"12.
Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
dalla cooperazione all'integrazione
ASPETTI E PROBLEMI DELL'INTEGRAZIONE BIBLIOTECARIA
Una biblioteca di provincia fra integrazione
e cooperazione
Anita Bogetti
dirigente del Consorzio per la gestione della Biblioteca Astense
E' la prima volta che partecipo a questo seminario
e sono felice per due motivi : la possibilità di imparare cose nuove
e confrontare esperienze che è garantita dalla serietà e dall'intelligenza
di questa manifestazione, e poi, indubbiamente, il piacere e l'emozione di
essere qui, bibliotecaria di provincia, a parlare delle nostre esperienze.
Ho letto con attenzione la breve presentazione del seminario sul cartoncino
di invito e ho sottolineato tre passaggi , che sono il filo conduttore del
mio discorso:
"In un contesto che cambia senza sosta, rimane invariata la sostanza
del nostro lavoro" "progressivo spostamento del punto di vista,
una lenta ma sicura acquisizione di nuovi elementi di verifica e di nuove
modalità di approccio" "serio ripensamento del rapporto pubblico-privato,
non solo dal punto di vista del recupero e della gestione delle risorse, ma
anche (e forse in primo luogo) da quello della natura e dei principi del servizio
bibliotecario".
Ho letto, in queste parole, una seria preoccupazione di fondo, che è
quella della valorizzazione del passato e del presente, della necessità
di valutazione del presente e del futuro all'interno, come siamo, di epocali
processi di innovazione e trasformazione dove c'è il rischio che il
mezzo, gli strumenti siano visti come il fine.
Jeremy Rifkin nell' Era dell'accesso delinea gli scenari di un futuro imminente
in cui le idee e le conoscenze sono i principali generatori di ricchezza e
quindi viene sottolineato lo strapotere dei "nuovi tiranni" del
progresso, cioè i più grandi e importanti provider internazionali,
destinati a gestire l'accesso a ogni attività e a controllare la vita
di ciascuno di noi in una società dove si accresce il divario tra chi
è "connesso" e chi non lo è e soprattutto dove la
cultura e il tempo libero -"liberato" dal lavoro per il quale serviranno
sempre meno individui - saranno i nuovi oggetti di consumo da gestire. Abbiamo
consumato tutto, dal dentifricio al detersivo, ai cosmetici, ci restano ancora
due oggetti di consumo : la cultura e l'uomo, con il relativo loro assorbimento
nella sfera economica.
Rifkin scrive : "L'assorbimento della sfera culturale in quella economica
segnala un cambiamento radicale nelle relazioni umane, con conseguenze devastanti
per la civiltà del futuro" e poi :"Trovare un modo per preservare
e stimolare la diversità delle culture -cioè la linfa vitale
della civiltà - in un'economia di reti globali sempre più fondate
sull'accesso a pagamento a esperienze culturali, sarà una delle questioni
politiche prioritarie del nuovo secolo." Le biblioteche sono al centro
dei processi culturali e della società dell'informazione - o quanto
meno dovrebbero esserlo -. Quindi è inevitabile che si adeguino ai
tempi - come non mai prima d'ora - e alle nuove tecnologie. Innovazione e
trasformazione sono le parole d'ordine di questi tempi ma è assolutamente
necessario salvaguardare la continuità di un'azione quotidiana e di
una prassi che hanno veramente reso le biblioteche polo di riferimento delle
comunità locali, negli ultimi 20-30 anni, anche perché questo
è il modo per preservare e stimolare la diversità delle culture,
che può essere uno degli strumenti di un nuovo umanesimo.
Mi pare quindi che un ripensamento sulla natura e i principi del servizio
bibliotecario sia quanto mai opportuno, dopo anni intensi di discussione sull'automazione.
La Biblioteca di Asti di cui parlo rappresenta, in questo seminario, l'unica
biblioteca di pubblica lettura di una città di provincia, che serve
un'utenza indifferenziata e che tende alla più ampia diffusione della
lettura. In più la Biblioteca Astense è consorzio fra comune
e provincia, una forma istituzionale rarissima in Italia (oltre ad Asti c'è
Viterbo); potrebbe essere interessante discutere anche di questo, ma non è
questo il momento. Forse più che altri tipi di biblioteche e di bibliotecari
presenti a questo seminario noi bibliotecari di biblioteche di pubblica lettura
siamo rimasti colpiti dai risultati della recente indagine del Censis che
ha evidenziato come nella popolazione italiana il 34% delle persone non sia
in grado di leggere un testo semplice, mentre solo l'8% sarebbe in grado di
leggere un testo complesso; il resto ha diversi livelli di capacità
di lettura. Ci è venuta spontanea la considerazione che, di fatto,
noi siamo un servizio pubblico a disposizione di un 8% della popolazione,
che non è una considerazione confortante, anzi, è ben capace
di raffreddare qualsiasi entusiasmo o trionfalismo che sbandieriamo ogni volta
che qualche nostra iniziativa ha successo, o aumentiamo il numero dei prestiti.
