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"11. Seminario Angela Vinay"
BibliotECONOMIA
L'economia della cooperazione bibliotecaria

Fonti e strumenti di finanziamento statali per le biblioteche

di Giandomenico Romanelli

direttore del Settore beni e attività culturali, educative e sportive del Comune di Venezia

Devo premettere che mi sento molto ambiguo in questa mia presenza, perché non solo non sono l'assessore Rumiz, né comunque un assessore, ma non sono nemmeno un bibliotecario. Tuttavia credo di poter dire due parole in ordine al settore d'attività al quale io mi riferisco, e che comprende anche le biblioteche. Non pretendo di dare delle risposte, ma vorrei solo toccare alcuni degli argomenti che sono stati fin qui illustrati dai relatori che mi hanno preceduto. Vorrei anche cercare di definire quali sono le linee guida dell'amministrazione cittadina in rapporto alla questione delle biblioteche, del sistema bibliotecario e di tutto ciò che vi attiene.
Il documento base da cui partire evidentemente è il bilancio del Comune di Venezia, il quale appare facilmente leggibile; e, per quanto riguarda il tema che a noi interessa, ci riporta a due diversi centri di costo: il centro di costo 195, riferito al Sistema Bibliotecario, e il centro di costo 205, riferito ai Civici Musei, all'interno dei quali vi sono una serie di biblioteche specialistiche, esse pure finanziate dal bilancio comunale.

Il centro di costo 195 (Sistema Bibliotecario) denuncia nel modo più evidente possibile che il maggiore investimento che il Comune di Venezia abbia fatto per quanto riguarda le biblioteche è la Fondazione Querini Stampalia; essa infatti viene finanziata ogni anno con una cifra sicuramente assai più consistente di quella destinata alle spese per le acquisizioni delle Biblioteche Civiche, cioè della Civica di Mestre e del Sistema nel suo complesso. Si tratta di una scelta di carattere politico, che sta dando anche dei frutti rilevanti: il rapporto Comune-Querini è regolato da una apposita convenzione; essa prevede che l'amministrazione civica si affidi, per quanto riguarda l'erogazione di taluni servizi bibliotecari in centro storico, a una struttura ben avviata e ben insediata nel territorio quale è appunto la Fondazione Querini Stampalia. Il contributo che il Comune di Venezia eroga alla Fondazione Querini Stampalia in maniera diretta o indiretta, sotto forma di contributo vero e proprio o di personale a disposizione, risulta di poco inferiore a 800 milioni all'anno. Se poi andiamo a vedere quanto l'amministrazione comunale destina alla sua Biblioteca Civica, cioè quella di Mestre, al di là delle spese di funzionamento, troviamo quest'anno nella proposta di bilancio - il bilancio non è stato a tutt'oggi ancora approvato - una cifra attorno ai 240 milioni che, nonostante un incremento del 30 % rispetto all'assestato del 1999, ritengo ancora non sufficiente e inadeguata per rispondere alla domanda che emerge ormai in maniera molto chiara dall'utenza della nostra terraferma.

La prima osservazione da fare quindi, rispetto alle due cifre che ho citato, è che occorre andare a un riequilibrio tra la realtà di Mestre e la realtà insulare: mentre questa gode di una offerta di biblioteche e servizi bibliotecari molto ricca e qualificata, quella è ancora fortemente sguarnita. Riequilibrio non significa evidentemente togliere da una parte per dare all'altra, ma adeguare il finanziamento e le disponibilità della nostra struttura di terraferma alla domanda, cioè al numero di cittadini che fruiscono, o avrebbero diritto di fruire, dei servizi bibliotecari e alle potenzialità culturali che la terraferma esprime. L'impegno è e sarà quindi proprio quello del riequilibrio; su ciò fin d'ora possiamo fornire delle assicurazioni: e il citato incremento del 30 % non è poca cosa rispetto alle attuali disponibilità e possibilità di manovra nella costruzione dei bilanci.
Ricordiamo infine che oltre alla Civica di Mestre il Comune di Venezia ha un'altra biblioteca importante, la Biblioteca Pedagogica Bettini, che attualmente non è consultabile ma che contiamo di ricollegare al più presto al sistema educativo cittadino, pur facendo riferimento a risorse molto ridotte che però ci auguriamo, nei limiti del possibile, di poter incrementare.

