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"15. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
dal costo al valore

VALUTARE LA COOPERAZIONE

Giorgio Lotto, Centro Servizi Biblioteche della Provincia di Vicenza


Il tema "dal costo al valore" qui proposto suggerisce una prospettiva capace di incrociare molti degli argomenti che stanno interessando oggi il mondo delle biblioteche, suggerendone nuove interpretazioni. Rapportato alla cooperazione questo tema mi appare oltretutto, se possibile, ancora più stimolante: proprio sulla definizione di strumenti per misurare e valutare la cooperazione nelle biblioteche pubbliche, infatti, si sta operando dal 2000 in ambito AIB [1]. Che i dati disponibili evidenzino come i casi di eccellenza tra le biblioteche pubbliche italiane si collocano sempre all'interno di reti di cooperazione non è sufficiente a "scaldare il cuore" di molti colleghi che vivono senza particolare coinvolgimento questo aspetto della vita bibliotecaria il quale richiede invece, per dare i frutti migliori, una diversa cultura del fare biblioteca.

Alessandro Agustoni, coordinatore di questa giornata, ha proposto una scaletta per guidare le nostre considerazioni. Vorrei seguirla per correttezza nei suoi confronti, ma anche perché l'ho trovata assai calzante.
La scaletta parte con un perché cooperare e un cos'è la cooperazione che ben si agganciano alla necessità di vedere nella cooperazione un modo diverso di essere professionalmente in biblioteca. Con riferimento all'esperienza vicentina tenterei di sintetizzare le risposte a queste due domande riportando alcune riflessioni maturate in merito:

Aggiungere a queste considerazioni una frase di Mazzitelli: "Cooperare significa condividere delle scelte di fondo, significa mettere a disposizione degli altri le proprie capacità, il proprio know-how. Cooperare non significa soltanto condividere un software, o delle macchine, ma soprattutto avere delle passioni, delle emozioni, degli entusiasmi comuni. Cooperare però è difficile perché richiede grande maturità a livello umano e la convinzione profonda che lo spirito di servizio debba animare senza incertezze chi esercita la professione del bibliotecario" [2].

In terra berica è piaciuta molto quest'ultima espressione che riscontra anni, ormai decenni, di impegno appassionato da parte di almeno due generazioni di bibliotecari. E direi che proprio lì, in questa interpretazione della cooperazione che mette in primo piano le risorse umane troviamo un primo aggancio al nostro tema di oggi: in una cooperazione siffatta il valore del servizio non è più la somma dei costi delle singole biblioteche, ma assume un plusvalore impagabile, una tensione all'obiettivo comune che nessuna contrattazione potrà mai garantire.

Alessandro Agustoni propone, ancora, un cosa valutare della cooperazione. Senza far riferimento alla sperimentazione in atto con il Gruppo AIB sulla misurazione della cooperazione nelle reti bibliotecarie territoriali, dirò che nel Vicentino applichiamo gli indicatori di efficienza e di efficacia AIB. Poiché il termine "valore" ci immette nella logica dell'efficacia, voglio precisare come in un primo momento si fosse ritenuto che il livello di efficacia fotografato nelle biblioteche ben riproducesse l'efficacia della cooperazione. Devo ammettere, però, che così non è. Il dialogo di cooperazione propone ulteriori potenzialità che a volte siamo in grado di sfruttare, altre meno.
Per spiegare questa riflessione mi soffermo brevemente su due di queste potenzialità. La prima è quella che da tempo definiamo "massa critica", cioè l'assumere una dimensione tale da permettere alle biblioteche di diventare soggetti visibili, degni di attenzione nel dialogo sociale. Noi ci stiamo accorgendo che quando abbiamo chiarezza negli obiettivi, partecipazione convinta e corretto posizionamento strategico tra gli stakeholders del nostro mercato si possono fare molti più goals. Ne può essere testimone il fatto che l'80% delle entrate del Centro servizi (che ha un bilancio annuo di 300.000 euro circa) è rappresentato da entrate proprie. È solo così, per esempio, che siamo riusciti, pur tribolando, ad acquisire un bibliobus, e, pur tribolando ancora, a coprirne le spese per un uso che speriamo di implementare ulteriormente.
La seconda potenzialità mi limito ad accennarla. La sua importanza ci porterebbe infatti a soffermarcisi più di quanto è qui concesso di fare per comprensibili limiti di tempo. Un bibliotecario può peraltro facilmente intuire quale sia il valore aggiunto derivante da una gestione coordinata delle raccolte delle biblioteche. Peraltro,come è noto, si tratta di un elemento che non appare nelle misure e negli indicatori di efficacia delle singole biblioteche.

