AIB. Sezione Veneto. Congressi
"15. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
dal costo al valore
Il valore del lavoro in outsourcing
Michela Marchini, Responsabile della qualità di Codess Cultura
Desidero però fare una breve PREMESSA per contestualizzare il mio discorso
(e per aprire una finestra verso altre possibili riflessioni)
Nel contesto socio-economico in cui operiamo domina il mercato, una realtà
in cui le scelte sono prevalentemente dettate dalla convenienza; ormai da tempo
anche i servizi sociali e culturali hanno dovuto adeguarsi al sistema imperante.
Dire se questo sia giusto o non giusto non è argomento di questo convegno
e potrebbe meritare altri dibattiti di natura politica.
Noi oggi diamo per accettato il fatto che alle biblioteche venga richiesto di
dimostrare la propria convenienza e che esse debbano organizzarsi come aziende
e come tali misurare le proprie performance e valutare la propria produzione.
Solo così, dimostrando la convenienza sociale della propria attività
possono quindi ottenere gli adeguati finanziamenti.
Poiché tale convenienza non è misurabile in termini di profitto,
né di produzione di beni materiali, i parametri di valutazione sono altri.
Il convegno di oggi ci suggerisce di valutare il lavoro, i servizi, la cooperazione
In questa ultima sessione parliamo di valutazione del lavoro
La valutazione del lavoro, dove questo non porta alla produzione di beni materiali,
è difficilmente misurabile. Uno strumento utile per tutte le aziende,
ma in particolare per chi produce servizi, è il bilancio sociale.
Il bilancio sociale come strumento per valutare il valore aggiunto prodotto
dalle biblioteche
Questo tema è particolarmente interessante per una cooperativa come Codess
Cultura che io oggi rappresento come Responsabile dei servizi alle biblioteche
e come Responsabile Qualità.
Codess Cultura è stata certificata ISO 9000 e successivamente Vision
2000, ha gia pubblicato due bilanci sociali, e sta ora percorrendo la strada
della certificazione etica che contiamo di raggiungere entro la fine dell'anno.
Al personale è stata presentata la Carta Etica di Codess Cultura, e il
Comitato Etico sta iniziando ad organizzare periodici incontri con i lavoratori
per presentare il Sistema di Gestione della Responsabilità Sociale che
l'azienda si è data.
L'esperienza forse più interessante da citare oggi e che è nata
come esigenza successiva alla certificazione di qualità è quella
del bilancio sociale.
Mentre il Sistema Qualità ci dice se facciamo bene quello che abbiamo
deciso di fare, con il bilancio sociale ci si pone il problema di valutare l'impatto
sociale delle proprie attività, sia all'interno dell'azienda e quindi
tra i propri lavoratori, sia all'esterno, tra i propri clienti e fornitori e
tra tutti i propri stake holders in generale.
Parlare di bilancio sociale non significa quindi parlare di un aspetto dell'azienda,
ma affrontare insieme tutti i temi dell'azienda e spingersi anche oltre, per
poi sintetizzare molte analisi e riflessioni in pochi dati significativi che
spieghino quale ricchezza immateriale aggiuntiva (o eventualmente quale danno)
la nostra azienda produca.
Questo è quanto la nostra azienda ha fatto e deve continuare a fare e
questo probabilmente è ciò che anche le biblioteche devono fare
per comprendere e dimostrare il valore aggiunto dei propri servizi.
Il convegno di oggi mira quindi a raccogliere tutti i suggerimenti e le esperienze
che possano suggerire alle biblioteche le domande cui devono rispondere per
offrire un quadro chiaro dell'impatto sociale che deriva dallo loro esistenza
e azione continua.
Il mio ruolo oggi è quello di dare alcune indicazioni per valutare all'interno delle biblioteche una particolare tipologia di lavoro: quello in outsourcing
Il valore del lavoro in outsourcing
Il lavoro è una risorsa, sia il lavoro dei dipendenti,
sia quello dei collaboratori o lavoratori in outsourcing. Questa risorsa da
un lato ha un costo, dall'altro va valorizzata.
Perché questo avvenga è necessario che ci sia chiarezza di
obiettivi (espliciti ed impliciti), conoscenza delle risorse esistenti (che
si utilizzeranno per raggiungere questi obiettivi) e conseguente buona gestione
delle risorse umane.
