AIB. Sezione Veneto. Congressi
"15. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
dal costo al valore
Gabriella Faoro, Servizio Biblioteche della Provincia di Belluno
Il significato di questo intervento è quello di tracciare le linee segnate
dalla nascita e dai successivi percorsi del Servizio Provinciale Biblioteche
di Belluno, occasione per raccontare come le biblioteche bellunesi abbiano
lavorato in questi ultimi anni, entrando nella dimensione cooperativa sperimentando
soluzioni particolari, per qualificare il proprio ruolo nella società
locale.
Non si può parlare oggi delle nostre biblioteche senza spiegare cosa
fossero all’inizio degli anni Novanta, altrimenti non se ne comprendono i risultati,
ma soprattutto i percorsi seguiti per raggiungerli.
La situazione era segnata allora da una radicale precarietà, con la maggior parte delle biblioteche assai poco funzionanti per una lunga serie di ragioni:
Dunque una condizione generale di sofferenza, che si traduceva in frammentarietà
e inadeguatezza del servizio pubblico, quando non nella sua mancanza, secondo
i casi locali.
Con l’idea che una soluzione a queste carenze potesse trovarsi -come già
avveniva in altre parti- nella cooperazione, nel mettere insieme e gestire
unitamente le risorse, l’Amministrazione Provinciale decise di assumere un ruolo
attivo nello sviluppo dei servizi bibliotecari, indirizzandolo nella logica
e secondo i fini di una politica culturale per il territorio.
Nel 1993, sulla scorta della legge n. 142/90 e della legge regionale n. 50/84
e grazie al finanziamento della Regione Veneto, avviava perciò un progetto
di collaborazione fra le biblioteche bellunesi, coinvolgendo inizialmente quelle
che apparivano più attive e stimolate perché facessero da traino
per le altre realtà.
Una volta individuata nella convenzione la forma amministrativa per la collaborazione
tra gli enti, l’intervento di pianificazione si è sviluppato con la definizione
di obiettivi, l’attivazione di strumenti e risorse, la scelta di un assetto
organizzativo.
Provo a ricostruire.
Voler assumere un compito di coordinamento e promozione dei servizi sul territorio
ha portato necessariamente con sé l’adozione immediata di alcune decisioni.
Anzitutto la scelta di centralizzare precise funzioni, secondo evidenti ragioni
di efficacia/efficienza nel conseguimento degli obiettivi e nell’impiego delle
risorse.
Le stesse ragioni che consigliavano contemporaneamente di optare per la creazione
di una propria struttura, organicamente inserita nel quadro dei servizi e degli
uffici dell’ente, anziché investire di tali compiti un qualche soggetto
esterno.
Né tanto meno, pur essendo quello bellunese un territorio piuttosto vasto
e geograficamente articolato, veniva presa in considerazione la possibilità
di creare dei sottosistemi locali: in un bacino di utenza potenziale pari a
210.000 abitanti non si è riconosciuta altra opzione valida alla decisione
di centralizzare presso la Provincia tutte le parti dell’azione di back office,
non più economicamente svolgibili dal singolo operatore.
Superata la fase sperimentale dell’avvio, gestita attraverso l’affidamento di
incarichi di consulenza, nel 1996 si provvedeva perciò ad istituire il
Servizio Provinciale Biblioteche quale unità operativa complessa.
L’attività del Servizio vede attualmente impegnati a tempo pieno tre
dipendenti, di cui uno con compiti di responsabile e coordinatore della rete,
ai quali si affiancano in via ordinaria tre collaboratori esterni per l’attività
catalografica: forma parziale di outsourcing, resasi indispensabile per
fare fronte alle dimensioni raggiunte nel tempo dal lavoro di catalogazione
degli acquisti delle biblioteche aderenti (15.852 volumi nel 2003).
Attivare strumenti e risorse utili a incidere la realtà in un contesto,
come quello sopra tratteggiato, ha richiesto un impegno decisamente rilevante.
