"13. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
fund raising e servizi bibliotecari
Antongiulio Bua
Coordinatore dello studio organizzativo ed economico della Biblioteca Europea
di Informazione e Cultura
Lo studio organizzativo ed economico della nuova biblioteca di Milano mi è
stato affidato dall'Associazione Milano Biblioteca del 2000: la biblioteca dovrebbe
sorgere su un'area, che è stata individuata ed è già a
disposizione, di 51 mila mq e contenere circa 800 mila volumi. Per quanto riguarda
la modalità di gestione, l'accordo di programma sottoscritto da Comune,
Regione, Stato e Fondazione Cariplo individua la figura della fondazione di
partecipazione: una fondazione che, per denominazione, è deputata alla
raccolta fondi per gestire e mantenere determinati progetti.
Recentemente sono stati depositati tutti gli studi di fattibilità della
biblioteca: la parola passa adesso a chi dovrà decidere sulla realizzazione
o sull'accantonamento di questo progetto. È già stata fatta una
gara di progettazione, vinta dall'architetto Wilson, ed è in corso in
questo periodo a Milano una mostra con i dieci progetti selezionati tra i 93
che hanno partecipato alla gara, compreso il progetto vincitore.
L'idea centrale della biblioteca è quella della fondazione di partecipazione,
di una struttura quindi, come già si è detto, che deve raccogliere
fondi: sia lo studio economico che quello organizzativo hanno cercato di definire
un progetto complessivo che sin dal primo momento ruotasse intorno a questa
idea. Da questa idea derivano infatti la missione della fondazione, la carta
dei valori, la visione delle strategie e dei processi e quindi il disegno organizzativo
complessivo della biblioteca, che fin dalla sua nascita all'interno di una fondazione
deve pensare non solo a raccogliere fondi pubblici, ma anche a cercare un sostegno
da parte delle imprese private per la sua crescita.
Il modello di gestione si basa sul modello di qualità EFQM, che analizza
i meccanismi e i processi di funzionamento interni alla biblioteca ed individua
i fattori da tenere sotto controllo e i risultati che devono essere ottenuti;
si tratta di un modello molto utilizzato dalle imprese nei Premi Qualità,
e che perciò può collocarsi come un'interfaccia tra la biblioteca
e il mondo produttivo. Avere un sistema di funzionamento di carattere "imprenditivo"
è fondamentale per la biblioteca, per poter dialogare alla pari con le
imprese, cioè con le strutture dalle quali potranno arrivare le donazioni,
i finanziamenti.
Il disegno organizzativo della biblioteca è un disegno atipico, con
una struttura a matrice.
È stata pensata a scaffale aperto, suddivisa in tre dipartimenti fondamentali:
il Dipartimento di Scienze tecniche, il Dipartimento Letteratura e Arte, il
Dipartimento di Scienze umane e sociali. Questi dipartimenti sono affiancati
da due strutture di servizio, che offrono Servizi di attualità e informazione
e Servizi di consulenza e reference, e da tre aree di supporto, Area dello Sviluppo,
Area della Gestione e Area dell'Amministrazione, tipiche del funzionamento della
fondazione e che permettono di gestire, ciascuno con processi specifici, i singoli
dipartimenti.
Per quando riguarda la raccolta fondi i due elementi fondamentali sono l'Area Eventi e l'Area Studi e Progetti. Si tratta degli elementi di forza dell'intera struttura (nonché gli unici elementi gerarchici all'interno di una struttura piatta), perché nella concezione sia economica che organizzativa del progetto sono i luoghi di creazione e di sviluppo, appunto degli studi, progetti ed eventi che servono a formare le partnership per la raccolta dei fondi.
A questo proposito c'è un problema che riguarda Milano e tutte le grandi
città: per le istituzioni culturali che non hanno una storia e un nome
importanti da poter vendere la raccolta di fondi è particolarmente difficile,
a meno che non sia basata su singoli progetti specifici. Questa collocazione
particolare nel campo del fund raising comporta, soprattutto nelle grandi città,
sia per grandi che per piccole fondazioni, un problema di concorrenza, cioè
un sistema di dumping nella donazione che viene particolarmente spontaneo agli
enti pubblici. L'ente pubblico è infatti in grado di fornire un servizio
indipendentemente dalle donazioni che riceve; la donazione certamente aiuta,
ma al donatore viene chiesto molto poco in rapporto al risultato che la donazione
stessa ha sul pubblico. In molti casi inoltre queste donazioni non vanno nella
trasparenza del bilancio dell'iniziativa, ma vanno nella trasparenza del bilancio
della struttura. In questo modo il donatore, scegliendo l'ente giusto, riesce
anche con un piccolo esborso ad ottenere una forte evidenza nel catalogo di
una mostra o più in generale nella sponsorizzazione di un evento. Questo
crea e creerà dei grandi problemi con la crescita del sistema delle fondazioni
- pensate alle fondazioni della sanità o a quelle che crescono a fianco
delle università - nel rapporto tra iniziative e donatori.
