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"12. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
dalla cooperazione all'integrazione

Tavola rotonda

PUBBLICO E PRIVATO: INTEGRAZIONE E/O INTERAZIONE?

Giovanni Castellani
Presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati



Ho volentieri accettato anche quest'anno il gradito invito a questo Seminario, che è ormai diventato un importante punto d'incontro annuale degli operatori e degli esperti di biblioteca, anche se nel rivolgermi ad un uditorio così qualificato e specializzato corro qualche rischio di dire cose per voi scontate o di andare fuori tema come quel predicatore che, invitato dal parroco a parlare su San Giuseppe e avendo pronta una predica sulla confessione, iniziò dicendo: "San Giuseppe era un falegname, i confessionali sono fatti dai falegnami, per cui vi parlo della confessione". Spero proprio di non trovarmi in questa situazione e comunque dichiaro fin dall'inizio che il mio intervento si limiterà a riferire sulle recenti iniziative legislative e governative che hanno attinenza al tema della tavola rotonda "Pubblico e privato : integrazione e/o interazione?"
Il rapporto pubblico - privato è uno dei temi su cui il Parlamento si è a lungo e a fondo interrogato durante questa legislatura all'interno del dibattito sulla riforma della Costituzione, prima in sede di Commissione Bicamerale e poi in sede di discussione del disegno di legge sulla modifica del Titolo V della Costituzione. In particolare durante i lavori parlamentari riguardanti questo disegno di legge costituzionale , che la Camera dei Deputati ha approvato in seconda lettura la settimana scorsa e che ora attende il voto definitivo del Senato, l'argomento è stato oggetto di accesi dibattiti e confronti tra maggioranza ed opposizione. Il testo che ne è uscito, per quanto riguarda la cosiddetta sussidiarietà orizzontale, recita : "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà". L'opposizione di centro - destra aveva invece proposto : "I Comuni, le Province, le Regioni e lo Stato esercitano solo le attività che non possono essere svolte in modo più efficace dall'iniziativa autonoma dei privati". Queste sono in sostanza le due posizioni principali sul rapporto pubblico - privato che si sono confrontate in Parlamento e sono posizioni che ,ovviamente, hanno un riflesso concreto sull'organizzazione dei servizi del Paese: sanità, scuola, trasporti, ma anche attività culturali.. Per quanto riguarda invece la sussidiarietà verticale, la stessa legge di riforma costituzionale prevede che lo Stato abbia la potestà legislativa esclusiva su una serie di materie, tra le quali la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, mentre è materia di legislazione concorrente di Stato e Regioni la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali e la promozione e l'organizzazione di attività culturali. Su questi ultimi temi spetta quindi in sostanza alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali che è riservata alla legislazione dello Stato.
Un altro punto su cui riflettere è la riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Questa riforma direi che fa passi avanti molto modesti sulla via della sussidiarietà verticale perché il Ministero rimane ancora un organismo molto centralizzato, anche se con l'istituzione della figura dei sovrintendenti regionali (che sono stati appena nominati e sono comunque dirigenti dello Stato) si può pensare in qualche modo ad una cerniera nel rapporto fra Stato e Regioni.
Anche sulla via della sussidiarietà orizzontale non è che si sia fatto molto, però si sono poste le premesse per futuri sviluppi: l'art. 10 del regolamento del Ministero, infatti ,prevede che il Ministero, ai fini del più efficace esercizio delle sue funzioni e in particolare per la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, possa stipulare accordi con amministrazioni pubbliche e con soggetti privati e costituire o partecipare ad associazioni di fondazioni e società; lo stesso articolo prevede che "al patrimonio delle associazioni , delle fondazioni e delle società il Ministero possa partecipare anche con il conferimento in uso di beni culturali che ha in consegna. L'atto costitutivo e lo statuto delle associazioni, delle fondazioni e delle società debbono prevedere che in caso di estinzione o di scioglimento i beni culturali ad essi conferiti in uso dal Ministero ritornino nella disponibilità di quest'ultimo". Come ulteriore garanzia il Ministero dovrà presentare annualmente alle Camere una relazione sulle iniziative intraprese ai sensi dell'art. 10 del regolamento.
