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"12. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
dalla cooperazione all'integrazione

DALLA COOPERAZIONE ALL'INTEGRAZIONE: IL LAVORO ISTITUZIONALE

Cristina Celegon
presidente della Sezione Veneto dell'Associazione Italiana Biblioteche



Un cordiale saluto a tutti i presenti a nome mio e della Sezione Veneto dell'Associazione Italiana Biblioteche.
Innanzitutto vorrei recuperare due passaggi ascoltati stamattina che risultano fondamentale premessa alla parte centrale del mio intervento: uno è stato quello di Chiara Rabitti quando ha introdotto i concetti di cooperazione ed integrazione determinandone i contorni ma soprattutto gli ambiti all'interno dei quali essi dovrebbero essere utilizzati e che richiamo perché rispecchiano il pensiero dell'Associazione, l'altro è stato quello di Pisauri che ci ha rammentato uno dei nostri doveri fondamentali, credo, come bibliotecari e cioè la garanzia del diritto all'informazione.

Riprendo poi l'annuncio fatto da Marino Cortese, Assessore alla Cultura del comune di Venezia per il recupero di un progetto che è stato caro a suo tempo all'Aib e cioè il progetto Manuzio che ha visto, probabilmente sfruttando l'esperienza di collaborazione maturata all'interno del Polo SBN cittadino, effettivamente una vera cooperazione, nella nostra città, di enti e istituzioni diversi che fino ad allora avevano lavorato benissimo ma ognuno per sé.
Non è da perdere quella straordinaria riunione che fu fatta all'epoca tra queste maggiori Istituzioni che ora ricordo per tutti: le due Università che sono qui a Venezia, IUAV e Ca' Foscari, la Biblioteca Nazionale Marciana, e quindi il Ministero, la Fondazione Querini Stampalia e la Fondazione Levi, l'Aib stessa, la Provincia di Venezia e il Comune. Il presupposto fu il cinquecentenario della nascita di Aldo Manuzio e il tavolo di lavoro è stato a suo tempo in realtà diversificato: un tavolo di lavoro molto alto che ha portato in un anno e mezzo ad una serie di appuntamenti di grande levatura culturale per la città ed un tavolo forse più basso se si vuole, perché di solito le autorità stanno sopra ed i tecnici stanno sotto, al quale i responsabili dei servizi bibliotecari di queste Istituzioni hanno lavorato insieme per molto tempo per gettare le fondamenta di un modo di dare i servizi ai nostri utenti, ai loro utenti, in maniera cooperativistica ed integrata. A quel tavolo di lavoro i progetti erano molti, alcuni sono stati poi ripresi in un secondo momento, altri sono rimasti lettera morta e faccio un esempio per tutti: una delle discussioni che hanno sicuramente appassionato di più gli operatori era la famosa carta d'accesso unitaria per tutte le biblioteche di questa città. Un altro dei punti fondamentali e che è andato a morire, non c'erano le condizioni allora e forse non vi sono nemmeno adesso, fu il tentativo di una programmazione degli acquisti.

Oggi il panorama è di molto cambiato: alcuni problemi legati alle tecnologie sono stati risolti o si sono risolti in virtù degli sviluppi che quelle stesse tecnologie hanno avuto, si sono realizzate cooperazioni che al tempo non esistevano, e penso al Sistema Bibliotecario Museale della Provincia di Venezia, altre si sono consolidate come il Polo SBN cittadino che ha allargato la base dei suoi partners nel tempo.
Ma un altro obiettivo che forse potrebbe essere ripreso adesso come nuovo progetto di lavoro se gli Enti e le Istituzioni, quelle di allora ma anche nuove se ce ne fossero, volessero accettare l'invito dell'Assessore del Comune di Venezia, sarebbe sicuramente il prestito interbibliotecario. Credo allora che debba essere proprio l'Aib ad accettare per prima l'invito e a garantire qualsiasi contributo di tipo scientifico essa possa dare, con le sue strutture e risorse locali ma anche attingendo se necessario a quelle nazionali, ed anche di tipo promozionale per vedere se il rilancio di Manuzio potrà avere, come ci auguriamo, un seguito. Nella speranza che un politico, l'Assessore del Comune, gestisca meglio l'altra parte, quella che non ha funzionato e che si riesca a recuperare forze, intelligenze ed energie spese allora e dopo, perché dal 1995, da quando finisce il calendario delle grandi manifestazioni in realtà noi non abbiamo smesso di lavorare in quel senso, in sensi diversi.

