AIB. Sezione Veneto. Congressi
"14. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
la frontiera
digitale
Igino Poggiali, Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche
Buongiorno a tutti, io sono Igino Poggiali e sapete bene cosa faccio: tra le
tante cose, anche il Presidente dell'AIB, e come tutti gli anni da quando sono
Presidente dell'AIB, cioè dal '97, uno degli appuntamenti fissi per la mia
carica è quello di presiedere il Seminario Vinay.
Angela Vinay tutti
quanti sanno chi è stata: ne ricordiamo sempre il livello di lucidità e di
capacità di interlocuzione professionale con le autorità politiche, col sistema
universitario, con il mondo degli intellettuali. Noi cerchiamo di essere
all'altezza di questo esempio e devo ringraziare, come faccio tutti gli anni, la
Fondazione Querini Stampalia, che ha tenuto in vita questa iniziativa e penso
abbia intenzione di mantenerla anche negli anni che verranno, proprio perché il
Seminario Vinay è un appuntamento rituale come quelli che esistono per altre
organizzazioni: gli economisti si vedono sul lago di Como, altre categorie si
vedono in qualche altro posto; noi ci troviamo a Venezia per toccare ogni anno
un tema rilevante nella cornice delle questioni che riguardano lo sviluppo del
servizio nel nostro paese. Quest'anno il Seminario ha toccato il problema della
frontiera digitale, che peraltro non è una novità per la
Fondazione.
Alcuni anni fa a Padova in una Conferenza nazionale delle
biblioteche fu presentato il progetto della Biblioteca Digitale Italiana e oggi
qui, oltre a fare il punto su qual è il grado di sviluppo e di implementazione
di queste tecnologie innovative, vogliamo anche lanciare (pur nei limiti di un
tempo abbastanza ristretto) una riflessione basata su due parole chiave:
progetti e strategie. Si tratta di parole molto abusate e quasi consunte, ma che
in realtà costituiscono il nostro strumento per far emergere una serie di
questioni che spesso restano in secondo piano o comunque in
sott'ordine.
Perché dico questo? Perché in realtà progetti e strategie
sono due parole molto serie, prese dal mondo dell'industria e dal mondo
militare. Progetto e strategia sono parole che significano prendere in carico
una questione, disegnarne i contorni e portare a concretizzazione un
miglioramento, un adattamento, un'evoluzione di quella situazione in modo
sistematico, garantito e controllato. In realtà questo spesso viene scritto e
detto negli auspici di programmi e iniziative: i programmi dell'Unione Europea,
come anche molti dei nostri programmi nazionali, hanno una grande storia in
questo senso. Quello di cui come AIB lamentiamo sempre la mancanza è però una
vera strategia complessiva del nostro paese nel raggiungere un grado effettivo
di diffusione e di accessibilità di determinati servizi, che tendono a restare
scritti sulla carta; e io, se mi scusate la presunzione, mi sento un po' come il
nostro Papa, che continua a parlare di cose di cui tutti riconoscono che è
giusto parlare, ma che ben poco cambiano nella nostra vita. Qui è più o meno la
stessa cosa: da anni diciamo che ci vuole una legislazione mirata a garantire il
raggiungimento di un certo standard di servizi su tutto il territorio nazionale,
ma in realtà questo non accade, perché non solo non c'è la legislazione, ma non
ci sono nemmeno i servizi. Questa mattina per esempio abbiamo parlato di
progetti, di implementazioni, di infrastrutture, di opportunità assolutamente
affascinanti; ma quando penso che in tre quarti delle nostre regioni del Sud non
ci sono proprio quelle biblioteche dove ABSIDE dovrebbe collocare le famose aule
per accedere ai famosi prodotti di formazione a distanza, mi chiedo e vi chiedo:
chi effettivamente si potrà avvalere di queste opportunità? Questo chi ha spesso
occasione di ascoltarmi me l'ha sentito dire molte volte, ma finché non avremo
una risposta convincente ritengo sia necessario ripeterlo.
Conterrò la
mia introduzione ancora in due battute, che cercano di sintetizzare le domande
che noi bibliotecari impegnati quotidianamente nei servizi al pubblico vorremmo
porre ai nostri ospiti, perché con le loro riflessioni di questa mattinata
possano risponderci. Quali sono gli obbiettivi che ogni operazione, ogni
esperienza, ogni programma si è proposto? Chi ci guadagna, cioè chi ne avrà
beneficio? Quali sono i risultati attesi, anche da un punto di vista
quantitativo e geometrico, cioè quante persone, quanti kmq? E quali ne sono i
tempi? Infatti questa è per me la cosa più angosciante, forse perché penso di
essere ancora un essere umano e che la vita umana purtroppo abbia una durata
estremamente limitata rispetto al nostro desiderio di vivere in eterno: quando
vedo che una cosa comincia quest'anno, però se ne aspettano i risultati tra tre
anni, per me è come se non esistesse o quasi, in quanto il bisogno di risposte è
effettivamente molto più veloce. Non lo dico per polemica, ma perché abbiamo
ormai esperienze molto forti, che ci insegnano che bisogna lavorare con altri
tempi: pensiamo alla vicenda di Internet e dei protocolli di comunicazione tra i
sistemi: mentre in Europa ci baloccavamo con decine di progetti su ISO/OSI, non
OSI e contro OSI, gli americani hanno fatto il TCP/IP e adesso dominano il
sistema della comunicazione.
Con questa riflessione cedo la parola al primo
dei nostri ospiti.
Copyright AIB 2004-09-23, ultimo
aggiornamento 2004-10-09 a cura di Marcello Busato e Giovanna
Frigimelica
URL:
http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay14/poggiali03.htm