AIB. Sezione Veneto. Congressi
"17. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
conservare il futuro
Gianni Bernardi, Presidente dello Studium Generale Marcianum
Nel contesto della riflessione sul valore della ricerca e della innovazione
per lo sviluppo della cultura nel nostro Paese (riflessione che caratterizza
questo 17° Seminario organizzato presso la Fondazione Querini Stampalia),
mi è stato chiesto di presentare il punto di vista dello Studium Generale
Marcianum, una realtà culturale che è in forte crescita nella
nostra città.
Mi permetto di richiamare, prima di tutto, alcuni elementi che possono aiutarci
a comprenderne l'identità. Con l'inaugurazione ufficiale avvenuta
il 14 aprile 2004, alla presenza dell'allora Segretario di Stato, Cardinale
Angelo Sodano, lo Studium Generale Marcianum, polo pedagogico-accademico del
Patriarcato, si presentava alla Chiesa e alla città di Venezia. Ci fu
nell'immediato un forte interesse e una ancor più forte curiosità.
La domanda "ma che cosa è lo Studium Generale Marcianum?" si
sentì molto allora e, a dire il vero, circola ancora soprattutto nell'ambito
non ecclesiale. Certamente il Marcianum può sembrare una realtà
molto complessa: si tratta infatti di un soggetto unitario reso tale dalla collaborazione
e compartecipazione di enti diversi i quali, conservando la propria identità,
si riconoscono tuttavia all'interno di una specifica finalità, data dal
fatto che il Marcianum si propone di valorizzare il ricco patrimonio culturale
della Chiesa veneziana. Non solo conservazione, dunque, ma un uso che diventa
capace di rendere oggi carico di valore e vivo quanto è stato trasmesso
dalla storia, innestandolo, in maniera organica, nella vita e quindi nell'azione
missionaria di tutta la Diocesi. Ciò significa che Marcianum si propone,
come Chiesa di Venezia, di essere interlocutore della variegata attività
culturale della Città e del suo territorio. Va detto che a dare una spinta
molto forte a questa valorizzazione è stata l'opera dell'attuale Patriarca,
Cardinale Angelo Scola. E va detto anche che il Marcianum risponde in maniera
propositiva ad alcune esigenze che si erano manifestate con forza negli ultimi
anni, esigenze appunto di chiarificazione e di nuova valorizzazione delle potenzialità
educative e culturali del Patriarcato. Faccio alcuni esempi: era necessario
promuovere ulteriormente l'impegno culturale dell'Opera Studium Cattolico Veneziano,
che dal 1958 lavora soprattutto nei diversi ambiti del rapporto fede/cultura
e dal 1987, con il Centro di Studi teologici Germano Pattaro, è presente
nell'offrire, soprattutto ai laici, la possibilità di una seria formazione
nel campo teologico ed ecumenico (e non posso non ricordare, a questo proposito,
seppur con un rapido cenno, la Biblioteca del Centro Pattaro, che è una
biblioteca specializzata proprio nei temi della Sacra Scrittura, della Patristica,
della Teologia, della Storia della Chiesa e particolarmente dell'Ecumenismo).
Però, insieme a questo, si è manifestata anche l'urgenza di rendere accessibile al maggior numero di persone lo studio della Teologia e delle tematiche giuridiche, del Diritto Canonico in maniera particolare, ma anche di recuperare l'eredità pedagogica di quelle che erano state le scuole del Seminario Patriarcale, in città molto apprezzate per la loro secolare tradizione. E proprio attraverso il Marcianum, il patrimonio così variegato del Patriarcato viene valorizzato; infatti, gli enti associati, pur continuando a mantenere la propria identità ed autonomia, sono chiamati a vivere una dimensione nuova, quella dell'unità. E questo è l'aspetto specifico che caratterizza questo esperimento della Chiesa veneziana, proprio per raccogliere insieme e per dar maggior forza a tutte queste realtà già presenti. La dimensione dell'unità vuole indicare una via diversa del sapere rispetto a quanto emerge nella cultura contemporanea, caratterizzata non solo dalla frammentazione dell'oggetto del sapere in ogni ambito di insegnamento e di studio, ma anche dalla frammentazione del soggetto che propone il sapere. E allora ecco una via diversa, perché attraverso lo Studium Generale Marcianum è la Chiesa di Venezia nella sua identità, cioè nel suo essere soggetto ben identificabile, a proporre una elaborazione e una comunicazione del sapere che, pur nelle debite articolazioni di contenuto, di metodo e di autonomie, evidenzia l'unità del suo essere soggetto educante. Cerco di spiegare questa affermazione: nelle varie articolazioni è la Chiesa di Venezia che si rende presente unitariamente e può dialogare con le altre realtà culturali attive in Città.