Un'altra premessa a cui tengo e che prende spunto dalla giornata di domani, che vedrà in apertura dei lavori la presentazione del volume "Angela Vinay e le biblioteche: scritti e testimonianze", è un ricordo di Angela Vinay appunto che penso ben esprima il senso dell'intervento di Pisauri. Credo sia opportuno riprendere il senso di una sua affermazione di tanto tempo fa, estrapolata dalla presentazione che fece, in qualità di Presidente della nostra Associazione, alla Conferenza nazionale delle biblioteche italiane nel 1979 con la quale allora definiva il nascente Servizio Bibliotecario Nazionale come un "sistema" di informazioni e di strutture volto alla formazione e all'educazione permanente del cittadino. Possiamo sicuramente arricchire questa definizione introducendo termini che meglio si attaglino alla terminologia attuale, ma nella sostanza essa è una delle migliori espressioni per indicare la natura e la vocazione delle nostre biblioteche, natura e vocazione che non dobbiamo dimenticare. E oggi a maggior ragione! Nella società della globalizzazione anche quella economica, dobbiamo ribadire la necessità di esaltare la presenza di strutture, quali appunto le biblioteche, di ogni tipologia, in grado di confrontarsi con la realtà, anche quella economica, ma soprattutto di salvaguardare il dettato primario: garantire il diritto di tutti ad accedere alle informazioni ed alle conoscenze in strutture aperte al confronto e libere da vincoli.

Ma torno al programma di questo Seminario che ci vuol far riflettere sul passaggio dalla "cooperazione all'integrazione" e, prendendo spunto dall'intervento di Giorgio Lotto presentato al seminario dell'anno scorso, vorrei fare una riflessione sugli sviluppi più recenti della cooperazione almeno per quello che riguarda la nostra Regione.
E' inequivocabile che l'esempio più appariscente di cooperazione ed organizzazione delle risorse sia stato la creazione dei Centri Servizi e questo anche nella nostra regione, magari con un po' di ritardo, magari un po' forzata dal mutato atteggiamento della Regione del Veneto che ha abbandonato un certo modo di erogare i contributi in nome di una diversa necessità che è quella della razionalizzazione nell'impiego delle risorse pubbliche. Ora nel nostro territorio regionale vi sono tanti Centri Servizi quante sono le province; hanno caratteristiche, strategie e obiettivi simili ma non identici, ed è bene così perché la loro natura non può essere avulsa dal territorio nel quale esistono; alcuni operano a livelli più avanzati, alcuni stanno movendo i primi passi. Di fatto essi sono un esempio di cooperazione territoriale e di integrazione di ricchezze economiche ed umane. Ma è sulle ricchezze umane che vorrei soffermarmi a riflettere ed invitare anche i presenti a questa riflessione. In questo momento il panorama del personale impiegato a vario titolo nell'"azienda" biblioteca è il più eterogeneo.
E mi richiamo ancora a Lotto, che spero non me ne voglia ma così almeno mi permette di dimostrare che se di solito non partecipo ai lavori del Vinay nel loro itinere, normalmente infatti sono in altre cose affaccendata, almeno leggo le relazioni. Sempre nell'intervento che ho citato prima, Giorgio Lotto evidenzia una situazione che si è manifestata soprattutto in questo periodo e che riguarda il personale. Richiamandosi alle possibilità implicite nel famoso DDL 4014 soprattutto alla formula dell'istituto del Consorzio o della Società per Azioni per la creazione di una reale integrazione fra istituti bibliotecari presenti in un territorio e parlando di risparmio, egli introduce una nuova "unità di misura": quella rappresentata dalla forza lavoro qualificata che definisce, cito testualmente, "merce sempre più rara". E accanto al bibliotecario professionale inserisce una serie di figure, obiettori, volontari ecc., non i riferisco solo a queste categorie di colleghi che ci aiutano a tenere aperti dei servizi oppure che entrano nelle nostre biblioteche con la voglia e la curiosità di imparare un mestiere o di vedere se questo mestiere può essere la loro professione futura, ma parlo anche di altre figure, i colleghi con contratto a termine, i collaboratori con incarico che molte volte intervengono in uno dei nostri servizi come quello della catalogazione, i soci di cooperative che lavorano con caratteristiche particolari all'interno delle nostre biblioteche, guardo la mia, oppure che a fronte di appalti entrano nell'organismo biblioteca. Varie figure con professionalità alle volte appena sbozzate, alle volte mature, ma sempre risorse umane.
Contemporaneamente alla povertà di professionalità, richiamata da Lotto, per alcune biblioteche, per particolari settori, le risorse vi sono e non poche: penso ad esempio ai fondi statali che provengono dal Lotto e che finora sono stati investiti, per quel che ci riguarda, in progetti di recupero catalografico in SBN, progetti che per essere realizzati hanno visto l'intervento di personale esterno agli Istituti interessati.
E risorse vi sono per la formazione e l'aggiornamento: i fondi regionali, quelli messi a disposizione delle province per non parlare di quelli europei, ai quali non riusciamo mai ad attingere in modo e sufficiente e congruente. E arrivo al punto che vorrei evidenziare. Nella nostra regione molti sono gli Enti e le Istituzioni che a vario titolo e con vario mandato operano sul piano della formazione e dell'aggiornamento professionale.