L’adesione al Servizio è sancita, come si è detto, dalla stipula
di una convenzione con il soggetto da cui la biblioteca dipende amministrativamente.
Questa convenzione prevede in capo al soggetto partner il solo onere dell’acquisto
dell’attrezzatura hardware necessaria per l’uso del software di gestione.
Sottolineo con questo che le biblioteche partecipanti alla rete fruiscono dei
servizi prodotti in forma centralizzata a titolo pienamente gratuito: la Provincia
si è fatta carico di tutti i costi afferenti l’automazione, la catalogazione,
la movimentazione dei libri, la formazione professionale degli operatori, ora
anche la comunicazione pubblica per la promozione delle biblioteche. Lo ha potuto
fare con risorse proprie e grazie al contributo finanziario che la Regione Veneto
in questi anni non ha mai fatto mancare.
Un simile quadro di così rigorosa applicazione delle politiche di welfare
alle biblioteche non mi pare trovi analogo esempio nel contesto regionale. A
dare ragione a questa vistosa anomalia è stata la precisa convinzione
che solo un forte sostegno, secondo una logica di sussidiarietà, poteva
creare le condizioni utili affinché le biblioteche bellunesi si sollevassero
dall’intrinseca debolezza originaria.
I mutamenti nel panorama confortano oggi quella scelta: sembra scontato dire
che la fruizione dei servizi centralizzati ha migliorato la qualità complessiva
dell’offerta delle singole biblioteche, con la conseguenza di un incremento
degli utenti e di una loro maggiore visibilità anche da parte degli enti
proprietari. Molte biblioteche hanno trovato una sede adeguata; ne sono state
istituite di nuove; nella maggior parte si è provveduto a inserire personale
qualificato; gli orari d’apertura sono stati ampliati; l’utenza va crescendo
e chiede nuovi servizi.
Si è detto delle risorse finanziarie investite sul settore delle biblioteche
in provincia. L’idea di cooperazione in rete, se correttamente intesa, implica
però una partecipazione di risorse anzitutto professionali e intellettuali.
La determinazione degli obiettivi di sviluppo e l’ideazione degli interventi
conseguenti deve essere necessariamente frutto del dialogo con i bibliotecari.
Un coinvolgimento assembleare, possibile per i piccoli numeri agli inizi della
vicenda della cooperazione, si è dimostrato alla prova del tempo difficilmente
produttivo di indirizzi coerentemente utili ad una crescita qualitativa del
sistema, che ne accompagnasse parallelamente il rapido aumento di dimensioni.
Dall’autunno del 2001 questo rapporto necessario trova perciò forma e
sostanza nell’opera della Commissione Tecnica del Servizio che ha lo scopo di
rappresentare le biblioteche e di esprimerne le istanze nei confronti dell’Amministrazione
Provinciale, ciò consente di cogliere i bisogni del territorio e al tempo
stesso di valorizzare nel modo più proficuo le competenze professionali
maturate tra gli operatori, rendendole disponibili per l’intero sistema di rete.
La Commissione si rende partecipe dell’attività del Servizio, che supporta
con capacità di consulenza e di proposta; di concerto questo predispone
i programmi di settore, nel quadro degli indirizzi generali della politica bibliotecaria
regionale e in relazione alle funzioni di coordinamento e di programmazione
riconosciute all’Ente per il rispettivo ambito territoriale.
La definizione degli obiettivi attraversa la storia del Servizio con uno sforzo
continuo di verifica e revisione. Tocchiamo solo alcuni punti.
Uno dei primi obiettivi scelti è stato quello di comprendere nella rete
biblioteche di varia tipologia (da quelle comunali alle scolastiche, dalle biblioteche
di enti privati a quelle di amministrazioni statali, di pubblica lettura e istituti
specializzati), pur consapevoli che su questa strada si sarebbero incontrati
ostacoli e difficoltà maggiori, perché diversa ne è la
gestione, diverse le finalità che perseguono e l’utenza a cui si rivolgono,
ma con la convinzione che integrare le risorse non poteva che rivelarsi arricchimento
complessivo per l’intero servizio.