Nel tempo che mi è concesso vorrei occuparmi del valore del lavoro
in outsourcing e quindi dell'impatto sociale che ha in una biblioteca l'esternalizzazione
dei servizi e di come la redazione di un buon capitolato di gara, legato alla
chiarezza degli obiettivi che la biblioteca si pone con l'esternalizzazione
e alla chiara conoscenza delle risorse che si vanno a cercare, possa contribuire
alla valorizzazione del lavoro in biblioteca e possa quindi produrre un impatto
sociale positivo.
Insomma poiché questo elemento andrà a incidere sulla valutazione
dei servizi, è bene che se ne considerino prima tutte le implicazioni
e si introducano eventualmente tutti i correttivi necessari affinché
il bilancio finale sia positivo.
Quando la biblioteca ricorre a forza lavoro esterna,chi sceglie gli indirizzi
e gestisce le risorse (direzione) deve aver chiaro e deve condividere
con il proprio staff:
Ad esempio, se si vuole ampliare l'orario di apertura della biblioteca, si
vuole affidare un certo orario agli esterni ed uno agli interni? Si vuole invece
armonizzare le diverse risorse lavorative garantendo comunque sempre un controllo
delle staff direzionale ed una reciproca crescita professionale?
Si cerca personale già con esperienza di lavoro? O con adeguato titolo
di studio che impari a lavorare in loco? O si vuole offrire possibilità
di lavoro a studenti?
A seconda della categoria scelta quali saranno le implicazioni? Gli studenti
hanno meno professionalità e ruotano più rapidamente, può
essere negativo per il servizio, ma si creano meno aspettative di continuità
e quindi ci saranno meno rivendicazioni.
Un neolaureato senza esperienza può essere molto motivato, ma sconterà
sul posto le prime "delusioni" e potrebbe avere un approccio troppo teorico.
Il personale troppo esperto potrebbe voler fare da maestro... e poi di quali
risorse interne dispongo per gestire questo personale esterno? Ho bibliotecari
"anziani" ed esperti in grado di gestire chiunque o esperti ma senza titolo
che rischiano di sentirsi a disagio con il nuovo venuto laureato? Ho personale
disponibile ad insegnare o geloso delle proprie conoscenze? ...
Infine ho necessità di risparmiare? Domanda retorica, perché è
sempre così. Ma si può risparmiare sugli stipendi, sugli orari
di apertura, sulla quantità di servizi.
Quando le risorse sono limitate, bisogna ottimizzarle, ma non strozzarle; a
volte è necessario ridimensionare gli obiettivi, quindi fare un po' meno
ma bene, magari evidenziando all'Amministrazione e/o al pubblico le scelte e
le rinunce fatte… è più onesto.
Gli spunti di riflessione emersi sono molti e quindi farò un tentativo
di sistematizzare e sintetizzare almeno gli aspetti fondamentali.
Quando si ricorre a forza lavoro esterna bisogna conoscere le variabili positive
e negative di questa scelta e intervenire in modo da valorizzare il più
possibile il lavoro che si va ad acquistare.
Secondo la mia esperienza il primo aspetto positivo della esternalizzazione
di servizi è che si va a creare nuova occupazione (quando non
si devono sistemare precedenti rapporti di lavoro in co.co.co. già stipulati
dall'ente).
L'appalto può contestualmente avere comunque anche un impatto sociale
negativo perché crea comunque occupazione precaria
Tutti gli altri aspetti sono variabili e, come già detto, la conoscenza,
la condivisione e la gestione sono gli elementi che possono conferire a queste
variabili un valore positivo.
Una volta chiari gli obiettivi, quali le leve che permettono di agire sulla
corretta scelta e gestione delle risorse esterne? Molte, ma le principali sono:
prezzo, piano formativo, competenze aziendali
Prezzo
È sempre un punto dolente, oggi più che mai, ma è certo
che a lungo termine non si può ottenere un buon lavoro se questo non
viene adeguatamente pagato.
Se un lavoro ad esempio di catalogazione, pur poco retribuito, può essere
fatto bene e può rendere soddisfatto anche il lavoratore giovane che
alla remunerazione somma come valore aggiunto l'esperienza maturata e la possibilità
di arricchire il proprio curriculum, per i lavori più a lungo termine
e relativi a servizi in cui il personale di cooperativa si integra con quello
di biblioteca e interagisce con il pubblico, la retribuzione inadeguata crea
insoddisfazione e quindi cattivo servizio, con un impatto sociale negativo quindi
sia sul personale che sull'utente. Questa negatività si trasmette poi
necessariamente anche al personale dipendente.
