"13. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
fund raising e servizi bibliotecari
Massimo Canella
Dirigente del Servizio Editoria, Beni Librari, Archivistici e Musei della
Regione del Veneto
La Giunta regionale continua ad annettere importanza a questo ciclo di Seminari
per la sua capacità di indicare ad operatori ed amministratori del mondo
delle biblioteche, non solo venete, nuovi percorsi di formazione e anche nuovi,
perché multidisciplinari, orizzonti di comprensione. In particolare abbiamo
visto con favore la scelta di dedicare la sessione di quest'anno al fund raising,
che ci sembra un naturale sviluppo del programma di lungo termine di rendere
la dimensione economica familiare agli operatori del mondo della cultura e in
particolare delle biblioteche. Con ogni evidenza questo non significa assumere
come criterio assoluto o prevalente quello dell'efficienza economica dei servizi,
nel senso di una dimostrabile "medietà" dei costi per unità
di prodotto: faremmo altrimenti molta fatica a giustificare i costi che impone
e più dovrebbe imporre la conservazione dei beni librari di pregio, anche
quelli non accessibili normalmente alla pubblica lettura; oppure la conservazione
di istituzioni che concorrono all'identità di una cittadina o di una
località, preservandone talune memorie o tradizioni o semplicemente garantendo
ai loro abitanti una sorta di pari opportunità culturali anche in mancanza
di bacini d'utenza teoricamente adeguati. Nel Vicentino c'è un comune
di neanche cento abitanti che ha una biblioteca, non so come sono messi coi
parametri di costo ma è evidentemente è un fatto positivo e da
incoraggiare la scelta di quella comunità di dotarsi comunque di un'istituzione
di pubblica lettura. Ciò non toglie che anche le misurazioni dell'efficienza
vadano fatte e possano suggerire, a persone non schematiche, ponderate riflessioni
ed idonee decisioni.
La filosofia del fund raising in particolare è comunque un'altra: si
parte dalla ferma convinzione che la causa per cui si lavora è costruttiva
e importante, e si cerca di individuare ed attrarre tutte le potenziali risorse
che potrebbe mettere a sua disposizione la società nel suo complesso.
Da questo punto di vista sembra in prima battuta che la Regione sia più
oggetto che soggetto di fund raising, una sorta di vittima predestinata. In
realtà anche la Regione fa in modo crescente fund raising per le attività
di propria competenza: si pensi alle problematiche dei progetti europei, di
cui questo pomeriggio vi parlerà ampiamente Elisabetta Lazzaro; si pensi
alle difficoltà di inseguire l'accesso ai fondi speciali messi a volte
a disposizione da normative nazionali - quelli per lo sviluppo di SBN a seguito
della vendita delle licenze UMTS, quelli per le biblioteche digitali e le biblioteche
ecclesiastiche; né mancabno nella pratica occasioni di ricerca di cofinanziatori
privati (o semi - privati). In queste circostanze alcuni dei problemi e degli
interrogativi che si pongono al funzionario o all'amministratore non sono tanto
diversi da quelli che si pongono ai fund raiser diciamo così ordinari.
Forse sarebbe utile alla reciproca comprensione che cominciaste a vederci non
come i detentori di un pozzo intitolabile a santi comunque molto minori di San
Patrizio, quanto come esponenti della comunità intenti anche loro, coi
loro limiti, alla ricerca di risorse per il conseguimento di obiettivi riconosciuti
come comuni: obiettivi per cui potremo sempre meno contare, come ci ha appena
confermato il professor Sicilia, sul sostegno pubblico ordinario, e quindi dovremo
sempre più affidarci alla nostra capacità di innovare e persuadere.
Quest'ultima osservazione ci fa compiere un passo in avanti nel discorso. Come
sapete, i soldi a disposizione vengono impiegati sempre meno per l'erogazione
di "contributi" e sempre più per la realizzazione di "progetti".
In questo contesto la Regione deve attendersi di trovare davanti esattamente
fund raisers, capaci di individuare la sua potenzialità di "investitore"
nel progetto, di parte attiva e compartecipe negli argini dei suoi obiettivi
istituzionali e programmatici. La partecipazione finanziaria a un progetto,
a prescindere dalla sua entità, è sempre una scelta politica nel
senso nobile del termine, una decisione pubblica di partecipazione e di condivisione
degli obiettivi fissati dal soggetto che richiede il contributo. E' anche in
qualche misura, pur se in genere in termini più ideali rispetto a quelli
di chi gestisce il progetto praticamente, condivisione del rischio legato agli
esiti.
Ciò che facciamo o dovremmo fare come Regione - ciò che ci sforziamo
di fare meglio - consiste proprio nel mettersi in grado di saper riscontrare
nel beneficiario le capacità progettuali che consentano di verificare
nel tempo il grado di affidabilità dell'attività cui viene chiesto
sostegno; allo stesso tempo, come insegnano i manuali, il riconoscimento di
un ruolo nel conseguimento degli obiettivi che la singola attività persegue
può risultare foriero di imprevisti, positivi sviluppi, che potrebbero
riguardare lo stesso progetto o altri successivi. Capisco quali sono i pericoli
da evitare e le riserve da superare per seguire questa strada: il timore, ovviamente,
degli interessi privati nel senso non nobile del termine (ce ne è anche
uno nobile: l'interesse scientifico, il desiderio di partecipazione sono interessi
personali da valutare positivamente); il problema, più serio, di far
sì che chi detiene legittimamente il potere per investitura democratica
continui a poterlo orientare senza farsi prendere la mano da un apparato troppo
vivace. L'organizzazione interna dell'Ente dovrà prestare - in effetti
già presta - particolare attenzione a queste problematiche. Ma ciò
non toglie che la strada è segnata nel momento in cui si passa dai criteri
generali alla conoscenza individuale, "biblica" dei problemi; è
segnata quando si deve entrare a far parte di un vero e proprio "processo
di costruzione" del significato dell'attività che si conforta con
un contributo finanziario.
In altri termini ancora: con gli attuali orientamenti anche legislativi (basti
leggere le proposte di legge sulla cultura all'esame del Consiglio regionale
veneto) chi cerca fondi per la propria attività deve prevedere e saper
prospettare una funzione attiva, propositiva, di "giocatore nella stesa
squadra", nel rispetto delle competenze diverse, per il soggetto istituzionale
cui si chiede la contribuzione; deve sapersi inserire nella sua visione e saperla
arricchire di nuovi significati e di nuove prospettive.
L'assessore prof. Serrajotto, consapevole di tali problematiche, mi ha pregato
pertanto di esprimere il compiacimento suo e l'appoggio della Giunta regionale
a questa sessione di lavoro, che porterà certamente un valido contributo
al dibattito generale sulla caratteristica di questa nuova disciplina - una
fra le tante novità disciplinari che il frastagliarsi della nostra vita
civile ci propone; e potrà portare insieme, considerato anche il livello
dei relatori, anche una sua utile contestualizzazione rispetto alla realtà
veneta.