L’esperienza, pur con buoni risultati, ci ha insegnato che forse è opportuno
modulare il rapporto di ciascuna biblioteca con l’insieme del sistema e quindi
il suo posizionamento in relazione alla tipologia della stessa. Non è
cioè realistico e nemmeno utile supporre di livellare i contenuti e i
modi della partecipazione al sistema per tutte le biblioteche, a prescindere
dalla funzionalità complessiva di ciascuna categoria. Penso ad esempio
alle biblioteche scolastiche, di cui sono noti i problemi di gestione e la generale
scarsità di risorse, e che richiedono pertanto interventi specifici,
diversi da quelli pensati per le biblioteche pubbliche locali. Vanno calibrati
di conseguenza anche gli strumenti per agire, anzitutto la convenzione che ne
regola il rapporto, perché possano dare e ricevere dalla cooperazione
in ragione della loro missione costitutiva.
Altro obiettivo, perseguibile forse più a livello politico, è
ancora quello di spingere gli enti partner ad abbandonare le residue forme di
gestione affidata a volontari, causa delle precarietà indicate in termini
di mancata attivazione dei servizi, "non-qualità" degli stessi e incapacità
addirittura di fruire di quanto erogato dal Servizio.
Rimane vero che siamo ancora in presenza di un numero significativo di biblioteche
che rendono poco servizio. Si è insistito nel suggerire l’adozione di
forme cooperative per un esercizio associato: la logica di una biblioteca in
ogni comune è largamente superata da tempo, ancor più se la povertà
di risorse non consente l’organizzazione di un servizio adeguato, a favore piuttosto
dell’ipotesi di alcune buone biblioteche con funzione sovracomunale. Su questo
fronte parte dei frutti sperati è però ancora da raccogliere.
Più che dire poi degli ambiti coperti dai servizi di rete attivati in
questi anni, che soddisfano il livello base di un sistema bibliotecario (catalogazione
centralizzata/partecipata, produzione del catalogo collettivo, interprestito,
movimentazione dei materiali, assistenza tecnologica e biblioteconomica, formazione
degli operatori, misurazione dei servizi, promozione delle biblioteche), va
indicato un impegno alla verifica delle loro modalità operative, in ordine
ad un obiettivo generale di economia e efficacia nel funzionamento complessivo
del sistema bibliotecario. Esempio può essere quello della movimentazione
dei volumi: il servizio ha ormai un passato di cinque anni, durante i quali
ha conosciuto alcuni cambiamenti nella gestione, allo scopo di perseguirne l’ottimizzazione
nei modi e nei costi globali, sempre in rapporto ai tempi di esecuzione. Perciò,
dopo aver affidato successivamente l’intero servizio a due ditte private, dal
2000 la movimentazione dei documenti per il prestito interbibliotecario è
stata separata dal trasporto del materiale da catalogare: questo rimane ancora
in appalto a una ditta di spedizioni in considerazione della comodità
offerta dal ritiro e consegna dei pacchi a domicilio, mentre per il prestito
ci si è affidati alle Poste Italiane. Il servizio pubblico postale è
stato stimato infatti più idoneo in ragione della sua economicità
(tariffa ridotta per i "pieghi di libri" in posta ordinaria, costo rapportato
all’effettivo uso), capillarità (presenza diffusa degli sportelli postali:
120 per i 69 comuni bellunesi), semplicità di utilizzo e efficienza nei
tempi di consegna (non più di tre giorni anche per i centri più
distanti tra loro).
Da quanto detto si comprende perciò come il temine "cooperazione" abbia
significato finora in Provincia di Belluno un rapporto essenzialmente "monoflusso":
la fornitura di servizi alle biblioteche da parte dell’Ente sovraterritoriale.