Non va dimenticato infatti che la Chiesa è fondamentalmente una comunità
educante e in questa prospettiva il Marcianum si pone al servizio della Chiesa
veneziana vivendo un impegno educativo che va dalla scuola materna all'area
di specializzazione post universitaria, sia per quanto riguarda gli allievi,
sia per quanto riguarda gli insegnanti. Certo, propone a tutti una visione cristiana
della vita, ma una visione cristiana che non toglie niente alla possibilità
di entrare in comunicazione, di dialogare, di interloquire con tutta la realtà
cittadina e non solo cittadina.
È il modo con cui oggi la Chiesa di Venezia tenta di vivere la dimensione
culturale che fa parte della sua tradizione.
È chiaro che tale proposta educativa è profondamente unitaria
pur essendo pluriforme e rispettosa degli statuti propri di ogni scienza e disciplina
e dei metodi pedagogici adeguati agli interlocutori, proprio perché,
come afferma il proemio dello statuto sottoscritto il 27 gennaio 2004, "...nell'odierno
contesto di frammentazione del sapere la comunità cristiana è
chiamata a mostrare l'inesauribile fecondità della fede come principio
unitario dell'educazione del soggetto e per quanto possibile per l'interpretazione
degli oggetti dei saperi e l'elaborazione della cultura", vale a dire per
permettere ai fedeli cristiani, in un confronto pieno con gli uomini e le donne
del nostro tempo, di dar ragione della speranza che è in loro. Almeno
qualcuno ricorderà che queste ultime sono parole della Prima Lettera
di Pietro, capitolo 3, versetto 15.
Mi piace evidenziare come lo specifico degli Enti che costituiscono il Marcianum
contribuisca all'unità del soggetto: c'è il ruolo, decisivo per
l'educazione, della scuola primaria, nella consapevolezza che va superata la
contrapposizione tra sapere scientifico e sapere umanistico, nello stesso tempo
l'ambito universitario delle discipline filosofiche e teologiche rivela, nel
loro nesso, il fascino di una riflessione sulla realtà dell'uomo e sul
suo essere in relazione con gli altri, con il mondo, con Dio. Ugualmente il
linguaggio del diritto si manifesta necessario per comprendere la nostra società.
Tutto questo evidentemente in una prospettiva culturale ampia che sa cogliere,
prima di tutto, la relazione con la realtà storico-sociale in cui il
soggetto stesso è inserito. Questo richiama certamente l'opportunità
o la necessità di riprendere quanto già nel passato è stato
vivo nel campo della cultura e della ricerca: a questo proposito, mi pare utile
richiamare il ruolo che, in questa prospettiva che è il Marcianum, sta
assumendo la Biblioteca, che sta diventando sempre più importante. Evidentemente,
è la Biblioteca di realtà pedagogico-accademiche (della Facoltà
di Teologia, della Facoltà di Diritto Canonico, delle Scuole presenti
nel Marcianum), ma è anche la Biblioteca che gestisce la Biblioteca del
Seminario Patriarcale, rendendone pubblici e curando i beni e i tesori che in
essa sono conservati. Mi permetto di ricordare che si tratta di una Biblioteca
importante anche se poco conosciuta, almeno a livello cittadino, certamente
non a livello internazionale, dal momento che studiosi dall' Australia, dalla
Finlandia o da chissà dove vi vengono a consultare i documenti, codici
e edizioni rare. E mi pare importante evidenziare che questo innesto dell'antica
Biblioteca storica e monumentale con la vita nuova dello Studium Generale Marcianum
sta portando anche a dei risultati "concreti" e, dal punto di vista
erudito e culturale, molto significativi: si è dato inizio ad una collana
(Anectoda Veneta) che pubblicherà contributi per la valorizzazione
del notevole patrimonio documentario conservato nella Biblioteca del Seminario,
ma anche in altre biblioteche cittadine, non solo ecclesiastiche. Il primo volume
della collana, dedicato a quel fenomeno editoriale settecentesco che furono
le "Gazzette sul Conclave" apparirà fra poco con il contributo
della Regione Veneto [1].
