"13. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
fund raising e servizi bibliotecari
Luciano Scala
Direttore dell'Osservatorio dei Programmi Internazionali per le Biblioteche
Intervenendo in qualità di responsabile dell'Osservatorio dei Programmi
Internazionali per le Biblioteche, istituto che fa parte della Direzione Generale
per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero per i beni e le attività
culturali, ritengo sia possibile stabilire immediatamente una linea di continuità
con i contributi proposti da altri colleghi riguardo alle possibilità
di finanziamento offerte dalle iniziative internazionali.
Tale linea di continuità ci consente oggi di affermare che le fonti di
finanziamento internazionali, ed in particolare quelle comunitarie, rappresentano
ormai un canale aggiuntivo di grande interesse rispetto alle risorse economiche
ordinarie.
Ma, al di là di una affermazione per certi versi scontata e di carattere
generale, ritengo opportuno sottolineare alcune delle caratteristiche peculiari
che contraddistinguono l'attività posta in essere dalla Direzione Generale
per i beni librari su tale materia.
Il dialogo che in questi ultimi anni l'Osservatorio ha stabilito con il mondo
delle biblioteche pubbliche, con i colleghi degli archivi e dei musei e con
i rappresentanti della imprenditorialità privata particolarmente attivi
nel settore culturale, ha evidenziato come un numero sempre più esteso
di istituti attribuisca alle fonti di finanziamento comunitarie una importanza
crescente, anche a causa della contestuale contrazione dei bilanci ordinari.
La costante tendenza alla flessione delle fonti di finanziamento interne ha
spinto alcune istituzioni culturali, sia pubbliche, ma soprattutto private,
a ricercare canali alternativi, indispensabili per dar vita ad una programmazione
di alto profilo delle attività culturali ed alla offerta di servizi di
qualità, richiesti a ritmo crescente dalla attuale Società dell'Informazione.
Tale tendenza ha riguardato anche il settore delle biblioteche pubbliche statali,
ma con caratteristiche diverse da quelle appena enunciate.
Se, da un lato, anche la Direzione Generale per i Beni Librari ha subito una
contrazione significativa delle risorse finanziarie ordinarie, dall'altro, proprio
nello stesso periodo di tempo, ha meglio precisato e codificato compiti, obiettivi
e finalità delle attività di carattere internazionale.
Ritengo utile fare riferimento alla legge istitutiva dell'Osservatorio dei
Programmi Internazionali per le Biblioteche, del febbraio 1994, per esemplificare
meglio quanto ho intenzione di illustrare.
Si tratta di un provvedimento di circa 20 anni successivo al Decreto del Presidente
della Repubblica n. 805 del 1975, con il quale si diede vita al Ministero per
i Beni Culturali ed Ambientali, provvedimento fortemente voluto dall'Ufficio
Centrale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali, oggi Direzione Generale,
finalizzato ad identificare uno spazio operativo attraverso cui promuovere la
partecipazione italiana ai programmi internazionali, allo scopo di facilitare
l'integrazione dei servizi bibliotecari e bibliografici italiani con quelli
di altri paesi, con particolare riferimento agli Stati membri dell'Unione Europea.
In effetti la creazione di un organismo specifico, finalizzato al raggiungimento
degli obiettivi appena citati, ha contribuito a sanare una lacuna che altrimenti
avrebbe potuto produrre conseguenze assai negative per l'intero settore delle
biblioteche pubbliche italiane.
La nascita dell'Osservatorio ha infatti consentito di assicurare un livello
adeguato di informazione sui programmi internazionali, di promuovere una più
attiva partecipazione delle biblioteche del nostro paese ai progetti comunitari,
ed anche - e forse soprattutto - ha affermato il principio del raccordo e del
coordinamento di tali iniziative con le attività di carattere nazionale.
In effetti alcuni esempi, ormai lontani nel tempo, di presenza bibliotecaria
italiana sullo scenario europeo avevano evidenziato tale problema, a causa non
tanto del carattere ampiamente sperimentale di alcune delle iniziative, quanto
della loro frammentarietà, episodicità ed assenza di correlazione
con i programmi avviati in ambito territoriale e nazionale.
