fogli preventivamente pre-
parati, i numeri d'inventario relativi non solo a tutti
i libri presenti negli scaffali, ma anche a tutti i libri
che al momento della verifica risultano in mano dei
lettori e del legatore e a quelli comunque eliminati e
non sostituiti. In numeri non cancellati apparterranno
ai libri sottratti o di cui non si può comunque giusti-
ficare la disparizione.
[p. 277]
Registro dei libri perduti o eliminati.
[p. 278]
I libri circolanti – inutile dissimularlo – sono vei-
coli di contagi. Non tutti ne hanno la cura necessa-
ria: i piccoli sfogliano il libro che leggono col dito
bagnato di saliva, i malati tossiscono sulle sue pa-
gine aperte, e via dicendo.
Occorre: fare obbligo ai lettori presso cui si è di-
chiarata una malattia contagiosa di rendere i libri
con la semplice menzione «da disinfettare»; dare al
fuoco i libri sporchi per lungo uso o per altri motivi;
disinfettare periodicamente i libri sospetti, esponen-
doli alle emanazioni di aldeide formica; disinfettare
le sale della biblioteca con certi gas violentissimi, che
si cominciarono a usare dopo la guerra e che, in luo-
ghi ermeticamente chiusi, non solo uccidono i microbi,
ma ogni specie d'insetti, in qualsiasi fase del loro svi-
luppo.
La biblioteca pubblica è aperta tutto il giorno e la
sera, possibilmente dalle 8 alle 22, senza interruzione.
La mattina presto verranno gli impiegati a leggere i
giornali prima di recarsi all'ufficio, a mezzogiorno la
gente che fa colazione fuori di casa utilizzerà in biblio-
teca l'ora che precede la ripresa del lavoro; a metà
pomeriggio capiteranno i ragazzi che escono dalle
scuole; la sera sarà la volta di coloro che sono occu-
pati tutta la giornata.
Questo è all'incirca l'orario della maggior parte delle
biblioteche pubbliche americane e inglesi, che sosti-
tuiscono le nostre biblioteche popolari. Se la biblio-
teca, infatti, vuol far concorrenza alla bettola, al caffè
e ad altri luoghi di ritrovo, non deve chiudere i suoi
[p. 279]
battenti, come spesso avviene da noi, proprio nelle oreI dati statistici mensili, sommati per i dodici mesi,
e i risultati della verifica annuale saranno esposti in
una relazione, che rifletterà la complessa vita della bi-
blioteca durante l'annata e accompagnerà, illustran-
dolo, il resoconto dell'esercizio finanziario. Risulterà
così il movimento dei libri e dei lettori, lo sviluppo dei
servizî, la spesa media di ogni libro letto; si faranno
conoscere le innovazioni previste, i nomi e le beneme-
renze dei donatori, ecc.
La relazione, illustrata e stampata in forma at-
traente, sarà diffusa largamente e si farà in modo che
se ne occupino i giornali.
[p. 280]
Facendo un po' di storia delle biblioteche d'Ame-
rica, abbiamo visto quale importanza abbiano assunto
in quel giovine paese le biblioteche speciali per fan-
ciulli, talora autonome, ma più spesso sezioni della
biblioteca pubblica. Una sala per i ragazzi non manca
mai in nessuna di queste biblioteche e sostituisce van-
taggiosamente la bibliotechina scolastica. L'uso della
biblioteca fa parte dell'insegnamento. Il cittadino ame-
ricano impara a servirsi della biblioteca sin da fan-
ciullo, perchè si avvii alla ricerca personale del libro
che deve leggere.
La biblioteca dei ragazzi è legata alla scuola a filo
doppio: gli alunni si recano a visitarla in comitiva col
loro maestro; la biblioteca presta agli insegnanti nu-
clei di libri che rimarranno in classe per tutto un mese;
acquista libri complementari a quelli di testo, e li pre-
sta per tre mesi alle classi; la bibliotecaria dei fan-
ciulli visita le scuole, organizza in biblioteca piccole
mostre d'incisioni e documenti che illustrano le le-
zioni; la biblioteca fa prestiti speciali di libri agli alun-
ni per le vacanze estive prepara elenchi di libri da
[p. 281]
consultare per lo svolgimento di lavori scolastici, pre-La sala misura 14 m. di lunghezza e 10 di larghezza.
Da una parte le finestre dànno sulla strada, dall'altra
su un cortile alberato. Due porte a doppia imposta
dànno accesso alla corte. La porta della strada si
apre in un'anticamera, dove un'iscrizione invita i ra-
gazzi a pulirsi i piedi. Di fronte all'entrata c'è l'uffi-
cio della bibliotecaria, e presso di lei si trovano i re-
gistri di iscrizione e il foglio di presenza.