Un buon prezzo e una conseguente buona remunerazione del lavoro significa riconoscimento
professionale e porta con sé soddisfazione e positività nelle
relazioni.
Al di là quindi di una motivazione etica, che comunque dovrebbe essere
propria di chi investe in cultura più che in commercio, la semplice osservazione
dei fatti ci fa comprendere come il "risparmio" sul prezzo del lavoro ci faccia
ottenere un lavoro che (se non nell'immediato, certo con il tempo) avrà
un valore adeguato al prezzo pattuito, se non inferiore e giocoforza trasmetterà
questo effetto ai servizi erogati.
Il giusto prezzo poi da cosa è determinato?
ma anche si possono avere
Il costo del lavoro in outsourcing quindi deve necessariamente essere più alto del costo orario del lavoratore perché può avere molto valore aggiunto.
Piano formativo
Un'altra leva importante che può permettere di valorizzare il lavoro
esterno è un piano formativo che preveda anche la formazione per il personale
esterno (sempre considerando che la formazione, anche quella del personale esterno
ha un costo).
Spesso nei capitolati si chiede alle aziende di inserire progetti formativi.
Certo le aziende possono anche fare una formazione separata per il proprio personale,
possono comunque intervenire con percorsi personalizzati (la Moratti oggi insegna)
o con interventi generali sia sul piano tecnico che su quello motivazionale
e comportamentale, ma il piano formativo ideale è quello legato agli
obiettivi e alla verifica del loro raggiungimento e quindi questo è quasi
sempre necessariamente emanazione della direzione.
Anche in questo caso quindi, se c'è chiara comunicazione del piano formativo,
l'azienda esterna può collaborare alla progettazione di percorsi che
in questo piano si inseriscano, ma non può e non deve inventare nulla,
non deve sostituirsi alla direzione.
Normalmente quando la direzione è forte, consapevole e precisa, l'azienda
ha maggiori opportunità di svolgere un buon servizio anche nella collaborazione
a progetti.
Le ultime parole che vorrei spendere sulla formazione è che i momenti
formativi possono essere utili momenti di scambio di idee e di integrazione
e quando le persone lavorano insieme, negli stessi spazi e con le stesse risorse,
è bene che si trovino almeno alcuni momenti formativi comuni.
Competenze aziendali
Ultimo elemento da considerare, ma non in termini di importanza, è la
scelta dell'azienda, o meglio delle competenze aziendali che si ritengono necessarie
affinché la gestione dei servizi esternalizzati favorisca la valorizzazione
del lavoro impiegato.
Qui per me viene il momento più difficile, perché se dopo anni
di esperienza, mi viene abbastanza facile suggerire alla direzione di una biblioteca
quali sono gli elementi chiave che devono mettermi a disposizione per organizzare
al meglio il servizio che mi viene richiesto, dall'altro mi è molto difficile
dire obiettivamente quali sono gli elementi di valutazione dell'azienda che
la direzione dovrebbe adottare.
Provo a suggerirne alcuni, ma credo che saranno poi gli altri relatori a poterli
meglio evidenziare.
Credo che la quantità di esperienze analoghe svolte possa essere
un buon indicatore. Anche se l'azienda può aver commesso degli errori,
con tanta esperienza a forza di sbagliare qualcosa deve aver imparato. La formazione
interna fatta dall'azienda può essere anche un utile indicatore che
può dire quanto questa sia attenta alla comunicazione con i propri dipendenti,
alla loro sicurezza, al loro aggiornamento professionale; oltre alla formazione
interna si può vedere quanto aggiornamento in esterno abbiano fatto i
suoi dipendenti ad es. nell'ultimo anno.
Il giudizio sui servizi dato da altri clienti della stessa azienda potrebbe
essere utile. A questo scopo potrebbe essere utile stabilire dei criteri, magari
a livello di AIB affinché al termine di ogni servizio debbano essere
compilate delle schede di valutazione da parte del cliente che servano poi come
certificazione di servizio con un punteggio… ma forse mi spingo troppo oltre.
Fondamentale è poi che l'azienda dimostri di saper comprendere e condividere
gli obiettivi e stendere progetti aderenti alla realtà in cui va ad operare…
non quindi chi propone più cose, ma le più adeguate al contesto.
Copyright AIB 2005-08-09, ultimo
aggiornamento 2005-09-11 a cura di Marcello Busato e Giovanna
Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay15/marchini04.htm