La storia iniziale della partecipazione delle biblioteche italiane alle iniziative
comunitarie, soprattutto nell'ambito del III e IV Programma Quadro di Ricerca
e Sviluppo Tecnologico che occupano la prima parte e la metà degli anni
'90, appare caratterizzata dal limite dello sperimentalismo e della occasionalità
dei progetti, anche a causa delle direttive impartite dalla Direzione Generale
della Commissione Europea responsabile dei programmi di ricerca, spesso improntate
da uno spirito fortemente e volutamente tecnicistico.
Volendo tracciare un bilancio, seppur provvisorio, per il settore bibliotecario
statale delle esperienze comunitarie di quel periodo, è possibile affermare
che il volume quantitativo dei finanziamenti ottenuti ha rappresentato una percentuale
assai ridotta rispetto alla contestuale crescita della spesa interna verificatasi
dalla fine degli anni '80, e che quelle esperienze, per quanto episodiche ed
occasionali, hanno comunque contribuito a "sprovincializzare" le nostre istituzioni
attenuando, quando necessario, un "complesso di inferiorità" quasi sempre
erroneamente vissuto nei confronti di istituzioni da tempo presenti ed affermate
sullo scenario internazionale.
Dal punto di vista qualitativo, l'esperienza maturata in quegli anni dalle biblioteche
pubbliche statali ha costituito una fase preparatoria, propedeutica all'azione
successiva, caratterizzata dalla crescente consapevolezza della necessità
di coordinamento tra le iniziative di carattere nazionale e gli interventi finanziati
dalla Commissione Europea.
Con la seconda metà degli anni '90 è possibile osservare un cambiamento
radicale sia nelle politiche culturali, sia negli atteggiamenti di natura psicologica,
tanto a livello europeo, quanto in ambito nazionale.
La nascita dell'Osservatorio si inserisce in tale mutato contesto, caratterizzato
dagli orientamenti fortemente innovativi proposti dalla Direzione Generale della
Commissione Europea competente sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico, la
quale, con il V Programma Quadro (1998-2002), comincia ad indirizzare le proprie
attività su obiettivi diversi da quelli prospettati nel recente passato.
La Commissione afferma per la prima volta il principio della correlazione dei
progetti proposti dai diversi settori culturali e della necessità della
loro integrazione con i programmi di carattere regionale e nazionale.
Gli inviti a presentare proposte sono sempre meno orientati a finanziare la
sperimentazione, in alcuni casi assai sofisticata, ma spesso e volentieri priva
di conseguenze concrete sul terreno dell'offerta dei servizi culturali, e sempre
più attenti a promuovere un dialogo permanente, non occasionale, tra
le istituzioni governative maggiormente rappresentative nell'ambito dei diversi
paesi dell'Unione.
Di conseguenza, la Commissione è sempre più interessata a proporre
al settore pubblico e privato della ricerca uno specifico terreno di intervento,
per lo più caratterizzato dalla sollecitazione a dar vita a reti tematiche
e a centri di eccellenza, capaci di aggregare esperienze diverse e di sostanziare
rapporti di collaborazione continuativa tra gli istituti di ricerca, anche al
fine di stabilizzarne il rapporto con il settore pubblico governativo.
In tale mutato contesto, le realizzazioni maggiormente significative proposte
dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali cominciano
ad ottenere, a livello comunitario, riconoscimenti e finanziamenti di un certo
rilievo.
Vorrei ricordare, a titolo di esempio, lo sviluppo dei servizi al pubblico,
basati su standard tecnologici internazionali di fatto, e non solo de jure,
promosso della rete SBN, in particolare con la partecipazione attiva e propositiva
al progetto ONE 2 (Opac Network in Europe), e la costituzione della rete Rinascimento
virtuale, attraverso la quale il settore bibliotecario italiano coordina le
attività ad elevato tasso di tecnologia di 52 istituzioni culturali appartenenti
a 26 stati europei. La rete, che ha operato la scelta di Manus quale strumento
per condurre il censimento e la catalogazione informatizzata dei manoscritti
palinsesti, utilizza apparecchiature tecnologiche prodotte in Italia, messe
a disposizione dei partner all'interno di un mercato competitivo, per operare
le riprese digitali multispettrali dei documenti maggiormente compromessi, ed
affida alle istituzioni culturali del nostro paese, coordinate dalla Biblioteca
Medicea Laurenziana, la progettazione, realizzazione e tenuta della banca dati
europea multimediale dei palinsesti.
