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"13. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
fund raising e servizi bibliotecari

INTERVENTI DI APERTURA

Paolo Eleuteri
Responsabile del Corso di laurea specialistica in Archivistica e biblioteconomia dell'Università Ca' Foscari di Venezia



Innanzitutto mi è gradita l'occasione di portare il saluto dell'Università e del Rettore e ringraziare gli organizzatori di questo Seminario per aver voluto anche quest'anno avvalersi della collaborazione della Facoltà di Lettere, in particolare del Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali.

Ritengo che questa sia un'occasione importante per dire qualche parola sul cambiamento che è avvenuto e sta avvenendo nelle nostre Università con l'introduzione della nuova laurea triennale e della nuova laurea specialistica, soprattutto naturalmente per quanto riguarda il settore archivistico e biblioteconomico.
Innanzitutto trovo che sia già importante il fatto che a Venezia siano state attivate entrambe queste lauree, cioè sia la laurea triennale che la laurea specialistica biennale (di fatto non è avvenuto nelle altre università per quanto riguarda il nostro settore). Già questo è un dato, credo, interessante, in relazione non solo al tema di questo incontro, ma più in generale alla formazione degli studenti, argomento su cui ritornerò più avanti.
Certamente l'Università si è sempre istituzionalmente dovuta occupare di formazione, formazione culturale in generale (a volte forse generica più che generale). Naturalmente non è questa la sede per dare alcun giudizio, positivo o negativo, sulla riforma universitaria; tuttavia, le nuove lauree hanno introdotto concetti nuovi, che ci hanno costretto, volenti o nolenti, a ripensare (talvolta forse anche a pensare per la prima volta) a come organizzare un percorso di studio. Per la prima volta siamo stati noi docenti, nell'ambito naturalmente delle imposizioni di legge, a doverci inventare e a dover dar sostanza a dei percorsi, che prima non esistevano in quella forma.
L'idea che sta alla base dei due percorsi di Ca' Foscari, quello cioè della laurea triennale e quello della laurea specialistica in Archivistica e Biblioteconomia, è questa: tentare di armonizzare il tipo tradizionale di formazione con una maggiore attenzione verso competenze più specifiche e scientifiche. Mi spiego. Da un lato una serie di discipline che rientrano nell'ambito delle materie più tradizionali: quindi lo studio dei manoscritti, del libro, della miniatura, la storia del libro, la biblioteconomia, l'archivistica ecc. Dall'altro, oggi non possono mancare materie che fino a poco tempo fa non erano insegnate nelle nostre università: quindi, spiccata attenzione all'aspetto economico e della produzione del libro, alla gestione del libro come bene culturale, ossia delle biblioteche, alla gestione e alla catalogazione elettronica e ad altri aspetti che coinvolgono discipline tecniche e scientifiche, come il restauro e l'informatica.
È necessario dunque cercare di non perdere del tutto, anzi di non perdere affatto la formazione tradizionale, perché ci troviamo ad operare non solo a Venezia, ma anche in Italia, dove l'aspetto tradizionale del libro ha un ruolo fondamentale, decisivo. Non sarà forse stato un caso (mi ha fatto molto piacere sentirlo) che il prof. Sicilia abbia citato poco fa il progetto Rinascimento virtuale, finanziato nell'ambito del programma europeo Cultura 2000, che mira a censire e studiare sotto ogni aspetto un particolare tipo di manoscritti, i palinsesti. Il fatto che un progetto simile, molto specialistico, sia stato finanziato, dimostra una notevole attenzione proprio per la forma più tradizionale del libro, cioè il manoscritto. È importante dunque che si continui con questo riguardo verso gli ambiti di studio più "classici", mescolati però sapientemente con quelli più moderni.


Un altro aspetto su cui la riforma ci ha fatto riflettere e su cui abbiamo dovuto prendere delle decisioni operative è stata la formazione di carattere pratico. Prima accennavo al fatto che l'Università è o dovrebbe essere il luogo deputato alla formazione degli studenti: abbiamo dunque dovuto rendere anche pratica questa formazione. La legge ci ha obbligato a utilizzare un certo numero di crediti, sul numero totale messo a disposizione per ottenere la laurea triennale e poi quella specialistica, per attività di tirocinio e stage. Due cifre soltanto: sui 180 crediti della laurea triennale sono 20 i crediti che abbiamo riservato nella laurea triennale all'attività di tirocinio, in altre parole 500 ore; 8 sono invece i crediti dedicati al tirocinio sui 120 previsti della laurea specialistica, cioè 200 ore. Non sono poche: in totale, alla fine del percorso quinquennale, lo studente avrà obbligatoriamente svolto circa 700 ore di tirocinio.
Ci siamo chiesti naturalmente dove queste attività di tirocinio potessero essere svolte e abbiamo individuato due percorsi. Uno esterno all'Università, sfruttando quello che offre Venezia e le sue immediate vicinanze: più precisamente abbiamo messo a frutto le nostre collaborazioni ormai pluriennali con numerose istituzioni veneziane (per esempio quella dove ci troviamo in questo momento oppure l'Archivio di Stato, la Biblioteca del Museo Correr ed altre), che accolgono studenti tirocinanti. Trovo questo (al di là del giudizio che si può avere sulla riforma) un aspetto sicuramente interessante per la formazione. L'altro percorso che abbiamo individuato è quello interno all'Università, utilizzando cioè le biblioteche dei dipartimenti: all'interno di queste biblioteche, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario d'Ateneo, facciamo formazione ai nostri studenti, coinvolgendo in prima persona anche il personale bibliotecario dell'Università.


