AIB. Sezione Veneto. Congressi
"17. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
conservare il futuro
Laura Tallandini, Università di Padova
Le prospettive dei sistemi bibliotecari
La suggestione di Settis, proposta come punto di riflessione dagli organizzatori
della tavola rotonda "[...] più appropriato e costruttivo sarebbe congiungere
i Beni Culturali con Università e Ricerca, riprendendo una vecchia proposta
di Giulio Carlo Argan e Giuseppe Chiarante. Si darebbe in tal modo un gran segno:
che la ricerca conoscitiva è l'asse portante, la vera e sostanziale 'attività
che dev'essere il cuore della tutela e della gestione del patrimonio culturale
[...]" [1], richiama, in parziale simmetria, un passaggio del
documento della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI),
del maggio 2004 [2] : "[...] Nella 'società della conoscenza'
in cui viviamo, le Università svolgono un ruolo fondamentale... In un'epoca
caratterizzata da economia e cultura senza confini, si accresce il loro ruolo
di 'nodo' di reti di relazioni... La presenza di un'Università in un dato
territorio emerge come 'vantaggio competitivo' fondamentale: essa è luogo
di produzione di nuova conoscenza, di diffusione della cultura, agente trainante
di sviluppo dei sistemi socio-economici locali, soprattutto in virtù della
capacità di integrare tali sistemi con le conoscenze scientifiche generali
e codificate, che circolano a livello globale [...]".
La messa in evidenza della necessità di integrazione tra il Sistema dei
Beni Culturali e quello della Ricerca-Istruzione Superiore è sicuramente
un passaggio di grande interesse, ma non è sicuro che questo renda conveniente
una congiunzione formale tra Beni Culturali e Università, mentre per ambedue
i sistemi, che hanno mission specifiche ben identificate, è forte
la necessità, di sviluppare attività sinergiche mirate ad accrescere
nel Paese la consapevolezza della centralità del patrimonio culturale nella
sua accezione più larga. Dai beni artistici all'eredità delle discipline
scientifiche e umanistiche, si tratta di una realtà articolata, nella quale
stanno creatività, originalità e talento della nostra storia. Per
questo, ritornando a Settis, "[...] Sempre più chiaro è ... che
il patrimonio culturale può e deve avere una posizione-chiave nello sviluppo
del Paese. La sua vera 'redditività' non è negli introiti diretti
e nemmeno nel turismo e nell'indotto che esso genera, bensì nel profondo
senso di identificazione, di appartenenza, di cittadinanza che stimola la creatività
delle generazioni presenti e future con la presenza e la memoria del passato [...]" [3].
Il reale problema è quello di attivare la percezione dell'importanza dei
nostri beni culturali rendendoli centrali nel processo educativo, stimolando il
senso di appartenenza a questa cultura della cui portata non sempre siamo pienamente
consapevoli. Di fronte a questa esigenza il Paese Italia, in particolare attraverso
Università e Beni Culturali, deve mettere in campo risorse intellettuali
ed operative disposte ad agire su di un ampio ventaglio di problematiche. Per
far fronte alle necessità storicamente note e a quelle emergenti sembra
conveniente pensare ad un tavolo di concertazione non episodico tra i due Ministeri,
che condivida e armonizzi strategie e progetti per quanto riguarda lo specifico
del patrimonio culturale.
L'armonizzazione delle attività, che presenta delle opportunità
in ogni settore dei beni culturali, trova senz'altro, grazie anche ad esperienze
di collaborazione maturate e agli strumenti innovativi oggi disponibili, un luogo
privilegiato nell'ambito del soggetto 'Biblioteca', sede della raccolta e degli
accessi alle testimonianze della produzione intellettuale, snodo necessario verso
il futuro in quanto 'presenza e memoria del passato'.
Torno quindi sulle aspettative di cui parlava Mauro Guerrini in inizio di giornata,
riguardo alla necessità di una normativa di legge sul Sistema Bibliotecario
Nazionale: sono necessari il disegno e la norma di sistema, purché siano
portatori di compiti e attivatori di servizi generando un ambiente che sia infrastruttura
informativa e formativa, che costituisca per l'utente il prolungamento dello scaffale
di casa, ugualmente accessibile, ma infinitamente ricco.
Vedo il Sistema Bibliotecario Nazionale come un mosaico armonizzato e registrato
a sistema delle varie componenti: le biblioteche Statali, dipendenti dal Ministero
dei Beni Culturali, le biblioteche di Università, le biblioteche scolastiche,
le biblioteche pubbliche territoriali, le biblioteche di fondazioni, le ecclesiastiche
etc.
Sembra oggi più che mai necessario e utile attuare una integrazione di
queste componenti che, lasciando da un lato ben visibili le specificità
di ciascuna istituzione, riesca a renderle sinergiche e a dare all'utente la sensazione
di avere la possibilità di attingere a un mondo di informazione, lettura,
risorse culturali senza confini e perciò in grado di supportarlo per tutte
le diverse esigenze.
Ogni tipologia di biblioteca ha una sua mission volta a soddisfare un ventaglio
di esigenze. E ogni utente della biblioteca può avere esigenze differenti
nel tempo. Ma il sistema biblioteca può soddisfarle in quanto sia un mondo
risultante dalla integrazione delle varie tipologie di biblioteche. In questo
quadro la biblioteca di Università ha storicamente avuto l'obiettivo di
sostenere la didattica e la ricerca nella continua evoluzione delle loro esigenze
informative, di documentare e valorizzare la produzione intellettuale del proprio
Ateneo e del Sistema Universitario, di accompagnare l'arricchimento e la crescita
intellettuale e culturale della propria comunità di riferimento. Negli
ultimi anni, con l'irrompere degli strumenti legati alle ICT, ha visto ampliarsi
la propria comunità di riferimento incrementando, grazie alla rete, la
possibilità di fornire un livello di servizio avanzato anche ad utenti
non istituzionali.