Dopo aver adempiuto alle formalità d'entrata, il ra-
gazzo si volge e ha davanti a sè lo schedario, che è
addossato alla porta. Alla sua sinistra si trovano le
[p. 282]
tavole riservate ai grandi (una rettangolare, l'altra ro-Piano della Biblioteca dei Fanciulli «L'Heure Joyeuse» (Parigi).
1. Ingresso. – 2. Tavolo della bibliotecaria. – 3. Tavoli per i lettori. – 4. Cataloghi. –
5. Banco. – 6. Sedie. – 7. Poltrone. – 8. Radiatori. – 9. Mostra degli albums figurati.
- 10. Librerie. – 11. Lavabo. – 12. Tavolo. – 13. Attaccapanni. – 14. Armadio. –
15. Caminetto.
girevole presenta ben disposti i libri illustrati e le imma-
gini per i fanciulli che non sanno ancora leggere.
Bisogna notare che gli scaffali sono fissi, perchè
non c'è spazio da economizzare, dovendo i libri esser
disposti senza distinzione di formato al loro posto di
classifica.
Qua e là, alcune poltroncine permettono ai bambini
di sfogliare i libri vicino agli scaffali, se essi non vo-
gliono sedere ad una tavola. Lunghe tavole poste pres-
so le finestre prospicenti la strada servono alla con-
sultazione dei libri.
Tutto il mobilio è di quercia verniciata, leggermente
imbrunito, e ciò gli conserva una tinta chiara, che
[p. 283]
contribuisce a dare, con i vasi di fiori, disposti qua e là***
I libri sono divisi in due parti: i romanzi e i libri
serî. I libri seri vengono contrassegnati, al loro in-
gresso in biblioteca, col numero di classificazione, se-
condo il sistema decimale Dewey, numero sotto il qua-
le sono scritte in maiuscolo anche le tre prime lettere
del nome dell'autore.
I numeri della classificazione decimale corrispondo-
no in tutte le biblioteche per ragazzi. Le iniziali messe
in più permettono di distinguere in una stessa serie
le opere dei diversi autori, e tra quelli del medesimo
autore, le diverse opere che esso ha scritto.
I romanzi portano, invece del numero, la lettera R,
le tre prime lettere del nome dell'autore, e l'iniziale
del titolo in minuscolo.
Il numero a matita alla fine del volume, sulla parte
interna della copertina, è riprodotto sul dorso in do-
ratura a freddo, o dipinto in color bianco, coperto da
una vernice inalterabile (shellac).
Il solo appunto che si possa fare a questi contrasse-
gni è di essere un po' complicati per la memoria dei
ragazzi: è molto chieder loro di rammentare un nu-
mero di cinque cifre e tre lettere. Ma pare che, in pra-
tica, essi se la sbrighino molto bene.
La catalogazione è molto semplificata: non esiste
un registro d'ingresso o inventario dei libri. Un re-
pertorio a schede (shelf-list), in cui le schede sono
disposte nell'ordine stesso che i volumi hanno negli
[p. 284]
scaffali, tiene luogo di registro. Poichè le schede sonoN. B. – Questo schedario, le cui schede sono collocate nello stesso
ordine che i libri relativi hanno negli scaffali, sostituisce il regi-
stro di ingresso o inventario.
poichè in pratica la shelf-list non serve che alla biblio-
tecaria, ogni opera è rappresentata da una scheda per
autore e da una o più schede per materia. Questa
porta in alto e in rosso il nome della materia. Tanto
quella per autore, quanto quella per materia hanno,
[p. 285]
oltre all'indicazione del titolo e dell'autore, una breveN. B. – Per i libri serî o di studio la scheda del Catalogo per
autori si compila come quella per lo schedario della collocazione,
che sostituisce il registro di ingresso o inventario.
I libri erano da prima 1400; sarebbero cresciuti a
2000 quando si fosse aperto il servizio di prestito. Ma
i 600 volumi che restavano da acquistare si sarebbero
scelti a preferenza duplicati di quelli già esistenti.
La collezione contiene una serie molto importante
di libri illustrati, in francese, in inglese, in tedesco, in
[p. 286]
[p. 287]
italiano e in svedese: romanzi, racconti di viaggi e***
I ragazzi che vanno la prima volta alla biblioteca
devono scrivere su un registro il loro nome e
[p. 288]
voce dal ragazzo, prima ch'egli scriva il suo nome; poiLa bibliotecaria compila poi una scheda per l'indice
dei lettori. I ragazzi che sono già iscritti, entrando,
non hanno che da presentare la tessera e scrivere il
loro nome sul registro di presenza.