Allora quando si parla di fund raising in termini generali, e di donazioni in
particolare, in relazione sia a nuove iniziative che a iniziative già
esistenti (ad esempio la Fondazione Scuole Civiche, che non è una piccola
struttura: 200 dipendenti, tra 20 e 25 miliardi di fatturato annuo), la questione
fondamentale è il livello di appetibilità dei progetti che vengono
presentati. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda il campo della
cultura, nel quale ciò che conta è la capacità delle istituzioni
di presentare delle proposte con una forte valenza etica: etica e cultura diventeranno
infatti, uscendo dalla società dell'informazione verso un'economia "biologica",
i terreni più importanti, nei quali le imprese saranno obbligate ad investire
una parte dei loro profitti.
La capacità di raccogliere fondi per progetti cofinanziati, compartecipati
sulla base di valide proposte culturali è anche la scommessa della BEIC.
Tornando al disegno organizzativo, abbiamo già visto che si tratta di una struttura piatta che lavora con pochissima gerarchia. L'unico elemento gerarchico è costituito dalla Direzione Generale con il Comitato di Direzione, gli organi, i soci (perché, essendo una fondazione di partecipazione, è stata pensata una struttura con una base sociale molto ampia) e le due Aree Eventi e Studi e Progetti, attraverso le quali viene realizzata, su una precisa missione, su dei valori dichiarati, la raccolta fondi.
Il piano finanziario prevede una fase di gestazione o pre-start-up della biblioteca
che va dal 2003 al 2007 (si pensa cioè, forse presuntuosamente, che la
biblioteca possa essere inaugurata già alla fine del 2007); nel 2008/2009
è prevista la fase di start-up e nel 2010, finalmente, la fase di regime.
L'idea, sia nel progetto finanziario che in quello economico, è che nel
2010 la biblioteca passi da una gestione di carattere "imprenditivo", che ne
caratterizza la nascita, la costruzione e la messa a regime, ad una gestione
tipica di una istituzione culturale che ha già avviato un percorso, un'attività
che viene gestita da operatori del settore culturale. Questa previsione si basa
su un'ipotesi di lavoro che prevede l'apertura della biblioteca per 60 ore alla
settimana.
La creazione del piano finanziario si basa essenzialmente su un processo di
acquisizione (da una serie di documenti base) e di elaborazione di vari dati.
È stato fatto anche un benchmarking fondato sull'analisi di diverse strutture
dalle caratteristiche simili a quelle della nascitura BEIC, a livello mondiale.
Per quanto riguarda i costi (uso le Lire, perché non sono ancora riuscito
ad entrare nella dimensione dell'Euro), abbiamo distinto una logica "senza entrate"
da un logica "con entrate", che tiene conto cioè dell'attività
di fund raising. Noi pensiamo che questa attività possa cominciare ad
incidere sulla vita della biblioteca a partire dal 2008, da quando cioè
la biblioteca sarà visibile; in realtà la biblioteca nel progetto
sarà visibile già prima. Il nostro obiettivo, infatti, è
quello di rendere disponibili in linea circa 40.000 volumi digitalizzati fin
dal 2005: intendiamo cioè aprire la biblioteca virtuale prima di quella
reale, in funzione dei finanziatori istituzionali e delle grosse fondazioni
bancarie, cui si chiederà di fare gli investimenti in questa fase.
Per quanto riguarda l'attività di fund raising, si pensa infatti che
nella fase iniziale di costruzione della biblioteca una parte importante verrà
svolta dalle donazioni delle fondazioni bancarie del territorio. Accanto a queste
si prevede anche una raccolta fondi attorno a progetti comunitari, anche se
questa viene considerata più nella logica della gestione "imprenditiva",
che non una raccolta fondi pura, che riguarda principalmente i privati, sia
singoli che aziende.
