"12. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
dalla cooperazione all'integrazione
Marino Cortese
Assessore alla cultura del Comune di Venezia
Vi porto il saluto del Sindaco di Venezia e della Città di Venezia,
di cui sono da alcuni mesi Assessore alla cultura. Sto lasciando la Querini
proprio in questi giorni, quindi ho un trasloco in corso; ma non c'è
dubbio che in questo trasferimento alla nuova esperienza di Assessore alla cultura
del Comune mi porterò dietro quel bagaglio di conoscenze e di affezione
che qui ho maturato in tanti anni, amministrando una Fondazione che gestisce
una importante biblioteca, che è la biblioteca civica della Città
di Venezia. L'azione del Comune è sempre stata fortemente sensibile all'attività
bibliotecaria, e spero di mantenerla su questa lunghezza d'onda, e di potenziarne
se possibile l'attenzione e l'impegno. L'organizzazione bibliotecaria del Comune
di Venezia è sempre stata in qualche modo all'avanguardia: siamo stati
uno dei primi esempi in Italia di decentramento bibliotecario, e oggi disponiamo
di una rete di biblioteche importante che copre l'intero territorio comunale
e che comprende sedici biblioteche decentrate e due biblioteche centrali, una
gestita direttamente dal Comune, la Biblioteca Civica di Mestre (che fornisce
anche l'assistenza catalografica a tutte le biblioteche decentrate) e la Biblioteca
Querini Stampalia, che serve il centro storico in convenzione con il Comune
ed è pure un punto di riferimento importante nella cultura delle biblioteche
e nell'assistenza tecnica alle biblioteche minori.
Oggi qui parliamo di cooperazione e di integrazione, un tema che il Seminario
Vinay ha scelto come centrale per la riflessione di quest'anno, ma come sempre
non è mai un tema del tutto nuovo: è un tema su cui si vuole riflettere,
e che va riscoperto e va approfondito come occasione, come scelta per cavarne
in conseguenza nei prossimi mesi e nei prossimi anni un impegno più operativo,
per mettere a fuoco delle iniziative e delle politiche concrete. Parlare di
cooperazione e di integrazione tra le biblioteche credo sia parlare di una cosa
antica, in verità, tanto quanto le biblioteche stesse: ma certamente
l'attività che è stata sviluppata nel corso degli ultimi 10-15
anni almeno nel nostro territorio, nella nostra provincia, consente di guardare
con molta più concretezza e operatività ad un disegno veramente
integrato delle biblioteche. Penso in modo particolare a Venezia, una città
disarticolata per molti aspetti fra terra e laguna, isole e frazioni, una realtà
così diffusa e non sempre facile da amministrare - non solo per le biblioteche
ma per tutta la vita sociale - sotto il profilo logistico, e la biblioteconomia
è in fondo fondamentalmente logistica, è organizzazione. Io confido
che da questo Seminario scaturiscano delle linee operative per gli enti locali,
ma anche per gli altri enti che operano in questo campo.
Il Comune ha già avviato una forte integrazione del proprio Sistema,
che è dotato di un centro di catalogazione e, ormai, attraverso una convenzione
con la Provincia sta sviluppando le proprie relazioni di collaborazione, di
cooperazione e di integrazione con tutto il Sistema Bibliotecario e Museale
Provinciale. D'altronde chi conosce il territorio veneziano sa che spesso non
vi è molta differenza, né per importanza demografica, né
per ruolo polarizzatore, tra alcune importanti frazioni del Comune e i comuni
della provincia. Favaro Veneto non è da meno di S. Donà di Piave
né per popolazione (forse solo un po' inferiore), né per ruolo
di polarizzazione dell'area circostante, mentre alcuni comuni della provincia
sono addirittura di minore entità. Quindi una grossa biblioteca (che
è grossa non tanto per il numero dei volumi che possiede, che amministra
e che gestisce, quanto per la sua tradizione, l'organizzazione e le professionalità
di cui è dotata), come sono appunto le civiche di Venezia, consente di
dare quei servizi, quell'assistenza e quella collaborazione che una biblioteca
di una frazione o di un comune minore non è in grado di garantire da
sola. Ecco allora che la biblioteca centrale si carica anche di questi ruoli,
e attorno a questa si costruisce il disegno di integrazione che ci sta portando
ad una convenzione con la Provincia per un servizio di catalogazione centralizzata
e partecipata: questo direi che è l'elemento più pratico, più
concreto, già ormai in fase di avviamento, coi risultati del quale ci
misureremo nei prossimi anni, un passo avanti sulla via della razionalizzazione
del sistema.
