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"14. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
la frontiera digitale

PROGETTI E STRATEGIE

Claudio Chetta, Consigliere del Ministro per i Beni e le Attività Culturali per l'informatizzazione e la digitalizzazione del Ministero


Sono il primo ad essere chiamato in causa per affrontare la sfida di temi così complessi. Non farò qui la presentazione di un progetto: certo ne abbiamo uno, ma non sta a me illustrarlo in tutti i suoi aspetti tecnici, che peraltro non mi competono. Vorrei invece entrare subito in un argomento che è di mia pertinenza, dato che sono stato immeritatamente convocato in questo contesto di esperti di cultura; io infatti non sono un esperto di cultura, sono un esperto di organizzazione, in particolare di organizzazione con sistemi informatici. Un giorno il Ministro mi ha chiesto di andare a dargli una mano, e l'ha chiesto a me che del Ministero per i Beni Culturali ne avevo sentito parlare, ma non l'avevo mai visto. Il mio contratto è stato firmato l'11 settembre 2001: mentre le due torri venivano colpite, io ero nella sala del Ministro a discutere il mio accordo di collaborazione. Quel giorno è successo qualcosa di importante e abbiamo capito che il mondo stava cambiando; ma speriamo che sia stata una data importante anche per far crollare vecchi metodi, che non portano forse a quel mondo nuovo che ci piace immaginare.

Data la mia cultura digitale, al mio ingresso al Ministero mi sono ritrovato davanti ad un sistema che ritengo medievale. Per la verità abbiamo anche delle realizzazioni stupende, come SBN che è una delle nostre punte di diamante: tuttavia buona parte delle attività del Ministero sono ancora legate a mentalità e atteggiamenti che non appartengono certo alla cultura del manager d'impresa. Questa è infatti la realtà con cui mi sono scontrato quando, non conoscendo a fondo il lavoro del Ministero, ho cercato di capire attraverso quali processi avrei potuto comprenderlo meglio. Oggi parliamo di progetti, di strategie e di obiettivi: ma quello che ho individuato subito è stato l'obiettivo che non c'era, l'assenza di ogni prospettiva d'impresa sia nelle unità organizzative del Ministero che nelle strutture locali per la gestione della cultura. C'era sicuramente l'obiettivo di coltivare, di migliorare quello che tutti stavano facendo con amore, passione e competenza; ma di impresa c'era ben poco.

Tutto girava perciò attorno ad una logica che consisteva nella gestione delle entrate e delle uscite, e dunque nella creazione di progetti per attrarre risorse da spendere in funzione della propria conoscenza, della propria cultura. È evidente che questo non riusciva a dare a me - ma io credo a nessuno - una sensazione credibile della possibilità di sopravvivenza nel tempo di una struttura di questo genere; io infatti ho una cultura d'impresa, e per me l'impresa vive solo se c'è un equilibrio economico che gli garantisce la sopravvivenza. Perciò non si può parlare, in una qualsiasi unità organizzativa, di entrate e di uscite, ma bisogna parlare di costi e di ricavi. È chiaro che molti di voi pensano che questi sono beni che devono essere garantiti dallo Stato, risorse che devono provenire dal settore pubblico. Ma il settore pubblico, o la società che protegge e sostiene un valore o un bene, è un cliente dell'impresa e deve comunque essere visto dal manager come un cliente che può dare un ricavo, non un'entrata: c'è una differenza sostanziale fra queste due cose, perché le metodologie da seguire per avere un'entrata o per avere un ricavo sono diverse. Per disegnare un percorso di innovazione forse bisogna iniziare dalla base, creando dei manager o trasformando in manager d'impresa coloro che dirigono le unità organizzative, perché non capisco come si possa pensare di mantenere a lungo termine un'impresa solo inventando ogni tanto un progetto, facendoselo finanziare da qualcuno (dalla Provincia, dalla Regione, dal Comune etc.), e sostenendo poi attraverso questo finanziamento dei costi ordinari, cioè non finalizzati al progetto ma al puro mantenimento dell'unità organizzativa stessa.

Così ho presentato al Ministro la mia profonda convinzione che usando l'informatica si possano fare tante cose e modificare tanti processi; secondo me infatti, e lo ripeto spesso quasi come uno slogan, l'informatica è una potentissima leva che permette di cambiare le metodologie di gestione, costringendo i manager ad autoformarsi attraverso la tecnologia. Ma certo dell'importanza della tecnologia informatica siete tutti ben consapevoli, dato che il titolo di questo incontro è proprio "La frontiera digitale". Che cosa ci permette di fare questa tecnologia? Ci dà la possibilità di catturare in tempo reale ogni componente dell'impresa, di metterlo in un sistema attraverso la progettazione di un processo velocissimo, di avere quindi un immediato ritorno di informazione: la conoscenza diventa perciò molto rapida e la capacità decisionale del manager di quell'impresa molto più efficace.
Per quanto riguarda il settore delle biblioteche, la logica che ho proposto al Ministero è quella di coinvolgere il capitale privato per aiutare il mondo della cultura a diventare una grande risorsa, perché il nostro vero petrolio è rappresentato dai beni culturali presenti in questo paese. Le risorse private si attraggono in base alla capacità di produrre reddito, quindi il percorso è quello di costruire un gruppo che sia una fucina di idee, vere e proprie idee d'impresa da immettere nel mercato per richiamare investimenti. Certo quando parliamo di biblioteche la cosa è molto più difficile che quando parliamo di musei, perché creare un'idea d'impresa per la Galleria degli Uffizi è relativamente semplice, mentre per attrarre capitali privati in una biblioteca forse bisogna fare qualcosa di più che disegnare un progetto economico: bisogna anche creare dei servizi e delle attività che ne supportino la domanda.
Il discorso potrebbe proseguire a lungo: sicuramente ci vuole molto impegno per raccogliere la sfida e cercare di cambiare il sistema, concentrando le linee di finanziamento sulle idee d'impresa. Di questa necessità comunque io sono fortemente convinto, e la mia posizione è ormai condivisa da molti altri.


Copyright AIB 2004-07-12, ultimo aggiornamento 2004-10-09 a cura di Marcello Busato e Giovanna Frigimelica
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay14/chetta03-01.htm


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