Accanto alla necessità di riprendere e rendere attuale quanto nel passato è stato vivo, c'è soprattutto l'urgenza che oggi, nella prospettiva del futuro, la ricerca diventi lo strumento principale per contribuire allo sviluppo della dimensione culturale. E mentre ricordo che fin dalla sua fondazione il Marcianum conta su solidi rapporti internazionali col mondo culturale ed accademico, che non sto qui a citare, vorrei, tuttavia richiamare il ruolo che ha uno degli enti del Marcianum, vale a dire il Centro Internazionale di Studi e Ricerche OASIS che si sta impegnando per la conoscenza della vita delle comunità cristiane che vivono nei paesi a maggioranza islamica, cercando di rendere questa realtà non estranea ai cristiani che vivono qui in Occidente, e nello stesso tempo offre notevoli contributi alla conoscenza di quei paesi. Oltre a questo mi pare utile evidenziare l'inizio, proprio in questo mese di ottobre, di un progetto triennale di formazione e ricerca, "Uomo - Polis - Economia", che offre la possibilità di un lavoro organico di ricerca e insegnamento su argomenti essenziali e trasversali alle diverse discipline accademiche, avvalendosi della collaborazione di docenti e ricercatori, di ogni provenienza culturale e religiosa, disponibili ad interloquire sulla linee di ricerca proposta, vale a dire sui temi dell'uomo, del buon governo e dell'economia, sia in ambito filosofico-teologico che giuridico ed economico. Tale progetto nasce dalla consapevolezza che il panorama culturale contemporaneo richiede sempre di più la capacità dialogica tra le diverse discipline, con la conseguente necessità di mettere insieme il rigore scientifico di ogni ambito accademico con l'apertura alla ricerca interdisciplinare; si propone quindi strumento concreto di formazione di un nucleo di giovani ricercatori e docenti che possano dar vita ad una 'scuola' di pensiero e di metodo interdisciplinare. Credo utile sottolineare anche il fatto che questo progetto viene proposto nella nostra città che, ancora una volta, si presenta come sede privilegiata per l'incontro tra le culture e le tradizioni accademiche più varie. Auspico naturalmente che tale radicamento a Venezia apra il progetto a collaborazioni con altre Istituzioni culturali ed accademiche.
Il Marcianum è, così, l'organismo di elaborazione di cultura della Chiesa di Venezia, è il polo pedagogico-accademico che la rende presente nel territorio con la sua attività culturale: a questo proposito credo necessario tener presente il particolare ruolo culturale e geografico di Venezia, di cui la Chiesa veneziana è altamente consapevole; si tratta di un contesto certamente europeo, ma anche aperto ai rapporti con l'Oriente. Quello che la città è stata nella storia con i suoi commerci è oggi possibile in un orizzonte diverso e nuovo; quasi come immagine di tutto il Nord Est italiano, Venezia è concretamente la porta che mette in comunicazione l'Occidente con l'Oriente. Non solo questi due mondi si trovano ad essere dirimpettai (l'Adriatico in fin dei conti è come un canale interno della città lagunare), ma realmente c'è la possibilità di un interscambio a tutti gli effetti. La passione di Venezia e della Chiesa, che in essa vive, per l'Oriente corrisponde ad una autentica vocazione storica, che oggi, nel contesto dell'Europa allargata e di un mondo reso più vicino dalle comunicazioni (ma, purtroppo, reso più lontano a causa dei sospetti, dei pregiudizi e della poca considerazione), va ripresa con forza e in modo significativo.
Il Patriarcato di Venezia è consapevole di tutto questo e sente non solo il significato di un autentico rapporto con l'Oriente a causa delle comuni radici storico-culturali (il riferimento a Costantinopoli e, attraverso Aquileia, ai paesi al di là delle Alpi è ovvio), ma coglie l'urgenza, per il presente, della mondialità. Tante Chiese dell'Est stanno riprendendo vita, dopo decenni estremamente difficili e complessi: diventa quindi necessario che la diocesi veneziana si interessi, si faccia vicina a queste Chiese sorelle. Potranno nascere parecchie iniziative finalizzate al dialogo, agli scambi, al sostegno; attualmente un segno molto importante è la presenza, tra gli studenti dell'Istituto di Diritto Canonico, di alcuni che provengono da diocesi di paesi 'vicini' quali la Slovacchia, la Polonia, la Lituania, ma anche da paesi 'lontani' quali l'India e lo Sri Lanka, la Siria, il Kenya, il Congo e il Brasile. Non è quindi interessante osservare che questi studenti si servono, mi si permetta l'espressione, del Marcianum e della sua Biblioteca, per entrare in contatto con la nostra cultura e la nostra realtà? Non è già, questa, una testimonianza sul valore della ricerca e dello sviluppo della cultura non solo nel nostro paese?
A mio parere, da tutto questo non può venire altro che bene: per la società civile, che nell'interlocutore adeguato che vuol essere la Chiesa veneziana può davvero trovare quel 'tu' che permette un dialogo autentico e proficuo orientato al bene comune; e per la comunità cristiana che così è ancor più invitata a riscoprire la bellezza della ricerca della verità, che tanto ha caratterizzato i grandi santi (da Agostino ad Anselmo, da Bernardo a Tommaso...) e dalla quale non può essere estranea e che, nella passione e nel gusto appassionato per la ricerca e la comunicazione del sapere, può davvero trovare una via di dialogo e incontro nel contesto della particolarità e della continua novità culturale in cui si trova l'odierna e complessa società civile.
[1] Rudj Gorian, Le Gazzette sul Conclave (1724-1779), Venezia, Marcianum Press, 2007.
Copyright AIB 2007-08, ultimo
aggiornamento 2007-09-16 a cura di Marcello Busato e Giovanna
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