[p. 289]
Dal 12 novembre, data dell'inaugurazione, fino alla***
Il prestito avviene con lo stesso sistema adottato dal-
l'American Library alle biblioteche di via de l'Elysée
Tessera per il prestito.
e di via Fessard. Questo sistema ha il grande van-
taggio di risparmiare la registrazione, per conseguen-
za semplifica molto le formalità.
Per essere autorizzati a chiedere i libri in prestito,
i ragazzi dovranno firmare uno speciale impegno e
farlo firmare dai loro genitori. La carta che lo con-
tiene sarà conservata in biblioteca.
[p. 290]
Firmata la domanda contenente l'impegno, e con-Scheda che accompagna ciascun libro.
[p. 291]
Questa scheda vien tolta dal volume quando esso
è dato in prestito; la bibliotecaria vi scrive a mano,
in una colonna, il numero della tessera del ragazzo e
con un timbro, in un'altra colonna, la data entro la
quale il ragazzo dovrà restituire il libro. La scheda è
poi messa in un casellario speciale, alla data di uscita
del volume.
Di contro a detta scheda, sul foglietto di guardia
del libro, è incollato un cartellino, su cui il bibliote-
cario segna con un timbro la data entro la quale il
volume deve essere restituito.
Cartellino incollato sulla guardia del libro.
Grazie a questo sistema, ecco come si eseguiscono le
operazioni di prestito: il ragazzo porge alla bibliote-
caria il libro ch'egli desidera in prestito, insieme con
la sua tessera di prestito. La bibliotecaria toglie la
scheda che è nel volume, tenendo il libro aperto. Col
timbro a data, ella mette sul foglio incollato nel libro,
non che sulla scheda del libro, e sulla tessera del ra-
gazzo, la data entro la quale il volume deve essere re-
stituito. Poi, con la matita copiativa, ella segna sulla
scheda del libro il numero della tessera del ragazzo,
e sulla tessera del ragazzo il contrassegno del volume.
Dopo queste formalità, si rilascia il volume al let-
tore, restituendogli la sua tessera.
Finalmente, si colloca nel casellario dei prestiti la
scheda del volume. In questo casellario tutte le schede
[p. 292]
dei libri prestati nello stesso giorno sono raccolte in-***
La biblioteca dei ragazzi provvede libri a chi sa
leggere e figure ai più piccoli che leggere non sanno.
Essa offre anche, periodicamente, a tutti coloro che
vogliono approfittarne, un'ora di narrazione orale.
Presso il camino, dove l'inverno è acceso un bel fuoco
di legna, perchè i ragazzi sentano di essere un poco
a casa loro, la bibliotecaria narra storie attinte nei
libri che divertono la maggior parte dei ragazzi: rac-
conti di fate, storie di animali, piccole storie morali.
Ella segue, mentre parla, lo sguardo attento dei suoi
piccoli uditori, sviluppando le parti del racconto che
sembrano piacer loro di più, accorciando ciò che sem-
bra annoiarli, ispirandosi ai loro desiderî per mettere
insieme il programma dei trattenimenti successivi.
Già prima dell'apertura della biblioteca le biblioteca-
rie avevano cominciato a tenere, in diverse mairies e
giardini pubblici, le Ore dei Racconti. Il successo già
ottenuto fa presagire che non basterà loro una sola
ora settimanale per soddisfare le richieste dei piccoli
frequentatori della biblioteca.
[p. 293]
La biblioteca per tutti unifica il servizio della pub-
blica lettura, permettendo la concentrazione dei mezzi
e degli sforzi, la coordinazione dei varî servizî per i
quartieri della città lontani dalla biblioteca centrale,
per i gruppi di popolazione sparsa, per le scuole, per
i ciechi, per i soldati, per i marinai, ecc.
Se a ognuno di questi servizî fosse conservata una
biblioteca propria ed esclusiva, la spesa totale risul-
terebbe incomparabilmente maggiore e il risultato mi-
nimo, perchè ogni servizio disporrebbe soltanto dei
libri della propria biblioteca, mentre il servizio uni-
ficato mette a disposizione di ciascun gruppo tutti i
libri della biblioteca pubblica, a vicenda.