Concretamente, si è cercato in questi anni di avviare una qualche forma di incontro fra pubblico e privato attraverso la nuova disciplina delle società e delle fondazioni culturali, dalla Biennale agli Enti lirici, come ha già ricordato Giorgio Busetto; ma il provvedimento che dovrebbe incentivare di più l'apporto del privato in tutte le attività culturali è il collegato fiscale alla legge finanziaria del 2000 approvato nel novembre scorso, che all'art.38 prevede la piena deducibilità dal reddito d'impresa delle somme di denaro versate in favore dello Stato, delle Regioni, degli Enti Locali, di istituzioni pubbliche, delle fondazioni e delle associazioni legalmente riconosciute per lo svolgimento dei loro compiti istituzionali e la realizzazione di programmi culturali nei settori dei beni culturali e dello spettacolo; si noti che si tratta di piena deducibilità del contributo dal reddito dell'impresa erogatrice, qualunque sia la somma versata. I possibili soggetti beneficiari di tali erogazioni liberali sono individuati periodicamente dal Ministero che, inoltre, ogni anno fissa la quota massima di mancato gettito che intende sopportare per il funzionamento della norma ( per il 2001 sono previsti 270 miliardi) e le quote di contributo esenti da imposte per le istituzioni beneficiarie. Quindi ci sarà un elenco di istituzioni che possono godere di questi benefici e per ciascuna di queste istituzioni verrà fissato l'ammontare massimo esente da tasse; se, in un dato anno, un beneficiario ha ricevuto contributi per una somma superiore alla quota assegnata, deve riversare all'erario il 37% della differenza fra i contributi ricevuti e la quota assegnata, mentre le imprese mantengono la piena deduzione di tutto quanto erogato. Potrebbe nascere così una spesa privata per la cultura che la stima del Ministero quantifica fra i 500 e i 700 miliardi annui.
Come possono utilizzare, le biblioteche, questa opportunità? Questa è una domanda che lancio ai partecipanti a questo Seminario.
Il rapporto col privato non si pone solo come forma di mecenatismo: la biblioteca, è noto, può essere da un lato cliente di un privato, ad esempio per le tecnologie multimediali; può fornire a privati i suoi servizi, sia quelli tradizionali che quelli permessi dallo sviluppo delle reti; può essere compartecipe con un privato nella gestione di un servizio. Il libro verde dell'Unione Europea sull'informatica del settore pubblico nella società dell'informazione pone in evidenza la rilevanza del rapido accesso alle informazioni del settore pubblico per la vita economica e sociale di un paese. I cittadini e le aziende appartenenti all'Unione Europea hanno sempre più la necessità di accedere alle informazioni pubblicamente disponibili in ciascuno degli altri paesi membri dell'Unione Europea. Le biblioteche hanno un ruolo in tutto ciò? A questo punto o rimangono estranee a questa esigenza, oppure, come scrive Claudio Leombroni, "devono accettare di essere parte di una comunità distributiva nel mercato globale delle informazioni che opera con le modalità di un'organizzazione virtuale…. Integrare in un unico sistema le imprese che producono informazioni, le imprese che trattano e raffinano l'informazione e le imprese che disseminano in modo selettivo l'informazione stessa consente di realizzare un sistema produttivo altamente integrato e al tempo stesso differenziato in grado di competere anche nel contesto del mercato globale dell'informazione per le forti economia di scala possibili al suo interno". Le biblioteche sono state fra le istituzioni più pronte ad utilizzare le tecnologie informatiche per la loro automazione ed hanno probabilmente, anzi sicuramente, la capacità e la professionalità per utilizzare le moderne tecnologie multimediali per la fornitura e la distribuzione di queste informazioni.