L'altro centro di costo è quello dei Civici Musei Veneziani, il 205, dove le voci legate alle biblioteche in termini di acquisizioni e di arricchimento del patrimonio prevedono una spesa di circa 200 milioni; le biblioteche specialistiche che si trovano e che funzionano all'interno dei musei sono la Biblioteca del Museo Correr e quelle di Palazzo Mocenigo, Casa Goldoni, Palazzo Fortuny e del Museo di Storia Naturale. Per rispondere, o perlomeno tentare di rispondere alla sollecitazione che ci veniva dalla nostra Presidente, va detto che queste spese, e cioè quelle relative alle biblioteche specialistiche dei musei, sono interamente coperte dalle entrate dei musei stessi: quell'approccio integrato al sistema dei beni culturali presso di noi produce così una realtà assolutamente virtuosa, in forza della quale i proventi di uno dei settori, quello dei musei, vanno a coprire interamente, personale compreso ed escluse solamente le spese di investimento per quanto riguarda la gestione e la trasformazione delle strutture, i bisogni della "macchina" nel suo complesso. E se credo che mai la biblioteca arriverà a produrre direttamente, sono tuttavia convinto che essa possa produrre all'interno di un approccio integrato e di sistema, di un'economia di scala e in termini di grande indotto. Non vedo altre possibilità, né credo alla eventualità di pagare il biglietto o di usare turisticamente la biblioteca salvo che per realtà marginali o particolari, e mi permetto di citarne una a Venezia, anche se non ne sono responsabile: la parte monumentale della Biblioteca Marciana è stata infatti inserita all'interno del circuito museale marciano e ne trae un vantaggio economico significativo, direttamente messo a disposizione dell'attività bibliotecaria. Quindi quello che qualcuno ha pensato, e cioè che le attività turistiche potessero andare ad intralciare o a demolire l'attività bibliotecaria della Marciana, è solo una cattiva interpretazione di una realtà ben diversa; sono ben consapevole tuttavia che si tratta di un caso isolato, evidentemente non esportabile come modello (anche perché non credo nell'esportabilità dei modelli). Comunque questo è quello che qui sta accadendo oggi: l'attività turistica va a finanziare direttamente le attività squisitamente bibliotecarie e biblioteconomiche della Biblioteca Marciana. Sulla percentuale di questa copertura si dovrebbe poi andare a delle verifiche, perché il sistema è molto complesso; resta però il fatto che a Venezia si sta verificando un esperimento in qualche modo avanzato in questa direzione. Non propongo, lo ripeto, il nostro modello come esportabile, perché so che operiamo in condizioni molto particolari, anche se non così eccezionali come qualcuno potrebbe pensare: le presenze nei nostri musei non sono infatti diverse, quantitativamente parlando, dalle presenze che si registrano in altre realtà culturali analoghe, ma se facciamo un confronto del quadro economico e dei risultati fra i Musei Veneziani e quelle realtà credo che ci siano degli abissi, perché di fatto le condizioni hanno portato a degli esiti fortemente differenziati.

Nella direzione di questa ibridazione complessiva, di meticciato globale in cui ci troviamo a lavorare nel settore dei beni culturali, cioè nell'approccio integrato e articolato a beni culturali diversi dentro ad un sistema e ad un disegno unitario, credo dunque che tutto sommato siano da cercare, se non certo tutte le risposte, alcune delle ipotesi sulle quali avviarci per riequilibrare virtuosamente anche la base economica del sistema.


Copyright AIB, 2000-02-03, ultimo aggiornamento 2000-03-09 a cura di Marcello Busato
URL: http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay11/romanelli00.htm


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