Abbiamo già visto come la biblioteca pubblica vada
in traccia dei lettori con le sue sezioni, sottosezioni,
stazioni di prestito e nuclei ambulanti; come organizzi
il lavoro per i fanciulli in pieno accordo con la scuola
e con gli insegnanti. Aggiungeremo qui che fin dal
1910 si lamentava in Francia che le molte diecine di
migliaia di biblioteche scolastiche (nel 1902 erano
[p. 294]
43 411, con 6 978 503 volumi, in circa 70 000 scuole)Biblioteca di scuola o di classe?
Prima di vedere come si risolve in pratica il pro-
blema della biblioteca circolante fra gli alunni, deci-
diamo se convenga meglio istituire una sola biblioteca
di qualche importanza per tutta la scuola, oppure una
minuscola bibliotechina autonoma per ogni classe, i
cui alunni sieno in grado di leggere da soli con pro-
fitto.
Nel primo caso, la biblioteca è destinata a rimanere
evidentemente presso la direzione, a cui spetterà il com-
pito di farla funzionare; nel secondo, la bibliotechina è
affidata alle cure di ogni singolo maestro, che la custo-
dirà nell'aula assegnata alla sua classe e la farà cir-
colare fra i suoi alunni. Ho veduto in azione l'una e
[p. 295]
l'altra specie di biblioteca scolastica e ho dovuto con-[p. 296]
temperamenti e alle varie capacità; al prestito e alla restitu-***
La biblioteca scolastica s'istituisce in più modi. Sap-
piamo già che dove esiste una biblioteca pubblica bene
organizzata e ricca di libri per i fanciulli, deve essa
provvedere il materiale occorrente a formarla e farla
agire come una propria sezione distaccata presso la
scuola e sotto la responsabilità del maestro che la pren-
de in consegna. In questo caso, danari non ne abbiso-
gnano e il compito più difficile è, quindi, evitato.
La ricerca dei mezzi da parte dei maestri non oc-
corre neanche quando le bibliotechine sieno istituite a
[p. 297]
spese del Comune, come avviene ormai in molte lo-[p. 298]
Ogni maestro, che non possa attingere ad altre risor-***
Se la bibliotechina di classe proviene dalla popolare
pubblica, il procedimento per formarla è assai sem-
plice. Basta che, incominciando l'anno scolastico, il
maestro si metta d'accordo con i dirigenti della Cen-
trale per la scelta dei libri. Fatta la scelta, se ne com-
pilerà un elenco alfabetico in doppio esemplare: uno
per servire come prova di consegna al maestro, che lo
lascierà firmato presso la biblioteca pubblica; l'altro
destinato a seguire la scolastica, per servire al maestro
come catalogo e come registro per annotarvi i prestiti
e le restituzioni in appositi spazi rimasti in bianco al
lato di ciascun titolo: di questo secondo elenco diamo
una pagina interna, avvertendo che la stessa rigatura
da noi tracciata in corrispondenza del primo titolo
va ripetuta per tutti gli altri. Ammesso che ogni pa-
gina contenga l'indicazione di sette volumi, come nel
modulo seguente, un quadernetto di sole otto pagine
basterà per tener nota del movimento di una biblio-
techina di 58 volumi, ognuno dei quali venga letto
24 volte durante l'anno.
Alla fine dell'anno scolastico si ritorneranno i libri
alla Centrale, unitamente al registretto dei prestiti e
ad un breve resoconto che esponga:
[p. 299]
1) Cognome dell'alunno. 2) Data del prestito in cifre. 3) Data della restituzione in cifre. 4) Per i prestiti successivi si torni da capo.
[p. 300]
Una forma più sommaria di referendum si può espe-
rimentare distribuendo a fin d'anno una schedina come
la seguente, in cui ogni alunno scriverà, in ordine di
preferenza, i titoli dei libri che più gli sono piaciuti:
[p. 301]
***
Se la bibliotechina è proprietà della classe, l'inse-
gnante ha il dovere di tenere scrupolosamente nota
di ogni introito in danaro e in libri, e di ogni uscita
per spese fatte e libri eliminati o comunque perduti,
ecc. È, insomma, una piccola gestione che non si può
a meno di amministrare nel modo più semplice, sì,
ma sufficiente a rendere i conti ad ogni richiesta e in
ogni momento.
Sarà, perciò, indispensabile segnare in un Regi-
stretto delle quote versate dagli alunni i loro piccoli
contributi mensili così:
L'importo delle quote pagate dagli alunni verrà an-
notato mensilmente nel Registro cassa, nel quale si
segneranno anche le entrate in libri ed altri oggetti e
ad uscita le spese commesse e i libri e gli oggetti con-
sunti o dispersi:
[p. 302]
[p. 303]
***
Diamo qui un modello di Statuto-regolamento per
la bibliotechina di classe, fondata e mantenuta con le
piccole contribuzioni degli alunni.