Un progetto invece che è attivato, ma ancora agli inizi, e che sicuramente
comporta una integrazione non solo all'interno del sistema bibliotecario, ma
anche con alcuni servizi, soprattutto sociali, del nostro territorio è
il progetto multilinguistico. La biblioteca già da sempre - e proprio
qui in Querini, ma anche a Mestre e altrove, ne abbiamo un esempio tradizionale
e consolidato - è in fondo non solo un luogo dove si acquistano, si catalogano
e si mettono a disposizione i libri per studiosi, studenti e lettori in genere,
ma anche un luogo di socializzazione, d'incontro organizzato con i dibattiti,
i seminari, la pubblica lettura, la critica artistica e letteraria e così
via, o addirittura un luogo di socializzazione tout court, dove la gente si
incontra e si conosce, invece che al bar, in una sala di lettura, che rappresenta
forse un ambiente più educativo e sofisticato, meno banale di quanto
possa essere, appunto, il bar. Questa stessa funzione, che è sempre stata
vera per le nostre biblioteche, può diventarlo e può esserlo più
che mai anche in questi anni di globalizzazione e di frequentazioni multietniche
in cui siamo immersi, oggi che la presenza di stranieri sul nostro territorio
non è più un fatto sporadico o eventuale, ma è una realtà
sistematica sempre più consistente. Dal momento che con questa situazione
dovremo fare i conti, vale la pena di organizzarci in modo da non subire il
fenomeno passivamente, ma, prevedendolo e conoscendolo, dotarci dei necessari
servizi perché possa costituire un elemento positivo e di crescita della
nostra comunità: la biblioteca può così essere il punto
di incontro, di socializzazione, di conoscenza e di frequentazione reciproca
con questi stranieri che sempre più numerosi vengono in Italia e nella
nostra regione. Quindi il progetto multilinguistico, che viene attivato nell'ambito
del Sistema Bibliotecario Provinciale, e di cui ovviamente il capoluogo non
può che essere punto di riferimento centrale e importante, è un
progetto da un lato ambizioso e dall'altro ineludibile, perché anche
le biblioteche, insieme agli altri servizi pubblici, devono aprirsi alla nuova
realtà: così nei nostri scaffali e nei nostri cataloghi i libri
in lingua straniera dovranno essere presenti in misura superiore al passato,
ma soprattutto con una diversa prospettiva. Non dovranno più essere rivolti
solo agli italiani che studiano o approfondiscono la letteratura e la cultura
straniera, ma posti a servizio di un utente straniero che si deve ritrovare
in qualche modo a casa, riconoscendo nei libri la propria cultura nelle forme
anche più comuni, popolari e meno paludate. Accanto alla dotazione libraria
certamente anche tutto il servizio deve essere in grado di far fronte a queste
esigenze, con l'assistenza e l'animazione proprie della pubblica lettura, con
i seminari e le discussioni essenziali per la vita di una biblioteca che non
voglia essere solo un deposito: certamente tutte le attività dovranno
tener conto di questo nuovo pubblico immigrato.
Altre forme di integrazione si stanno tentando con le realtà più
marginali della nostra società, le carceri, estendendo il servizio di
prestito anche al sistema carcerario; e anche questo, visto che le carceri sono
per percentuali consistenti abitate da stranieri, si collega per altro verso
al progetto multilinguistico.