Continuando la mia rapida rassegna su iniziative legislative e governative attinenti al tema della tavola rotonda, ricordo ora il Piano d'azione per la società dell'informazione varato dal Governo il 16 giugno 2000, all'interno del quale è previsto il cofinanziamento al 50% di biblioteche e centri multimediali( privati, no-profit e comunali) aperti al pubblico anche a tarda sera e in giorni festivi che garantiscano accesso e formazione. Lo stesso Piano prevede la creazione di un "portale cultura" del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il rafforzamento e il completamento del Servizio Bibliotecario Nazionale che connetterà in rete le biblioteche e i centri multimediali per la formazione e, infine, il completamento del programma Mediateche 2000. Il Consiglio dei Ministri ha stanziato per questi ultimi obiettivi 57,5 miliardi nel fondo costituito dai proventi derivanti dalle licenze UMTS, e il Presidente del Consiglio ha predisposto uno schema di decreto per la ripartizione di tale finanziamento tra le varie attività che è ora all'esame delle Commissioni Cultura di Camera e Senato. Esso prevede la seguente ripartizione: 2,5 miliardi per la creazione del portale per la cultura; 38 miliardi per l'informatizzazione connessa alla "realizzazione del Sistema Bibliotecario Nazionale SBN - cito proprio dal testo della proposta di decreto - mediante la creazione, presso le biblioteche, di punti di accesso al patrimonio librario e di documentazione delle biblioteche medesime, nonché a quello presente nella rete Internet. Tali punti di accesso saranno, altresì, realizzati presso le biblioteche regionali e degli enti locali, nonché le più importanti istituzioni culturali". Questa formulazione è stata criticata dalla conferenza Stato-Regioni che ne ha proposto una revisione, proponendo questo testo: "sviluppo del Servizio Bibliotecario Nazionale tramite il potenziamento del sistema informativo informatico e della rete, il miglioramento dell'accesso alle informazioni e ai servizi presso le biblioteche aderenti, l'incremento delle informazioni bibliografiche e documentarie in rete, anche su supporto digitale, e l'estensione della partecipazione a nuove biblioteche". Io concordo con quest'ultima versione perché dà continuità all'attività finora svolta in questo campo, prevede il potenziamento e lo sviluppo dell'esistente, mentre il testo governativo pareva quasi ignorarlo. Infine sono previsti 10 miliardi per l'allestimento del Museo dell'audiovisivo nella città di Roma che consentirà l'accesso, oltre alla documentazione presente nella rete internet, anche agli archivi di materiale audiovisivo italiani e stranieri, e 7 mil. per il completamento e il rafforzamento del programma Mediateca 2000 realizzato in collaborazione con gli Enti Locali.
Per completare l'elencazione delle iniziative legislative che riguardano il libro, non posso non accennare alla nuova legge sull'editoria approvata in via definitiva il 21 febbraio scorso che, oltre a dare una nuova definizione del prodotto editoriale - per includere anche quello su supporto elettronico o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva - e a introdurre interventi per il sostegno e lo sviluppo del settore, prevede anche alcune norme già contenute nel disegno di legge Melandri "Nuove disposizioni sulla promozione del libro e della lettura e dei prodotti editoriali di elevato valore culturale" (presentato il 23 gennaio 2001, troppo tardi per essere approvato prima dello scioglimento delle Camere). Le norme che sono state incluse nella legge sull'editoria riguardano l'istituzione di un fondo per la promozione del libro e dei prodotti editoriali di elevato valore culturale, la diffusione di messaggi pubblicitari di promozione del libro e della lettura, nonché la disciplina (per la verità assai discussa) del prezzo dei libri - il cosiddetto "prezzo fisso" -, norma che ha provocato l'intervento dell'autorità garante della concorrenza e che forse dovrà essere rivista.


Copyright AIB, 2002-02-21, ultimo aggiornamento 2002-02-21 a cura di Marcello Busato
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay12/castellani01.htm

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