L'investimento annuale di oltre cento milioni di Euro spesi dai settantasette
Atenei italiani per acquistare informazione, ha portato all'accumulo di patrimoni
informativi di forte spessore ed estensione, legati alle necessità di copertura
delle aree disciplinari, spesso con ragguardevoli pregressi, e con livello qualitativo
e dinamismo adeguati ad una utenza che deve interagire in modo competitivo con
la comunità scientifica internazionale. Tali caratteristiche definiscono
le biblioteche di Università come un segmento di importanza assai rilevante
nell'ambito dei servizi bibliotecari nazionali.
Negli ultimi vent'anni, chi partecipando al progetto SBN, chi catalogando con
sistemi che non sono integrati e/o integrabili nel sistema SBN, le biblioteche
di Università hanno costruito una biblioteca virtuale di circa venti milioni
di record. Questa biblioteca virtuale deve maturare ora una visibilità
completa: così da essere strumento non solo per la higher education
ma anche per la further education. Nel momento in cui anche gli obiettivi
di Lisbona 2000 pongono la società della conoscenza come obiettivo primario
e condiviso questa risorsa deve divenire utilizzabile a un pubblico esteso. Pari
sviluppo dovrebbe avvenire anche per le altre tipologie di biblioteche, attivando
gli strumenti necessari a operare al meglio l'integrazione tra tutti i soggetti
che possiedono risorse informative e per questo sono il deposito della produzione culturale e scientifica.
Purtroppo quest'integrazione è, qui in Italia, piuttosto lenta, e talvolta
arenata per miopia progettuale, difficoltà organizzative oppure amministrativo-gestionali.
Con caratteristica tutta italiana ci è più facile ripetere più
volte lo sviluppo di imprese simili, autoreferenziali, che guardare ad uno sviluppo
armonico e sinergico che, mettendo assieme varie componenti renda interamente
fruibili gli investimenti sostenuti.
Restando alle biblioteche di Università, ad esempio, la spesa annua dell'intero
Sistema Universitario per libri e giornali scientifici è dello stesso ordine
di grandezza di quello sostenuto dalla Gran Bretagna, e infatti un nostro ricercatore
che vada in Gran Bretagna, o in generale in una nazione avanzata, USA, Germania,
Francia etc, non ha difficoltà a inserirsi nel sistema informativo, perché
le risorse sono simili; quello che è differente è la integrazione
esistente in questi stati tra le varie biblioteche e la loro accessibilità
fisica e virtuale. Se guardiamo alla Gran Bretagna il JISC (Joint Information
System Committee), il comitato che mette insieme le istituzioni della higher
education dei distretti di tutta la Gran Bretagna (Galles, England Scotland)
più la British Library più gli Enti culturali, ha definito e attuato
una serie di progetti con i quali dare servizi a tutta la popolazione integrando
tutte le risorse. Di fronte alle opportunità offerte dalla ICT, il JISC,
a partire dal 2000 ha già definito 3 successivi piani strategici triennali
di sviluppo delle infrastrutture, mediante i quali attiva e gestisce progetti
a carattere nazionale trasversali alle diverse istituzioni. Ad esempio le Università
e le biblioteche di ricerca possiedono un OPAC comune, collegato ai grandi motori
di ricerca internazionali, mentre in Italia, l'OPAC SBN, peraltro una realizzazione
di grande importanza, non comprende tutto il sistema universitario: la scelta
di SBN di non adottare un protocollo di colloquio secondo standard internazionali
costituisce una barriera a questa possibilità.
L'adozione degli strumenti adeguati a produrre i risultati avanzati che vediamo
altrove è una necessità non differibile assieme ad una fasatura
delle autonomie, in modo da superare la situazione di frammentazione e autoreferenzialità
che genera attualmente un ambiente eterogeneo, con punte di eccellenza e zone
d'ombra, non in grado di trasformare in servizi le ricchissime potenzialità
esistenti. "[...]Dare al patrimonio culturale una posizione chiave nel paese [...]" [4] richiede una progettualità incisiva che, nelle biblioteche, accompagni
una serie di interventi il cui costo prevalente non è situato nella spesa,
ma nella realtà organizzativa. In questa evoluzione le biblioteche non
sono il solo attore, ma certamente non hanno un ruolo secondario.
La tecnologia disponibile ci aiuta, in modo più economico di quanto non
sia mai stato in precedenza nella storia umana, a rendere la biblioteca una risorsa
aperta e frequentabile non più con il solo accesso fisico, ma anche con
l'accesso virtuale.
La strada perché il presente non sia consumato e il futuro sia conservato
è nelle nostre possibilità: è necessario volerlo.
[1] Salvatore Settis, La Repubblica 28 aprile 2006
[2] CRUI - Sulla Governance: principi fondamentali e linee
guida - 17 giugno 2004
[3] Salvatore Settis, ibidem
[4] Salvatore Settis, ibidem
Copyright AIB 2007-08, ultimo
aggiornamento 2007-09-23 a cura di Marcello Busato e Giovanna
Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay17/tallandini06.htm