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"17. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
conservare il futuro

Tavola rotonda
Consumare il presente o conservare il futuro?

Jean-Jacques Aillagon, Direttore di Palazzo Grassi


Consumare - conservare. Possiamo dire che questi due verbi esprimono un'alternativa, una scelta imperativa, quando parliamo di beni culturali?
Nell'ambito dei beni materiali, soprattutto quelli naturali - penso in particolare alle energie fossili - l'alternativa, sì, esiste davvero. Il consumo presume la rinuncia alla conservazione. Impone una diminuzione dello stock disponibile, richiede una ricostituzione dello stesso stock e, quando ciò non è possibile, la ricerca di nuovi modi di soddisfazione del bisogno in questione.
Invece, nel campo del sapere, della conoscenza, della cultura, le cose non vanno allo stesso modo. In un certo senso, la conservazione dei beni culturali presuppone il consumo, perché è proprio questo consumo a renderla una realtà viva, ricevuta, arricchita e trasmessa.

Pertanto, devo riconoscere che l'opposizione, un poco retorica, tra politiche culturali di conservazione e politiche di sviluppo culturale mi è sempre parsa leggermente caricaturale, per non dire sterile. Non esiste cultura senza trasmissione, non esiste più cultura senza creazione, senza arricchimento, senza rinnovo dei dati ricevuti.
Di conseguenza, direi che conservazione e consumo, vanno, per quanto riguarda la cultura, di pari passo.

Direi di più - e questo non solo per rispetto e amicizia per il luogo dove ci troviamo riuniti oggi - che le biblioteche illustrano questa dialettica in modo particolarmente significativo. Sono dei luoghi di conservazione. Sono anche luoghi di consumo attraverso la lettura e il lavoro sostenuto dalla lettura. Sono luoghi di analisi e di critica. Sono testimoni del continuo rinnovo della quantità e della varietà delle referenze - la loro varietà tecnica, la loro varietà geografica, la loro varietà culturale.
Ho sempre pensato che, proprio per queste loro caratteristiche, le biblioteche siano al primo posto tra i luoghi della cultura, e, come tali, la sollecitudine dell'azione istituzionale e la generosità dei mecenati privati dovrebbero in primissimo posto essere devolute a loro. I progressi della "biblioteconomia" e la diversità dei mezzi tecnici di accesso ai dati, grazie in particolare all'informatica, hanno maggiormente accentuato la spontaneità e la possibile familiarità con la cultura che le biblioteche offrono. Aggiungerei anche che la loro disposizione architettonica ne sottolinea il carattere prettamente democratico.

Se ci fosse da fornire la dimostrazione che esiste proprio, tra conservazione e consumo della cultura, questa dialettica positiva a cui accennavo, sarebbe proprio nelle biblioteche che dovremmo cercarla.
Quella dove siamo ora riuniti ne offre ogni giorno un tonico esempio.


Copyright AIB 2007-08, ultimo aggiornamento 2007-09-16 a cura di Marcello Busato e Giovanna Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay17/aillagon06.htm


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