"13. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
fund raising e servizi bibliotecari
Cristina Celegon
Presidente della Sezione Veneto dell'Associazione Italiana Biblioteche
Buongiorno a tutti. Tocca a me l'ingrato compito di chiudere gli interventi
di stamane che sono stati decisamente interessanti sotto vari punti di vista.
Innanzi tutto cercherò di esprimere il pensiero dell'Associazione in
termini più generali, e in un secondo momento il pensiero della Sezione
nei termini più specifici relativi proprio alla nostra Regione.
È da pochissimo tempo che all'interno della nostra Associazione si riflette
sulle problematiche connesse al recupero delle risorse economiche per le biblioteche.
È un argomento di difficile costruzione. Avevamo iniziato a riflettere
prendendo in esame il problema delle risorse umane, dell'economia delle risorse
umane e quindi con una particolare attenzione, se si vuole, ai bibliotecari
piuttosto che alle risorse per le biblioteche. Penso sia giunto il momento invece
di affrontare, sempre come strumento di sostegno nei confronti dei colleghi
bibliotecari, anche il discorso del recupero di risorse economiche. Chiara Rabitti
stamattina accennava alla Conferenza di Primavera che l'Associazione terrà
ad Alghero sul problema dell'outsourcing e quindi sull'analisi di ciò
che possiamo fare e di ciò che le Amministrazioni, soprattutto le Amministrazioni
comunali, stanno facendo per recuperare energie umane al di fuori del personale
ordinario delle biblioteche, andando ad analizzare quelle che sono le strutture
che adesso il mercato del lavoro offre: cooperative, lavoro a tempo determinato,
collaborazioni continuative a vario titolo, una serie cioè di professionalità
anche nuove che si stanno affacciando.
Per quanto riguarda il territorio veneto quello che invece a me preme è
cercare di analizzare ciò che riguarda una tipologia che forse è
la più diffusa sul nostro territorio, la biblioteca di ente locale, quella
che affida la sua vita alle risorse erogate dal Comune nel cui territorio opera.
Di fatto in alcune situazioni si è già intrapresa la strada di
cercare, di trovare fondi al di fuori di quelle che sono le sempre più
magre risorse degli enti locali; e nel futuro prossimo dobbiamo credere che,
ascoltato il prof. Sicilia, saranno via via abbastanza magre anche le risorse
nazionali.
Interessante è la strada intrapresa da alcune di queste biblioteche,
le biblioteche più forti sul territorio, le biblioteche che maggiormente
sono riuscite a crearsi un'immagine di istituto culturale, le strutture cioè
che hanno fatto capire alle loro amministrazioni e al loro territorio, alla
gente, ai cittadini che l'istituto biblioteca è - e noi dell'Associazione,
Presidente nazionale in testa, non ci stanchiamo mai di ripeterlo - luogo di
informazione, luogo di produzione e anche luogo di democrazia, perché
là dove le informazioni vengono date, l'accesso alle informazioni viene
dato al cittadino, là si creano anche le basi della cultura.
Gli istituti bibliotecari che sono riusciti a dare al proprio territorio questa
immagine di se stessi sono infatti anche quelli che hanno iniziato a percorrere
le vie alternative per il recupero delle risorse. Penso, per esempio, all'istituzione
della Bertoliana di Vicenza, la quale forse per prima ha intrapreso la strada
del business information: analizzare quali possano essere gli altri clienti
della mia biblioteca, delle mie collezioni, non soltanto librarie, delle mie
banche dati, degli accessi e delle professionalità che nella mia biblioteca
sono disponibili per la ricerca di informazioni di vario tipo. Questa può
essere una via percorribile: Vicenza la sta seguendo con l'Associazione degli
Industriali, fornendo loro dei servizi che vengono retribuiti in maniera differenziata.
Si intende quindi mantenere quello cha secondo l'Associazione è il carattere
distintivo della biblioteca, cioè la gratuità dei servizi di base
all'utente cittadino normale - che già contribuisce alla crescita della
biblioteca attraverso il proprio contributo erariale - e cercare di trovare
delle fette di clienti diversi dalla cittadinanza abituale, vedendo se esistono
nicchie, sacche di possibili nuovi utenti che hanno bisogno comunque della biblioteca
o del bibliotecario e di servizi diversi che questa biblioteca può loro
offrire.
Questo tipo di atteggiamento, che ritengo condivisibile in parte anche dall'Associazione,
è un atteggiamento diverso, è un atteggiamento attivo, che rispecchia
tutto ciò che noi abbiamo sentito dire stamane, dalla Regione in prima
persona, ma anche da tutti coloro che qui hanno parlato. Non far conto dunque
solo sul dovuto finanziamento da parte dell'ente che mi amministra, e che molte
volte è appena sufficiente all'acquisto dello stesso numero di libri
o periodici dell'anno precedente, ma cercare di farsi promotori nei confronti
della ricerca di risorse aggiuntive.