Art. 1. – Fra gli alunni della classe . . . della scuola . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
è costituita un'associazione allo scopo di fondare e mantenere
la bibliotechina circolante.
Art. 2. – La quota da pagarsi da ogni alunno che intenda
far parte dell'associazione è di cent. 30 al mese.
Art. 3. – La bibliotechina appartiene alla classe e servirà
indistintamente a tutti gli alunni, anche a quelli che il mae-
stro abbia esonerato dal pagamento delle quote mensili.
Art. 4. – I diritti e i doveri dell'alunno verso la bibliote-
china cessano col passaggio ad altra classe o coll'abbandono
della scuola.
Art. 5. – Gli alunni scelgono fra loro, a votazione segreta,
un segretario, un esattore e un bibliotecario, che aiutino il
maestro a far funzionare la bibliotechina e a tenere in regola
i registri. Il maestro ha facoltà di annullare la nomina e chia-
mare a gli uffici vacanti gli alunni che crede più degni. I nomi-
nati rimangono in carica fin che il maestro non indice le nuove
elezioni; decadono senz'altro nel caso in cui riportino meno
di otto decimi in condotta.
Art. 6. – I soci sono invitati dal maestro ad esprimere i loro
desideri in relazione ai libri da acquistarsi. Il maestro compila
l'elenco definitivo dei volumi destinati a formare la bibliote-
china.
Art. 7. – Il lettore, che ottenga un libro in prestito, deve
avvolgerlo subito con cura in un involucro di carta, che toglierà
soltanto all'atto della restituzione. I libri comunque sciupati o
perduti verranno pagati dalle famiglie, e i lettori potranno, in
tal caso, essere esclusi dal prestito per un tempo determinato
dal maestro.
Art. 8. – Non si presta a ciascun alunno più di un volume
per volta, nè per un termine più lungo di due settimane. Il
maestro può consentire la proroga del prestito, nel caso in cui
il libro sia passato in lettura a un membro della famiglia
dell'alunno.
[p. 304]
Art. 9. – Se il maestro lascia la classe, redige verbale di
consegna della bibliotechina e della cassa al suo successore.
Quando questi non sia presente, la consegna verrà fatta al di-
rettore o all'ispettore scolastico.
Art. 10. – Alla fine dell'anno scolastico il maestro, dopo
aver provveduto all'accertamento dei libri che si trovano in bi-
blioteca, compilerà una breve relazione sull'andamento di essa
e sui risultati conseguiti.
Art. 11. – Se le circostanze lo permetteranno, dove non esi-
sta biblioteca pubblica con sezione per ragazzi, si potrà con-
cedere la lettura dei libri e dei giornaletti anche nei locali
della scuola, in giorni ed ore da stabilirsi.
Trattandosi di una biblioteca per l'ultima classe,
una disposizione speciale provvederà ad aggiungere
ai libri per gli alunni un gruppo di volumi per adulti,
da prestare alle famiglie di essi – o gratuitamente,
o per un tenue contributo annuo – e a gli ex alunni
che abbiano continuato a far parte della società per la
biblioteca scolastica, e ciò quando, s'intende, non esi-
sta in luogo la biblioteca per tutti.
***
Alla bibliotechina di classe, costituita di un ristretto
numero di libri, basterà un quaderno per l'inventario,
un secondo quaderno per il catalogo alfabetico e un
terzo per tener conto del prestito e della restituzione
dei libri. La rigatura di questi tre quaderni può esser
fatta a mano, sul modello di quelli proposti per la
biblioteca popolare pubblica, con qualche semplifica-
zione.
***
Se la scuola possiede una biblioteca generale affi-
data alla cura della direzione, si è già detto come al-
l'inizio dell'anno scolastico venga fatta la ripartizione
dei libri per classe.
[p. 305]
La biblioteca unica, da ripartirsi per classi, o è isti-Nel primo caso, la bibliotechina funziona come se
fosse distaccata dalla biblioteca pubblica e tiene conto
nello stesso modo del prestito dei libri.
Nel secondo caso, la biblioteca avrà un bibliotecario
o una bibliotecaria, che organizzerà il servizio, come
qualsiasi sezione per fanciulli della biblioteca pub-
blica.
***
Quando manchi la speciale sezione fanciulli della
biblioteca pubblica, il funzionamento della scolastica
durante le vacanze estive è necessario in città per gli
1) Con l'avocazione delle scuole dei grandi Comuni allo
Stato, ora in corso di attuazione, si prevede il loro disinteres-
samento alle opere ausiliari e, quindi, anche alle biblioteche
scolastiche. Speriamo che si trovi modo di ovviare a questo
inconveniente.