Tra le sollecitazioni di Alessandro Agustoni in merito al cosa valutare della cooperazione non posso non soffermarmi sull'aspetto dei modelli. Nel Vicentino usiamo modelli diversi per i diversi servizi: centralizzato per la catalogazione, esternalizzato per il trasporto, partecipato per il reference, decentrato per la gestione delle raccolte, ... Se dovessi fare una sintesi direi che in questo momento si notano due tendenze contrapposte: l'una, da parte dei singoli Comuni, di centralizzare i servizi nel tentativo di ridurre il proprio impegno in termini di investimento di risorse umane; l'altra, da parte del Centro servizi, di puntare su logiche di decentramento. Questa ultima soluzione che tenta di sposare, là dove si realizzano, le unioni dei Comuni o l'ufficio unico nelle aree di montagna o comunque nelle zone più disagiate, appare vincente in quanto garantisce partecipazione e coinvolgimento da parte dei bibliotecari, legame con la comunità locale. Se non va a definire bacini bibliografici troppo ristretti, tale scelta può risultare vantaggiosa in termini di economia di scala per i servizi di minor impegno economico. In qualche caso, inoltre, il servizio decentrato trova possibilità di contenere i costi coniugandosi a livello locale con altri servizi alla persona.
Annotazione tra parentesi: esistono servizi che non trovano adeguato ammortamento nemmeno su dimensione provinciale. È il classico esempio di alcuni aspetti della gestione biblioteconomia delle raccolte multiculturali. Per questo tipo di prodotti sottolineiamo da tempo la necessità di garantire spazi di accordo a livello regionale auspicando che la Regione possa mantenere, pur delegando alle Province il coordinamento in materia di biblioteche pubbliche, un ruolo attivo ed operativo.

Al di là della soluzione organizzativa adottata appare comunque necessario portare a sintesi sul piano gestionale e garantire uniformità, integrazione, interoperabilità. Questo risulta facile quando la cooperazione non è altro che adeguamento e accettazione di quanto fornito gratuitamente da un centro munifico, qualsiasi esso sia; lo è meno nei casi, quale quello vicentino, nei quali il contributo al servizio da parte dell'ente superiore è assai contenuto, nei quali, inoltre, può di conseguenza capitare che l'autonomia si senta giustificata a produrre scelte organizzative del servizio anche contro corrente rispetto all'impostazione che orienta l'intera rete.
La risposta da noi data a questo problema è duplice. Da un lato, tramite la Commissione tecnica e i gruppi di studio, cerchiamo di garantire la massima partecipazione dei bibliotecari, e quindi delle realtà locali, alle decisioni relative al fatto gestionale della rete. Cerchiamo cioè di rendere condiviso il percorso di elaborazione delle scelte tecniche. Dall'altro lato cerchiamo di caratterizzare la rete come una realtà a velocità variabile, capace di far convivere il salto in avanti delle realtà più evolute, ma anche i ritmi più lenti di quei Comuni con strutture meno sviluppate, nella speranza che questi ultimi diventino sensibili all'"effetto traino" dei primi.

Sempre negli spunti di Alessandro Agustoni era richiesto di soffermarsi sui punti di debolezza della propria cooperazione e di lanciare uno sguardo al futuro.
Per rispondere a queste richieste credo di dover sottolineare come il problema maggiore cui la cooperazione nel territorio berico deve rispondere sia quello di garantire maggiore forza politica al centro. La soluzione leggera, agile rappresentata dalle convenzioni si scontra con l'autonomia locale che spesso, come accennato sopra, per i motivi più diversi devia dalle logiche dell'integrazione e limita la possibilità per la cooperazione di far fronte a impegni importanti quali quelli, per esempio, rappresentati dalla creazione di una rete geografica. Le variazioni che stiamo ricercando puntano dunque a garantire un centro tecnicamente agile, ma con la forza di orientare le scelte dei diversi comuni in modo univoco sul piano tecnico-gestionale.

Un secondo piano di sviluppo della rete vicentina dovrebbe riguardare la capacità di interagire maggiormente non solo con altre tipologie bibliotecarie come le scolastiche o le specialistiche, come già viene fatto, ma con altre realtà informative, agenzie culturali, in particolare pubbliche. Vorremmo cioè ricercare un dialogo organico e di integrazione ai fini del servizio con musei, archivi e centri di documentazione pubblici e privati presenti sul territorio.

Infine, pur mantenendo l'obiettivo dell'unica biblioteca distribuita sul territorio, riteniamo che contemporaneamente dovremmo puntare a far maturare le singole strutture bibliotecarie. Dovremmo aiutarle a diventare, nella rete ed oltre, soggetti forti, capaci, in un mondo globale, di dialoghi a 360° anche sganciati dalla dimensione territoriale, ma a vantaggio della comunità locale: quella ristretta, come, di conseguenza, quella più ampia della rete di cooperazione.

[1] Si tratta di un impegno condotto prima all'interno della Commissione Nazionale Biblioteche pubbliche, poi, dal 2003, da un apposito Gruppo sulla valutazione della cooperazione nelle reti bibliotecarie territoriali.
[2] G. MAZZITELLI, Verso un sistema bibliotecario integrato: la forza della cooperazione, 2002. www.uniroma2.it/-mazzitel/urbs.htm. Ultima cons. 18.12.03


Copyright AIB 2005-08-09, ultimo aggiornamento 2005-10-02 a cura di Marcello Busato e Giovanna Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay15/lotto04.htm


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