AIB. Sezione Veneto. Congressi
"15. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
dal costo al valore
Marino Cortese, Presidente della Fondazione Querini Stampalia
Ringrazio il dottor Scala per la sua partecipazione al seminario Vinay, la
quindicesima edizione del seminario Vinay, perché con la sua presenza
autorevole viene a confermare un rapporto antico, diretto, e che si è
rivelato molto utile, tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali
e la nostra Fondazione: un rapporto che non si limita peraltro soltanto alla
vicenda bibliotecaria, poichè la nostra Fondazione ha anche altri settori
d'impegno nell'ambito della cultura, ma certamente la biblioteca è quasi
un aspetto identificante la Querini, costituisce il centro nella sua attività.
Lo ringrazio anche per quello che ci ha detto, per l'attenzione che pone alla
vita della nostra biblioteca e in generale alla vita delle biblioteche italiane,
della cui famiglia noi ci sentiamo parte integrante. Io non sono un esperto,
non sono un tecnico biblioteconomico, ma ho solo la responsabilità amministrativa
della Fondazione, e quindi della biblioteca, ma certamente seguirò con
attenzione quanto si verrà dicendo in questo seminario, perché
le difficoltà amministrative, economiche, finanziarie in cui versa la
cultura italiana ci inducono ad essere molto attenti alla produttività
della spesa in fatto di cultura e quindi in fatto di biblioteche. Va certamente
apprezzato ogni sforzo teso a rendere più efficiente la gestione, nello
spirito d'ottenere a parità di spesa risultati maggiori o risultati uguali
come minor spesa. Oggi si è un po' costretti a fare questi ragionamenti,
che forse non incontrano la sensibilità degli intellettuali, delle persone
di cultura, degli addetti ai lavori delle biblioteche. Si è costretti
a farlo oggi, mentre forse non lo si era negli anni addietro, quando in un'Italia
più povera c'era meno preoccupazione di dimostrare che la cultura ha
un valore economico e che, in fondo, i costi sono giustificati dai valori che
si vengono così affermando. Quando Giovanni Querini Stampalia nel 1869
ha lasciato una fortuna, ma una fortuna considerevole come se oggi morisse uno
dei maggiori industriali italiani e lasciasse tutto quello che possedeva, perché
si facesse una biblioteca ed un museo, forse aveva chiarissimo il valore economico
della biblioteca, perché riteneva che tutta questa ricchezza che lui
donava alla città, in fondo, fosse adeguatamente impiegata per sviluppare
quella che era già la bella e ricca biblioteca di famiglia, che era stata
cresciuta in questa famiglia come una perla, un gioiello, alla pari di tutti
i gioielli che le dame querininane potevano esibire nei salotti del '700.
Ecco che allora esisteva una consapevolezza del valore alto della cultura, e
ciò ne giustificava i costi: tutto ciò era intuitivo, spontaneo,
non aveva bisogno di tante analisi, o di sofisticate elaborazioni. Io, dovendo
venire qui, mi sono ricordato della mia vecchia tesi di laurea (siamo una quarantina
di anni fa), che era di politica economica. La tesi riguardava il valore economico
dell'istruzione, e, oltre a una rassegna della letteratura internazionale al
riguardo, comprendeva una applicazione al caso italiano, al tempo degli anni
'60: si può riscontrare come vi fosse già una diffusa letteratura
in materia, una capacità di indagine, di studi, di analisi, che sottolineavano
e documentavano scientificamente il valore economico, il valore di investimento,
il valore produttivo dell'istruzione. In Italia si era ai primi passi nel considerare
il rapporto tra economia e cultura, però nei paesi anglosassoni queste
tecniche erano più avanzate e, pur avendo io poi abbandonato questi interessi,
sono convinto che in questi ultimi decenni il progredire degli studi in fatto
di rapporti tra economia ed istruzione si sia molto sviluppato. Le biblioteche
in tanto in quanto partecipino ad un più diffuso, organico e generale
sistema educativo, possono facilmente inserirsi in questa logica e in tanto
in quanto dimostrino di essere elemento fondante ed imprescindibile del sistema
educativo possono agganciarsi a questi ragionamenti volti a indagare la forza
produttiva dell'istruzione.
