"12.
Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
dalla cooperazione all'integrazione
Chiara Rabitti
Responsabile della Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia
Come di consueto prendo la parola per prima per dare il benvenuto a tutti, e in un certo senso per aprire, in qualità di ospite, la porta agli invitati illustrando i temi dei nostri lavori e l'andamento di queste giornate. Innanzitutto voglio ringraziare gli enti che insieme con la Querini hanno promosso questo Seminario, e che sono la Giunta regionale del Veneto con l'Assessorato alle Politiche per la Cultura e l'Identità Veneta, la Provincia e il Comune di Venezia con i loro Assessorati alla Cultura, l'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche, l'Università Ca' Foscari di Venezia con il Corso di laurea in Conservazione dei beni culturali e la Sezione Veneto dell'Associazione Italiana Biblioteche. Siamo grati a quanti ci affiancano nell'offrire questa occasione di incontro, e ringrazio naturalmente i relatori e tutti i partecipanti, che con la loro presenza testimoniano la continuità dell'interesse per la nostra iniziativa.
Riprendiamo quindi quest'anno il tema della bibliotECONOMIA, con il sottotitolo
(o forse meglio il complemento del titolo, come diremmo noi bibliotecari) "dalla
cooperazione all'integrazione". Devo dire che quando l'autunno scorso a
Bibliocom in occasione della sessione "Palla al centro 2", Gianni
Lazzari, membro del Comitato Esecutivo Nazionale dell'AIB, lanciò questo
slogan ho avuto subito la percezione di aver trovato il titolo del prossimo
Seminario Vinay. La cooperazione infatti resta un presupposto necessario, una
cultura, una sensibilità, una condizione, un atteggiamento di lavoro,
e in questi anni ne abbiamo sperimentato il significato, ma anche le varie difficoltà:
armati forse di tanta buona volontà, ma spesso carenti di programmazione
e di consapevolezza, incapaci di trovare un supporto politico alle nostre aspirazioni,
appesantiti da rapporti spesso competitivi, abbiamo a volte portato avanti dialoghi
tra sordi nell'incerta definizione dei ruoli, degli obiettivi e degli stumenti.
La cooperazione dunque non basta, e credo che l'integrazione ne rappresenti
la forma più avanzata, evoluta, matura e responsabile. Nell'integrazione
ognuno è consapevole di quello che sa e può fare anche per gli
altri in un quadro organizzato, evitando le duplicazioni inutili e usando tutti
gli strumenti possibili sia tecnologici che normativi per la valorizzazione
e la circolazione delle risorse, risorse bibliografiche, ma anche umane ed economiche.
L'integrazione è rivolta soprattutto al servizio, indipendentemente da
chi lo eroga e dalla sua titolarità istituzionale; quindi penso all'integrazione
tra le biblioteche e tra le diverse tipologie di biblioteche, ma necessariamente
penso anche, nella complessità delle società dell'informazione,
all'integrazione con interlocutori diversi, estranei al nostro mondo, che vengono
a costituire quella comunità di distribuzione di cui parla Claudio Leombroni
nell'articolo che sta per uscire su "Economia della Cultura" e che
Igino Poggiali ci ha offerto in anteprima.
Integrazione significa dunque conoscere e svolgere responsabilmente il proprio
ruolo, ma anche conoscere e rispettare quello degli altri, siano essi biblioteche
o altri attori nel mondo della cultura o dell'informazione o semplicemente della
comunità in cui ci troviamo ad operare, siano essi pubblici o privati,
nell'ambito di rapporti definiti o definibili. L'integrazione comporta anche
una diversa filosofia e una diversa economia delle nostre biblioteche, la fine
dei feudi e del protezionismo e l'apertura al mercato; comporta quindi una continua
verifica della qualità dei nostri prodotti, una continua valutazione
della reale economicità delle nostre soluzioni, una continua analisi
per ottimizzare l'impiego delle nostre risorse e una continua capacità
di cambiare e di rinnovare la nostra offerta, non tanto per seguire le mode
del momento, quanto per rispondere efficacemente alle richieste di un mondo
che cambia.
Ma per fare questo dovremo avere le idee chiare sulla natura del nostro lavoro
e dei servizi che intendiamo fornire; e tutti quei problemi che banalmente,
ma fatalmente, si pongono sulla spinosa questione della tariffazione dei servizi,
tanto per fare un esempio, riflettono in realtà una tragica e diffusa
incertezza su quale sia il ruolo delle biblioteche oggi, su quali siano i fondamentali
da difendere, i fini ai quali tutto il resto diviene strumentale. Ieri, aprendo
il corso di Teoria e tecniche della catalogazione e classificazione presso l'Università
di Venezia, ho ripetuto ancora una volta quello che ogni anno ripeto ai miei
studenti: è importante non tanto imparare come si cataloga, quanto perché
si cataloga. Se ho capito perché, sarà infatti più semplice
capire come: il come può facilmente cambiare, molto più difficile
è che cambi il perché. Credo che questo sia un principio che vale
sempre nella vita, per lo meno in una cultura in cui la logica veterotestamentaria
è continuamente superata da quella neotestamentaria. Inculco questo principio
nella catalogazione, e ritengo che stia alla base anche del nostro interrogarci
sul nostro lavoro e sul suo futuro: se i fini sono chiari, non sarà difficile
trovare gli strumenti.