Le principali componenti di uscita sono rappresentate dall'acquisto di libri,
l'acquisizione del know how, il marketing, la manutenzione, i costi correnti
(elettricità, gas, acqua, pulizie); entro il fabbisogno previsto per
il periodo dal 2003 al 2010 per singole strutture, emerge la spesa per la digitalizzazione:
circa 8 miliardi di Lire.
Per quanto riguarda il personale, il disegno organizzativo prevede una struttura
costruita da 300 persone su 40 ore; gli enti che hanno commissionato il progetto
pensano però, giustamente, che quando la biblioteca funzionerà
a regime l'organico andrà aumentato del 10%, per cui avremo una struttura
funzionante con circa 340 persone: il costo dimensionato su questi numeri è
di quasi 66 milioni di Euro fino al 2010.
Il costo della struttura, cioè del progetto che ha vinto, è di
127 milioni Euro, 250 miliardi di Lire.
Le entrate principali della biblioteca derivano: dalla vendita di servizi all'utenza;
dalle sponsorizzazioni (e qui entra in gioco il fund raising che sarà
fondato in larga parte appunto sulle sponsorizzazioni); dall'utilizzo di strutture
da parte di terzi legato, in particolare, a progetti di eventi di vario genere;
dallo sfruttamento di una piccola area commerciale. Quest'ultimo è comunque
un valore molto potenziale, ma è stato ugualmente preso in considerazione
perché il progetto della biblioteca prevede un'area centrale, una piazza
che a mio avviso potrebbe essere sfruttata per alcuni mercati di punta che si
stanno sviluppando attualmente a Milano, in particolare il mercato delle piccole
case di moda che hanno bisogno di spazi per organizzare le sfilate. Tuttavia
non abbiamo voluto inserire nel piano finanziario questa previsione perché
il Comune di Milano, che è uno dei nostri partner, sta attrezzando un'altra
area proprio per questo scopo e non ci sembrava corretto inserire fin dall'inizio
un elemento di concorrenzialità.
D'altra parte si prevede che attorno alla biblioteca si creerà sicuramente
comunque un ampio mercato: è chiaro infatti che una struttura per la
quale si attendono 1.250.000 visitatori all'anno sarà in grado di attirare
attorno a sé la presenza anche di altre attività e di eventi di
vario tipo.
Per quanto riguarda l'evoluzione del personale si prevedono le prime assunzioni
già alla fine del 2002 (visto che, se verrà approvato, il progetto
per rispettare i tempi dovrà partire entro la fine dell'anno). Seguiranno
nel 2003 l'assunzione di 40 unità di elevato profilo professionale che
si occuperanno della pianificazione e dell'avvio del lavoro, nel 2004 l'assunzione
di 20 unità che dovrebbero cominciare a gestire il progetto della biblioteca
virtuale e, negli anni successivi, l'assunzione del personale generico.
I costi di manutenzione, stimati sulla base di un benchmarking abbastanza accurato,
vanno da un minimo di 0,52 Euro/mq ad un massimo di 0,90 Euro/mq.
I costi per l'acquisto dei libri si aggirano attorno ai 2 milioni di Euro nella
fase di regime. Nella fase iniziale invece, per una struttura che deve acquistare
tutto il suo patrimonio, la spesa sarà molto più alta (più
di 3 milioni di Euro). Bisognerà tener conto, inoltre, dell'impatto che
la biblioteca avrà sul mercato antiquario per l'acquisizione di alcune
collezioni che sono indispensabili in un biblioteca a scaffale aperto.
Una questione generalmente dolente quando si ha a che fare con le pubbliche
amministrazioni, però inevitabile, è l'acquisizione del know how
gestionale esterno. È normale che una biblioteca, in particolare in fase
di costruzione, non sia dotata al suo interno di figure con un alto livello
di professionalità e che debba quindi acquisire consulenze esterne.
Le spese di marketing sono estremamente importanti per una struttura che deve
organizzare eventi attraverso i quali autopromuoversi e raccogliere, così,
i fondi di cui ha bisogno. Si tratta di spese che generalmente non sono proprie
di questo tipo di struttura, ma che sono comunque fondamentali per fare fund
raising.
