AIB. Sezione Veneto. Congressi
"17. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
conservare il futuro
Luana Zanella, Assessore alla Cultura del Comune di Venezia
Conservare il futuro è una metafora che si addice in modo particolare alla realtà urbana nella quale ci troviamo ad operare perché siamo alle prese con una situazione che vede, da una parte gli effetti del turismo di massa mutare rapidamente gli assetti socio-culturali ed economici della città antica; dall'altra, i risvolti di questa profonda mutazione sulla complessità urbana e sulla terraferma, sugli equilibri tra le diverse polarità urbane e sul ruolo che Mestre, in particolare, potrà e dovrà svolgere negli anni a venire, ma a cominciare da ora.
Conservare il futuro significa dunque per un'amministrazione e per una città avere la capacità di gestire il presente con una visione di lunga durata in grado di interpretare i grandi cambiamenti in atto, in termini di mutamento degli equilibri urbani - come si diceva - ma anche in termini di profonde trasformazioni sociali, come ad esempio, il peso sempre più rilevante dei nuovi cittadini e cittadine straniere sulle dinamiche demografiche, socio-culturali e pure economiche della città. Far finta di niente, far finta di non vedere o di vedere il fenomeno migratorio solo come un problema di sicurezza, di contenimento di vere o presunte devianze è autolesionista e ci priva di una delle possibilità più evidenti di cogliere l'occasione per trarre profitto dal confronto, dalle "contaminazioni", dalle integrazioni (nel senso più ampio e vario del termine), dal moltiplicarsi in orizzontale delle pluralità delle identità.
Non si tratta di inventare nulla, ma di riuscire a trovare la nostra strada
rispetto a dinamiche e trasformazioni che altrove, in Europa, sono state affrontate
e metabolizzate da più tempo. E lo stesso discorso vale per la capacità
di ritrovare - che è anche un dovere, se non una conditio sine qua
non - di pensare la città in modo ambizioso ed operare con una scommessa
alta, in tutti i campi: economico, urbanistico e architettonico, e naturalmente
culturale.
Questo discorso, vale in modo particolare per Mestre che non può più
essere considerata come una quasi città, poco più di una periferia
mal riuscita di Venezia. Va detto che da questa strettoia, da questa visione
miope che ha per anni condizionato le sorti mestrine e le scelte di una classe
dirigente, anche mestrina, assai discutibile, siamo usciti, non da oggi. Siamo,
tuttavia, ad un'ulteriore e cruciale svolta. O Mestre diventa una risorsa
per riallocare la città nel suo complesso nelle reti brevi e lunghe,
che attraversano la nostra regione e il Nord Est del paese, o manchiamo, credo
definitivamente, un grande appuntamento con la storia. Per questo, però,
è necessario puntare su progetti e scelte di grande qualità non
condizionate da complesso alcuno, di stampo periferico o provinciale, ma guidate
da un orizzonte metropolitano e di crescita rispetto alle diverse scale regionale,
nazionale ed internazionale.
a sfida al futuro di Venezia, dell'intera città, si gioca qui,
nella capacità di progettare e costruire Mestre come una realtà
urbana moderna, nel senso di vicinanza agli standard qualitativi europei per
servizi, residenza e ambiente. I progetti e le strategie culturali non possono
sfuggire a questa logica.
Nelle premesse a questo 17. seminario Angela Vinay si fa riferimento alla
vocazione delle biblioteche, degli archivi e delle istituzioni culturali a conservare
il futuro attraverso la conservazione/costruzione della memoria e la capacità
di far suonare in modo armonico le tensioni del presente.
Non è un caso, dunque, che il Comune di Venezia e l'Assessorato
alla Produzione Culturale abbiano posto tra le proprie priorità di mandato
la cultura a Mestre e la realizzazione di un Museo per la città e della
città moderna, e di una Biblioteca all'altezza delle dimensioni
socio-culturali, urbane e demografiche della città e dell'area metropolitana
all'interno della quale si inquadra.
Il Museo a Mestre vuole essere un'occasione storica per realizzare una
struttura all'avanguardia, che parli della città moderna, di quelle
vicende ed esperienze novecentesche che proprio qui sono state particolarmente
intense, esemplificative e ricche di risvolti importanti con il triplice scopo
di parlare della storia della città occidentale, di dare un contributo
alle identità locali attraverso la conoscenza della propria storia recente
e di dotarsi di un altro ed essenziale strumento di riflessione sulla strada
della costruzione del proprio avvenire.
La nuova Biblioteca che troverà (dovrebbe trovare) collocazione presso
la prestigiosa sede di Villa Erizzo che proprio in questi giorni è stata
momentaneamente riaperta alla città, va pensata come uno dei centri vitali
della città ed uno dei poli culturali primari.
Una biblioteca che sappia offrire alla cittadinanza, come già sta facendo
ora, pur con mezzi limitati ed inadeguati, non solo spazi ma opportunità
di crescita culturale, la sicurezza di essere sempre informati e di poter godere
del meglio della tecnologia dell'informazione e della comunicazione in
modo libero e accessibile a tutte le diversità, culturali, economiche,
di abilità psico-fisica e quanto altro.
Una biblioteca che possa finalmente ospitare un numero di volumi adeguati agli
standard ed alle dimensioni demografiche di Mestre (mezzo milione di libri contro
i centomila scarsi di ora), un'emeroteca più ricca ed integrata
dalle tecnologie; uno spazio dignitoso per i bambini e per i ragazzi, separato
da quello per gli adulti, ma con esso connesso per garantire anche nello spazio
pubblico la continuità di relazioni dell'ambito privato e la crescita
culturale generale comune delle famiglie. Insomma un grande luogo di socialità.
Ma oltre che un luogo di crescita per tutta la cittadinanza, la Biblioteca Civica
di una città è uno dei luoghi primari di formazione delle cosiddette
classi dirigenti e nessuna città può pensare di poter guardare
in avanti serenamente senza garantire alle giovani generazioni la possibilità
di formarsi in ambienti e strutture stimolanti ed efficienti.
Il mio sogno è di riuscire al contempo a valorizzare anche la funzione dell'Archivio Storico, ed in particolare della sezione di Mestre, in raccordo con la nuova Biblioteca ed il Museo e a supporto di quest'ultimo. Ma anche l'Archivio ha bisogno di spazi perché, come sapete, è una struttura dinamica, in continua evoluzione; e poi ha bisogno di tecnologia, di informatizzazione per rendere più accessibile l'informazione alla cittadinanza e per favorirne la diffusione.
Naturalmente, occorrono molte risorse: per trovarle, però, non servono soltanto le necessarie condizioni economiche finanziarie favorevoli - a livello locale e nazionale - ma serve anche un vero e proprio salto di civiltà, che consenta di considerare la cultura, la formazione, la ricerca non più soltanto come peso e passività, ma come investimento direttamente produttivo e da cui non è possibile prescindere nell'epoca presente, pena, tra l'altro, l'autoesclusione dalla competizione internazionale.
Copyright AIB 2007-08, ultimo
aggiornamento 2007-09-16 a cura di Marcello Busato e Giovanna
Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay17/zanella06.htm