Ritengo utile citare, nell'ambito di tale mutata linea di tendenza, la recente
approvazione, da parte della Commissione Europea, del progetto Minerva (Ministerial
NEtwoRk for Valorising Activities in digitisation), che vede la Direzione Generale
per i Beni Librari svolgere, a nome dell'intero Ministero, il ruolo di leader
di una rete di Ministeri e di istituzioni governative dei 15 paesi dell'Unione
Europea, finalizzata a discutere, a coordinare e ad armonizzare politiche, programmi
ed interventi di digitalizzazione di contenuti culturali e scientifici.
Mi pare di poter affermare che le esperienze appena citate hanno evidenziato
due linee di tendenza:
1.la prima mostra che iniziative ed attività di carattere nazionale,
caratterizzate non solo dalla ricchezza dei contenuti culturali proposti, ma
anche da livelli di management adeguati e da un utilizzo appropriato di tecnologie
avanzate, riescono ad ottenere, quasi automaticamente, riconoscimenti assai
significativi a livello internazionale;
1. la seconda evidenzia un retroterra comune a tutte le esperienze citate, sempre
e comunque rappresentato da una decisa, convinta ed onerosa programmazione delle
iniziative di carattere nazionale. Gli esempi di Rinascimento virtuale e di
Minerva sono, a mio avviso, assai significativi al riguardo. Se la Direzione
Generale per i Beni Librari non si fosse fatta garante, fin dal Forum di Amburgo
del novembre 2000, della partecipazione attiva di alcune sue biblioteche e se
non avesse programmato investimenti adeguati, gli altri paesi europei non sarebbero
stati probabilmente capaci di proporre, con lo stesso successo, il progetto
poi finanziato nell'ambito dell'ultimo bando del Programma Cultura 2000. Analogamente,
una attività seria, e per certi versi autocritica, di analisi, proposizione
ed attuazione del programma Biblioteca Digitale Italiana, ha consentito alla
Direzione Generale per i Beni Librari non solo di rappresentare l'intero Ministero
a livello europeo, ma ha anche ottenuto un consenso comunitario superiore alle
più ottimistiche aspettative.
Per concludere, mi pare di poter affermare che si sta profilando all'orizzonte
un "circolo virtuoso" di riconoscimenti e di finanziamenti.
Iniziative di alto profilo promosse a livello nazionale, che comportano quindi
anche investimenti economici consistenti, cominciano ad attrarre fonti di finanziamento
aggiuntive di origine comunitaria, di proporzioni diverse da quelle cui siamo
stati abituati nel passato.
Gli esempi di Rinascimento Virtuale e di Minerva propongono flussi finanziari,
in entrata, nel primo caso di poco inferiori al milione di Euro, nel secondo
di un milione e mezzo di Euro. Si tratta di cifre di una certa consistenza se
considerate isolatamente, ridotte se rapportate al complesso degli investimenti
operati, indispensabili a connotare le iniziative non solo a livello nazionale.
Forse stiamo analizzando un fenomeno nuovo ed interessante per il nostro paese,
forse è possibile individuare una inversione di tendenza rispetto al
passato, che ci fa ben sperare.
Sicuramente una presenza stabile, seria e rassicurante per i partner stranieri,
avviata e mantenuta in essere anche attraverso investimenti consistenti, potrà
risultare assai positiva nell'immediato futuro non solo per le istituzioni culturali
direttamente impegnate nei progetti finanziati, ma anche per l'intero settore
bibliotecario nazionale che potrà trarre giovamento dal consolidarsi
di una prassi e di una cultura adeguate a questo avvio di millennio.