Certo, oggi siamo costretti a documentare che le biblioteche valgono i loro costi, perché la domanda sociale di servizi pubblici si è molto dilatata. Era forse molto più facile cinquanta anni fa, cento anni fa, dire che, se la città aveva la sua biblioteca, la città era ben servita. Era un fatto ovvio, perchè la biblioteca era un servizio che si doveva comunque avere. Oggi fa concorrenza con lo stadio, con gli asili nido, con le case di riposo per gli anziani, con i lampioni, con gli autobus: la domanda di servizi pubblici è talmente dilatata che bisogna quasi sgomitare per farsi luce e per dimostrare che serviamo a qualcosa, che non siamo un orpello, un lusso, una cosa per alcuni un po' maniaci, dedicati a questa oscura attività. E quindi è utile lo sforzo che con i seminari Vinay si sta da tempo facendo per sottolineare questa relazione, questa pubblica utilità in termini economici delle biblioteche, tanto più in tempi in cui ad una domanda sociale dilatata e comunque in espansione corrisponde una stretta della finanza pubblica, per cui la preoccupazione per la produttività della spesa scaturisce necessariamente. E noi, tutti i giorni, facendo i conti con il nostro bilancio - perchè viviamo certamente di risorse proprie, ma oramai soprattutto di risorse pubbliche -, dobbiamo dimostrare, a noi anzitutto, e poi ai nostri sostenitori finanziari privati e pubblici che spendiamo bene i soldi. Ecco quindi che uno sforzo inteso anzitutto a capire questa problematica e poi ad utilizzare tali riflessioni per una migliore amministrazione delle risorse credo sia importantissimo. Le biblioteche sono in concorrenza sul mercato aperto, questo è il dato, e questo battersi in campo aperto ci stimola ad essere più efficienti. Per cui certamente la cooperazione tra biblioteche, nell'ambito di questa più generale riflessione sulla capacità di partecipare alla vicenda economica del Paese, è un campo più circoscritto ma significativo. Senza dubbio SBN è stato l'esempio più positivo, più evidente, più consolidato di questa esperienza. Come ricordava molto bene il dottor Scala, l'esperienza di SBN ha provato che la sinergia, la collaborazione, la cooperazione consentono dei risultati migliori di servizio, maggior tempestività, maggiore velocità, più larga disponibilità di servizi a costi comparativamente inferiori.
Ma io ritengo che anche in altri campi della cooperazione interbibliotecaria,
come è già stato immaginato, si possano esperire forme utili di
incremento della produttività. Quindi non soltanto con riguardo alla
catalogazione, ma anche nel resto dei servizi bibliotecari si deve perseguire
una più intensa cooperazione, per ricavarne minori costi e migliore qualità
del servizio. Perché la biblioteca non è solo, com'è anche
stato ricordato dalla nostra Direttrice - che colgo l'occasione per ringraziare
per la capacità di inventare ogni anno temi sempre più stimolanti
e nuovi per i nostri seminari - il deposito, la catalogazione e la messa a disposizione
bruta dei testi, ma è il centro della cultura, è un posto dove
dalla lettura nasce uno stimolo alla crescita culturale delle persone. Nel nostro
caso, alla Querini, la biblioteca è inserita in un centro culturale che
non si esaurisce nell'attività bibliotecaria. La collaborazione anche
sotto questo profilo può essere estremamente importante ed estremamente
utile: ciò avviene già in una serie di campi, ma andrebbe razionalizzato,
sviluppato ed indagato.
Queste sono le riflessioni di un amministratore bibliotecario, preoccupato,
alla pari degli altri responsabili di analoghi enti e istituzioni, che in questi
anni non dobbiamo cedere all'idea di trovarci in un fortino assediato, ma piuttosto
maturare la consapevolezza che solo sviluppando, solo crescendo, solo immaginando
forme nuove di attività, noi possiamo rispondere ad una società
sempre più esigente, esigente nella pretesa di ottenere servizi di qualità,
ma esigente anche circa la produttività dei finanziamenti che vengono
corrisposti a questa attività, e quindi una società aliena da
ogni spreco.
Io ringrazio chi ha organizzato il seminario e tutti i partecipanti, tutte le istituzioni che sono rappresentate: la Regione, la Provincia, il Comune di Venezia, Codess cultura, l'Università e quanti altri non sono presenti adesso, ma che interverranno nel corso del seminario, e tutti gli esperti, i bibliotecari, i singoli partecipanti. Il lavoro che si farà in questi due giorni si condenserà ancora una volta in un volume di atti, in modo che possa eseere consultato da una più vasta cerchia di persone interessate a queste questioni e se ne possa fruire negli anni futuri, in una continuità di impegno che vede ormai nei seminari Vinay un punto di riferimento consolidato. Siamo orgogliosi di aver dato vita a questa iniziativa e di aver tenuto con fedeltà l'impegno della continuità. Vi ringrazio tutti e buon lavoro.
Copyright AIB 2005-08-09, ultimo
aggiornamento 2005-10-04 a cura di Marcello Busato e Giovanna
Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay15/cortese04.htm