E tutti gli altri dove sono ? Molti non sono neppure davanti al computer,
credo, ma sono gli esclusi, non solo dal mondo delle biblioteche.
Esistono due forze nel nostro campo: la forza centrifuga e la forza centripeta
: da una parte ci proiettiamo nella rete, dall'altra ci guardiamo dentro e
lavoriamo per la nostra comunità. La Biblioteca di Asti da due anni
aderisce a SBN e dopo le inquietudini iniziali è in grado , oggi, di
fornire un ottimo servizio di informazione bibliografica, di prestiti interbibliotecari,
di prestiti locali. Il modello della cooperazione funziona, è buono,
a mio parere; ci ha impegnati molto, soprattutto dal punto di vista tecnico
. Devo dire che la Regione Piemonte, che fra le prime ha creduto in SBN e
mi pare sia oggi una delle regioni italiane più ricche di collegamenti,
ha agito con le biblioteche pubbliche con molta intelligenza e ampiezza di
collaborazione per la diffusione della rete e oggi raccogliamo i frutti. Una
valutazione, suggerita dalle parole dell'introduzione a questo seminario,
è quindi affrontabile , oggi, ed è positiva per quello che riguarda
gli aspetti tecnici, più complessa, mi pare, per quanto riguarda la
sostanza del nostro lavoro.
La sostanza del nostro lavoro non è rimasta immutata, secondo me; ma
su questo forse è presto per dare una valutazione: troppo gli operatori
della biblioteca sono rimasti con gli occhi fissi al computer per comprenderne
il linguaggio e i comandi perché possano di nuovo rivolgerli verso
l'utente, e questo è, a mio parere, un cammino che bisogna incominciare
a fare, soprattutto nelle biblioteche come la nostra. La biblioteca universitaria
o specializzata può dormire sonni più tranquilli.
Adesso che abbiamo raggiunto un buon grado di presenza e di servizio per il
mondo delle persone cosiddette "colte" , che disponiamo di strumenti
validi ed efficienti , che siamo in collegamento con numerose biblioteche
italiane e straniere e siamo in grado di offrire servizi di informazione bibliografica
ad alto livello, guardiamo a tutti gli altri : di qui alcuni nostri progetti
più "umani", rivolti a diverse fasce di persone e il più
possibile capillari , utili anche agli operatori per mantenere vivace il rapporto
con le persone e la loro stessa professionalità che rischia, con l'automazione,
di concentrarsi sui tecnicismi. Nasce così l'idea del dono di un libro
ad ogni bambino che nasce, della biblioteca policulturale per gli stranieri
che sicuramente non sono nell'8%, del bibliobus, necessario in una provincia
con 200.000 abitanti e 120 comuni, delle feste per i bambini che non siano
trappole per farli leggere, ma solo ampie e libere offerte di libri, pezzi
di mondo che a qualcuno possono rivelare il loro fascino e la loro promessa
di felicità.
Cooperazione e integrazione , in una città di provincia - e insisto
su questo dato che ci rende diversi da altre realtà - significano anche
rapportarsi alla comunità nel suo complesso e creare una rete di rapporti,
non solo telematici. Per più di 10 anni, fino a tre anni fa, la Biblioteca
ha pubblicato un giornale, il Palinsesto, della cui redazione facevano parte
tutti i responsabili degli enti culturali locali : Archivio si Stato, Archivio
Storico, Assessorati alla cultura e alla Pubblica istruzione di comune e provincia,
Biblioteca e Archivio del Seminario, Teatro, Centro Studi Alfieriani, con
l'intento di dare alla città e alla provincia l'informazione su quanto
si faceva nel campo della cultura, che ha avuto anche un altro effetto importantissimo,
che prosegue a di là della chiusura del giornale: quello di creare
una rete costante di rapporto fra tutti gli enti, con la reciproca conoscenza,
la collaborazione, lo scambio di idee e materiali, che hanno permesso risparmi
di risorse non indifferenti.
Piano piano la Biblioteca, senza alcun tipo di pregiudizi, si è avvicinata
anche ad altri soggetti della città ed è stata richiesta da
altri enti, di altro tipo, soprattutto economici : la Camera di Commercio,
la Confederazione Nazionale degli Artigiani, l'Azienda Turistica Locale ,per
esempio, che alle loro manifestazioni in genere affiancano mostre di libri
allestite dalla Biblioteca e che in cambio offrono alla Biblioteca servizi
e materiali, o addirittura, come accade in occasione del nostro festival di
letteratura, organizzano un mercato speciale la domenica. Poi le stesse industrie
che, quando interessano, offrono alla Biblioteca gratuitamente i loro prodotti
: le industrie del vino, quelle alimentari, per i rinfreschi, un'industria
di cartone per varie iniziative, ecc.