Il discorso sulla cooperazione, sull'integrazione che va appunto oltre la cooperazione
costituendo un dato di saldatura, non solo di collaborazione ma quasi di organizzazione
unitaria, si deve poi e si può applicare utilmente a un rapporto che
non si esaurisca soltanto all'interno del sistema degli enti locali, ma - come
d'altronde tutta la storia di questi Seminari testimonia - deve riguardare tutto
il sistema bibliotecario, tutte le biblioteche del territorio. Certo gli enti
locali sono più omogenei, hanno ordinamenti analoghi e quindi il processo
può essere più facile all'interno di questi soggetti; ma in una
città universitaria come Venezia, dove credo abbiamo più libri
per abitante che in tutto il resto d'Italia (perché sono diminuiti gli
abitanti, mentre i libri continuano ad aumentare al punto che non sappiamo più
dove metterli), l' integrazione deve necessariamente estendersi a tutto campo,
tra tutte le biblioteche esistenti. Certamente grandi passi avanti in questa
direzione si sono fatti sul piano della catalogazione, ma l'integrazione deve
estendersi a tutti i servizi bibliotecari, con la realizzazione di centri di
servizi integrati: su questo il Comune si mette a disposizione, come stiamo
cercando di fare in tutti i settori della vita culturale cittadina. A Venezia
ormai la cultura è una delle industrie principali, una delle principali
fonti di lavoro, di occupazione e di reddito, e quindi stiamo guardando ad essa
non solo per l'importanza che ha in una società civile, ma anche perché
l'attività culturale è un business in questa città; c'è
un lavoro di raccordo avviato positivamente tra tutte le numerose e importantissime
istituzioni culturali che hanno sede a Venezia, e credo che la sensibilità
che il Comune ha dimostrato e vuole dimostrare con questo coordinamento vada
ovviamente estesa anche alle attività bibliotecarie. Quindi volentieri
ci faremo carico come Comune, sempre con molta discrezione e molto rispetto
per l'autonomia, la tradizione e lo stile di ciascun soggetto, ma anche con
una certa determinazione, di sollecitare le istituzioni veneziane a uscire di
vaghezza e a fornire dei servizi comuni. Su questo poi non scopriamo l'acqua
calda: il Seminario rappresenta infatti l'occasione per recuperare intuizioni
e progetti che già in passato erano stati definiti ed avevano prodotto
iniziative concrete, come l'esperienza del gruppo Manuzio che aveva già
disegnato le coordinate di un lavoro di questo genere. Quel progetto però
è rimasto poi solo sulla carta, ma può oggi essere ripreso, aggiornato
e soprattutto messo in linea, cioè avviato ad operatività: e naturalmente
per passare dalla carta, così come l'avevano immaginato i tecnici bibliotecari
veneziani, alla piena realizzazione, deve avere da parte delle istituzioni,
dei soggetti, e dei responsabili della loro amministrazione una disponibilità
concreta. Bisogna quindi uscire dal chiuso di questi Seminari, quasi luoghi
sacri in cui si incontrano bibliotecari ed esperti, raffinati sacerdoti del
libro, e chiamare in campo gli amministratori, organizzando riunioni con i responsabili
delle biblioteche per valutare cosa si vuol fare, cosa si può fare, quanto
costa e chi lo fa, cioè questioni molto banali ma essenziali per realizzare
i progetti. Su questo posso mettermi a disposizione a nome del Comune, sollecitando
le istituzioni perché si crei veramente un sistema integrato a Venezia,
il che poi significa necessariamente debordare anche sul territorio che su Venezia
gravita.
Chiudo quindi con questo impegno parziale, che spero possa diventare un impegno
pieno, una volta operate tutte le verifiche necessarie sulla disponibilità
degli altri, su quanto è necessario per realizzare un sistema veramente
integrato tra la pubblica lettura, le scuole, le università, le fondazioni
e le associazioni di Venezia. Per far questo c'è bisogno della vostra
riflessione e del vostro impegno come addetti ai lavori, ma anche della volontà
politica di chi ha la responsabilità di questi enti. Il Comune si propone
dunque come parte diligente, come sollecitazione, e spero che già in
questo Seminario si possano verificare i primi riscontri sulla fattibilità
e sulla opportunità di questa idea.