È dunque un termine forse spurio, se non lo si intende come perseguimento
della condivisione di finalità e obiettivi per il miglioramento dei servizi
al cittadino, in risposta all’insufficienza delle biblioteche nel "fare da sé".
Tuttavia questo rapporto apparentemente univoco determina comunque un’interdipendenza
tra le parti (biblioteche e centro-servizi provinciale): il centro non può
prefiggersi né tanto meno conseguire alcun obiettivo di sviluppo per
le biblioteche, se non "con" le biblioteche. Non si muove cioè in alcuna
direzione, se questa non è discussa insieme, condivisa nella scelta e
partecipata nel percorso; soprattutto, se manca una ben fondata base di partenza
nella realtà di risorse e servizi del complesso delle biblioteche della
rete.
È presto messo a fuoco così un punto cruciale, in una valutazione
che voglia essere pienamente consapevole, delle possibilità e dell’utilità
del cooperare: i vincoli, che questo impone, in termini di standard minimi da
garantirsi da parte dei soggetti che compongono la rete.
La scelta iniziale di non fissarne, riducendo di conseguenza l’adesione ad
un appello alla buona volontà delle amministrazioni proprietarie, si
giustificava considerando le descritte condizioni generali dello scenario provinciale,
nel quale un’imposizione severa di pre-requisiti avrebbe rischiato forse di
vanificare la chiamata a raccolta attorno ad un progetto finalizzato ad una
crescita collettiva. Quella scelta deve ora necessariamente essere rivista proprio
in ragione dei risultati raggiunti, perché solo il loro consolidamento
in una piattaforma condivisa da tutti i soggetti partner costituisce condizione
sufficiente per darsi nuovi ulteriori obiettivi di sviluppo.
Il pieno coinvolgimento delle amministrazioni locali nelle ragioni e nelle esigenze
di un servizio pubblico, che non può essere di "serie B", rimane dunque
un obiettivo da perseguire. Esso ha significato finora riuscire a indirizzare
il loro impegno verso un progetto comune, con scopi definiti, incrementando
in questo modo le risorse, prima esigue e di conseguenza improduttive, destinate
ad un servizio che cerchi di rispondere ai bisogni dei cittadini. In un futuro,
che si intende ormai prossimo, questo coinvolgimento, se non potesse ancora
consentire un ripensamento della strategia di spesa fin qui attuata dall’Amministrazione
Provinciale, dovrà in ogni caso trovare forma obbligata nell’accettazione
di alcuni requisiti strutturali e standard di servizio. L’adeguamento a questi
(in particolare nelle professionalità impiegate) produrrà allora
le condizioni indispensabili perché la cooperazione possa dirsi effettivamente
tale, sostanziandosi oltre l’erogazione/consumo di servizi nella possibilità
di un "fare insieme": si pensi per questo agli ambiti della gestione coordinata
delle raccolte, delle attività di promozione in comune o di reference
di rete.
Nel tentativo di dare risposta alla domanda fin qui implicita "quale cooperazione
per quali biblioteche?" si entra così di forza nel campo della misurazione
e valutazione della rete.
Quest’attività, condotta da tre anni a questa parte tra le biblioteche
bellunesi secondo le Linee guida dell’A.I.B., ha soddisfatto un bisogno
primario di conoscenza delle strutture e delle loro prestazioni in termini di
servizi agli utenti, fornendo a ciascuna le informazioni necessarie per valutare
da sé il livello di efficacia in rapporto alle risorse messe a disposizione;
ma soprattutto ha consentito di mettere a fuoco i punti deboli delle biblioteche
nel loro complesso e orientare quindi con maggior precisione le scelte di politica
generale nella pianificazione degli interventi di sviluppo per il settore. Fondamentale
è stato in questo senso il contributo in termini di analisi dato un anno
fa dalla consulenza di Giovanni Solimine, derivandone indicazioni importanti
circa obiettivi e strategie da perseguire per il miglioramento dei servizi.