Non mi illudo certo che integrazione sia la parola magica che ci farà
superare tutti i problemi emersi e raramente risolti in questi anni, né
che sia la pietra filosofale capace di tramutare in oro le nostre quotidiane
miserie: è comunque un modello che in questo momento appare il più
valido ed efficace per affrontare le sfide che ci stanno davanti, e mi auguro
sinceramente che anche da questi lavori possano uscire proposte concrete in
questo senso, possano essere forniti strumenti da utilizzare subito, possano
essere individuati luoghi e occasioni di lavoro comune nella direzione dell'integrazione.
Un'altra considerazione per quel che riguarda il discorso economico: nell'economia delle biblioteche noi non dobbiamo limitarci a considerare la migliore gestione delle risorse economiche delle biblioteche stesse, ma anche la migliore gestione delle risorse economiche di quel pubblico che le frequenta, e anche di quello che non le frequenta, o non le frequenta ancora. "Risparmia il tempo del lettore", ci ha insegnato Ranganathan. Quanto costa il tempo che il lettore perde per colpa della limitatezza, della lentezza, della frammentazione, della disorganizzazione, della problematicità, insomma della scarsa integrazione dei nostri servizi? Ci siamo mai chiesti chi paga i costi di un servizio scadente? Li paga l'utente, li pagano le biblioteche, li paghiamo noi, li paga la società tutta. Biblioteconomia è anche assumere responsabilmente questa consapevolezza e agire di conseguenza.
Su queste riflessioni si è costruito questo Seminario, che passo subito
ad illustrare brevemente. La prima sessione di questa mattina riguarda il lavoro
istituzionale, e quindi vedrà a questo tavolo i rappresentanti di quegli
enti e di quelle strutture che, condividendone gli obiettivi, hanno promosso
questo incontro. Nel pomeriggio di oggi, mantenendo uno schema ormai consolidato,
passeremo alla considerazione di aspetti e problemi dell'integrazione bibliotecaria,
cioè esperienze, situazioni, progetti visti e vissuti a diversi livelli
dagli operatori. Alla fine di questa sessione pomeridiana abbiamo inserito come
evento speciale la presentazione del progetto ALVISE per il prestito interbibliotecario,
curata da un apposito Gruppo di lavoro costituito all'interno del Sistema Bibliotecario
e Museale della Provincia di Venezia: una offerta reale e concreta di servizio
integrato in un sistema locale. Domani mattina avremo la tavola rotonda sull'integrazione
e/o interazione tra pubblico e privato, un tema spinoso e importante in rapporto
alla definizione dei nostri fini e dei nostri interlocutori; ma prima saremo
onorati di presentare in questa sede, dedicata ad Angela Vinay ormai da oltre
10 anni, la miscellanea curata dall'ICCU e dall'AIB Angela Vinay e le biblioteche.
Scritti e testimonianze.
Questo è dunque il programma dei nostri lavori in questa sala: dalle
postazioni delle salette adiacenti avrete inoltre la possibilità di accedere
a delle realizzazioni dimostrative dell'Università Ca'Foscari sulla sua
edilizia bibliotecaria e dell'ICCU sui servizi di SBN-on-line e di Edit 16.
Come vedete dalla sequenza dei relatori nel programma, abbiamo cercato di dare
un orizzonte sempre più ampio alla nostra discussione, partendo dalla
nostra più vicina realtà territoriale, spaziando dal Piemonte
alla Sicilia, guardando all'Inghilterra e concludendo con l'Europa. Ci mancherà
forse anche quest'anno quello spazio di vetrina, di rassegna delle realtà
locali che era un po' il cuore dei primi Seminari Vinay: tuttavia credo che
questo aspetto possa trovare anche migliore collocazione nell'ambito delle "Giornate
delle biblioteche del Veneto" promosse dalla nostra Regione; d'altra parte
mi auguro che l' incontro delle realtà locali possa ormai assumere un
taglio veramente operativo, per tradursi in veri e propri tavoli di lavoro finalizzati
appunto a quell'integrazione su cui in questi giorni andremo a riflettere.
Passo quindi la parola a Giovanna Mazzola Merola, direttore dell'ICCU, che ringrazio di avere accettato anche quest'anno l'invito a presiedere i nostri lavori.