Siamo agli inizi - questo è il primo anno - e non so quali saranno gli esiti di queste nuove soluzioni. Vedo però che gli studenti che seguono il percorso archivistico-librario non sono pochi, nonostante a Venezia ci sia una duplice concorrenza in famiglia piuttosto spietata. All'interno, infatti, del Corso di laurea in conservazione dei beni culturali abbiamo quattro percorsi: storico-artistico e archeologico, demoetnoantropologico e ambientale, e appunto archivistico-librario. Potete facilmente immaginare come i percorsi di gran lunga più frequentati siano quello storico-artistico e quello archeologico. Se non ricordo male, le immatricolazioni di quest'anno sono state poco più di 400 per l'intera Facoltà, e più della metà sono andate all'indirizzo artistico.
Ma, con una certa malizia, faccio notare che al secondo e terzo anno un certo numero di studenti del percorso storico-artistico "si pente" e passa all'indirizzo archivistico-librario; per cui, in realtà, nel nostro indirizzo noi laureiamo molti più studenti di quelli che vi si sono effettivamente iscritti al primo anno. Nell'ultima sessione, per esempio, su circa 250 laureati appartenevano al nostro indirizzo una trentina, che nelle nostre discipline non sono pochi.
Quindi c'è interesse per questi aspetti anche da parte degli studenti e ciò ci ha confortato nella scelta, che non è stata facile, di attuare anche il biennio della laurea specialistica. Altrimenti, perché uno studente dovrebbe iscriversi al triennio, se poi non ha il biennio di specializzazione? Sarebbe una sorta di castrazione, che taglierebbe ancora di più le iscrizioni. Come si capisce dalle mie parole, il nostro problema quindi non è tanto il fund raising, argomento di questo incontro, quanto piuttosto lo student raising.


Un altro aspetto importante, immediatamente collegato alla formazione, anzi formazione esso stesso, è il fatto che l'indirizzo archivistico-librario (non so se per nostro merito o per caso, spero nella prima ipotesi) sia stato uno dei pochi finanziati dalla Regione tramite il Fondo Sociale Europeo che, come sapete, è deputato al sostegno della formazione dei giovani. I fondi della Regione e del Fondo Sociale Europeo, arrivati da pochissimi giorni, finanziano un gruppo di quindici studenti dell'indirizzo archivistico-librario che seguono, fin dal primo anno, un percorso specifico di formazione (un percorso nel percorso, dunque).


Questo si collega con quanto diceva poco fa il prof. Sicilia sulla tipologia dei progetti finanziati. Certamente quello che abbiamo sentito prima ci deve far ben sperare: lo studio del libro, le discipline che hanno a che fare con il libro non solo sono certamente affascinanti dal punto di vista culturale, ma possono anche attirare finanziamenti sia a livello istituzionale sia a livello privato.
In questi ultimi anni ho notato, da fruitore delle biblioteche e dei beni librari, un sempre crescente interesse intorno a questi temi; vorrei citare, per tutti, un esempio particolare (semplicemente perché lo conosco bene). Pochissimo tempo fa, un anno circa, è stato finanziato un progetto molto impegnativo (il prof. Sicilia ne sa qualcosa): la catalogazione di tutti i manoscritti della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, dopo quasi un secolo dall'incendio del 1904.
È una cosa, credo, importante perché se non si cataloga non si conosce. Probabilmente dieci, venti anni fa non sarebbe stato possibile dedicare svariati miliardi a un progetto di questo tipo, che sarebbe finito in un cassetto; il fatto che oggi, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, molti progetti come questo possano trovare notevoli finanziamenti è sicuramente un segno di cui rallegrarsi.


Copyright AIB, 2002-02-21, ultimo aggiornamento 2002-04-11 a cura di Marcello Busato
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay13/eleuteri02.htm


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