Poi c'è la spesa per l'acquisto di hardware e software. È stato
fatto un benchmarking per mq e numero di visitatori, analizzando altre biblioteche
di queste dimensioni, che ha dato i seguenti risultati: nella fase di pre-start-up
dovranno essere messi a disposizione circa 840 terminali, con un esborso totale
di circa 2.300.000 Euro. Si tratta però di una stima basata sul paragone
con la situazione attuale: in realtà non abbiamo idea di come sarà
la società dell'informazione nel 2007/2008, cioè quando la biblioteca
entrerà nella fase di regime.
Per quanto riguarda la digitalizzazione è stato fatto dalla dott.sa Antonella
De Robbio uno studio specifico che a breve sarà pubblicato sul sito www.beic.it.
Si prevede un costo finale di circa 8 miliardi di Lire per digitalizzare all'interno
della biblioteca una parte del patrimonio e per acquisire dall'esterno volumi
già digitalizzati (è inutile, infatti, rifare un lavoro che è
già stato fatto da altri; d'altra parte i tempi stretti obbligano ad
acquisire dal mercato tutto ciò che è possibile). A questo proposito
si pensa, in generale, di mantenere all'interno della biblioteca le funzioni
più importanti e di esternalizzare tutte le altre.
Lo stoccaggio dei volumi costituisce un grosso problema. Se il progetto verrà
approvato sarà necessario acquistare immediatamente circa 300/400 mila
volumi, senza però avere le strutture, i magazzini necessari ad ospitarli.
Questo crea un problema molto grande di costi di stoccaggio e di movimentazione
dei libri: si tratta del momento forse più critico nell'organizzazione
di tutte le grandi biblioteche a scaffale aperto. C'è il rischio che
i costi necessari a far entrare finalmente in biblioteca i libri già
stoccati (operazione logistica molto importante) vadano fuori controllo; il
costo che abbiamo stimato per lo stoccaggio (utilizzando scaffalature metalliche,
ossia il sistema più economico) è di 9 Euro a metro lineare.
L'orario di apertura sarà probabilmente, come ho già detto, di
60 ore distribuite su 6 giorni. L'ipotesi di un'apertura su 7 giorni è
molto affascinante, ma crea un problema di gestione delle manutenzioni che,
su un'apertura del genere, diventa molto complesso: comunque su questo punto
il dibattito è ancora aperto.
Quali vantaggi darà questa biblioteca? Per riuscire a raccogliere i
510 miliardi di cui abbiamo bisogno, in parte dalle pubbliche amministrazioni,
in parte dalle fondazioni bancarie, dobbiamo essere in grado di presentare i
vantaggi che gli stakeholders principali potranno avere da questa biblioteca:
innanzitutto la riqualificazione urbana dell'area su cui sorgerà la nuova
struttura, e quindi un aumento di valore in termini economici assoluti dell'area
stessa; si prevede inoltre un incremento dell'economia di tutto il quartiere
che ospiterà la biblioteca ed esternalità positive in termini
di formazione sociale.
A causa dei tempi stretti il piano finanziario non comprende il budget sociale
(che d'altra parte è difficilmente quantificabile in termini economici),
ma obiettivo dell'Associazione è di studiare al più presto anche
questo aspetto. Se si vuole fare raccolta fondi, se si vuole motivare le imprese
non tanto a donare, quanto a partecipare a dei progetti, è necessario
infatti riuscire a definire quale sarà il budget sociale, quali saranno
i benefici che gli stakeholders riceveranno in termini di utilità sociale
e benessere; capire quale sarà il budget sociale prodotto da questo forte
investimento significa capire anche quali saranno i suoi effetti in termini
di singole attività e quali classi di clienti/utenti da queste attività
saranno toccati.
Nella mia analisi organizzativa ed economica del progetto BEIC il budget sociale
preventivo rappresenta l'elemento fondamentale per riuscire ad attivare un meccanismo
di donazioni, di raccolta fondi, in quanto elemento capace di discriminare i
soggetti che garantiscono una totale trasparenza nell'utilizzo dei fondi stessi
per la realizzazione di progetti validi dai soggetti che operano il dumping
nella raccolta fondi e che utilizzano le donazioni in base alle proprie esigenze
interne, e non per la realizzazione di singoli progetti.
È questa la nostra scommessa per riuscire a realizzare una raccolta fondi
che raggiunga, a regime, circa il 20-25% del fabbisogno.