Tutto ciò pone all'Associazione, secondo me, un altro genere di problema,
e cioè quello di far sì che i colleghi bibliotecari siano messi
nelle condizioni professionali che permettano loro di poter trovare questi nuovi
strumenti. Bisogna che l'Associazione, diciamo così come altra missione,
oltre al sostegno che sempre ha prestato ai nuovi percorsi formativi dell'Università
di cui si parlava poc'anzi - e ricordo il contributo che Alberto Petrucciani
ha dato attivamente in collaborazione col Ministero per la riforma appunto del
Corso di Laurea che più ci interessa; l'attenzione e la disponibilità
che si è data agli stages degli studenti che seguono il percorso formativo
in Archivistica e biblioteconomia; e infine il tentativo di trovare come "Commissione
mista sulla formazione", costituita dall'Esecutivo nazionale e da alcuni
Presidenti regionali dell'Associazione, una struttura a questi tirocini all'interno
degli Istituti Universitari e non -, inizi anche ad occuparsi di altre specifiche
formazioni professionali e non solo.
È ancora tutto un percorso da costruire, e in questo momento potrebbero
sembrare forse più buone intenzioni che situazioni consolidate, però
il nostro impegno e l'impegno nazionale su questo c'è.
Un primo obiettivo potrebbe essere quello, in qualità di professionisti,
di appartenenti a una categoria di operatori sul territorio, di organizzare
degli sportelli, forse non locali, forse interregionali, diciamo comunque abbastanza
sparsi sul territorio, ai quali i colleghi delle biblioteche - e, perdonatemi,
ripeto soprattutto delle biblioteche di ente locale, perché sono quelli
che paradossalmente meno accedono all'aggiornamento, all'aggiornamento cioè
di un certo livello, non soltanto legato ad esempio alla disciplina catalografica
come quello che possiamo erogare anche come Sezione dell'AIB con giornate seminariali
sul GRIS piuttosto che su FRBR - possano rivolgersi per ottenere suggerimenti,
consigli o semplicemente le indicazioni relative ad esperienze simili alle loro
dalle quali trarre sostegno.
Se dovrà praticare queste strade - e quella del business information
è una, è un esempio, forse quello che è venuto in mente
a tutti quanti in maniera più evidente, soprattutto per bibliotecari
che operano in un territorio come quello del Nord Est dove effettivamente la
piccola imprenditoria è stata vista quasi da subito come un cliente potenziale
per servizi diversi - questo personale dovrà acquisire nuovi strumenti
relativi sia allo specifico della nostra professione, sia allo specifico di
professioni diverse. Ma ci sono altri clienti, ci sono altri professionisti,
non soltanto l'industriale della Riviera del Brenta, ci sono ordini professionali
che forse potrebbero, uso il condizionale per obbligo, potrebbero aver bisogno
di un tipo di risorse informative diverse rispetto a quelle che noi normalmente
siamo abituati a considerare tali.
Riprendendo il filo del discorso, credo che appunto un compito primario, che
noi dovremmo assumere come Associazione nell'immediato, è quello di offrire
il sostegno professionale a coloro che cercano strade diverse. L'inizio potrebbe
appunto essere l'apertura di uno sportello attraverso il quale informare i colleghi
su come funzionano i finanziamenti europei dei fondi speciali o dei fondi sociali,
grande mistero al quale ognuno di noi, quando tocca, accede in maniera del tutto
sprovveduta, il più delle volte dovendo avvalerci di consulenti esterni
(che non appartengono quindi al nostro mondo) che dovrebbero aiutarci a districarci
nel mare delle carte e dei documenti da predisporre, la cui errata compilazione
potrebbe invalidare l'accettazione del progetto quando arriverà sul tavolo
di colui che deve timbrare. Dovremo imparare a fare meglio questo mestiere;
questo è un altro tassello della nostra professione che dovremo imparare
a costruire.
Il Veneto è regione, oltre tutto, di grande formazione perché
molti sono gli Istituti che qui, accanto all'Università, fanno formazione
professionale e molti sono gli Istituti, gli enti e le società che beneficiano
dei famosi fondi europei.
Come prima cosa, ed è quello a cui sto lavorando in questi mesi, l'AIB
dovrebbe entrare, riconosciuto quale partner intellettuale/scientifico, nella
organizzazione e strutturazione dei progetti attraverso i quali questi Istituti
vanno a fare formazione, vanno cioè a vario titolo e con varie esperienze
a formare quelle persone che, come ricordava adesso Anna Maria Mandillo, una
volta uscite dall'Università o da percorsi formativi professionali devono
andare a lavorare, e che vogliamo vadano finalmente a lavorare.
Per concludere, è doverosa quindi l'attenzione dell'Associazione nei
confronti di come si opera nel settore della formazione universitaria e non,
e l'attivazione di quegli strumenti utili ai colleghi bibliotecari che possono
(o non possono, non so, questo è un terreno appunto molto nuovo) trovarsi
nella condizione di dover cercare delle risorse economiche aggiuntive alle normali
risorse di bilancio, per avere quel grado in più di liquidità
che molte volte permette alla biblioteca di gestire anche solo i servizi normali,
caratterizzanti la sua ragione di essere.