[p. 306]
alunni le cui famiglie non possono darsi il lusso della
villeggiatura, e nella campagna per tutti. Alcune città
dell'estero, ad esempio, Bruxelles, spendono fior di
quattrini perchè la biblioteca scolastica non abbia a
chiudersi quando si chiude la scuola e i ragazzi, ri-
masti senza lezioni, si esercitino e si ricreino con la
lettura. In Italia, invece, non v'è ancora esempio
di ciò.
Abbiamo parlato di un'organizzazione di bibliote-
che ambulanti in Isvizzera e di un lodevole tentativo
italiano (la Biblioteca del Contadino), durato, pur-
troppo, non a lungo. Ma i paesi di lingua inglese
hanno il primato anche in questo campo.
La biblioteca ambulante nacque in Australia, per
la necessità di estendere il beneficio della lettura dalla
città ai territori di popolazione sparsa. Agli Stati Uniti
esiste da una cinquantina d'anni, da 30 in Germania;
la troviamo in Olanda, in Francia e altrove, sempre
sotto forma di nuclei librarî viaggianti in casse, vet-
ture a trazione animale, tranviarie o ferroviarie, o in
autovetture, per raggiungere i villaggi o i centri trop-
po piccoli per avere una biblioteca propria.
La forma più comune è la cassa di libri che da
un'organizzazione centrale si spedisce, con mezzi or-
dinari, a una scuola, a un circolo, a una caserma, a
un posto di doganieri, di pompieri, a una colonia ma-
rina o montana, a uno stabilimento di cura, a un Co-
mune rurale, a una biblioteca, ecc. Questi libri circo-
lano fra gli appartenenti a queste piccole collettività,
poi sono rispediti al luogo di partenza, per essere
cambiati con altri libri, mentre i primi vengono avviati
ad altra destinazione.
Fin dal 1900, il servizio delle ambulanti, fondato da
Dewey a New York, prestava 35 624 volumi in nuclei
inviati per 6 mesi a scuole, a circoli di coltura e a
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gruppi di almeno 25 persone che ne facessero richie-È la forma più recente della biblioteca viaggiante
ed ebbe origine, come quasi tutte le innovazioni in
materia di propaganda colturale a mezzo del libro, ne-
gli Stati Uniti, dove si chiama book waggon, o book
caravan, o book truck.
La prima autobiblioteca, assicura l'Association des
Bibliothécaires Français nel suo bollettino gennaio-
luglio 1930, è stata costruita a Hagerstown, capoluogo
della contea di Washington, nello Stato del Maryland.
Questa contea è una regione montagnosa, situata tra
i monti Blue Ridge a Est, e i monti del Cumberland
a Ovest. La città di Hagerstown e servita da quattro
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linee ferroviarie, ma la maggior parte dei villaggi delCome il libro va in cerca del lettore.
Modo impiegato dalla Biblioteca pubblica di Hagerstown (Stati Uniti)
per far circolare il libro nei distretti rurali (anno 1900).
centrale in ogni deposito, ma siccome questi non si
trovavano nè su una linea ferroviaria, nè su una linea
tranviaria, bisognò servirsi per il trasporto di una
vettura.
Appunto questa vettura diede l'idea dell'automo-
bile-biblioteca; si pensò che, collocando nella vettura
scaffali di libri e facendola circolare per le strade di
montagna e fermare ad ogni casa, si sarebbe avvici-
nata la biblioteca al popolo. Il piano fu messo in ese-
cuzione nel 1905 e il portiere della biblioteca fu inca-
ricato di guidare l'autovettura. Così, due o tre giorni
alla settimana l'autobiblioteca portava i libri alla gente
di campagna, passando per le vie meno frequentate.
[p. 309]
L'esempio di Hagerstown fu presto seguìto dalla[p. 310]
sono pure meno numerose, perchè il lettore non può***
In Inghilterra le biblioteche rurali, county libra-
ries, sono state create durante la guerra, nel 1917, con
l'aiuto dell'United Kingdom Carnegie Trust, che ri-
siede a Dunfermline, in Iscozia. Queste biblioteche,
sparse ora su tutta la superficie del Regno Unito,
usano tre specie di auto:
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volumi, 4 da 1000 a 2000, 5 da 500 a 1000, 51 da 250 aAutobiblioteca di Middletown, N. J.