Siamo all'aspetto economico della gestione della Biblioteca: la Biblioteca
di Asti riceve una quota annua da Comune e Provincia, che serve per l'attività
istituzionale, contributi regionali su progetti, ma è anche andata
a cercare altri finanziamenti per progetti particolari, quelli accennati prima
: lo scaffale policulturale, il bibliobus , un festival di letteratura, chiamato
Chiaroscuro che è quest'anno alla sua quinta edizione, la lettura continuata
e integrale di un'opera letteraria, una maratona di 12 ore, già alla
sua tredicesima edizione, evento di grande suggestione. La Biblioteca di Asti
ha potuto cercare finanziamenti importanti nel momento in cui poteva dimostrare
di essere una struttura credibile e nota. Questa è la situazione del
gatto che si morde la coda nel recupero di risorse aggiuntive utili alla creazione
di nuovi servizi. Si tratta di inventare qualcosa che possa essere supportato
dai finanziamenti correnti che dia alla struttura una visibilità tale
per cui ci si presenta con una immagine in qualche modo vincente. Noi siamo
riusciti, grazie ad una gestione attenta del bilancio e ad un contributo della
Regione che "si è fidata" a fare nel 1997 il primo festival
di letteratura con un corposo riscontro sui media. La Biblioteca aveva già
prima una sua buona credibilità, limitata tuttavia ad un ambito ristretto
; presentandoci con la rassegna stampa di quella manifestazione ed un progetto
ambizioso abbiamo ottenuto contributi sostanziosi e, soprattutto, un impegno
pluriennale dalle Fondazione bancarie. Ora la maggior visibilità ottenuta
ci dà la possibilità di richiedere ancora interventi a vari
settori del privato : l'Unione Industriali, i Club di servizio, operatori
economici diversi che intravedono anche la possibilità di una diffusione
ampia del loro marchio affiancato alle iniziative della Biblioteca. Non è
una strada tutta in discesa e semplice : si tratta sempre, comunque, di non
perdere di vista le funzioni essenziali della Biblioteca. Giusto ancora una
volta quello che è scritto nella presentazione del seminario : la discussione
sul rapporto pubblico-privato va fatta non solo dal punto di vista del recupero
e della gestione delle risorse, ma anche da quello della natura e dei principi
del servizio bibliotecario.
Compito primario della Biblioteca, soprattutto di una biblioteca come la nostra,
è quello di acquistare e mettere a disposizione i libri, o comunque
diffondere il gusto della lettura; per altri aspetti della cultura altri enti
sono delegati : gli assessorati alla cultura, le associazioni culturali, i
Centri Studi, ecc.
Qualche volta c'è stata , nell'amministrazione della nostra Biblioteca,
che non è né civica né provinciale, ma ente autonomo,
la tentazione di allargarsi al di là dell'ambito proprio per sconfinare
- pacificamente - nell'ambito di altri : mostre, conferenze, dibattiti, ecc.
Ora è stato affermato con molta decisione un principio : l'oggetto
di interesse della Biblioteca sono i libri e la lettura, non altro. Qualsiasi
"altro" potrebbe sì arricchire l'immagine della Biblioteca,
in una prospettiva di "mercato"; potrebbe essere più divertente
da fare che non il quotidiano lavoro sui libri, ma toglierebbe comunque spazio
all'impegno prioritario e al servizio di base, necessario come la scuola e
la sanità. E se non fa la biblioteca la biblioteca, chi la fa? Mentre
le mostre, i dibattiti, ecc. molti li fanno e sono in grado di farli, nessun
altro è in grado di fare la biblioteca. Certo è che nessun privato
è disposto a contribuire all'acquisto dei libri, perché è
un finanziamento che non dà ritorno, o ne dà pochissimo, mentre
molti vedono di buon occhio il loro marchio su un palco teatrale .
Io credo che ci sia ancora da discutere su questo, veramente; mi pare qualche
volta di intravedere un paradosso, una specie di confusione simile a quella
che ci ha preso con l'informatica : come abbiamo corso il rischio di confondere
lo strumento informatico con il fine, così si corre anche il rischio
di confondere lo strumento, che sono i soldi, con il fine : quasi che compito
della Biblioteca, o dell'ente pubblico, fosse cercare soldi, ancor prima di
avere un progetto chiaro.
Una cosa buffa mi è successa, un giorno: di avere le vertigini per
un attimo verificando che un'iniziativa bellissima proposta da un mio collega
non costava nulla e, subito dopo, dopo le vertigini, scoprire che facciamo
tantissime cose originali e importanti a costo zero, utilizzando la fantasia
, l'entusiasmo e la passione per il nostro lavoro.