La Regione Veneto con due Direzioni diverse, una per la formazione di base, rivolta quindi a coloro che voglio imparare una professione, ed una per l'aggiornamento, per quei bibliotecari che già lavorano nelle biblioteche di ente locale.
Le province e i loro centri servizi per l'aggiornamento dei bibliotecari del loro territorio. Le istituzioni culturali, penso alla Fondazione Querini Stampalia, penso all'Accademia dei Concordi, penso all'Accademia dell'Agricoltura di Verona, che o per loro stesse o su incarico hanno formato ed aggiornato. Le cooperative. E l'Aib che per obbligo statutario cura l'aggiornamento dei suoi soci ma, per quel che riguarda la nostra Sezione e non è l'unica, dal 1999 su incarico della Regione ha l'organizzazione scientifica e pratica di alcuni suoi corsi.
Quindi vi sono risorse, vi sono Istituti eroganti, vi sono Associazioni, vi sono aziende private che lavorano in questo settore; quella che manca è una pianificazione ed organizzazione sul territorio di questa offerta, che tenga conto anche e soprattutto di ciò che serve, adesso, non due anni fa. Perché se adesso servono catalogatori che operino in SBN bisogna formare catalogatori SBN; se adesso servono bibliotecari che siano mediatori delle informazioni che trovano ospitalità nelle basi dati in Internet, sono questi che dobbiamo formare. Dobbiamo formare o aggiornare rispetto ai nuovi profili professionali e alle nuove opportunità di lavoro.

E ciò che ancora manca è una standardizzazione dei corsi valutando qualità dei docenti, qualità degli obiettivi e del relativo percorso didattico per ottenere quegli obiettivi. Quello che chiedo allora in questa sede come Aib Veneto è la disponibilità degli Enti e Istituti veneti a sedersi ad un tavolo di lavoro collettivo per trovare insieme una programmazione efficace per questi interventi, nel rispetto delle singolarità, delle autonomie e degli ambiti di intervento, ma anche nel rispetto di un migliore utilizzo delle risorse e nell'ottica di una fattiva integrazione. In fin dei conti siamo qui per questo oggi e domani.



Copyright AIB, 2000-02-03, ultimo aggiornamento 2002-02-22. A cura di Marcello Busato
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay12/celegon01.htm


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