Gli sportelli che chiudono gli scaffali s'aprono lateralmente. Nell'interno, uno
spazio vuoto per il trasporto delle casse di libri.
sufficente a servire in modo normale tutte le località. Il
numero dei prestiti è, invece, elevatissimo in relazione
ai libri disponibili: ciascun volume è prestato in me-
dia quasi 10 volte all'anno, cioè il doppio dell'ordi-
naria distribuzione di una biblioteca bene assortita. È
da notarsi che sui 965 250 libri prestati, 1700 vengono
alla National Central Library, biblioteca centrale in-
stallata a Londra e destinata a provvedere al pubblico
i libri che le biblioteche esitano ad acquistare per il
loro alto prezzo o perchè attinenti a materie troppo
speciali.
Il servizio delle biblioteche nel Kent è affidato a un
bibliotecario aiutato da 7 assistenti, più quattro
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direttori di succursali, aiutati da 2 assistenti, e final-1) Calcolando il cambio a 75, cioè a sterlina svalutata.
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La circolazione dei libri è regolata nel modo se-
guente:
La vettura è condotta da un autista accompagnato
da un sotto-bibliotecario, assistente. I libri non sono
prestati direttamente al pubblico che si affolla intorno
all'automobile; le scaffalature, disposte esternamente
sulle pareti dell'auto, in modo ben visibile, servono
soltanto ad attirare i lettori, i quali sono autorizzati
L'Autobiblioteca della Contea di Kent.
a domandare che questo o quel volume, di cui hanno
visto il titolo, sia lasciato nella località.
In ogni agglomerato c'è un bibliotecario volonta-
rio; l'automobile gli lascia, a ogni passaggio, un
certo numero di volumi, ed egli, tra un passaggio e
l'altro della vettura, attende al prestito e alla restitu-
zione dei volumi prestati.
La vettura passa per ciascun villaggio tre volte al-
l'anno.
***
Questo sistema, come vedete, si presta ad una cir-
colazione molto lenta; costa caro ed è ben lontano dal
fare ai libri a stessa pubblicità delle piccole vetture
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che permettono il libero accesso agli scaffali e il pre-Quanti ciechi abbiamo in Italia? Forse più di
30 000, dopo la guerra. A Firenze essi hanno una bi-
blioteca in Braille, trasferita recentemente a Genova,
e persino un periodico. Nelle altre città importanti si
dovrebbe creare un riparto speciale della biblioteca
pubblica, come l'hanno quelle di Washington, di New
York e d'altre città americane e inglesi. I ciechi la-
vorano, spesso, per guadagnarsi la vita.
Un libro in Braille pesa circa 15 volte più della
stessa opera a stampa e occupa uno spazio quasi 60
volte maggiore; perciò difficoltà di collocazione e di
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trasporto. L'impressione di questi libri costa ora menoOgni moderna nave per viaggiatori ha la propria
biblioteca. Bibliotechine per la marina militare sono
distribuite in Italia alle regie navi dalla Lega Navale.
Arriva la bibliotechina a bordo.
Pochissimo, invece, si fa per gli equipaggi della ma-
rina mercantile.
Anche qui il primato spetta agli Stati Uniti. Nel
1921 sorse colà un'Associazione per le Biblioteche della
Marina mercantile, che nei due primi anni (1922-1923)
provvide al servizio delle letture in 1219 navi,
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mediante invio di 5393 bibliotechine, per un complessoSe il libro è necessario ovunque, è indispensabile
negli ospedali, dove il malato – che non sia febbrici-
tante, o sofferente negli occhi – trova nella lettura
il conforto migliore per attendere la guarigione.
All'ospedale, all'infuori della radio, quando c'è, e
di qualche visita, nulla o quasi tiene il malato in co-
municazione col mondo; perciò esso tende a concen-
trarsi nelle proprie sofferenze e langue nel desiderio
della vita esterna. I medici conoscono questo stato
morale che reagisce sul fisico; perciò sanno quanto sia
necessario creare una diversione e offrire a chi soffre
fisicamente un mezzo che ne occupi le facoltà rifles-
sive. Rimedio questo consigliato non solo per i ma-
lati comuni, ma ancor più quando si tratti di malattie
mentali.
Ora, un libro è per un malato più che un amico.
Nel 1930, il problema delle biblioteche di ospedale
fu dibattuto in raduni ai quali erano presenti molte
notorietà mediche, e sempre tutti furono d'accordo nel
riconoscere che nessun ospedale dovrebbe esser privo
di biblioteca. Questa conclusione fu ribadita
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all'assemblea annuale dell'Associazione dei Bibliotecari a Cam-[p. 318]
Questo volumetto non ha soltanto lo scopo d'infor-
mare come si costituisca funzioni una biblioteca pub-
blica moderna, con le sue propaggini e i suoi derivati.