Altro elemento conoscitivo valido alla riflessione sugli indirizzi da perseguire
è stato poi individuato nell’analisi della qualità, per la quale
si è attuato un progetto di misurazione della soddisfazione degli utenti,
i cui risultati verranno presentati nel prossimo novembre.
Se dunque il metodo della misurazione va assumendo rilievo nell’innervare le
varie fasi della progettazione, queste misurazioni non danno tuttavia alcune
risposte, che invece si vorrebbero, in ordine all’efficacia/efficienza nel produrre
e fruire dei servizi di rete. Il buon funzionamento di una rete e del suo centro-servizi
è forse indirettamente tastabile anche attraverso le performance delle
biblioteche collegate, ma rimangono comunque in ombra aspetti importanti, relativi
soprattutto al rapporto costi/benefici e in ordine alla valutazione dei modelli
organizzativi più idonei per realizzare le diverse attività.
In questo senso nulla ancora è stato tentato, per cui un’indicazione
dell’A.I.B. risulterebbe sicuramente utile.
Quali a questo punto, oltre quanto detto finora, i futuri terreni di prova
della cooperazione per le biblioteche bellunesi?
A costituire l’impegno più importante e ormai prossimo, l’applicazione
delle tecnologie telematiche con il passaggio, entro l’anno, alla gestione dei
servizi in rete geografica. Le biblioteche sfrutteranno tramite web le potenzialità
date dall’accesso all’informazione distribuita: grazie alla condivisione e all’aggiornamento
dei dati in tempo reale l’utente potrà conoscere immediatamente da qualsiasi
computer collegato a Internet la disponibilità dei materiali dell’intera
rete e ottenere i relativi servizi (prestito, interprestito, prenotazione) sulla
biblioteca locale, che in questo modo diverrà lo "sportello" di un’unica
agenzia informativa.
È prevedibile che questo passaggio rappresenti uno snodo cruciale, ben
lungi dall’esaurirsi nella semplice sostituzione di un sistema d’automazione
o nel produrre i suoi effetti solo in termini di migliori prestazioni nei servizi
delle biblioteche, altrimenti comunque non ottenibili.
La tecnologia informatica – è esperienza diffusa – introduce spesso elementi
di rottura nei processi delle organizzazioni, forza l’innovazione imponendo
salti in avanti anche oltre le previsioni iniziali. In un contesto cooperativo
obbliga ad un allineamento di procedure e modalità operative, richiede
coerenza e uniformità nell’agire interno e esterno, chiama anzitutto
i soggetti ad attivare un continuo, necessario dialogo di rete. Senza che questo
comporti il rischio di una perdita d’autonomia per le biblioteche, valorizzandone
anzi le specialità entro uno scenario aperto e incentivante i rapporti
con una pluralità di attori esterni (gli utenti anzitutto, ma poi anche
gli altri soggetti della società culturale e non solo), la telematica
innescherà un forte cambiamento nell’organizzazione del sistema bibliotecario
provinciale. L’ambiente della biblioteca virtuale diffusa sarà infatti
opportunità per ampliare e migliorare i servizi, luogo per rafforzare
le relazioni tra i soggetti della rete, strumento per nuovi assetti organizzativi
nello svolgimento di diverse attività (es. con la possibilità
di una catalogazione pienamente partecipata o di una gestione realmente coordinata
delle raccolte).
In conclusione credo si possa affermare che, grazie all’impegno sostenuto in questi anni, la realtà delle biblioteche bellunesi è oggi cresciuta, qualificando la Provincia come soggetto di riferimento del settore, ma soprattutto vero "motore" di un sistema le cui dinamiche saranno sempre più quelle del "fare in rete". La cooperazione si estende progressivamente a interessare ambiti sempre maggiori: questo richiede certezza di risorse nella partnership dei diversi soggetti, ma è indice al tempo stesso della validità di una politica per i servizi bibliotecari ormai irrinunciabile.
Copyright AIB 2005-08-09, ultimo
aggiornamento 2005-09-11 a cura di Marcello Busato e Giovanna
Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay15/faoro04.htm