Passando in rassegna ciò che si è fatto in molti paesi
per organizzare il servizio della pubblica lettura, si
è voluto specialmente dimostrare la necessità impro-
rogabile che anche il nostro s'avvii, senz'altro indu-
gio, per la stessa strada.
È ormai tempo che la biblioteca superi anche in
Italia il periodo della sua preistoria, facendo parteci-
pare tutta la comunità ai beneficî del libro. Venga essa
a contatto diretto con la vita moderna ed eserciti tutta
l'influenza di cui è capace sulle moltitudini.
Ricordiamoci che la socializzazione della biblioteca
non è estranea alle nostre tradizioni e che, nella misura
consentita dai tempi, precedemmo anche su questa
via, come in altre molte, i paesi che ora ci hanno di
gran lunga superati. Gabriel Nodé scriveva nel 1627
di una biblioteca italiana: «... Pour ne parler que de
l'Ambroisienne de Milan, et monstrer par mesme
moyen comme elle surpasse tant en grandeur et ma-
gnificence que en obligeant le public beaucoup de
celle d'entre les Romains, n'est-ce pas une chose du
tant extraordinaire qu'un chacun y puisse entrer à
toute heure presque que bon luy semble, y demeurer
tant qu'il luy plaist, voir, lire, extraire tel autheur
qu'il aura agreable, avoir tous le moyens et commo-
ditez de ce faire, soit en public ou en particuiler, et
ce sans autre peine que de s'y transporter és iours et
heures ordinaires, se placer dans des chaires destinees
pour cet effect et demander des livres qu'il vaudra
feuilleter au bibliothecaire ou à trois de ses serviteurs,
qui sont fort bien stipendiez et entretenus, tant pour
servir à la bibliotheque, qu'à tous ceux qui viennent
tous les iours estudier en icelle».
[p. 319]
Che cosa occorra fare, se non per riconquistare il[p. 320]
all'azione; che in quasi tutti questi paesi esistono giàFINE.
[p. 321]
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
I. – Che cosa è la Biblioteca Popolare Moderna . . . . . . . . . . . . . . . . 11
II. – Le Biblioteche all'estero. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
III. – Le Biblioteche Popolari in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142
IV. – Come s'istituisce la Biblioteca Popolare Moderna . . . . . . . . 191
[p. 322]
V. – Come funziona la Biblioteca Popolare Moderna . . . . . . . . . 256
VI. – La Sezione Fanciulli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 280
VII. – Le derivazioni della Biblioteca pubblica . . . . . . . . . . . . . 293
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 318
Fonte: Fabietti, Ettore. La biblioteca popolare moderna : manuale per le biblioteche pubbliche, popolari, scolastiche, per fanciulli, ambulanti, autobiblioteche, ecc. / Ettore Fabietti. – 4ª ed. interamente rifatta con illustrazioni e schemi. – Milano : Antonio Vallardi, 1933. – 322 p. : ill. ; 18 cm
La trascrizione rispetta la divisione delle pagine e delle righe e, in generale, la grafia dell'originale (compresi gli accenti), salvo la normalizzazione della spaziatura e delle virgolette. Sono stati corretti i seguenti refusi: "Crear" invece di "Crerar" a p. 34 riga 29; "Cambrigde" invece di "Cambridge" a p. 65 riga 38; "(1919," invece di "(1919)," a p. 67 riga 18; "Maeterlink" invece di "Maeterlinck" a p. 75 riga 18; "Sait" invece di "Saint" a p. 92 riga 6; "(E M K E))" invece di "(E M K E)" a p. 112 riga 31; "e scegliere" invece di "a scegliere" a p. 121 riga 31; "alunni" invece di "adulti" a p. 131 riga 8; "1782" invece di "1872" a p. 146 riga 21; "Ferdiando" invece di "Ferdinando" a p. 175 riga 20; "ri riunisce" invece di "si riunisce" a p. 182 riga 19; "nella località" invece di "nelle località" a p. 194 riga 13; "le città" invece di "la città" a p. 218 riga 4; "617.8 : " invece di "617.8 - " a p. 237 riga 5; "alfafetico" invece di "alfabetico" a p. 247 riga 26; "centenuto" invece di "contenuto" a p. 254 riga 31; "in sede:" invece di "in sede." a p. 272 riga 17. Non si è intervenuti sulla discordanza nel titolo del paragrafo 1.4 fra testo e indice e sulle frequenti imprecisioni o variazioni nei nomi delle località straniere.